Doveva uscire da lì.
Gli scivolò vicino un corpo affusolato ed elegante.
Un muso sorridente. Uno dei delfini. D'istinto, Anawak afferrò la sua pinna dorsale e il delfino, senza la minima esitazione, volò fuori dalla massa di tentacoli e lo trascinò con sé. Anawak si aggrappò e vide l'orca arrivare a tutta velocità. Dietro di loro, le gigantesche mascelle si chiusero, mancandoli per un soffio. Un attimo dopo, il delfino ruppe la superficie dell'acqua e si fermò sulla sponda artificiale.
Il soldato schiacciò il pulsante.
Era stata una riparazione di emergenza però aveva funzionato. Le paratie d'acciaio si misero lentamente in movimento e liberarono il batiscafo, che ricominciò a sprofondare, passando a fianco dell'organismo che s'infilava nella paratia. Il Deepflight uscì dalla nave e sparì negli abissi marini.
Per un istante, al soldato venne il dubbio che forse sarebbe stato meglio lasciare aperta la paratia, ma gli ordini che aveva ricevuto erano diversi. Doveva chiuderla, quindi lo fece. Stavolta non c'era il batiscafo a bloccarla. Le lastre, spinte dal potente motore della chiusa, scivolarono nell'organismo spesso come un albero e lo schiacciarono.
Peak sollevò l'arpione.
Aveva appena visto Anawak. Sembrava che l'orca l'avesse preso, ma poi l'uomo ricomparve, mentre l'animale si allontanava dalla parte opposta. I soldati spararono alla schiena nera e l'orca s'immerse.
L'avevano eliminata?
«La paratia si chiude», gridò il soldato dal quadro di controllo.
Peak sollevò una mano per fargli segno che aveva capito e si mosse lungo il molo. Esplorava con lo sguardo la parte opposta. Contro quella cosa tentacolare, i colpi di mitra non servivano, e lui non si fidava a sparare un proiettile esplosivo nella gelatina. Nel bacino c'erano ancora delle persone.
Si avvicinò al bordo.
Greywolf aveva seguito l'esempio di Anawak e si era messo a nuotare tra i tentacoli. Nuotò con tutte le forze verso la parte opposta del bacino. Dopo alcuni metri, trovò la strada bloccata dalla massa dell'organismo e fu costretto a cambiare direzione.
Aveva perso l'orientamento.
I tentacoli si avvolgevano intorno alle sue spalle. Greywolf sentiva crescere dentro di sé il disgusto. Era stravolto. Sulla retina aveva impressa per l'eternità la sequenza delia morte di Alicia, simile a un film che continuava a ripetersi. Spinse lontano da sé i tentacoli della gelatina, si districò e cercò di uscirne.
Improvvisamente nuotò sopra la chiusa. Il batiscafo era sparito. Vide che le paratie si stavano chiudendo sul tessuto gelatinoso, che venne tranciato.
La reazione dell'essere fu impressionante.
E non gli piacque.
Un'ondata investì Peak. Davanti a lui c'era l'orca. Troppo sorpreso per provare paura, Peak guardò le fauci rosa e barcollò all'indietro. Sembrava che tutto il ponte fosse in movimento. L'organismo si era scatenato. Giganteschi serpenti impazziti si attorcigliavano fin sulla riva artificiale, colpivano le pareti e spazzavano il molo. Peak sentì i soldati urlare e sparare, vide corpi che schizzavano in aria e poi sparivano nel bacino. Qualcosa lo colpì alle gambe, facendolo cadere sulla schiena. L'aria gli uscì di colpo dai polmoni. L'orca si ribaltò su di lui. Peak gemette, ma strinse ancora di più l'arpione mentre veniva trascinato nel bacino.
Sprofondò in un vortice di bolle d'aria. Le sue gambe erano infilate in una luccicante massa blu. La colpì con l'arpione e la presa si sciolse. Sopra di lui, l'orca ricadde in acqua. Un'imponente ondata lo colpì e lo fece girare più volte su se stesso. Vide le file di denti nelle fauci spalancate dell'orca a meno di un metro da lui, le infilò l'arpione in bocca e sparò.
Per un attimo, tutto sembrò immobile.
Dalla testa dell'orca uscì una sorda detonazione. Non fu particolarmente rumorosa, ma colorò il mondo di rosso. Peak fu spinto indietro in una massa di sangue e brandelli di carne. Fece un salto, finì contro la parete laterale e, in un unico movimento circolare, riuscì a risollevarsi sul molo. Poi, strisciando sulla pancia, si allontanò dal bordo. C'era sangue ovunque. Chiazze rosse si mischiavano con tessuto grasso e frammenti di ossa. Cercò di rialzarsi, ma scivolò e ricadde. Un dolore acuto lo attraversò. Il suo piede sinistro era piegato a un angolo innaturale che non lasciava presagire niente di buono, ma al momento non gli interessava.
Fissava incredulo la scena davanti a lui.
L'organismo sembrava in preda a una furia incontenibile. I tentacoli frustavano selvaggiamente in tutte le direzioni. Gli scaffali cadevano, le attrezzature volavano in aria. A correre sul molo, sparando, era rimasto un unico soldato, ma poi uno dei tentacoli lo trascinò in acqua. Peak vide una struttura semitrasparente muoversi verso di lui e si chinò. Ma non era né un serpente né un tentacolo… Era una cosa che non aveva mai visto. Con gli occhi spalancati, Peak fissò le punte della struttura che si trasformavano, volando verso di lui. Per un attimo esse presero la forma di un pesce e poi si divisero, guizzando, in vari fili. Sembrava che nel bacino si fossero improvvisamente materializzati degli animali: pinne dorsali spuntavano e poi sparivano, teste deformate sollevavano le loro fauci… Si trattava di esseri gibbosi e non definiti, che poi perdevano la loro forma e ricadevano in acqua, come grumi.
Peak si strofinò gli occhi. Era un'allucinazione, oppure l'acqua si stava davvero abbassando? Il rombo dei motori si mescolava al rumore generale, ma infine lui comprese: stavano svuotando il bacino! L'acqua veniva spinta fuori dalle cisterne di zavorra. La poppa dell'Independence si sollevava impercettibilmente e il contenuto del bacino artificiale ritornava in acqua. I tentacoli che frustavano in tutte le direzioni si ritirarono. D'un tratto, l'essere era di nuovo completamente sommerso. Appoggiandosi alla parete, Peak si sollevò, caricò il peso sul piede sinistro e si piegò. Prima che potesse cadere, due mani lo afferrarono.
«Preso», esclamò Greywolf.
Peak si aggrappò alle spalle del gigante e cercò di muoversi, zoppicando. Benché non fosse piccolo, vicino a Greywolf si sentiva mingherlino e impotente. Emise un gemito. Greywolf lo sollevò con decisione e lo portò lungo il molo verso la sponda artificiale.
«Si fermi», ansimò Peak. «Può bastare. Mi lasci.»
Greywolf lo depose delicatamente a terra. Si trovavano davanti al tunnel che conduceva al laboratorio. Da lì si poteva vedere tutto il bacino. Peak si rese conto che le pareti del delfinario erano tornate visibili. Le pompe continuavano a rimbombare. Ripensò alle persone nel bacino, probabilmente tutte morte, ai soldati, ad Alicia Delaware e a Kate Ann Browning…
Ad Anawak!
Scrutò con ansia nell'acqua. Dov'era Anawak?
Anawak riemerse, sputacchiando. Greywolf balzò verso di lui e lo aiutò a tornare all'asciutto. Rimasero a fissare l'acqua, che continuava ad abbassarsi. Ormai potevano riconoscere un grande essere che emetteva una luce blu intensa e perlustrava il bacino come se stesse cercando una via d'uscita. La sua forma ricordava una balena sottile o un serpente marino schiacciato. Sul suo corpo non c'erano più lampi luminosi e dalla massa non uscivano più tentacoli. Nuotava in ogni angolo, serpeggiava lungo le pareti, cercava velocemente e sistematicamente una via d'uscita che non c'era.
«Maledetto animale di merda!» gemette Peak. «Adesso ti togliamo l'acqua.»
«No. Dobbiamo salvarlo.»
Era la voce di Rubin. Peak si voltò e vide il biologo sbucare dal tunnel. Tremava e si stringeva le mani al petto, ma nei suoi occhi era tornata a splendere la luce apparsa nel momento in cui aveva proposto di far entrare la gelatina nella nave.
«Salvarlo?» gli fece eco Anawak.
Rubin si avvicinò con passo incerto. Scrutava il bacino, in cui la creatura girava in tondo sempre più velocemente. Lo specchio d'acqua era al massimo a due metri. L'essere si allargò per ridurre l'altezza.