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"Salto indietro, ma la lama mi taglia la carne appena sotto la costola inferiore destra. Mi scanso, ma gli artigli scattano, le unghie della sinistra cercano i miei occhi, mi scanso di nuovo, ma le sue dita mi portano via un brandello di cuoio capelluto. Per un attimo l’aria torna a riempirsi di sangue atomizzato.

"Faccio un passo e muovo il braccio destro di rovescio, colpisco come se impugnassi una mazza. Il mio pugno entra in contatto col lato del suo collo, proprio sotto la linea della mascella destra. Carne sintetica si spiaccica e si lacera. Il metallo e i tubicini interni non si piegano.

"Nemes attacca ancora di rovescio, col braccio e gli artigli della sinistra. Balzo indietro. Il colpo va completamente a vuoto.

"Torno in avanti e le mollo un calcio all’incavo delle ginocchia, con la speranza di farle mancare le gambe. Siamo a otto metri dalla ringhiera fracassata sul margine più lontano della piattaforma. Se riesco a farla rotolare, anche a costo di precipitare con lei…

"È come prendere a calci un montante d’acciaio. La gamba mi diventa insensibile per la forza del calcio, ma Nemes non si muove. Fluidi e carne le colano dall’endoscheletro, ma lei non perde l’appoggio. Pesa di sicuro due volte me.

"Risponde al calcio e mi spezza un paio di costole sul lato sinistro del torace. Sento chiaramente lo schiocco. Mi manca il fiato di colpo, dolorosamente.

"Barcollo all’indietro, mi aspetto quasi di trovare le corde del ring, ma c’è solo la parete di pietra, dura e scivolosa. Batto la schiena contro un chiodo da rocciatore e per un attimo rimango stordito."

Ora so che cosa devo fare.

"Traggo un respiro e credo di respirare fuoco: ripeto in fretta varie volte l’operazione, sempre più dolorosa, mi convinco di poter respirare, cerco di riprendere fiato. Ho avuto fortuna, non penso che le costole rotte mi si siano conficcate nel polmone sinistro.

"Nemes allarga le braccia per impedirmi di scappare e si avvicina.

"Avanzo nel suo orrendo abbraccio, entro nel raggio micidiale del braccio fatto a lama e con i pugni la colpisco ai lati della testa, ci metto tutta la mia forza. Le sue orecchie si spiaccicano, stavolta a riempire l’aria è un liquido giallastro, ma sotto la carne illividita sento il solido permacciaio del cranio. Le mani mi rimbalzano. Barcollo all’indietro e per un momento ho mani e braccia inutilizzabili.

"Nemes spicca un salto.

"Appoggio la schiena alla roccia, alzo le gambe, la prendo in pieno petto mentre scende e la spingo via, con tutta la forza che mi resta in corpo.

"Mentre vola all’indietro, Nemes mena un fendente, mi taglia una parte dell’imbracatura, gran parte del giubbotto e della dermotuta, il muscolo sopra il torace."

Non ha tagliato il cavetto della ricetrasmittente. Bene.

"Fa una capriola all’indietro e atterra in piedi, ancora a cinque metri dal margine."

Non ho modo di spingerla sul margine della piattaforma e farla cadere. Lei non giocherà di sicuro la partita secondo le mie regole.

"Mi precipito contro di lei, a pugni alzati.

"Nemes porta su la sinistra, dita piegate a mezzo, in un rapido colpo che dovrebbe sventrarmi. Mi fermo a qualche millimetro da quel colpo micidiale e mentre lei tira indietro il braccio destro, preparandosi a tagliarmi in due, faccio perno sul piede, ruoto su me stesso e con un calcio la centro in pieno petto.

"Nemes si lascia scappare un grugnito e cerca di azzannarmi la gamba: le sue mascelle avanzano e si chiudono di scatto come quelle di un cane. I denti mi strappano il tacco e la suola dello stivale, ma mancano la carne.

"Riprendo l’equilibrio, mi tuffo di nuovo e con la sinistra le afferro il polso destro per evitare che il suo braccio usato come falce mi scarnifichi la spina dorsale. L’afferro per i capelli. Lei tenta di azzannarmi il viso: ho proprio davanti agli occhi le file di denti e l’aria fra noi è piena di saliva giallastra o del suo equivalente del sangue. Le piego all’indietro la testa e intanto giriamo su noi stessi, due violenti ballerini che fanno forza l’uno contro l’altra; ma i suoi capelli lisci e corti sono scivolosi per il mio sangue e per il suo lubrificante; le mie dita perdono la presa.

"Mi lancio ancora contro di lei per non farle riprendere l’equilibrio, sposto le dita verso le orbite e da dietro tiro con tutte le mie forze.

"La sua testa si piega all’indietro, trenta gradi, cinquanta, sessanta, dovrei sentire lo schiocco della spina dorsale, ottanta gradi, novanta. Il collo è ad angolo retto con il tronco, gli occhi simili a bilie sono freddi sotto le mie dita, le sue labbra si spalancano e i denti scattano per azzannarmi il braccio.

"Lascio la presa.

"Nemes scatta in avanti come spinta da una molla gigantesca. Mi pianta nella schiena gli artigli, mi raschia l’osso delle scapole.

"Mi rannicchio e con una serie di colpi brevi e duri la colpisco alle costole e al ventre. Due, quattro, sei colpi veloci, mentre mi rigiro, con la parte alta della testa contro il suo petto lacerato e oleoso: il sangue dai tagli al mio cuoio capelluto cola su tutt’e due. Qualcosa, nel suo petto o nel diaframma, si spezza con uno schiocco metallico. Nemes mi vomita liquido giallastro sul collo e sulle spalle.

"Mi ritraggo barcollando e lei mi lancia un sogghigno: denti acuminati brillano tra le bolle di bile giallastra che le gocciolano dal mento e cadono sulla piattaforma già scivolosa.

"Nemes urla, vapore che sibila da un bollitore moribondo, e si lancia di nuovo: il braccio-falce taglia l’aria in un invisibile arco.

"Salto indietro. Tre metri dalla parete di roccia o dalla cornice dove c’è Aenea.

"Nemes colpisce di rovescio, il suo braccio è un’elica, un sibilante pendolo d’acciaio. Ora può spingermi dove vuole.

"Mi vuole morto, o fuori dei piedi. Vuole Aenea.

"Balzo ancora indietro e stavolta la lama taglia stoffa proprio sopra la cintola. Mi sono spostato a sinistra, più verso la parete rocciosa che verso la cornice di roccia.

"Per quel secondo Aenea non è protetta. Non sono più fra lei e Nemes."

Il punto debole di quella creatura. Mi gioco tutto, la stessa Aenea, su questo: Nemes è un predatore nato. Così vicina a uccidermi, non può resistere all’impulso di finirmi.

"Nemes oscilla a destra, non rinuncia alla possibilità di balzare su Aenea, ma intanto mi insegue verso la parete di roccia. La falce si muove di rovescio verso la mia testa per una rapida decapitazione.

"Inciampo e rotolo ancora a sinistra, lontano da Aenea. Ora sono sul tavolato, agito le gambe.

"Nemes è sopra di me, mi schizza di liquido giallastro il viso e il petto. Alza il braccio-falce, lancia un grido, cala il braccio."

"Nave, atterra su questa piattaforma. Immediatamente. Senza discussioni!"

"Ansimo queste parole nel microfono della dermotuta e intanto rotolo contro le gambe di Nemes. Il braccio-falce colpisce il duro cedro bonsai nel punto dove un attimo prima c’era la mia testa.

"Sono sotto Nemes. La lama del braccio è profondamente conficcata nel legno. Per qualche secondo Nemes resta piegata per artigliarmi e non può fare leva per liberare il braccio. Un’ombra cala su di noi.

"Le unghie della sua sinistra mi lacerano la parte destra della testa: quasi mi tagliano l’orecchio, mi incidono la mascella, mancano per un pelo la giugulare. Col palmo della destra le spingo indietro il mento, cerco di impedire che le fauci si aprano e serrino i denti sul mio collo e sul viso. Nemes è più forte di me.

"Devo togliermi da sotto di lei: ne va della mia vita.

"Il suo braccio è ancora conficcato nella piattaforma, ma per Nemes è un vantaggio, l’aiuta a tenermi inchiodato.

"L’ombra diventa più scura."

Dieci secondi. Non di più.

"Nemes mi strappa la mano che le blocca la testa e con uno strattone libera la lama conficcata nel legno; barcolla e si tira in piedi. Sposta gli occhi a sinistra, dove c’è Aenea, indifesa.

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