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Così i programmi di addestramento americani erano stati riavviati, con nuovi finanziamenti. Dalla Russia arrivavano notizie dei primi sforzi per riprendere il lavoro coi mammiferi marini. Un'attività che si era avviata pure in India e nel Medio Oriente.

Che Vanderbilt avesse ragione?

Anawak era convinto che, nelle profondità del web, si potessero trovare informazioni che non comparivano sul sito ufficiale della Marina americana. Non era la prima volta che sentiva parlare di esperimenti fatti dai militari per controllare balene e delfini. Non si trattava di un classico addestramento, ma di ricerche neurali, come quelle iniziate tempo prima da John Lilly. In tutto il mondo, i militari rivelavano un interesse incontenibile per il sonar dei delfini, perché era nettamente superiore a ogni sistema umano. Però non si era ancora riusciti a comprenderne il funzionamento. Tutto lasciava intendere che, nel recente passato, fossero stati fatti esperimenti che andavano ben oltre quanto si era disposti ad ammettere in via ufficiale.

Nel web avrebbe potuto trovare la spiegazione al comportamento delle balene.

Per il momento, tuttavia, il world wide web taceva.

Taceva insistentemente, interrotto da distacchi e mancate connessioni. Tacque per tre ore, e Anawak era ormai sul punto di rinunciare. Gli occhi gli bruciavano. Non aveva più voglia e la concentrazione si era allentata, tanto che quasi gli sfuggì una breve notizia del Earth Island Journal. Il titolo diceva: «La Marina statunitense responsabile dei delfini morti?»

Il giornale era pubblicato dall'Earth Island Institute, un gruppo ambientalista che si occupava della protezione della natura in forme nuove e conduceva diversi progetti. I suoi membri partecipavano alla discussione sul clima e avevano rivelato alcuni scandali ambientali. Gran parte del loro lavoro riguardava la vita negli oceani e specialmente la protezione dei cetacei.

L'articolo citava alcuni fatti risalenti all'inizio degli anni '90, quando, sulla costa francese del Mediterraneo erano stati ritrovati sedici delfini morti. Tutti i cadaveri mostravano le stesse ferite misteriose. Un buco grande come un pugno sulla nuca, una ferita così pulita che si vedevano le ossa del teschio. Allora, nessuno era stato in grado di spiegare che cosa avesse provocato le ferite, ma senza dubbio era quella la causa della morte degli animali. Tuttavia, giacché quella strage era avvenuta durante la prima crisi del Golfo, mentre le navi americane incrociavano nel Mediterraneo, l'Earth Island Institute aveva messo in relazione le ferite con esperimenti segreti della Marina statunitense, che si sospettava fossero iniziati proprio in quel periodo. Esperimenti che non avevano avuto il risultato sperato, e dunque tenuti nascosti.

«Qualcosa deve essere andato spaventosamente storto», scriveva il giornale.

Anawak stampò il testo e cercò nell'archivio altri articoli sull'argomento. Era così concentrato nel suo lavoro che quasi non si accorse che la porta si era aperta. Solo quando il suo campo visivo si oscurò, sollevò lo sguardo, scorgendo un ventre muscoloso e un petto villoso sotto una giacca di pelle slacciata.

Piegò all'indietro la testa. Vista l'altezza dell'uomo che aveva di fronte, era impossibile non riconoscerlo.

«Volevi parlare con me», disse Greywolf.

Come sempre, l'abito di pelle era unto e sgualcito. I lunghi capelli erano legati in una coda lustra e occhi e denti brillavano. Anawak non vedeva Greywolf da qualche tempo, e improvvisamente anche lui, come tutto ciò che aveva intorno, gli apparve sotto una luce diversa. Sentiva la forza del gigante, il suo carisma, il suo fascino naturale. Non c'era da meravigliarsi che Alicia fosse caduta vittima di quel concentrato di virilità. Probabilmente Greywolf non aveva dovuto fare granché per conquistarla.

«Pensavo fossi da qualche parte a Ucluelet», disse.

«C'ero.» Greywolf prese una sedia e si accomodò, facendola cigolare. «Licia ha detto che hai bisogno di me.»

«Bisogno?» Anawak sorrise. «Le ho detto che mi avrebbe fatto piacere vederti.»

«Dunque hai bisogno di me. Eccomi.»

«Come stai?»

«Starei meglio se tu avessi qualcosa da bere.»

Anawak andò al frigorifero, prese una birra e una Coca-Cola e le mise sul banco. Greywolf si scolò mezza lattina di Heineken in un sorso e si asciugò la bocca.

«Ti ho disturbato?» chiese Anawak.

«Non preoccuparti. Ero a pescare con un paio d'imbecilli di Beverly Hills. I vostri stupidi affari coi whale watcher sono ricaduti tutti su di me. Nessuno ha mai sentito di una barca attaccata dalle trote, così mi sono riorganizzato e propongo tour di pesca sui fiumi e sui laghi della nostra amata isola.»

«Vedo che la tua posizione sul whale watching è notevolmente cambiata.»

«No, perché dovrebbe? Ma vi lascio in pace.»

«Oh, grazie», disse Anawak con tono sarcastico. «Ma per fortuna tu sei ancora sul piede di guerra per vendicare la natura tormentata. Raccontami quello che facevi in Marina.»

Greywolf lo guardò, sbalordito. «Ma lo sai, no?»

«Raccontamelo di nuovo!»

«Ero un addestratore. Addestravo i delfini per operazioni tattiche.»

«Dove? A San Diego?»

«Sì, anche.»

«E tu sei stato licenziato per disturbi cardiaci? È proprio così?»

«Esatto», annuì Greywolf tra due sorsate di birra.

«Non è vero, Jack. Tu non sei stato licenziato. Te ne sei andato.»

Greywolf si tolse la lattina dalla bocca e l'appoggiò quasi con cautela sul bancone. «Come ti è venuta quest'idea?»

«Perché nei dossier dello Space and Naval Warfare System Center di San Diego c'è scritto così», spiegò Anawak, cominciando a camminare lentamente avanti e indietro. «Solo perché tu capisca che sono informato: l'SSC San Diego è l'organizzazione che ha sostituito un ufficio che si chiamava Navy Command, Control and Ocean Systems Center, guarda caso con sede a Point Loma, San Diego. I finanziamenti provenivano da un'organizzazione da cui oggi è derivato l'US Navy's Marine Mammal System. Queste organizzazioni compaiono quando si vanno a cercare informazioni sulla storia dei programmi riguardanti i mammiferi marini, e ognuna di esse risulta collegata sottobanco con una serie di esperimenti discutibili, che però ufficialmente non sono mai stati fatti.» Anawak si fermò e decise di bluffare. «Esperimenti condotti a Point Loma, dove stazionavi tu.»

Greywolf seguiva con occhio attento gli spostamenti di Anawak. «Perché mi racconti queste idiozie?»

«Attualmente a San Diego si studiano le abitudini alimentari, i comportamenti durante la caccia, le possibilità di ammaestramento, di addomesticamento e così via. La cosa che più interessa ai militari è il cervello dei mammiferi marini, un interesse che risale agli anni '60, ma che si è improvvisamente riattizzato nel periodo della Guerra del Golfo. In quel periodo, tu eri là da alcuni anni. Quando te ne sei andato dalla Marina, eri tenente, responsabile di due squadre di delfini, MK6 e MK7, due su un totale di quattro.»

Le sopracciglia di Greywolf s'inarcarono. «E allora? Nella vostra unità di crisi non avete altro di cui preoccuparvi? Per esempio della situazione in Europa?»

«Il passo successivo nella tua carriera sarebbe stata l'assunzione della responsabilità di tutto il programma», continuò Anawak. «E invece tu li hai mandati a farsi fottere.»

«Io non ho mandato nessuno a farsi fottere. Sono stati loro a farmi fuori.»

Anawak scosse la testa. «Jack, io godo di qualche privilegio particolare. Grazie ai militari, ho accesso a una serie di dati la cui affidabilità non può essere messa in discussione. Te ne sei andato di tua spontanea volontà e io vorrei sapere perché.»

Prese la stampata dell'articolo dell'Earth Island Journal e la passò a Greywolf, che diede una rapida occhiata e mise da parte il foglio.

Per un po' ci fu silenzio.

«Jack», disse quindi Anawak a bassa voce. «Avevi ragione. Sono felicissimo di vederti, ma ho anche bisogno del tuo aiuto.»

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