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Su Marte, nel sistema solare della Vecchia Terra, la ribellione era peggiorata, malgrado gli anni di bombardamento dallo spazio e di continue incursioni militari dall’orbita. Due mesi standard prima, il governatore Clare Palo e l’arcivescovo Robeson erano morti della vera morte in un attacco nucleare suicida contro la loro sede in esilio su Phobos. La risposta della Pax era stata terrificante: asteroidi spostati dalla vicina fascia e scagliati su Marte, bombardamento a tap peto con esplosivi al plasma, attacchi notturni con lance d’energia che, come micidiali proiettori che intersecassero il deserto ghiacciato, tagliavano la nuova tempesta di sabbia planetaria provocata dagli asteroidi usati come bombe. I raggi della morte sarebbero stati più efficienti, ma gli ideatori di piani della Flotta volevano fare di Marte un esempio e volevano che fosse un esempio visibile.

I risultati non furono esattamente ciò che la Pax si augurava. L’ambiente marziano in fase di terraforming, già precario dopo anni di scarsa manutenzione, crollò. L’atmosfera respirabile rimase nel bacino Hellas e in poche altre sacche. Gli oceani evaporarono — l’acqua bolliva per la caduta di pressione — o si congelarono di nuovo intorno ai poli e nella subcrosta di permagelo. Le ultime grosse piante e gli ultimi alberi morirono, finché non rimasero solo l’autoctono cactus da brandy e i frutteti di bradburie, aggrappati alla vita in un vuoto quasi assoluto. Le tempeste di polvere duravano anni e rendevano in pratica impossibile ai marines della Pax il pattugliamento del pianeta rosso.

Ma gli abitanti del pianeta, soprattutto i marziano-palestinesi militanti, erano abituati a simili condizioni di vita e pronti a quella evenienza. Si tennero al coperto, uccisero i soldati della Pax che scendevano sul pianeta e aspettarono. Missionari dell’ordine dei templari dislocati nelle altre colonie marziane chiesero di essere adattati alle condizioni planetarie d’origine. Migliaia e migliaia corsero il rischio della nanotecnologia irreversibile e consentirono alle macchine molecolari di alterare il loro corpo e il DNA, adattandolo al pianeta.

Ma un’altra cosa preoccupò maggiormente il Vaticano: le battaglie spaziali che divamparono quando le navi un tempo appartenenti alla Macchina da guerra marziana, che si presumeva ormai defunta, uscirono dal nascondiglio nella remota Fascia di Kuiper e iniziarono una serie di attacchi tipo "mordi e fuggi" contro i convogli della Flotta della Pax nel sistema della Vecchia Terra. Il rapporto della distruzione di unità nemiche in quegli attacchi era di cinque a uno in favore della Pax, ma le perdite erano inaccettabili e il costo per mantenere l’operazione marziana era spaventoso.

L’ammiraglio Marusyn e lo stato maggiore della Flotta consigliarono a Sua Santità di eliminare le perdite e di lasciare che il sistema della Vecchia Terra andasse in malora, almeno per il momento. Marusyn garantì al papa che niente sarebbe uscito da quel sistema solare. Ora che Marte non era più difendibile, puntualizzò, lì non c’era niente di valore. Il papa ascoltò, ma rifiutò di autorizzare la ritirata. A ogni conferenza il cardinale Lourdusamy mise l’accento sull’importanza simbolica di avere nella Pax il sistema della Vecchia Terra. Sua Santità decise di rinviare per un poco la decisione. L’emorragia di navi, uomini, denaro e materiale continuò.

Su Mare Infinitum la ribellione era in atto da tempo — sottomarini contrabbandieri, pescatori di frodo, centinaia di migliaia di indigeni testardi che avevano sempre rifiutato la croce — ma all’arrivo del contagio di Aenea acquistò nuova linfa. Le grandi zone di pesca divennero in pratica vietate alle flottiglie di pescherecci della Pax privi di scorta. Le navi da pesca automatiche e le isolate piattaforme galleggianti erano assalite e affondate. Nelle acque meno profonde era avvistato un numero sempre maggiore di micidiali leviatani bocca a lampada. L’arcivescovo Jane Kelley era furiosa con le autorità della Pax che non erano riuscite a porre fine al problema. Il vescovo Melandriano consigliò moderazione e Kelley lo scomunicò. A sua volta Melandriano dichiarò la secessione dei mari meridionali dalla Pax e dall’autorità della Chiesa e migliaia di fedeli seguirono quel capo carismatico. Il Vaticano inviò altre navi della Flotta, che però potevano fare ben poco per appianare quella lotta a quattro, di superficie e di profondità, fra i ribelli, le forze dell’arcivescovo, le forze del vescovo e i bocca a lampada.

E in tutta quella confusione e quel massacro, il messaggio di Aenea viaggiava con la velocità della parola e della comunione segreta.

La ribellione, sia violenta sia spirituale, divampò anche altrove: sui pianeti visitati da Aenea, Ixion, Patawpha, Amritsar e Groombridge Dyson D; su Tsingtao-Hsishuang Panna, dove la voce di retate di non cristiani su altri pianeti creò prima panico e poi feroce resistenza a qualsiasi cosa avesse a che fare con la Pax; su Deneb Drei, dove la repubblica Jamnu proclamò che bastava portare il crucimorfo per essere decapitati; su Fuji, dove il messaggio di Aenea fu portato da rinnegati della Pax Mercatoria e dove si diffuse come una tempesta di fuoco di proporzioni planetarie; sul pianeta desertico Vitus-Gray-Balianus B, dove gli insegnamenti di Aenea giunsero tramite profughi dal sistema solare Amarezza di Sibiatu e si combinarono con la certezza che il modo di vita della Pax avrebbe distrutto per sempre la loro cultura. Gli Spettroelica di Amoiete guidarono la lotta: nel primo mese di combattimenti fu liberata la città di Keroa Tambat e la base della Pax di Bombasino divenne in breve una fortezza sotto assedio. Il comandante della base, Solznykov, chiese a gran voce l’intervento della Flotta della Pax, ma il Vaticano e gli alti comandi, preoccupati per altre situazioni, gli ordinarono di starsene buono e anzi lo minacciarono di scomunica se non avesse posto fine da solo alla rivolta.

E Solznykov domò la rivolta, ma non nel modo che la Flotta della Pax e Sua Santità avrebbero immaginato: stipulò con gli Spettroelica un trattato di pace in base al quale i suoi uomini sarebbero entrati nel territorio degli indigeni solo col loro permesso; in cambio, la base di Bombasino poté continuare a esistere.

Solznykov, il colonnello Vinara e gli altri leali cristiani rimasero in attesa del castigo del Vaticano e della Flotta della Pax, ma c’erano civili cambiati da Aenea, fra gli Spettroelica che venivano a commerciare a Bombasino, che incontravano i soldati e mangiavano e bevevano con loro, che si muovevano fra gli scoraggiati uomini della Pax e raccontavano la loro storia e offrivano la comunione. Molti accettarono.

Questa, naturalmente, è una piccolissima parte degli eventi che si verificarono nelle centinaia di pianeti della Pax quell’ultima triste notte che avrei trascorso su T’ien Shan. Non ebbi sentore di nessuno di quegli eventi, è logico, ma se l’avessi avuto, se avessi già padroneggiato l’abilità di apprenderli per mezzo del Vuoto che lega, me ne sarei fregato ugualmente.

Aenea aveva amato un altro uomo. L’aveva sposato. Di sicuro era ancora sposata, non aveva accennato a un divorzio o alla morte di lui. Aveva avuto un figlio.

Non so come riuscii a non precipitare e morire, in quelle folli ore di sconsiderato menefreghismo sulla cresta ghiacciata a est di Jo-kung e del Hsuan-k’ung Ssu, ma non precipitai. Alla fine ripresi a ragionare, tornai indietro lungo la cresta e scesi a corda doppia giù per le funi fisse, in modo da essere con Aenea alle prime luci.

Amavo Aenea. Era la mia cara amica. Per proteggerla avrei dato la vita.

Entro quel giorno si sarebbe presentata l’occasione per dimostrarlo, resa inevitabile dagli eventi che si verificarono poco dopo il mio ritorno al Tempio a mezz’aria e la nostra partenza verso est.

Non molto dopo le prime luci, nel vecchio monastero sotto il Fallo di Shiva ora divenuto enclave cristiana, il cardinale John Domenico Mustafa, l’ammiraglio Marget Wu, padre Farrell, l’arcivescovo Breque, padre LeBlanc, Rhadamanth Nemes e i suoi due cloni si riunirono in conferenza. In realtà alla discussione presero parte solo gli esseri umani: Nemes e i due cloni sedevano in silenzio accanto alla finestra che dava sulla distesa di nubi simili a marosi intorno al lago Lontra, sotto il picco dello Shivling.

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