«La paratia!» gridò Rubin. «Chiuda la paratia!»
La testa dell'orca colpì il batiscafo, lanciandolo verso alto. I supporti delle catene saltarono. Kate Ann fu scagliata in aria, si schiantò contro il quadro di comando, colpì Roscovitz in pieno petto e lo fece cadere all'indietro, mandandolo a sbattere contro la parete dell'hangar. Peak venne trascinato via insieme con lui.
«Il batiscafo!» Rubin strillava. «Il batiscafo!»
Con la fronte che sanguinava, Kate Ann cadde in acqua. Sopra di lei, c'era la poppa del Deepflight. Il batiscafo si riempì d'acqua e affondò nel giro di qualche secondo. Roscovitz si rialzò a fatica e cercò di raggiungere il quadro di comando, ma udì un sibilo. La catena strappata stava schizzando verso di lui, come una frusta. Cercò freneticamente di evitarla, ma sentì che un'estremità gli sfiorava la tempia. Poi la catena gli si attorcigliò intorno alla gola. Non riusciva più a respirare.
Fu trascinato in avanti e scivolò oltre il bordo.
Greywolf era troppo lontano per capire cosa aveva provocato la catastrofe e, dato che si trovava in acqua, non percepì la scossa. Ma vide che il batiscafo era stato strappato dal suo supporto e osservò quello che stava succedendo a Kate Ann e a Roscovitz. Vicino al quadro di comando, Rubin gesticolava e urlava. Da qualche parte dietro di lui apparve la testa di Peak. I soldati avevano imbracciato le armi e correvano verso il luogo della disgrazia.
Poi cercò freneticamente Alicia. Anawak gli stava di fianco, ma nemmeno lui riusciva a vedere la donna.
«Licia!»
Nessuna risposta.
«Licia!»
Il suo cuore venne serrato da una morsa gelida. Con un tuffo potente s'immerse e nuotò velocemente verso la paratia.
Alicia stava nuotando nella direzione sbagliata. Aveva un terribile dolore alla schiena e temeva di affogare. Improvvisamente si ritrovò davanti alla chiusa. Le due metà della copertura di vetro erano infrante e la paratia di acciaio si stava chiudendo. Oltre la chiusa, il mare era luminoso.
Si girò sulla schiena.
Oh, no!
Il Deepflight stava arrivando verso di lei coi portelli aperti, la prua in avanti. Affondava come un sasso. Alicia sbatté i piedi con tutte le forze, consapevole che il batiscafo rischiava di colpirla. Vide i bracci meccanici ripiegati avvicinarsi sempre più e si allungò come una lontra, ma non fu sufficiente. La prese in pieno. Lei sentì le costole rompersi, aprì la bocca, gridò e ingoiò altra acqua. L'imbarcazione la spingeva verso il fondo, attraverso la chiusa e poi nel mare aperto. Il freddo le penetrò fin nelle ossa. In uno stato di semincoscienza, vide la paratia d'acciaio cozzare con un rumoroso clonc contro il Deepflight, bloccandosi. Il batiscafo si era incastrato. Lei, invece, continuava a sprofondare. Allungò le braccia e cercò di aggrapparsi all'imbarcazione, ma le dita scivolarono. Non aveva più forza e i polmoni erano in fiamme. Chissà quante costole si era rotta… Per favore, voglio tornare indietro. Tornare alla nave. Non voglio morire, pensò.
Da qualche parte, tra la paratia bloccata e l'imbarcazione, scorse il volto di Greywolf. Ma ormai la salvezza era un'utopia, un bel sogno.
Qualcosa di scuro, di grande, la aggredì sul fianco. Fauci spalancate, file di denti conici tutti uguali.
Il morso dell'orca le spaccò la cassa toracica.
Non vide la massa luminosa scivolarle di fianco. Quando l'organismo entrò nella paratia, Alicia Delaware era già morta.
Per la rabbia, Peak vibrò un pugno possente sul quadro di controllo. Il suo tentativo di chiudere la paratia era fallito. Il Deepflight si trovava in mezzo ai due pannelli d'acciaio. C'erano solo due possibilità: o avrebbero continuato a chiudersi, distruggendo il batiscafo, oppure qualcosa — chissà cosa — sarebbe entrato nella nave.
Kate Ann non si vedeva più. Roscovitz oscillava, appeso alla catena, con le gambe nell'acqua e le mani attaccate al collo.
Dov'era quella maledetta orca?
«Sal!» urlò Rubin.
L'acqua ribolliva e schiumava. I soldati correvano da una parte all'altra, incerti. Greywolf si era immerso. Di Anawak non c'era traccia. E Alicia? Cos'era successo ad Alicia?
Qualcuno gli si avvicinò.
«Sal, maledizione!» Rubin lo strappò via dalla console. Le sue mani corsero sulla tastiera, schiacciando freneticamente tasti e bottoni. «Perché non chiude quella maledetta paratia?»
«Stupido idiota!» gridò Peak. Poi sollevò il braccio e gli sferrò un pugno in pieno volto. L'altro vacillò e cadde in acqua, fra alti spruzzi. In mezzo alla spuma, Peak vide salire la pinna dorsale dell'orca. Si dirigeva verso di loro.
Rubin riemerse dai flutti, sputacchiando.
Anche lui vide la pinna. E cominciò a gridare.
Peak spinse il bottone per aprire la paratia d'acciaio e lasciare così che il Deepflight sprofondasse negli abissi.
Doveva accendersi una spia.
Non accadde nulla.
Greywolf credeva d'impazzire.
Sotto l'Independence c'erano delle orche. Uno degli animali aveva afferrato il corpo di Alicia e l'aveva trascinato via. Senza riflettere, Greywolf nuotò attraverso una fessura della paratia incastrata e vide che qualcosa stava risalendo dagli abissi. Davanti ai suoi occhi si accesero lampi e scariche. Poi fu colpito da quello che sembrava un pugno gigantesco e scaraventato all'indietro. Alla sua sinistra, Anawak apparve e scomparve subito. Quindi Greywolf scorse due gambe che si muovevano freneticamente e un corpo che schizzava verso di loro. Un ventre bianco… Era l'orca, che stava passando sopra di lui a tutta velocità. Poi di nuovo la paratia col batiscafo incastrato…
E la cosa che si stava intrufolando dalla paratia aperta.
Sembrava il tentacolo di un polpo enorme. Ma non esisteva un polpo dotato di un simile tentacolo. Nessun polpo era grande a sufficienza per avere un tentacolo di tre metri di diametro. Una massa senza forma entrò nel ponte a pozzo, velocissima, sempre più grande. Un muscolo gelatinoso che, non appena superata la chiusa, si ramificò in fasci sottili, sulla cui superficie liscia splendevano lucenti decorazioni.
Rubin nuotava per salvarsi la vita.
La pinna lo seguiva. Ansimando e sputando raggiunse il molo e, preso dal panico, cercò di tirarsi su. Ma le braccia non avevano abbastanza forza. Sentì dei colpi, finì di nuovo sott'acqua e si trovò di fronte uno spettacolo incredibile. Si rese conto che il suo desiderio era stato esaudito: l'organismo sconosciuto era entrato a bordo. Ma in circostanze completamente diverse da quelle che si era aspettato.
Ovunque c'erano tentacoli lucenti. Spessi come tronchi.
E, in mezzo, c'erano le fauci spalancate dell'orca.
Rubin riemerse. Di fianco a lui, c'erano due gambe che frustavano l'acqua. Appartenevano a Roscovitz, che lo guardò con occhi disperati. Sembrava appeso a una forca e cercava di liberarsi la gola dalla catena.
Dalle sue labbra uscì uno spaventoso gorgoglio.
Oddio, pensò Rubin. Dio misericordioso! Là c'era la pinna, l'aveva quasi raggiunto. Si girò…
L'orca emerse in una montagna di schiuma, con la bocca spalancata. Le gambe di Roscovitz scomparvero. La mascella si serrò. Per un attimo l'animale sembrò immobile a mezz'aria, poi ricadde…
Il busto di Roscovitz pendeva sull'acqua, colando sangue, e Rubin non riusciva a staccare lo sguardo da quel pezzo di carne. Sentì un grido. E poi capì che era lui a gridare.
Gridava e gridava.
E là c'era ancora la pinna.
Combat Information Center
Judith Li non credeva ai suoi occhi. Nel giro di pochi secondi, nel ponte a pozzo era scoppiato l'inferno. Attonita, vide Peak correre sul molo, i soldati sparare alla cieca nell'acqua e il corpo maciullato di Roscovitz.
«Stabilire il contatto radio», ordinò.
La centrale di comando risuonò di urla e spari. Sui volti dei presenti si leggeva un orrore indicibile. Tutti cominciarono a parlare e il caos nel ponte a pozzo si specchiò in quello nel CIC. Judith rifletté febbrilmente sul da farsi. Mandare rinforzi, naturalmente. Con colpi esplosivi, stavolta. Perché continuano a sparare con munizioni convenzionali?