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"Leale un cazzo" penso. Non voglio uno scontro leale. Voglio uccidere Nemes non importa come. Accetterei volentieri aiuto da chiunque provenga. "Lo Shrike sarà davvero morto? Possibile? I Canti di Martin Sileno non parlano della sconfitta dello Shrike in una battaglia del lontano futuro contro il colonnello Fedmahn Kassad? Ma Sileno come faceva a saperlo? E che cosa significa, il futuro, per un mostro in grado di viaggiare nel tempo?" Se lo Shrike non è morto, apprezzerei molto che tornasse adesso.

"Nemes fa un altro passo a destra, la mia sinistra. Mi sposto a sinistra per bloccarle la strada verso Aenea." Quando muta di fase, quella creatura ha forza sovrumana e può muoversi con tale rapidità da essere letteralmente invisibile. "Ora non può più mutare di fase." Prego Iddio che sia vero. Ma Nemes può essere sempre più veloce e più forte di me, di qualsiasi essere umano. Devo presumere che lo sia. E ha denti, artigli e un braccio tagliente.

«Pronto a morire, Raul Endymion?» dice Nemes. Arriccia le labbra e mette in mostra le file di denti.

I suoi punti forti: probabile velocità, forza fisica, struttura non umana. Quasi certamente è più robot o androide che umana. E sono quasi sicuro che non sente il dolore. Inoltre può avere altre armi incorporate che ancora non ha rivelato. Non so proprio come ucciderla o renderla inoffensiva, ha scheletro metallico, non osseo, i muscoli visibili nel braccio sembrano abbastanza reali, ma potrebbero essere di fibre plastiche o di filo d’acciaio color carne. Poco probabile che le normali tecniche di combattimento la fermino.

I suoi punti deboli: non ne conosco. Forse la troppa fiducia nei suoi mezzi. Forse l’abitudine a mutare di fase, a uccidere nemici che non possono replicare. Però nove anni e mezzo fa ha affrontato lo Shrike e ha concluso in pareggio, l’ha battuto a dire il vero, perché l’ha tolto di mezzo per raggiungere Aenea. Solo l’intervento del padre capitano de Soya, che dall’orbita l’ha colpita con ogni gigavolt di energia disponibile nella nave, le ha impedito di ucciderci tutti.

"Ora Nemes alza le braccia e si raccoglie in posizione d’attacco, tiene protesi gli artigli." Che balzi riesce a fare? Può scavalcarmi con un salto per attaccare Aenea?

I miei punti di forza: due anni di pugilato per il reggimento, nel periodo di ferma nella Guardia nazionale. Odiavo il pugilato, perdevo due incontri su tre, però i miei compagni continuavano a scommettere su di me. Il dolore non mi fermava mai. Lo sentivo, certo, ma non mi fermavo. I colpi in faccia mi facevano vedere rosso; i primi tempi, quando qualcuno mi colpiva in viso, dimenticavo ogni tattica; e quando la nebbia rossa della furia si diradava, se ero ancora in piedi, finivo per vincere l’incontro. Ma la furia cieca adesso non serve a niente. Se mi distraggo un solo attimo, questa creatura mi uccide.

Ero veloce, quando tiravo di boxe, ma sono passati più di dieci anni. Ero forte, ma non mi sono più allenato e non ho più combattuto in tutti questi anni. Sul ring potrei assorbire forti colpi, che è cosa diversa dal cedere al dolore. Non sono mai stato messo knock-out sul ring, anche quando un pugile migliore di me mi mandava a tappeto dieci volte prima della conclusione del combattimento.

Oltre a tirare di boxe, avevo fatto il buttafuori in uno dei più grandi casinò di Felix, nelle Nove Code. Ma lì, nella maggior parte dei casi, era questione di psicologia: saper evitare la scazzottatura, mentre si buttava fuori della porta l’ubriaco molesto. Mi ero assicurato che le poche vere scazzottature terminassero nel giro di secondi.

Nella Guardia nazionale mi avevano insegnato il combattimento a corpo a corpo e come uccidere da breve distanza; ma occasioni del genere erano rare quasi quanto una carica alla baionetta.

Mentre lavoravo come barcaiolo, ero incappato nelle zuffe più serie, una volta contro un uomo pronto a sbudellarmi con un coltellaccio. A quello ero sopravvissuto. Ma in un altro caso un barcaiolo mi aveva steso. Come guida di cacciatori, me l’ero cavata contro un cliente che mi aveva sparato con una pistola a fléchettes. Purtroppo, senza volerlo, l’avevo ucciso e lui, dopo la risurrezione, aveva testimoniato contro di me. Ora che ci penso, questa storia è iniziata proprio da lì.

Di tutti i miei punti deboli, è il più grave: in realtà non voglio fare male a nessuno. In tutti i miei scontri, con le possibili eccezioni del barcaiolo armato di coltello e del cacciatore cristiano armato di pistola a fléchettes, avevo sempre trattenuto una parte di me, non volevo colpire con tutta la forza che avevo, non volevo fare troppo male agli avversari.

Devo cambiare immediatamente questo modo di pensare. Non ho contro una persona, ma una macchina assassina; e se non la fermo o la distruggo in fretta, quella mi uccide anche più in fretta.

"Nemes balza contro di me, usa gli artigli, ritrae il braccio destro e poi lo muove come una falce.

"Salto indietro, scanso la falce, scanso quasi tutti gli artigli, vedo la camicia sull’avambraccio sinistro lacerarsi, vedo il sangue annebbiare l’aria, poi avanzo di scatto e colpisco, rapido, con forza, tre volte in pieno viso.

"Nemes balza indietro con la stessa velocità con cui si è avventata. Ha sangue sulle lunghe unghie della sinistra. Sangue mio. Ha il naso appiattito, storto di lato. Le ho rotto qualcosa, osso, cartilagine, fibra metallica, dove aveva il sopracciglio sinistro. Non ha sangue sul viso. Pare non accorgersi del danno. Continua a ghignare.

"Mi guardo il braccio sinistro. Brucia da morire." Veleno? Può anche darsi, spiegherebbe il bruciore, ma se usa veleno, dovrei essere già morto. Non avrebbe motivo di usare sostanze ad azione lenta.

"Sono ancora vivo. Solo bruciore per i tagli. Quattro, profondi, ma non tanto da danneggiare il muscolo. I tagli non hanno importanza. Devo concentrarmi sui suoi occhi. Intuire che cosa farà dopo."

Mai usare le mani nude. Insegnamento della Guardia nazionale. Trovare sempre un’arma per il combattimento a distanza ravvicinata. Se l’arma in dotazione è rovinata o perduta, trovare altro, improvvisare, un sasso, un pesante ramo, una scheggia metallica, anche ciottoli nel pugno o chiavi fra le dita sono preferibili alle mani nude. Le nocche si rompono più in fretta della mascella, ci ricordava sempre il sergente istruttore. Se sei proprio costretto a usare le mani nude, usa il piatto della mano per colpire di taglio. Usa le dita irrigidite per impalare. Usa le dita piegate ad artiglio per mirare agli occhi e al pomo d’Adamo.

Non ci sono sassi, né rami, né chiavi, nessun tipo di arma. Quella creatura non ha pomo d’Adamo. Sospetto che i suoi occhi siano freddi e duri come bilie.

"Nemes si sposta di nuovo a sinistra, guarda verso Aenea."

«Arrivo, tesoruccio» sibila alla mia amica.

Con la coda dell’occhio ho una rapida visione di Aenea, in piedi sulla cornice di roccia, appena più in là della piattaforma. Non si muove. È impassibile. Non è da lei, normalmente la mia amata tirerebbe pietre, salterebbe sulla schiena del mio avversario, qualsiasi cosa, ma non mi lascerebbe combattere da solo contro questa creatura.

"È il tuo momento, Raul, amore mio." La sua voce è chiara come un bisbiglio nella mia mente.

È davvero un bisbiglio. Proviene dagli auricolari nel cappuccio della dermotuta. Indosso ancora la maledetta tuta sotto l’inutile imbracatura da scalata. Inizio a subvocalizzare una risposta, ma ricordo di essermi collegato al trasmettitore che ho ancora nel taschino, quando ho chiamato la nave dalla vetta del T’ai Shan; se parlo, trasmetto alla nave, non solo a Aenea.

"Mi sposto a sinistra, blocco di nuovo la strada a quella creatura. Ora c’è meno spazio di manovra.

"Stavolta Nemes si muove più velocemente, finta a sinistra e mena un fendente dalla mia destra, muove a manrovescio il braccio destro verso le mie costole.

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