Литмир - Электронная Библиотека
A
A

Notai l’occhiata che si scambiarono: avrei ricordato per anni l’amore e il senso di perdita che lessi in quegli sguardi.

Dem Ria sospirò. «Ma questo è inevitabile comunque. Penso che padre Clifton abbia ragione… Dobbiamo farlo adesso, per Bin, senza aspettare che muoia della vera morte e ci lasci per sempre, e poi unirci alla Chiesa. Preferirei portare il nostro piccolo a messa la domenica e ridere con lui nel sole, dopo, anziché andare nella cattedrale ad accendere una candela alla sua memoria.»

«Perché è inevitabile?» domandai piano.

Dem Loa ripeté ancora quel gesto aggraziato. «La nostra società Spettroelica è condizionata dal numero dei suoi membri, tutti i passi e i componenti dell’Elica devono essere al loro posto perché l’interazione operi verso il progresso umano e il bene morale. Un numero sempre maggiore di membri dello Spettro abbandona il proprio colore e si unisce alla Pax. Il centro non reggerà.»

Dem Ria mi toccò il braccio come per sottolineare le parole che stava per dire. «La Pax non ci ha costretti in nessun modo» spiegò piano. La sua piacevole voce si alzava e si abbassava col fruscio del vento fra le tende di merletto. «Rispettiamo il fatto che riservino le medicine e il miracolo della risurrezione a coloro che si uniscono a loro…» Si interruppe.

«Ma è dura» disse Dem Loa, con voce a un tratto stridente.

Alem Mikail Dem Alem scese dal davanzale e andò a inginocchiarsi fra le due donne sedute. Con gentilezza infinita toccò il polso di Dem Loa. Circondò col braccio Dem Ria. Per un momento i tre furono dimentichi del mondo e di me, racchiusi nel loro amore e nella loro pena.

E poi il dolore tornò come una lancia di fuoco nella schiena e nel basso ventre, mi cauterizzò come un laser. Mio malgrado, mi sfuggì un gemito.

I tre si staccarono con movimenti aggraziati, decisi. Dem Ria andò a prendere la siringa di ultramorfina.

Il sogno cominciò come il precedente — volavo di notte sul deserto dell’Arizona, guardavo in basso Aenea e me che bevevamo tè e parlavamo nel vestibolo del suo riparo — ma stavolta la discussione andò molto al di là del ricordo della nostra vera conversazione di quella notte.

"Come mai sei un virus?" chiedevo alla ragazzina accanto a me. "Come può un qualsiasi tuo insegnamento rappresentare una minaccia per una organizzazione del calibro e del potere della Pax?"

Aenea guardava nella notte del deserto, assaporava la fragranza dei fiori notturni che si schiudevano. Quando parlò, non mi guardò in viso. "Sai qual è l’errore più grave nei Canti di zio Martin, Raul?"

"No" risposi. Negli anni scorsi mi aveva già fatto notare diversi errori, omissioni o ipotesi sbagliate; alcuni li avevamo scoperti insieme durante il viaggio alla Vecchia Terra.

"Un duplice errore" disse piano Aenea. Da qualche parte, nella notte del deserto, un falco mandò il suo richiamo. "Primo, credeva a ciò che il TecnoNucleo aveva detto a mio padre."

"Sul fatto che erano stati loro a trafugare la Terra?"

"Su tutto" disse Aenea. "Quando parlò al cìbrido John Keats, Ummon mentiva."

"Perché mentire? Tanto, avevano già progettato di distruggerlo."

Aenea mi fissò. "Mia madre era presente, registrava la conversazione. E il Nucleo sapeva che l’avrebbe riferita a zio Martin."

Annuii lentamente. "E sapeva che lui l’avrebbe inserita come verità nel poema epico che stava scrivendo. Ma perché avrebbero mentito su…"

"Il suo secondo errore era più oscuro e grave" mi interruppe Aenea senza alzare la voce. A nord e a ovest c’era ancora il lieve chiarore dietro le montagne. "Zio Martin credeva che il TecnoNucleo fosse nemico della specie umana."

Posai sul ripiano di pietra la tazza di tè. "Perché lo definisci un errore? Il Nucleo non è davvero il nostro nemico?"

Visto che Aenea non rispondeva, alzai la mano, tenendo allargate le dita. "Primo: secondo i Canti, il TecnoNucleo era la vera forza dietro l’attacco all’Egemonia che portò alla Caduta dei teleporter. Non gli Ouster, il Nucleo. La Chiesa l’ha negato, ha attribuito agli Ouster la responsabilità. Vuoi dire che la Chiesa ha ragione e che il vecchio poeta si sbaglia?"

"No. A orchestrare l’attacco è stato il Nucleo."

"Miliardi di morti" dissi, schizzando saliva per lo sdegno. "L’Egemonia rovesciata. La Rete distrutta. L’astrotel tagliato…"

"Il TecnoNucleo non ha tagliato l’astrotel" mi corresse Aenea.

"D’accordo" dissi. Presi fiato. "Di quello è responsabile una misteriosa entità… i tuoi Leoni e Tigri e Orsi, diciamo. Però dietro l’attacco c’era il Nucleo."

Aenea annuì e si versò ancora un po’ di tè.

Piegai il pollice contro il palmo e toccai l’indice. "Secondo: il TecnoNucleo ha o non ha usato i teleporter come una sorta di sanguisuga cosmica per succhiare le reti neurali umane e utilizzarle per quel suo maledetto progetto, l’Intelligenza Finale? Ogni volta che qualcuno usava il teleporter, veniva… usato… da quelle maledette intelligenze autonome. Giusto o sbagliato?"

"Giusto" disse Aenea.

"Terzo" dissi, piegando l’indice e toccando il medio. "Nel poema di tuo zio Martin, la figlia del pellegrino Sol Weintraub, Rachel, tornata con le Tombe del Tempo dal futuro, parla di un’epoca ancora da venire in cui…" cambiai il tono di voce e citai: "’infuriava la guerra decisiva fra l’Intelligenza Finale generata dal Nucleo e lo spirito umano’. Era un errore?"

"No" disse Aenea.

"Quarto" dissi, sentendomi un po’ sciocco per quel contare sulle dita, ma abbastanza irritato da continuare. "Il Nucleo non ha ammesso con tuo padre di averlo creato, di avere creato il suo cìbrido John Keats, solo come trappola per, come lo chiamarono?, il componente empatico dell’Intelligenza Finale umana che sarebbe esistito in un imprecisato periodo del futuro?"

"Così hanno detto loro" ammise Aenea, sorseggiando il tè. Pareva divertita. La cosa mi irritò ancora di più.

"Quinto" dissi, piegando anche il mignolo, cosicché la mia destra era un pugno. "Non è stato il Nucleo, oltre alla Pax, diavolo, il Nucleo lo ordinò alla Pax!, a tentare di catturarti e di ucciderti su Hyperion, su Vettore Rinascimento, su Bosco Divino, su e giù per mezza galassia?"

"Sì" ammise piano Aenea.

"E non è stato il Nucleo" continuai con rabbia, senza badare al conteggio sulle dita e al fatto che parlavamo degli errori del vecchio poeta "a creare quella… mostruosità… che su Bosco Divino ha fatto in modo di tagliare un braccio al povero A. Bettik e avrebbe messo in un sacchetto la tua testa, se non fosse intervenuto lo Shrike?" Ero talmente arrabbiato che agitai il pugno. "Non è stato il fottuto Nucleo a cercare di uccidere me, oltre che te? Lo stesso che probabilmente ci ucciderà, se saremo tanto stupidi da tornare nello spazio della Pax?"

Aenea annuì.

Ero quasi senza fiato, mi sentivo come se avessi fatto una corsa di cinquanta metri. "E allora?" conclusi, aprendo il pugno.

Aenea mi toccò il ginocchio. Come sempre, quando avevo un contatto fisico con lei, provai un brivido simile a una scossa elettrica. "Raul, non ho detto che il Nucleo sia innocente. Ho solo detto che zio Martin ha fatto un errore nel dipingerlo come il nemico della specie umana."

"Ma se tutti i fatti che ho elencato sono veri…" Scossi la testa, confuso.

"Alcuni elementi del Nucleo hanno attaccato la Rete, prima della Caduta" disse Aenea. "Dall’incontro di mio padre con Ummon sappiamo che il Nucleo non era d’accordo su molte decisioni."

"Ma…"

Aenea alzò la mano, palma in fuori. Rimasi in silenzio.

"Hanno usato le nostre reti neurali per il loro progetto Intelligenza Finale" disse. "Ma non c’è prova che questo abbia danneggiato degli esseri umani."

A quelle parole restai a bocca aperta. L’idea che le maledette IA usassero cervelli umani come bolle neurali nel loro fottuto progetto mi dava la nausea. "Non ne avevano alcun diritto!" protestai.

39
{"b":"121439","o":1}