Greywolf fissava il pavimento.
«Cos'è successo? Perché te ne sei andato?»
Il mezzo indiano rifletteva. Poi gonfiò la cassa toracica e incrociò le braccia dietro la testa. «Perché vuoi saperlo?»
«Perché ci può aiutare a capire cos'è successo alle nostre balene.»
«Non sono le vostre balene. E non sono i vostri delfini. Niente è vostro. Vuoi sapere cos'è successo? Restituiscono il colpo, Leon. Ci è arrivato il conto. Abbiamo trattato i cetacei come una nostra proprietà, abbiamo inflitto loro sofferenze, ne abbiamo abusato, li abbiamo guardati a bocca aperta. Semplicemente non ne possono più di noi.»
«Credi che lo facciano di loro iniziativa?»
Greywolf fece per replicare qualcosa, poi scosse la testa. «Non m'interessa perché lo fanno. Ci siamo già interessati troppo di loro. Non voglio sapere niente, Leon. Voglio solo che li si lasci in pace.»
«Jack…» mormorò Anawak. «Sono costretti…»
«Sciocchezze. Chi dovrebbe…»
«Sono costretti! Ne abbiamo le prove. Non posso raccontarti niente, però ho bisogno d'informazioni. Tu vuoi risparmiare loro delle sofferenze, allora fallo. Al momento sono soggetti a sofferenze che nemmeno puoi immaginare…»
«Che nemmeno posso immaginare?» ripeté Greywolf, scattando in piedi. «E tu che ne sai? Tu non sai niente!»
«Allora spiegami.»
«Io ho…» Il gigante sembrava lottare con se stesso. La sua mandibola fremette. Strinse i pugni. Poi in lui avvenne una sorta di trasformazione. Si rilassò di botto, come se si fosse sgonfiato. «Vieni con me», disse. «Andiamo a fare una passeggiata.»
Per un po' camminarono in silenzio l'uno accanto all'altro. Ai margini del villaggio, Greywolf scelse un sentiero che, passando in mezzo agli alberi, scendeva fino al mare. Dopo qualche passo raggiunsero l'argine. Un piccolo pontile malfermo permetteva di gustare l'austera bellezza della baia. Avanzando sulle assi storte, Greywolf si teneva vicino al bordo del pontile. Anawak lo seguiva. Sulla destra, nascosti dietro la lingua di terra, si vedevano solo il molo della Davies e alcune palafitte. Rimasero seduti per un po' a guardare le montagne, i cui colori rilucevano nella luce del tardo pomeriggio.
«I tuoi dati non sono completi», disse infine Greywolf. «Ufficialmente esistono quattro gruppi, da MK4 a MK7… Ma in realtà esiste anche un quinto gruppo e il suo nome in codice è MK0. La Marina preferisce chiamarli 'sistemi' anziché 'gruppi'. A ogni sistema spettano compiti specifici. È vero, il comando è a San Diego, ma io passavo la maggior parte del tempo a Coronado, in California, dove vengono addestrati molti degli animali. L'esercito li tiene nel loro ambiente naturale, nelle baie e nelle strutture portuali. Per loro è una pacchia! Sono alimentati regolarmente e hanno tutte le cure mediche… È molto più di quanto possa desiderare per sé la maggior parte degli esseri umani.»
«E tu eri responsabile di questo quinto gruppo… del quinto sistema?»
«Ti sei fatto un'idea sbagliata. MK0 è ben altro. In genere, ogni sistema comprende da quattro a otto animali con compiti ben definiti. MK4, per esempio, è composto da delfini e ha il compito di rintracciare e segnalare le mine ancorate sui fondali marini. Inoltre i delfini vengono addestrati per raccogliere informazioni su eventuali tentativi di sabotaggio alle navi. MK5 è una squadra di leoni marini. Anche MK6 e MK7 cercano mine, ma il loro compito principale è la difesa da sommozzatori nemici.»
«Attaccano i sommozzatori?»
«No. Danno all'intruso un colpo col naso e così attaccano alla sua tuta un filo arrotolato, alla cui estremità c'è un galleggiante. Al galleggiante è collegata una luce stroboscopica, che indica la posizione del sommozzatore. Tutto il resto lo facciamo noi. Lo stesso accade con le mine. Gli animali informano del ritrovamento. In alcuni casi, s'immergono con un magnete e lo piazzano sulla mina; al magnete è attaccata una corda che riportano in superficie. Se la mina non è ancorata troppo saldamente, non dobbiamo far altro che tirare il filo. Fine della storia. Le orche e i beluga riescono a riportare in superficie i siluri da un chilometro di profondità… È impressionante. Per l'uomo, la ricerca delle mine è pericolosissima. Ti possono scoppiare in faccia, certo, ma soprattutto devi sempre cercarle nei pressi delle rive e in mezzo alle esplosioni, perché si viene bombardati dalla terraferma.»
«E le mine non uccidono gli animali?»
«Ufficialmente per quel motivo non ne sono morti. In realtà, ci sono eccezioni, ma in una misura tollerabile. In ogni caso, all'inizio avevo solo sentito parlare di MK0, e l'avevo considerata una fandonia. Non si tratta di un sistema vero e proprio, ma del nome in codice per una serie di programmi ed esperimenti condotti in luoghi sempre diversi e con animali sempre nuovi. Gli animali di MK0 non vengono mai in contatto con gli altri, però talvolta elementi dei sistemi normali vengono reclutati da MK0 e spariscono per sempre.» Greywolf fece una pausa. «Io ero un buon addestratore. MK6 è stato il mio primo sistema. Prendevamo parte a ogni grande manovra. Nel 1990 mi sono assunto anche la responsabilità di MK7 e tutti mi hanno fatto i complimenti. Poi a qualcuno è venuto in mente che forse avrei dovuto saperne un po' di più.»
«Di MK0.»
«Naturalmente sapevo che le focene della Marina avevano ottenuto un grande successo nei primi anni '70 in Vietnam, dove avevano protetto il porto a Cam Ranh Bay, bloccando i sabotaggi sottomarini dei vietcong. È la prima cosa che ti raccontano in Marina, e ne sono orgogliosi. Quello che non ti raccontano sono le circostanze in cui è avvenuto quel successo. Non spendono neppure una parola sullo Swimmer Nullification Program, che in effetti funziona in maniera un po' diversa. Gli animali vengono addestrati a strappare maschera, pinne e respiratore ai sommozzatori nemici. Una cosa già piuttosto brutale in sé, vero? Ma in Vietnam quegli animali avevano anche coltelli lunghi e affilati sul muso e sulle pinne e alcuni esemplari portavano addirittura degli arpioni sul dorso. Quello che attaccava sott'acqua non era più un delfino o una focena, ma una macchina per uccidere. Comunque robetta in confronto a quello che si sono inventati in seguito, quando hanno piazzato sui musi degli animali delle siringhe da conficcare nei sommozzatori, cosa che gli animali facevano diligentemente. Per il sommozzatore colpito, il problema era che la siringa iniettava nel suo corpo tremila psi di anidride carbonica, cioè anidride carbonica compressa. Il gas si diffondeva nel giro di qualche secondo e la vittima esplodeva. In quel modo, dai nostri animali, sono stati uccisi più di quaranta vietcong e per sbaglio anche due americani, ma qualche perdita era normale.»
Anawak aveva la nausea.
«Qualcosa del genere è accaduto negli anni '80, nel Bahrein», proseguì Greywolf. «Era la mia prima volta al fronte. Il mio sistema aveva fatto diligentemente il proprio lavoro… e io allora non sapevo nulla di MK0. Non sapevo neanche che lanciavano gli animali col paracadute nelle zone che non era possibile raggiungere, anche da tre chilometri di altezza, benché non tutti sopravvivessero. Alcuni erano lanciati dagli elicotteri senza paracadute, da venti metri sul livello del mare. Altri ancora venivano mandati ad attaccare le mine agli scafi delle navi e dei sommergibili nemici. Talvolta si aspettava che gli animali fossero sufficientemente vicini e poi li si faceva esplodere con un comando a distanza. Operazioni kamikaze. L'ho saputo poco tempo dopo.» Greywolf rimase per un po' in silenzio, quindi riprese: «Avrei dovuto smettere già allora, Leon, ma la Marina era la mia casa. Là ero felice. Non so se riesci a capire, ma era così».
Anawak rimase in silenzio. Lo capiva fin troppo bene.
«Mi consolavo col fatto di appartenere ai good guys. Ma il comando generale aveva deciso che sarebbe stato un bene inserirmi nel programma MK0. I bad guys pensavano che avessi un talento eccezionale nel trattare con gli animali.» Greywolf sputò. «Avevano ragione, quei figli di puttana. E io sono stato un idiota perché, invece di prenderli a pugni, ho accettato. Mi ero convinto che la guerra fosse così. Gli uomini cadevano in combattimento, saltavano sulle mine… Allora perché piangere per qualche delfino? Così sono arrivato a San Diego, dove stavano lavorando per dotare le orche di testate nucleari…»