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«Perché ci mandano dei messaggi e contemporaneamente ci attaccano?» chiese Peak. «Nessun essere umano farebbe una cosa simile.»

«Non stiamo parlando di uomini», intervenne Shankar.

«Vorrei tanto capirli.»

«Le ribadisco che non li capirà se segue i princìpi della logica umana», replicò Samantha. «Forse il primo messaggio è stato un avvertimento: 'Sappiamo dove siete'. Comunque sia, è questo che ci hanno risposto.»

«Potrebbe essere una manovra diversiva», propose Sue.

«E a cosa sarebbe servito il diversivo?» domandò Anawak.

«A distrarci.»

«Da cosa? Da quello che hanno messo in scena poco dopo?»

«Non è un'ipotesi poi così assurda», intervenne Johanson. «Una cosa sono riusciti a ottenerla: ci hanno fatto credere di essere interessati alla comunicazione. Sal ha ragione, nessun essere umano si comporterebbe così. Forse loro lo sanno. Ci hanno illuso. Si sono mostrati in tutto il loro splendore e noi, che aspettavamo l'apparizione cosmica, ci siamo presi un bel calcio nei denti.»

«Forse avrebbe dovuto mandare negli abissi qualcosa di diverso dagli esercizi matematici», disse Vanderbilt a Samantha.

Per la prima volta da quando Anawak la conosceva, lei sembrò perdere la calma. Fulminò con lo sguardo il vicedirettore della CIA. «Ha un'idea migliore, Jack?»

«Non è compito mio avere idee migliori, ma suo», sbottò Vanderbilt, pronto all'attacco. «La comunicazione con quelli è responsabilità sua.»

«Con chi? Lei continua a credere che dietro questa storia si nasconda qualche mullah, vero?»

«Se lei manda messaggi che servono soltanto a rivelare la nostra posizione, questo è un problema che deve risolvere lei. Nel suo stupidissimo impulso a onde sonore ha spedito informazioni dettagliate sull'umanità. Ha mandato loro un invito ad attaccarci!»

«Per poter parlare con qualcuno, prima bisogna conoscerlo», ribatté Samantha, acida. «È così stupido da non capirlo? Io volevo sapere chi erano, così ho raccontato loro qualcosa su di noi.»

«I suoi messaggi ci portano in un vicolo cieco…»

«Mio Dio, abbiamo appena iniziato!»

«… proprio com'è un vicolo cieco quella montatura del SETI. Appena iniziato? Auguri. Quanta gente dovrà morire prima che lei riesca a ingranare?»

«Jack!» esclamò Judith Li.

«Questo stupido programma di contatto…»

«Jack, la pianti! Voglio risultati, non litigi. Allora: c'è qualcuno, in questa sala, che ha un risultato?»

«Noi», rispose Samantha, burbera. «Il nocciolo del secondo messaggio è una formula: acqua, H2O. Per quanto riguarda il resto, lo scopriremo, ammesso che nessuno ci stia col fiato sul collo!»

«Anche noi abbiamo fatto un passo avanti», intervenne Karen.

«E noi pure!» interloquì Rubin. «Noi abbiamo fatto un grande passo avanti, grazie… ehm… alla fattiva collaborazione di Sigur e Sue.» Fu costretto a tossire. La sua voce non si era ancora rimessa in. sesto. «Forse vuoi fare tu la relazione, Sue?»

«Non fare tante scene», gli sibilò lei, sottovoce. Poi, a voce alta, disse: «Abbiamo estratto una sostanza odorosa che porta le cellule alla fusione. Dobbiamo ringraziare Sigur, che è riuscito a districarsi nella faticosissima lotta con le mostruose analisi di fase e dei campioni».

Mise un contenitore trasparente sigillato sul tavolo, pieno per metà di un liquido chiaro come l'acqua.

«La sostanza odorosa è qui dentro. L'abbiamo decodificata e la possiamo riprodurre. La ricetta è sorprendentemente semplice. Al momento non sappiamo al cento per cento come restino in contatto quegli esseri laggiù, e neppure chi o che cosa avvii la fusione. Ma, ammesso che ci sia qualcosa a dare l'impulso — per semplicità chiamiamola 'la regina' — rimaneva da risolvere il problema di come si riuniscano miliardi di unicellulari dispersi ovunque e oltretutto privi di occhi e orecchie. Il feromone serve proprio a questo. In sé, l'odore non è particolarmente adatto alla comunicazione sott'acqua, ma un richiamo feromonico funziona benissimo sulle brevi distanze. E, a quanto pare, la comunicazione feromonica delle cellule si limita a questa sostanza odorosa. Non c'è un vocabolario, ma un'unica parola: fusione! E non è neppure chiaro come comunichino tra loro le cellule fuse. È però certo che usano una qualche forma di scambio. Non diversamente da come accade in un computer neurale o in un cervello, ogni unità ha sempre bisogno di messaggeri. In biologia si chiamano ligandi. Quando una cellula vuole comunicare qualcosa, non va a far visita alle altre: manda un messaggio che viene trasportato dai ligandi alle altre cellule. Che a loro volta, come in ogni casa, hanno bisogno di una porta e di un campanello… di un recettore, in termini scientifici. Il ligando suona, il messaggio sonoro si diffonde come una cascata d'impulsi all'interno della cellula e fornisce al genoma le nuove informazioni.» Fece una pausa, quindi riprese: «A quanto pare, i microrganismi nella cisterna comunicano attraverso ligandi e recettori. Naturalmente l'immagine delle cellule che hanno la porta e di messaggeri gentili che arrivano e suonano è un po' falsata. Ogni cellula emette una nube di molecole odorose e non ha un unico recettore, bensì duecentomila. Con quelli riceve i feromoni e si aggancia all'insieme. Duecentomila campanelli suonati per scambiare informazioni con le cellule vicine sono già qualcosa. Il processo di fusione si svolge come una sorta di staffetta: una cellula riceve il feromone dall'insieme e si aggancia alla cellula vicina. Nel momento dell'aggancio, lei stessa produce dei feromoni che raggiungono le cellule nelle vicinanze, e così via. Il processo si svolge dall'interno verso l'esterno. Per capirlo meglio, anticipiamo la dimostrazione e ammettiamo che le cellule da noi esaminate siano effettivamente i nostri nemici. Perciò, con una certa sicurezza, possiamo chiamarle yrr». Unì la punta delle dita. «Abbiamo notato immediatamente che le cellule non dispongono solo di recettori, ma di coppie di recettori. Ci siamo spaccati la testa per capire come mai, ma poi ci siamo arrivati. Sono la garanzia che l'insieme non si ammali. Perciò abbiamo definito i recettori in base alla loro funzione. Il recettore universale riconosce: 'Io sono un yrr'. Il recettore speciale dice: 'Io sono un yrr sano, con tutte le funzioni, col DNA intatto e adatto a unirmi col collettivo per la grande festa'.»

«Una cosa del genere non potrebbe avvenire con un solo recettore?» chiese Shankar, aggrottando la fronte.

«No. Probabilmente no.» Sue rifletté. «È un sistema ben meditato. Secondo il nostro modello, dobbiamo immaginare ogni cellula degli yrr come un accampamento militare, circondato da un muro di cinta. Se un soldato si avvicina dall'esterno, si riconosce da un segno universale: l'uniforme. Quella dice ai soldati nel campo: 'Sono uno di voi'. Ma noi abbiamo visto abbastanza film di guerra con Michael Caine da sapere che, sotto un'uniforme, si potrebbe nascondere un traditore; inoltre, se uno riesce a entrare, va a finire che spara nel mucchio. Per questo Michael Caine deve presentarsi con un segno di riconoscimento supplementare. Deve conoscere una parola d'ordine. Mi sono espressa in termini carretti dal punto di vista militare, Sal?»

Peak annuì. «Perfettamente.»

«Adesso sono più tranquilla. Allora, quando due yrr si uniscono, accade questo: lo yrr già fuso con l'insieme produce una molecola odorosa, un feromone. Attraverso questo feromone, le cellule si agganciano ai loro recettori universali e iniziano un legame primario. Ha avuto luogo il primo passo nel riconoscimento: 'Io sono uno yrr'. Per il secondo passo, per l'aggancio dei recettori speciali, deve essere pronunciata questa frase: 'Io sono uno yrr sano'. Se è così, va tutto bene. Tuttavia ci sono yrr che non sono in grado di funzionare e non sono sani; in altri termini, ci sono yrr che rivelano difetti nel DNA. Il nostro nemico è un organismo che procede in maniera massiccia, che evidentemente è in costante sviluppo ed è quindi costretto a eliminare le cellule che non raggiungono lo stesso livello di crescita. Il trucco sembra questo: è vero che tutte le cellule possiedono i recettori universali, ma solo le cellule sane, capaci di arrivare a uno sviluppo elevato, sono in grado di formare i recettori speciali. Gli yrr malati non li hanno. E ora accade il vero miracolo, quello che ci deve spaventare. Lo yrr difettoso non dispone della parola d'ordine. Non viene accettato nella fusione, bensì rigettato. Questo però non basta: gli yrr sono unicellulari e, come tutti i procarioti, si riproducono per scissione. Naturalmente una specie in costante, elevata evoluzione non può permettere che rimanga una seconda popolazione difettosa, quindi deve impedire che le cellule non sane trovino il tempo di riprodursi. A questo punto, il feromone assume una doppia funzione. Durante il rigetto, il recettore universale dello yrr difettoso rimane appeso e si trasforma in un veleno a effetto rapido. Avvia la cosiddetta morte programmata della cellula, un fenomeno normalmente sconosciuto tra gli organismi unicellulari. Le cellule difettose muoiono all'istante.»

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