«E i preparativi per il confronto con de Soya e la sua Arcangelo fuorilegge?»
«Be’, sarebbe necessaria la presenza dell’ammiraglio Wu per discutere i particolari tattici, Santità…»
«Confidiamo che tu sappia esporre lo schema generale, Simon Augustino.»
«Grazie, Santità. La Flotta della Pax ha appostato nel sistema solare di T’ien Shan cinquantotto incrociatori planetari Arcangelo. Sono rimasti nascosti per le ultime sei settimane standard…»
«Scusami, Simon Augustino» mormorò il pontefice «ma come si fa a nascondere cinquantotto incrociatori da guerra classe Arcangelo?»
Il cardinale abbozzò un sorriso. «Hanno spento i motori e galleggiano in posizioni strategiche nella fascia di asteroidi interna del sistema e nella Fascia di Kuiper esterna, Santità. Assolutamente non individuabili. Pronti a balzare con un preavviso di un secondo.»
«La Raffaele non avrà scampo, stavolta?»
«No, Santità» dichiarò il cardinale Lourdusamy. «La testa di undici comandanti della Flotta dipende dal successo di questa imboscata.»
«Tenere fermo per settimane in quel sistema solare periferico un quinto della nostra flotta di navi Arcangelo ha seriamente compromesso l’efficacia della nostra crociata contro gli Ouster, cardinale Lourdusamy.»
«Sì, Santità» ammise il cardinale. Si lisciò la tonaca e si rese conto, con sorpresa, di avere le mani sudate. Sapeva che, oltre alla testa di undici comandanti della Flotta della Pax, anche il suo stesso futuro era appeso a un filo e dipendeva dal successo della missione.
«Ne sarà valsa la pena, quando avremo distrutto quel ribelle» mormorò il papa.
Lourdusamy tirò il fiato.
«Presumiamo che la nave e il capitano de Soya saranno distrutti, non catturati» disse ancora il Santo Padre.
«Sì, Santità. C’è l’ordine permanente di ridurre in atomi la nave.»
«Ma non faremo del male alla bambina?»
«No, Santità. Sono state prese tutte le precauzioni per garantire che il vettore di contagio di nome Aenea sia catturato vivo.»
«È molto importante, Simon Augustino» borbottò il papa. Pareva bisbigliare tra sé. «Dobbiamo avere la ragazza viva. Gli altri con lei… quelli sono sacrificabili… ma la ragazza dev’essere catturata. Ripetici la procedura.» Avevano ripassato centinaia di volte quei particolari.
Il cardinale Lourdusamy chiuse gli occhi. «Appena la Raffaele sarà intercettata e distrutta, le navi del Nucleo si sposteranno in orbita intorno al pianeta T’ien Shan e disabiliteranno l’intera popolazione.»
«Col raggio della morte» mormorò Sua Santità.
«No, dal punto di vista tecnico» precisò il cardinale. «Come lei sa, il Nucleo garantisce che i risultati di questa sua tecnica sono reversibili. Si tratta, per meglio dire, di induzione di uno stato di coma permanente.»
«Stavolta i milioni di corpi saranno trasportati, Simon Augustino?»
«Non subito, Santità. Le nostre squadre speciali scenderanno sul pianeta, troveranno la ragazza, la metteranno su un convoglio Arcangelo che la trasporterà qui su Pacem, dove sarà riportata in vita, isolata, interrogata e…»
«Giustiziata» sospirò il papa. «Per mostrare a quei milioni di ribelli su sessanta pianeti che il loro messia putativo non esiste più.»
«Sì, Santità.»
«Non vediamo l’ora di parlare con questa persona, Simon Augustino, Figlia del Diavolo o no.»
«Sì, Santità.»
«E quando, secondo te, il capitano de Soya ingoierà l’esca e si mostrerà per essere distrutto?»
Il cardinale Lourdusamy diede un’occhiata al comlog. «Nel giro di qualche ora, Santità. Nel giro di qualche ora.»
«Preghiamo perché tutto si concluda con un successo» mormorò il papa. «Preghiamo per la salvezza della nostra Chiesa e della nostra specie.»
Nella saletta delle Lacrime, i due uomini chinarono la testa.
Nei giorni immediatamente successivi al nostro ritorno dal Potala del Dalai Lama, ho i primi indizi della piena portata dei piani e dei poteri di Aenea.
Sono sorpreso per l’accoglienza che riceviamo al nostro ritorno. Rachel e Theo abbracciano Aenea e piangono di gioia. A. Bettik mi dà pacche sulla schiena, con la sola mano che gli resta, e mi stringe con tutt’e due le braccia. Il solitamente laconico Jigme Norbu prima abbraccia George Tsarong, poi percorre la fila di noi pellegrini e ci abbraccia tutti, con le lacrime che gli scorrono sul viso magro e tirato. L’intero personale è fuori ad acclamare, applaudire, piangere. Molti di loro, mi rendo conto, non si aspettavano che noi — o quanto meno Aenea — tornassimo dal ricevimento in onore della Pax. E in realtà c’è mancato davvero poco.
Ci mettiamo all’opera per terminare la ricostruzione del Hsuan-k’ung Ssu. Io lavoro con Lhomo, A. Bettik e i montatori in quota, agli ultimi ritocchi della passeggiata più alta, mentre Aenea, Rachel e Theo sovrintendono a vari particolari del lavoro per tutto il complesso.
Quella sera non riesco a pensare ad altro che andare presto a letto, e dai baci frettolosi ma appassionati che ci scambiamo nei pochi minuti in cui siamo soli sull’alta passerella, dopo cena, sospetto che Aenea condivida il mio desiderio di immediata e intensa intimità. Ma quella sera è in programma una delle sue discussioni di gruppo (l’ultima, risulterà poi) e mentre cala la sera, più di cento persone sono nel gompa della piattaforma centrale. Per fortuna i monsoni, dopo averci dato il primo assaggio di pioggia, non hanno infierito e la sera è piacevole, mentre il sole tramonta dietro la cresta K’un Lun. Torce scoppiettano lungo le scalinate dell’asse principale e le bandierine di preghiera schioccano al vento.
Rimango sorpreso nel vedere alcuni dei presenti: il Tromo Trochi di Dhomu è tornato dal Potala malgrado avesse dichiarato di dover andare a ovest con le sue mercanzie; la Dorje Phamo partecipa in compagnia di tutti e nove i suoi sacerdoti preferiti; ci sono numerosi ospiti famosi che erano anche al ricevimento a palazzo, per la maggior parte giovani; il più giovane e più famoso di tutti, anche se cerca di passare inosservato in una comune tonaca rossa con cappuccio, è lo stesso Dalai Lama, accompagnato solo dalla sua guardia del corpo e dal primo araldo Carl Linga William Eiheji, ma non dal reggente né dal lord camerlengo.
Mi fermo in fondo alla stanza affollata. Per circa un’ora il gruppo di discussione è proprio un gruppo di discussione, che a volte Aenea guida, ma mai domina. Però lentamente le sue domande spostano il discorso dove vuole lei. Mi rendo conto che Aenea è una maestra del buddhismo tantrico e zen, risponde a monaci che hanno speso decenni a padroneggiare quelle discipline in koan e Dharma. A un monaco che domanda per quale motivo non dovrebbero accettare l’immortalità della Pax come forma di rinascita, Aenea cita l’insegnamento del Buddha per cui nessun individuo è rinato e tutte le cose sono soggette alla annicca, la legge della mutabilità, e poi offre altri particolari sulla dottrina anatta, letteralmente "non sé", la negazione del Buddha che ci sia un’entità personale nota come anima.
Per rispondere a un’altra domanda sulla morte, Aenea cita un koan zen: «Un monaco disse a Tozan: "Un monaco è morto; dov’è andato?" Tozan rispose: "Dopo l’incendio, un germoglio d’erba"».
«Signora Aenea» dice Kuku Se, infervorata «significa mu?»
Aenea mi ha insegnato che mu è un elegante concetto zen che si potrebbe tradurre come: "Dis-fai la domanda".
La mia amica sorride. Siede nel punto più lontano dalla porta, in uno spazio libero accanto alla parete aperta, e le stelle sono luminose e ben visibili sopra la montagna sacra del Nord. L’Oracolo non si è ancora levato.
«Fino a un certo punto» risponde piano Aenea. Nella stanza tutti tacciono per ascoltare. «Significa pure che il monaco è morto e basta. Non è andato da qualche parte, è andato da nessuna parte, ecco l’importante. Ma anche la vita è andata da nessuna parte. Continua, in forma diversa. I cuori si dolgono per la morte del monaco, ma la vita non è sminuita. Niente è stato tolto all’equilibrio di vita nell’universo. Tuttavia quell’intero universo, come riprodotto nella mente e nel cuore del monaco, è morto. Una volta Seppo disse a Gensha: "Il monaco Shinso mi ha domandato dov’è andato un certo monaco morto e gli ho risposto che è come ghiaccio che diventa acqua". Gensha disse: "Hai fatto bene, ma io non avrei risposto in quel modo". "Cosa avresti detto?" domandò Seppo. Gensha rispose: "È come acqua che ritorna in acqua".»