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«Che cos'ha in mente, Jude? Vuole cercare di convincere gli animali?»

«No.» Judith Li fece un sorriso cupo. «Voglio cacciarli, Jack. Voglio dar loro una lezione. Darla alle balene e a chi ha condizionato il loro comportamento. La politica protezionistica nei confronti della natura è finita.»

«Vuole inimicarsi l'IWC, la commissione internazionale per la caccia alle balene?»

«La smetta. Colpiremo le balene coi sonar finché non la smetteranno di attaccarci.»

New York, USA

Un uomo crollò a terra e morì davanti ai suoi occhi.

Peak sudava sotto la pesante tuta protettiva. Respirava attraverso una maschera a ossigeno e, dietro lo schermo di vetro blindato, vedeva una città che, da un giorno all'altro, si era trasformata in un inferno.

Il sergente al suo fianco guidava lentamente la jeep sulla 1st Avenue. L'East Village appariva totalmente deserto. Incontrarono altri gruppi di persone scortati dai militari. Il problema principale era che non si poteva lasciar andare nessuno finché non si aveva l'assoluta certezza che l'epidemia non fosse contagiosa. Al momento non sembrava. Gli effetti somigliavano molto a quelli di un attacco coi gas. Ma Peak era scettico. Si era accorto che le vittime mostravano ferite grandi come una moneta. Se erano davvero le alghe killer ad aver infestato New York, non trasudavano solo una nube tossica, ma si attaccavano anche ai corpi delle vittime. Teoricamente era possibile trovarle in tutti i liquidi corporei. Peak non era un biologo, ma si domandava che cosa sarebbe successo se un malato avesse baciato una persona sana, passandole della saliva. Le alghe vivevano nell'acqua, sopportavano un ampio spettro di temperature e, per quello che ne sapeva, si riproducevano a velocità impressionante.

Stavano lavorando febbrilmente per mettere in quarantena gli abitanti di New York e Long Island, sia i sani sia i malati. All'inizio erano stati ottimisti. Dopo il primo attacco al World Trade Center, nel 1993, il sindaco aveva dato vita a un ufficio speciale per tutti i tipi di emergenze, l'Office of Emergency Management, abbreviato in OEM. Alla fine degli anni '90, era stata allestita la più grande esercitazione nella storia della città, simulando un attacco con armi chimiche. Seicento poliziotti, pompieri e agenti dell'FBI in tute protettive avevano «salvato» gli abitanti di New York. L'esercitazione si era svolta al meglio e il senato aveva generosamente concesso nuovi finanziamenti: quindici milioni di dollari con cui l'OEM aveva costruito un bunker a prova di bomba, dotato di un sistema di aerazione autonomo, in cui oltre quaranta collaboratori superspecializzati erano in attesa del vero giorno del giudizio. Era stato costruito poco prima dell'll settembre 2001 e si trovava al ventitreesimo piano del World Trade Center. Dopo il crollo delle Torri Gemelle, la struttura dell'OEM era stata rivista ed esso era ancora in fase di riorganizzazione e quindi non poteva fronteggiare le emergenze. Inoltre le persone si ammalavano e morivano in fretta, prima ancora che qualcuno potesse aiutarle.

La jeep evitava i morti e si avvicinava all'incrocio con la 14th Street. Molte auto suonavano il clacson selvaggiamente. La gente cercava di lasciare la città, ma non sarebbe andata lontano. Era tutto chiuso. Per ora l'esercito aveva sotto controllo solo Brooklyn e alcuni quartieri di Manhattan, ma nessuno poteva più lasciare New York senza un permesso speciale.

Proseguirono lungo i posti di blocco militari. Nella città si muovevano centinaia di soldati. Dietro le loro maschere antigas, goffi e privi di forma nelle tute ABC gialle, sembravano invasori extraterrestri senza volto. Ovunque si caricavano corpi su barelle, veicoli militari e ambulanze. Molti giacevano nelle strade. Nel centro della città non si riusciva più a passare, perché le auto che si erano scontrate e quelle abbandonate bloccavano le corsie. Il costante rombo degli elicotteri risuonava tra i grattacieli.

L'autista di Peak salì rumorosamente sul marciapiede con la jeep e ne percorse un tratto, fermandosi a un centinaio di metri dal Bellevue Hospital Center nei pressi dell'East River, dov'era stato allestito il comando provvisorio dell'unità d'intervento. Peak si affrettò a entrare. L'atrio era pieno di gente. Percepì gli sguardi terrorizzati e accelerò il passo. Alcune persone gli misero davanti le foto dei loro cari. Era investito da urla. Affiancato da due soldati, passò il posto di blocco interno e marciò verso il centro di calcolo dell'ospedale, dove gli misero a disposizione un collegamento satellitare a prova d'intercettazione con lo Château Whistler. Dopo qualche minuto di attesa, Judith Li era in linea. Non le diede il tempo di pronunciare neppure una parola. «Abbiamo bisogno di un antidoto. E il più presto possibile.»

«Nanaimo sta lavorando a pieno ritmo», rispose lei.

«Sono troppo lenti. Non possiamo tenere sotto controllo New York. Ho visto i progetti delle canalizzazioni… Si tolga dalla testa di svuotarle. Sarebbe come svuotare il Potomac.»

«Riuscite a provvedere alle cure mediche?»

«E come? Non possiamo curare nessuno, non sappiamo neppure cosa possa essere d'aiuto. Ci limitiamo a fornire medicine che rafforzano il sistema immunitario e a sperare che l'agente patogeno muoia.»

«Mi ascolti, Sal», disse Judith. «Prenderemo la situazione in pugno. Possiamo affermare con una sicurezza quasi del cento per cento che la tossina non si trasmette. Praticamente non c'è il rischio che i malati siano contagiosi. Dobbiamo eliminare quelle bestiacce dalle canalizzazioni, bruciarle, cauterizzarle o qualunque cosa ci sia da fare.»

«Allora cominci», sbottò Peak. «Non servirà a nulla. La nube di veleno sulla città è il problema minore perché, all'aperto, il vento disperde le tossine. Ma, nel frattempo, in ogni casa è stata fatta scorrere l'acqua, ci si è fatta la doccia, si è lavato, bevuto, ci si è occupati del pesciolino rosso, o di chissà cos'altro. Le macchine sono state lavate, i pompieri hanno spento gli incendi. Queste alghe si sono diffuse in tutta la città, impestano l'aria all'interno delle case e si sono piazzate nei climatizzatori e negli impianti di aerazione. Anche se non arrivasse più nemmeno un granchio, non saprei comunque come fermare la riproduzione delle alghe.» Prese fiato. «Mio Dio, Jude, negli Stati Uniti ci sono seimila ospedali, ma pochissimi sono preparati a una simile evenienza! Non ci sono cliniche in grado d'isolare una simile quantità di pazienti e mancano i medici specializzati. Il Bellevue è disperatamente pieno, ed è un ospedale maledettamente grande.»

Judith rimase per qualche istante in silenzio, poi disse: «Bene. Ecco cosa bisogna fare. Trasformi Greater New York in un carcere gigantesco. Nulla e nessuno deve uscire».

«Ma qui non possiamo fare niente per la gente. Moriranno tutti.»

«Sì, è terribile. Fatelo per gli altri, per quelli che sono fuori di lì. Trasformate l'intera zona di New York in un'isola.»

«E come?» gridò Peak, disperato. «L'East River si estende verso l'interno.»

«Per l'East River ci faremo venire in mente qualcosa. Per ora…»

In quel momento accadde qualcosa.

Più che sentire l'esplosione, Peak la percepì. Il pavimento tremò sotto i suoi piedi. Un cupo rimbombo sembrò pervadere l'aria. Le onde sonore percorsero tutta Manhattan come un terremoto.

«È esploso qualcosa», disse Peak.

«Vada e s'informi. Tra dieci minuti voglio un rapporto.»

Peak imprecò e corse alla finestra, ma non vide nulla. Fece un cenno ai suoi uomini, uscì dal centro di calcolo e percorse il corridoio verso la parte posteriore dell'ospedale. Da lì poteva vedere l'East River, Brooklyn e il Queens.

Guardò verso sinistra, seguendo il corso del fiume.

Molte persone correvano verso l'ospedale. A circa un chilometro, vide salire in cielo un gigantesco fungo di fumo. Da quelle partì c'era il quartier generale delle Nazioni Unite. In un primo momento, Peak pensò che fosse saltato in aria. Poi si rese conto che la nube saliva da un punto più all'interno della città.

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