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Samantha Crowe aveva parlato in tono concitato, spalleggiata da Sue. Al momento erano loro ad aver raccolto il maggior pubblico. Peak e Buchanan si erano indubbiamente messi sulla difensiva, tuttavia, mentre Peak si faceva sempre più pensieroso, Buchanan schiumava di rabbia.

«Non siamo l'ineluttabile risultato di un processo superiore di sviluppo della natura», stava dicendo Samantha. «L'uomo è un prodotto del caso. Siamo il risultato di un fortuito accidente cosmico, avvenuto quando un gigantesco meteorite ha colpito la Terra e ha fatto estinguere i dinosauri. Probabilmente, senza quell'incidente, oggi la Terra sarebbe popolata da sauridi intelligenti o da un qualsiasi altro animale. Ci siamo sviluppati a causa di vantaggi naturali, non per consequenzialità logica. Da quando il Cambriano ha prodotto i primi organismi pluricellulari, tra i milioni di sviluppi possibili forse ce n'era solo uno che prevedeva l'uomo.»

«Ma gli uomini dominano il pianeta», insistette Buchanan. «Che lo voglia o no.»

«Ne è sicuro? Al momento lo dominano gli yrr. Affronti la realtà: noi siamo solo un piccolo gruppo della specie dei mammiferi, che di certo non è ancora stato registrato dall'evoluzione come un successo. I mammiferi coronati da successo sono i pipistrelli, i topi e le antilopi. Noi non rappresentiamo l'ultima parte vincente della storia della Terra, ma siamo solo una specie fra le tante. In natura, non c'è un trend verso un'epoca che faccia da coronamento a tutte le altre, c'è solo la selezione. Il tempo potrebbe registrare un provvisorio aumento della complessità fisica e spirituale di una specie di questo pianeta ma, da un punto di vista generale, non si tratta di un trend e tantomeno di un progresso. In generale, la vita non mostra nessun impulso in direzione del progresso. Aggiunge all'ecosistema un elemento complesso e intanto conserva inalterata da tre miliardi di anni la forma dei batteri. La vita non ha nessun motivo per voler migliorare qualcosa.»

«Come concilia queste affermazioni con un progetto divino?» chiese Buchanan, in tono quasi minaccioso.

«Se esiste un Dio ed è un Dio intelligente, ha strutturato le cose come le ho descritte. Quindi noi non siamo il suo capolavoro, bensì una variante che sopravvivrà finché sarà consapevole del proprio ruolo di variante.»

«E il fatto che Dio abbia creato l'uomo a sua immagine e somiglianza? Vuole mettere in discussione anche questo?»

«Mi sta dicendo che lei è così prigioniero della sua ottusità da non prendere neppure in considerazione l'ipotesi che potrebbe aver fatto gli yrr a sua immagine e somiglianza?» Gli occhi di Buchanan lampeggiarono, ma Samantha non gli diede il tempo di ribattere e gli soffiò contro una nuvoletta di fumo. «Ma questa discussione è obsoleta. Diciamo che gli uomini sono relativamente grandi. Ma un corpo più grande è un corpo migliore? In effetti, sembra che alcune specie nel corso della selezione diventino sempre più grandi. Ma la maggior parte se la cava decisamente meglio con un corpo più piccolo. In un'epoca di estinzione di massa, sopravvivono meglio le specie più piccole, quindi, ogni tot milioni di anni, le più grandi spariscono, l'evoluzione ricomincia dal limite inferiore delle dimensioni, fino allo schianto del prossimo meteorite. Pam! Questo è il progetto divino!»

«Questo è fatalismo.»

«No, è realismo», disse Sue. «Sono le tipologie altamente specializzate come gli uomini a estinguersi in caso di trasformazioni estreme, perché incapaci di adattarsi. Il koala è complesso e può mangiare solo foglie di eucalipto. E che fa se l'eucalipto si estingue? Tira le cuoia. Invece la maggior parte degli unicellulari supera le epoche glaciali, le eruzioni vulcaniche, l'eccesso di ossigeno e di metano, può trascorrere millenni in una condizione simile alla morte e poi ritornare in vita. I batteri possono vivere nella roccia a chilometri di profondità, nelle fonti bollenti, nei ghiacciai. Senza di loro, non potremmo sopravvivere, ma loro possono farlo benissimo anche senza di noi. Tutti gli elementi che determinano la nostra vita — ossigeno, azoto, fosforo, zolfo, carbonio — sono a nostra disposizione grazie all'attività di microrganismi. Batteri, funghi, organismi unicellulari, piccoli animali necrofagi, insetti e vermi elaborano piante e ammali morti e riportano le loro componenti chimiche nel sistema complessivo della vita. E nell'oceano accade come sulla terraferma. I microrganismi sono le forme di vita dominanti negli oceani. La gelatina che abbiamo nella cisterna è sicuramente più vecchia di noi e forse anche più intelligente, che ci piaccia o no.»

«Non può paragonare un essere umano a un microbo», ringhiò Buchanan. «Un uomo ha un'importanza diversa. Se non riesce a comprendere questo fatto, come mai è qui e ci rimane?»

«Proprio per questo motivo: per fare la cosa giusta!»

«Lei tradisce l'umanità già con le parole.»

«No, è l'uomo che tradisce il mondo quando stabilisce uno squilibrio tra le forme di vita e la loro importanza. È l'unica specie a farlo. Noi giudichiamo. Ci sono animali cattivi, animali importanti, animali utili. Noi giudichiamo la natura in base a quello che vediamo, ma esso è soltanto una minuscola parte, cui diamo un'importanza sproporzionata. La nostra percezione è indirizzata solo verso i grandi animali e i vertebrati, e soprattutto su noi stessi. Quindi vediamo ovunque solo vertebrati. Nei fatti, il numero complessivo dei vertebrati descritti scientificamente è poco inferiore a 43.000, tra cui 6.500 rettili, 8.700 specie di uccelli e 4.600 mammiferi. E invece, fino a oggi, è stato descritto circa un milione d'invertebrati, tra cui, solo di coleotteri, ce ne sono 350.000, vale a dire più di otto volte il numero complessivo dei vertebrati.»

Peak guardò Buchanan. «Ha ragione, Craig», disse. «Prendine atto. Hanno ragione loro.»

«Noi non siamo coronati dal successo», disse Samantha. «Se volete vedere il vero successo, osservate gli squali. Esistono dal Devoniano, da quattrocento milioni di anni. Sono centinaia di volte più antichi di ogni progenitore dell'uomo, e ce ne sono trecentocinquanta specie. Ma probabilmente gli yrr sono ancora più antichi. Se sono unicellulari e hanno trovato il modo di costruire un pensiero collettivo, allora sono avanti di un'eternità rispetto a noi. Non riusciremo mai a recuperare questo vantaggio. Al massimo potremo ucciderli. Ma davvero si vuole correre questo rischio? Sappiamo che importanza hanno per la nostra esistenza? Probabilmente non potremo vivere né con questo nemico né senza.»

«Lei vuole difendere i valori americani, Jude?» Johanson scosse la testa. «Allora falliremo.»

«Che cos'ha contro i valori americani?»

«Niente. Ma ha sentito cos'ha detto Samantha: forse, le forme di vita di altri pianeti non sono simili né agli uomini né ai mammiferi, forse non si basano sul DNA, quindi il loro sistema di valori sarà completamente diverso dal nostro. Secondo lei, laggiù negli abissi, che sistema morale c'è? Quali princìpi può avere una specie che probabilmente possiede una cultura fondata sulla divisione cellulare e sull'autosacrificio per la collettività? Come può pretendere di arrivare a una comprensione se tiene sempre ed esclusivamente sotto gli occhi valori che neppure l'umanità riesce a condividere?»

«Mi ha valutato male», replicò Judith. «So bene che la nostra morale non è innata. La questione è: dobbiamo davvero comprendere a ogni costo quello che pensano gli altri? Non è forse meglio investire le energie nel tentativo di una coesistenza?»

«Mi sembra che lei sia un po' in ritardo, Jude», sospirò Johanson. «Credo che gli abitanti primitivi dell'America, dell'Australia, dell'Africa e dell'Artico avrebbero salutato con gioia il suo punto di vista. Come pure lo avrebbero fatto diverse specie animali che abbiamo condannato all'estinzione. L'unica cosa certa è che questa faccenda è molto complessa. E, anche se intuiamo a malapena come pensano gli altri, dobbiamo tentare, perché ormai ci siamo tagliati la strada a vicenda. Il nostro spazio ritale è diventato troppo stretto per condurre le nostre vite l'una a fianco dell'altra; ormai non resta che condurle insieme. E questo funziona unicamente se ridimensioniamo i nostri presunti diritti dati da Dio.»

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