Però, non lo colpì, e dagli occhi le scomparve la furia. Lo aiutò a rialzarsi e gli diede un buffetto sulla guancia.
— Non bisogna mai colpire sull’osso — consigliò. — Ci si fa male alle nocche.
Robin era ancora distesa a terra e pareva stupita. Cornamusa si occupava di Cirocco, che si massaggiava il mento.
Chris era ancora in collera, ma con Gaby e un titanide tra lui e Cirocco, l’unica cosa che potesse fare era lamentarsi a voce.
— Non avevi alcun diritto di farlo — gridò. — Maledizione, non riesco a capirne il motivo. Eppure, lo hai fatto. Vieni fuori, e vedrai!
— Basta — disse Cirocco, freddamente. Indicò a Cornamusa di lasciarla, e si mise a sedere. — Forse ho fatto una cosa che non dovevo fare. Se questo è vero, potete bastonarmi tutti e due, e io non protesterò. Ma, prima, ascoltatemi. Robin, che tipo di anticoncezionale usi?
— Non so di cosa parli.
— Esatto. E tu, Chris?
Chris sentì un brivido, ma non se ne preoccupò. Cirocco non poteva avere ragione.
— Io prendo delle pillole, ma non…
— Ricordo che me l’hai detto. Quando le hai prese l’ultima…
— …Robin non può avere figli! Me l’ha detto lei stessa, e se tu…
— Basta. Ascoltatemi. — Cirocco tenne la mano sollevata finché non fu certa che tutti la ascoltassero.
— Credo che tu abbia interpretato male le parole di Robin. Lei ha detto che non poteva, e tu hai pensato che non potesse fisicamente. Invece intendeva dire che i suoi figli avrebbero ereditato il suo disturbo, e che quindi non poteva farsi inseminare. A cosa serve la sterilizzazione, se l’atto del concepimento è così complicato? — Fissò Robin, che scuoteva la testa, esasperata.
— Ma noi ci limitavamo a fare l’amore — spiegò.
Cirocco si avvicinò a lei, la prese per le spalle e la scosse. — Maledizione, come credi che si facciano i figli? Dappertutto, salvo che nella Congrega, si fanno sempre alla stessa maniera…
— Ma io mi fido di lui, non lo capisci? — gridò Robin. — Noi facevamo soltanto l’amore, non volevamo fare nessun figlio. Lui non… — Si girò su se stessa, e per la prima volta fissò Chris con espressione dubitativa. Lui dovette distogliere lo sguardo.
Quando Cirocco spiegò la vera situazione, Robin impallidì. Chris non l’aveva mai vista spaventarsi così, ma era chiaro che era atterrita al pensiero del pericolo che aveva corso, e che aveva ragione di esserlo. Lo strano malinteso era sorto perché Robin non sapeva che l’orgasmo maschile comportava l’eiaculazione, e che questa non era controllata dalla volontà, e dalla convinzione di Chris che Robin fosse sterile. Invece, lei non lo era affatto, e anche Chris era fertile, come dimostrato dalla produzione di un uovo con Valiha. In realtà aveva perso le pillole durante l’«episodio» del suo male, nel corso della quarantena, e non aveva potuto trovarne altre.
Robin era quasi alle lacrime. Sedeva con la testa tra le braccia, aveva i brividi, e diceva: — Non lo sapevo, non me lo sarei mai immaginato…
Chris si chiedeva quali potessero essere i futuri rapporti tra lui e Robin, ma una cosa era chiara.
— Ti devo delle scuse — disse a Cirocco.
Lei gli sorrise. — Non c’è niente di cui ti debba scusare. Io avrei fatto lo stesso. Non sono situazioni in cui si sta ad aspettare le spiegazioni. — Si massaggiò la mascella. — In realtà, è colpa mia perché non mi sono scansata in tempo. Può darsi che i miei riflessi si siano rallentati.
— O che siano diventati più veloci i miei.
— È una possibilità.
Come di comune accordo, gli altri ritornarono nelle loro tende, lasciando soli Chris e Robin. Il silenzio si trascinò a lungo, e Chris incominciò ad avere paura. Se la cosa era venuta in mente a Rocky, perché non era venuta in mente anche a lui? Forse perché aveva pensato solo al sesso. Robin ne pareva convinta. Ripensava alla loro precedente conversazione, si disse Chris. Robin evitò di guardarlo per qualche tempo, raccolse i propri pensieri, e alla fine disse, stando molto attenta alle parole, che le dispiaceva. In poche parole disse che la colpa era di tutti e due. Era stato un malinteso, ma per fortuna erano stati fermati in tempo. Disse che non aveva paura di lui.
Ma quella sera dormirono in tende separate.
Cirocco rientrò barcollante, dopo l’ultimo giorno del Festival, e intonando a voce alta una canzone. Gaby la mise a letto, e l’indomani mattina la caricò sulla canoa e la coprì con una coperta. Si lasciarono alle spalle l’isola di Inglesina e i suoi ultimi canti. Ofione ritornò a scorrere quieto e imperturbabile sotto di loro, e il gruppo continuò vigorosamente a remare verso il Mare del Crepuscolo.
26
Il cammino della gloria
La distesa di acque collocata per metà in Crio e per metà in Febe era di solito designata sulle cartine come Febe o Mare di Febe, ma nessuno la chiamava mai così. Su Febe si viaggiava, e si navigava sul Mare del Crepuscolo.
E il nome era giusto. La parte occidentale del mare era in Crio, e perciò si trovava alla luce del giorno, ma poi il mare proseguiva lungo tutta la zona del crepuscolo fino alla notte di Febe. Osservate da una distanza sufficiente perché la curvatura di Gea le facesse apparire verticali, le acque del Crepuscolo avevano all’inizio una tinta azzurra e verde, che poi passava all’arancione e al rame, e che terminava con il nero. Pressappoco nel centro c’era una grande isola chiamata Unome, immersa in un crepuscolo perpetuo, e su di essa c’erano due laghi chiamati Gandra e Concordia. Sull’isola, e solo su di essa, viveva una razza di creature simili agli insetti, che era nota agli umani e ai titanidi come i Fabbri Ferrai. Dal poco che le venne detto, Robin capì che era una razza del tutto sgradevole, a partire dall’odore e continuando con ogni altro aspetto dei loro usi e costumi. Si rallegrò del fatto che la Maga non avesse da trattare alcun affare con loro.
In realtà, avevano deciso di scegliere il percorso di massima sicurezza.
La costa settentrionale del Mare del Crepuscolo era quasi lineare, e seguendo una rotta parallela a essa, si aveva sempre a disposizione un porto: cosa utile, perché Crepuscolo era noto per le sue tempeste improvvise.
La navigazione del Mare del Crepuscolo si svolse senza incidenti, ma Robin passò l’intero periodo tenendosi in disparte. L’incidente con Chris l’aveva scossa. Non lo incolpava di niente, ma provava un certo timore quando si accorgeva che lui la guardava. Si riproponeva sempre di ricavare lezioni dalle disgrazie della vita, e i suoi esperimenti di amore eterosessuale le avevano insegnato che il suo peggior nemico, su Gea, era la sua ignoranza.
Non era una scoperta nuova. Per tutta la vita aveva cercato di escludere le cose che non riguardavano direttamente la sua sopravvivenza. Facendo questo, spesso aveva trascurato particolari che invece erano regolarmente notati da persone più pazienti, meno esclusiviste, che ascoltavano e osservavano ogni cosa, anche se poteva sembrare inutile.
E adesso era giunto il momento di rinunciare al preconcetto che la Maga fosse solo un’alcolizzata, rispettata soltanto per la fama delle sue passate imprese. Non era stata una grande cosa, ma Robin, quando aveva avuto il tempo di riflettere, ne era rimasta impressionata. Cirocco non poteva avere udito niente finché Chris non si era messo a miagolare, ossia non era già giunto sul ciglio del precipizio. Cirocco aveva pensato rapidamente, aveva messo insieme alcuni particolari come la perdita degli anticoncezionali e il difetto genetico di Robin, ne aveva dedotto che entrambi ignoravano la realtà e che Robin era probabilmente fertile, ed era passata immediatamente all’azione senza curarsi delle conseguenze. Ciò che aveva fatto era socialmente impensabile, ma Cirocco aveva ragione, sapeva di averla, e aveva agito.
Si chiese se il pugno di Chris aveva davvero colto Cirocco di sorpresa, o se era stata lei a lasciarsi colpire. Era ovvio che Chris si vergognava di essere il peggiore, nella lotta, in un gruppo composto di tre donne e un uomo. Riuscire a colpirla in un momento così brutto per lui gli aveva permesso di conservare un po’ di amor proprio.