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«Dovremmo riuscirci», disse Vanderbilt. «Potremmo instaurare rapporti diplomatici coi capi locali dei delfini e…»

«Inoltre voglio essere immediatamente informata se a qualcuno viene l'idea di spedire il presidente all'Offutt.»

Vanderbilt rise. «Se posso fare una proposta…»

«E voglio che sia fatta chiarezza su quello che è successo a Washington», lo interruppe Judith. «Entro due ore. Se la notizia sarà confermata, evacueremo la zona colpita e trasformeremo Washington in una zona vietata come New York.»

«Era proprio quello che avrei voluto proporre», mormorò Vanderbilt.

«Allora siamo d'accordo. C'è altro per me?»

«Una montagna di merda.»

«A quello ci sono abituata.»

«Appunto. Giacché non volevo farle perdere l'abitudine, mi sono impegnato a trovare il maggior numero possibile di brutte notizie. Cominciamo con questa: la NOAA ha cercato di far scendere due robot lungo la scarpata continentale davanti al Georges Bank per raccogliere altri vermi da esaminare. Questo… ehm… è riuscito.»

Judith Li sollevò le sopracciglia e si appoggiò allo schienale.

«Allora, sono riusciti a raccogliere i vermi», riprese Vanderbilt, gustandosi ogni parola. «Ma non a portarli a bordo. Non appena i robot li hanno messi nel cestino, è arrivato qualcosa che ha tagliato il collegamento. Abbiamo perso i due robot. Dal Giappone arrivano notizie simili. Al largo di Honshu e Hokkaido è andato perduto un batiscafo con uomini a bordo. Anch'essi dovevano prendere dei vermi. Secondo i giapponesi, sono aumentati. Nel complesso la situazione è passata a un altro livello. Finora venivano attaccati solo subacquei, non mezzi sottomarini, sonde e robot.»

«Siamo riusciti a scoprire qualcosa di sospetto?»

«Non proprio. Non c'erano tracce di batiscafi o sonde nemiche, ma, a settecento metri di profondità, la nave della NOAA ha registrato la presenza di una superficie in movimento con un'estensione di diversi chilometri. Il direttore delle ricerche è sicuro al novanta per cento che si tratti di una massa di plancton, ma non ci giurerebbe.»

Judith annuì e pensò a Johanson. Quasi le dispiacque che non fosse lì a sentire la relazione di Jack.

«Seconda notizia, i cavi sottomarini. Sono stati tranciati altri collegamenti, CANTAT-3 e alcuni cavi TAT: tutti i collegamenti più importanti attraverso l'Atlantico. Nel Pacifico, a quanto pare, abbiamo perso PACRIM WEST, uno dei nostri principali collegamenti con l'Australia. Inoltre, negli ultimi due giorni, ci sono stali più incidenti navali che mai, e sempre in zone molto trafficate. È stata colpita la metà delle circa duecento crune dell'ago marittime che conosciamo, in particolare lo stretto di Gibilterra, lo stretto di Malacca e il canale della Manica, ma anche il canale di Panama ha subito qualche… Be', sì, c'è stato qualche incidente, forse non dobbiamo sopravvalutarlo. C'è stata una vera carambola nello stretto di Hormuz e un'altra presso Khalij as-suways, che è… ehm…»

Judith osservò Jack. Sembrava meno cinico e arrogante del solito e in quel momento ne comprese il motivo. «So dov'è», disse. «Khalij as-suways è la propaggine del mar Rosso che sfocia nel canale di Suez. Questo vuol dire che il mondo arabo è stato colpito in due punti vitali del traffico marittimo.»

«Bingo. Problemi di navigazione. Niente di nuovo, insomma. La ricostruzione degli avvenimenti è difficile, ma pare che, nello stretto di Hormuz, sette navi siano finite l'una sopra l'altra perché almeno due di loro avevano perso l'orientamento. Solcometro ed ecoscandaglio non mandavano più dati.»

A bordo di ciascuna di quelle navi, c'erano quattro sistemi vitali: ecoscandaglio, solcometro, radar e anemometro. Mentre radar e anemometro lavoravano al di sopra della linea di galleggiamento, la finestra di fuoriuscita dell'ecoscandaglio era a prua. Come pure il solcometro, un tubo di Pitot con dei sensori integrati, che misurava il flusso d'acqua che veniva verso la nave. Il solcometro informava il sistema radar sulla rotta e sulla velocità della nave e, su quelle basi, il radar calcolava il rischio di collisione con le imbarcazioni nelle vicinanze e offriva rotte alternative. In generale si seguivano alla cieca gli strumenti. Alla cieca perché il settanta per cento dei viaggi marittimi avveniva di notte, con la nebbia o in mare aperto, circostanze in cui un'occhiata dal finestrino non serviva a nulla.

«In un caso è evidente che gli organismi hanno intasato il solcometro», disse Vanderbilt. «Sebbene tutt'intorno il traffico fosse molto intenso, l'apparecchio non indicava più nessuna rotta, così il radar non poteva rilevare il pericolo di collisione. Nell'altro caso, deve essere impazzito l'ecoscandaglio perché indicava una riduzione della profondità, benché la nave fosse in acque profonde. L'equipaggio ha cambiato immediatamente rotta. Il risultato è che tutte e due sono andate a collidere con altre navi e, poiché era già buio, anche altre imbarcazioni sono finite in quella giostra. Simili scherzi sono capitati anche in altre parti del mondo. Qualcuno avrebbe visto delle balene nuotare a lungo sotto le navi.»

«Ovvio», mormorò Judith. «Se per lungo tempo qualcosa di grosso rimane immediatamente sotto l'uscita dell'ecoscandaglio, si può facilmente scambiarlo per terreno.»

«Inoltre si accumulano i casi d'incrostazioni sul timone e sui propulsori laterali. Ovviamente anche di prese a mare intasate. In India è appena affondato un cargo, dopo che settimane d'incrostazioni avevano portato a una corrosione sorprendentemente rapida. Il mare era calmissimo, però il vano di carico anteriore è collassato. Il cargo è affondato nel giro di qualche minuto. E così via. Non finisce più. Tutto peggiora costantemente, e l'epidemia arriva anche sulla terra.»

Judith Li congiunse la punta delle dita e rifletté. Semplicemente ridicolo… Ma, a ben guardare, le navi erano ridicole. Peak aveva evidenziato bene quel punto. Carrette arcaiche, che navigavano con strumenti all'avanguardia, ma aspiravano l'acqua di raffreddamento da un buco. Altrove, i granchi si spingevano in città modernissime, si lasciavano schiacciare e diffondevano nelle fogne tonnellate di alghe velenosissime. Così si era dovuta isolare una città e ora verosimilmente se ne sarebbe dovuta isolare un'altra. E il presidente degli Stati Uniti volava nell'entroterra. «Ci servono quei maledetti vermi», disse Judith. «E dobbiamo intervenire contro le alghe.»

«Ha assolutamente ragione», replicò Vanderbilt, zelante.

Gli uomini di Vanderbilt se ne stavano seduti al suo fianco e fissavano Judith col volto impassibile. In effetti, la proposta sarebbe dovuta partire da lui. Ma a Jack Vanderbilt, Judith Li piaceva ancora meno di quanto lui piacesse a lei. Quindi non avrebbe mosso un dito, aspettando che quella donna si rovinasse con le proprie mani. Ma Judith Li non aveva bisogno di Jack Variderbilt per prendere decisioni.

«Primo: se la notizia è confermata, evacuiamo Washington», disse. «Secondo: voglio che nelle zone colpite sia mandata acqua potabile coi camion cisterna e che sia strettamente razionata. Asciugheremo le fogne ed elimineremo quelle bestie con prodotti chimici.»

Vanderbilt rise. I suoi uomini sogghignarono. «Prosciugare New York? Le fogne?»

Lei lo guardò. «Sì.»

«Buona idea. I prodotti chimici uccideranno tutti i newyorkesi e potremo affittare l'intera città ai cinesi. Ho sentito che c'è un numero inquietante di cinesi…»

«È compito suo trovare le soluzioni, Jack! Io chiederò al presidente di convocare una riunione plenaria del consiglio di sicurezza per dichiarare lo stato d'emergenza.»

«Ah, capisco.»

«Sarà vietato l'accesso a tutte le coste. Manderemo squadre in pattuglia. Forniremo alle truppe tute protettive e lanciafiamme. D'ora in poi, qualunque cosa cerchi di arrivare sulla terra dal mare sarà trattato come se dovesse finire su un barbecue.» Si alzò. «E se abbiamo problemi con le balene, dobbiamo smetterla di reagire come bambini terrorizzati. Voglio che le navi siano sempre pronte all'intervento. Tutte le navi. Staremo a vedere a che cosa porterà un po' di guerra psicologica.»

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