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«Ed era conosciuta anche come Moneta. E Mnemosine…»

«Ammonitrice e Memoria» mormorò Aenea. «Nomi appropriati per il suo ruolo in quel tempo.»

«Ma accadde duecentottanta anni fa! A decine di anni luce di distanza da qui… su Hyperion. Com’è arrivata su T’ien Shan?»

Aenea sorrise. Il tè caldo sprigionava vapori che le salivano fino ai capelli. «Ho iniziato la mia vita più di duecentottanta anni fa» disse. «A decine di anni luce di distanza… su Hyperion.»

«Allora ha fatto il tuo stesso percorso? Attraverso le Tombe del Tempo?»

«Sì e no.» Alzò la mano per bloccare le mie proteste. «So che vuoi risposte dirette, Raul. Niente parabole né similitudini né discorsi evasivi. D’accordo. È il momento di parlare chiaro. Ma la verità è che la Tomba del Tempo detta Sfinge è solo una parte del viaggio di Rachel.»

Aspettai in silenzio che continuasse.

«Ricordi i Canti…» iniziò Aenea.

«Ricordo che il pellegrino Sol portò la figlia, dopo che il cìbrido Keats la salvò in qualche modo dallo Shrike e dopo che lei riprese a invecchiare normalmente, la portò nel futuro, entrando nella Sfinge…» Mi interruppi. «In questo futuro?»

«No» disse Aenea. «La neonata Rachel crebbe, divenne di nuovo bambina e giovane donna, in un futuro al di là di questo. Suo padre la allevò una seconda volta. La loro storia è… meravigliosa, Raul. Letteralmente piena di meraviglie.»

Mi strofinai la fronte. Il mal di testa mi era passato, ma minacciava di tornare. «Ed è venuta qui passando di nuovo dalle Tombe? Muovendosi con quelle a ritroso nel tempo?»

«In parte. Rachel è anche in grado di muoversi nel tempo per proprio conto.»

La fissai a bocca aperta. Quelle parole rasentavano la follia.

Aenea sorrise come se mi leggesse nel pensiero, o leggesse solo la mia espressione. «So che sembra follia, Raul. Molto di ciò che dobbiamo ancora incontrare è davvero bizzarro.»

«Mi sembra un eufemismo» replicai. Un altro ingranaggio mentale scattò al suo posto. «Theo Bernard!» dissi.

«Sì?»

«C’era un Theo, nei Canti, no? Un uomo…» Esistevano varie versioni del racconto orale, il poema da cantare, e molti particolari secondari erano eliminati nelle versioni più brevi e popolari. Nonna mi aveva fatto imparare a memoria quasi tutto il poema completo, ma non mi ero mai interessato molto alle parti più noiose.

«Theo Lane» disse Aenea. «Per un certo periodo, aiutante del console su Hyperion; più tardi, primo governatore generale del nostro pianeta per conto dell’Egemonia. Lo incontrai in una occasione, da ragazzina. Un uomo per bene. Tranquillo. Portava antiquati occhiali…»

«Questa Theo» dissi, cercando di capire. Chissà, pensai, forse aveva cambiato sesso.

Aenea scosse la testa. «Vicina, ma niente sigaro, come avrebbe detto Freud.»

«Chi?»

«Theo Bernard è la pro-pro-pro-eccetera-nipote di Theo Lane» disse Aenea. «La sua storia è già un’avventura per suo conto. Ma Theo è nata in questa epoca, è fuggita davvero dalle colonie della Pax su Patto-Maui per unirsi ai ribelli, però l’ha fatto per una cosa che dissi a Theo Lane quasi tre secoli fa. Tramandata per tutte queste generazioni. Theo Lane sapeva che sarei stata su Patto-Maui nel periodo in cui vi andai…»

«Come?»

«Lo dissi a Theo» spiegò Aenea. «Gli dissi quando sarei stata su Patto-Maui. La notizia fu mantenuta viva nella sua famiglia, un po’ come il pellegrinaggio allo Shrike è stato mantenuto vivo nei Canti.»

«Allora puoi davvero vedere il futuro» dissi in tono piatto.

«I futuri» mi corresse Aenea. «Ti ho già detto che posso vederli. E mi hai ascoltato, stanotte…»

«Hai visto la tua stessa morte?»

«Sì.»

«Mi dirai ciò che hai visto?»

«Non ora, Raul. Ti prego. Quando sarà il momento.»

«Ma se ci sono più futuri» dissi, sentendo nella mia voce il grugnito di sofferenza «perché vedi per te una sola morte? Se puoi vederla, perché non puoi evitarla?»

«Potrei evitare quella particolare morte» mormorò Aenea «ma sarebbe la scelta sbagliata.»

«Come può essere sbagliato, scegliere la vita anziché la morte?» Mi resi conto d’avere gridato. Avevo stretto i pugni.

Aenea mi toccò i pugni, li circondò con le dita. «La questione è tutta qui» disse, così piano che fui costretto a sporgermi per sentirla. I lampi giocavano sulle spalle dell’Heng Shan. «La morte non è mai preferibile alla vita, Raul, ma a volte la scelta è necessaria.»

Scossi la testa. In quel momento avevo di sicuro un’aria imbronciata, ma me ne fregavo. «Mi dirai quando morirò?»

Mi guardò negli occhi. I suoi erano abissi neri. «Non lo so» rispose semplicemente.

Battei le palpebre. Mi sentivo vagamente ferito. Non le importava di guardare nel mio futuro?

«Certo che m’importa» mormorò Aenea. «Solo, ho deciso di non guardare quelle onde di probabilità. Vedere la mia morte è… difficile. Vedere la tua sarebbe…» Sentii un rumore strano e capii che piangeva. Mi girai sul tatami fino a circondarla con le braccia. Lei mi si strinse al petto.

«Mi spiace, ragazzina» dissi nei suoi capelli, anche se non avrei saputo definire per che cosa esattamente ero dispiaciuto. Era paradossale sentirsi così felice e così miserando nello stesso tempo. Il pensiero di perderla mi faceva venire voglia di urlare, di tirare sassate alla montagna. Quasi a echeggiare le mie sensazioni, il tuono brontolò dal picco a nord.

Le asciugai a baci le lacrime. Poi ci baciammo, il sale delle sue lacrime si mescolò col tepore della sua bocca. Poi facemmo di nuovo l’amore e stavolta fu lento, cauto, fuori del tempo, tanto quanto prima era stato urgente.

Quando fummo di nuovo distesi alla fresca brezza, a contatto di guancia, la sua mano sul mio petto, Aenea disse: «Vuoi chiedermi una cosa. Te lo leggo negli occhi. Cosa?».

Pensai a tutte le domande che mi si erano affollate nella mente poco prima, durante la "discussione", a tutti i suoi discorsi che mi ero perduto e di cui avevo bisogno per mettermi al passo e capire perché la cerimonia della comunione era necessaria: "A cosa serve in realtà il crucimorfo? Che cosa combina la Pax in quei pianeti da cui è scomparsa la popolazione? Che cosa spera di guadagnare il Nucleo in questa storia? Cosa diavolo è lo Shrike, un mostro o un difensore? Da dove è venuto? Che cosa accadrà a noi? Che cosa vede lei nel nostro futuro che dovrei conoscere, in modo che tutt’e due sopravviviamo, che lei eviti la sorte che conosce fin da prima della nascita? Qual è l’immenso segreto dietro il Vuoto che lega e perché è così importante collegarsi a esso? Come faremo ad andarcene da questo pianeta, se la Pax ha davvero affondato nella roccia fusa l’unico teleporter e se ci sono navi da guerra fra noi e la nave del console? Chi sono quegli ’osservatori’ di cui lei ha parlato, che da secoli spiano la specie umana? Cos’è questa storia di imparare il linguaggio dei morti e tutto il resto? Perché Nemes e i suoi cloni non ci hanno ancora ucciso?".

Domandai: «Sei mai stata con un altro? Hai fatto l’amore con altri, prima di me?».

Follia pura. Non erano affari miei. Aenea aveva quasi ventidue anni. Ero già stato a letto con altre donne, non ricordavo il cognome nemmeno di una di loro, ma nella Guardia nazionale, mentre lavoravo nel Casinò Nove Code… che mi fregava se… che differenza faceva se… dovevo saperlo!

Aenea esitò solo un secondo. «La nostra prima volta insieme non è stata… la mia prima» disse.

Mi sentii un porco e un guardone, per averglielo chiesto. Avevo un dolore al petto, reale, simile a quello che, a quanto dicono, si prova per un attacco di angina. Non riuscii a fermarmi. «Lo amavi?» E pensai: "Come faccio a sapere che era un uomo? Theo… Rachel… si circonda di donne". Provai nausea di me stesso per averlo pensato.

«Io amo te, Raul» bisbigliò Aenea.

Era solo la seconda volta che diceva quella frase, la prima era stata quando ci eravamo salutati sulla Vecchia Terra, più di cinque anni e mezzo prima. Nel sentirla mi sarei dovuto esaltare. Ma quelle parole facevano troppo male. C’era qualcosa d’importante che non capivo.

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