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— D’accordo. In qualsiasi modo la si consideri, questa strada finirà per rallentarci.

— Forse non ho capito bene — disse Robin. — Abbiamo un appuntamento con qualcuno?

Cirocco sorrise. — Hai ragione. La sicurezza è più importante della velocità. Non sono ben sicura. Penso che potremo arrivare senza problemi al cavo centrale, facendo di corsa l’ultimo pezzo. Se non vedremo nessuna bomba volante, potremo poi riprendere in esame il problema della strada da scegliere, ed eventualmente ritornare sulla Circum-Gea. Ma vorrei conoscere anche la vostra opinione.

Fino a quel momento, Robin non si era accorta che Cirocco aveva preso il comando del gruppo. Era uno strano modo di farlo: chiedere agli altri sei di consigliarla sulla decisione da prendere; ma rimaneva il fatto che, una settimana prima, la domanda l’avrebbe fatta Gaby. Guardò Gaby e non vide in lei alcun risentimento. Anzi, non l’aveva mai vista così soddisfatta, dopo la morte di Salterio.

Decisero di prendere la strada della montagna, poiché era quella consigliata da Cirocco. Montarono in sella, e per la prima parte del tragitto Gaby sedette dietro Cirocco. Dietro di loro, a occidente, il cielo si copriva progressivamente di nuvole.

29

Sulla sabbia

Le nubi giunsero sopra di loro nel momento in cui i titanidi si riposavano dopo la lunga corsa sulla sabbia, da Triana ai piedi degli Eufonici. Cirocco rivolse un’occhiata a Cornamusa, che consultò l’orologio.

— Seconda deciriv dell’ottantasettesima — le riferì.

— Al momento giusto.

Per un attimo, Chris non riuscì a capire.

— Vuoi dire che tu…

Cirocco alzò le spalle. — Le nuvole non le ho fatte io. Ma le ho fatte venire. Le ho chieste mentre eravamo ancora nel canyon. Gea ha detto che poteva assicurarmi un cielo coperto, ma che non era disposta ad arrivare fino alla pioggia. Non si può avere tutto dalla vita.

— Non capisco a cosa ti servivano le nuvole. — E neppure come si possa farle venire, aggiunse tra sé e sé.

— È perché non vi ho ancora parlato dei fantasmi della sabbia. Cornamusa, siete pronti a riprendere il viaggio? — Il titanide annuì; Cirocco si alzò in piedi e si tolse la sabbia dalle gambe. — Saliamo. Ve ne parlerò durante il viaggio.

— I fantasmi della sabbia sono creature con una biochimica basata sul silicio. Li chiamiamo così perché vivono sotto la sabbia e perché sono traslucidi. Sarebbero pericolosissimi se vivessero in una regione notturna, ma su Teti si riesce a scorgerli abbastanza facilmente.

"Il loro nome scientifico è una frase come Hydrophobicus gaeani, a meno che non abbia sbagliato le desinenze. E la frase li descrive con esattezza. Sono intelligenti, e sono simpatici come i cani rabbiosi. Io ho parlato con loro due volte, in condizioni attentamente sotto controllo. Il loro odio per gli estranei è talmente grande che la parola ’xenofobia’ diventerebbe un complimento; sono razzisti alla decima potenza. Per loro esistono solo la razza dei fantasmi e Gea. Ogni altra cosa è un cibo o un nemico. Si possono fermare per un istante, prima di ucciderti, solo se hanno dei dubbi sulla tua categoria di appartenenza, ma in genere ti uccidono prima, e decidono poi."

— Brutta gente — confermò Valiha, scuotendo la testa.

I titanidi procedevano affiancati, per dare modo a Cirocco di informare Chris e Robin. A Chris non pareva una buona strategia, e continuava a fissare ansiosamente il cielo. Gli Eufonici erano più accidentati delle dune da loro attraversate poco prima, ma per i suoi gusti non lo erano ancora abbastanza. Avrebbe preferito trovarsi in canaloni talmente stretti da doverli attraversare in fila indiana. Le montagne di fronte a loro salivano a grandi altezze, e talvolta avevano la forma a tronco di cono di una mesa. Naturalmente, più accidentato era il terreno, più la loro andatura risultava rallentata, e di conseguenza maggiore era il tempo passato nella regione dei fantasmi della sabbia.

Ma, tutto sommato, le bombe volanti gli facevano paura ancora di più. Anche se non escludeva di poter cambiare idea non appena visti i fantasmi.

— Vivono sotto la sabbia — diceva Cirocco. — Corrono o nuotano sotto la sabbia, e sono veloci come noi sul terreno.

"La loro esistenza è alquanto precaria, perché l’acqua è un veleno, per loro. Intendo dire che, se li tocca, li uccide in breve tempo. In una giornata di sole muoiono se l’umidità supera il quaranta per cento. In gran parte della superficie, le sabbie di Teti sono completamente asciutte, perché il calore proveniente dal sottosuolo le prosciuga. L’unica eccezione è la zona dove Ofione scorre sotto la sabbia. Scorre in un profondo canale dentro la roccia, ma, per quanto riguarda i fantasmi, inquina la sabbia per un raggio di dieci chilometri in tutte le direzioni. Perciò Teti è suddivisa in due tribù di fantasmi che non hanno alcun contatto tra loro. Se mai dovessero incontrarsi, probabilmente si combatterebbero a morte, perché si combattono sempre, anche quando si formano delle regioni isolate tra loro, in occasione delle tipiche inondazioni-lampo di questo deserto."

— Allora — chiese Robin — qui piove, qualche volta?

— Raramente. Una volta all’anno, diciamo, e poche gocce. La pioggia li avrebbe già uccisi tutti, ma sono in grado di costruirsi un guscio e di andare in letargo per alcuni giorni quando ne fiutano l’avvicinarsi. Anzi, è così che sono riuscita a parlare con uno di loro; sono venuta durante una tempesta, ne ho estratto uno dalla sabbia e l’ho messo in gabbia.

— Sempre desiderosa di far fare la pace a tutti — disse Gaby, sorridendo.

— Be’, valeva la pena di compiere il tentativo. Il guaio della strada da noi presa è che in questo periodo le montagne sono molto asciutte. La Circum-Gea, invece, passa proprio al di sopra del corso sotterraneo di Ofione.

— E non si tratta affatto di un caso — disse Gaby. — Mi pareva che fosse la giusta scelta, esattamente come avrei scelto di passare sulle alture in una regione paludosa.

— Vero. Il fatto è che potremmo incontrare qualche fantasma anche quassù. Spero che le nuvole li tengano lontani, ma non so per quanto tempo possano durare. Per fortuna non si riuniscono mai in gruppi di più di dieci o dodici individui, e penso che il nostro numero sia sufficiente a difenderci da un eventuale attacco.

— Avrei dovuto scambiare la mia pistola con una pistola ad acqua — disse Robin.

— Scherzi o dici sul serio? — chiese Oboe, frugando nella sua sacca di sinistra. Ne estrasse due oggetti: una grossa fionda e un tubo corto con manico, grilletto e forellino a un’estremità. Robin lo prese, schiacciò il grilletto, e dall’ugello schizzò un sottile filo d’acqua che percorse una decina di metri prima di colpire la sabbia. Parve deliziata.

— Immagina che sia un lanciafiamme — disse Cirocco. — Non occorre che la mira sia precisa. Spruzza nelle vicinanze del bersaglio, e poi allarga il getto a ventaglio. Anche se non li colpisci, li ferisci lo stesso; inoltre, dopo un po’ di colpi, l’aria diventa più umida e li costringe a fuggire sotto la sabbia. Ma adesso non spruzzare più — si affrettò a dire, vedendo che Robin premeva di nuovo il grilletto. — Su Teti non ci sono sorgenti, e l’acqua che usiamo in battaglia sarà altrettanta acqua che non potremo bere.

— Scusa. A cosa serve la fionda? — Robin la fissava con curiosità; avrebbe voluto provare a fare un tiro.

— Armi a media gittata. Vesciche piene d’acqua. Metti una di queste, tiri, e colpisci. — Le mostrò un oggetto grosso come un uovo di titanide. Lo gettò a Chris, che, stringendolo piano, vide comparire una goccia d’acqua.

Anche Valiha si era messa a frugare nei bagagli. Estrasse una fionda e un corto bastone, e se li infilò nel marsupio; poi estrasse una pistola ad acqua e la consegnò a Chris. Lui la guardò con curiosità, la impugnò e provò a bilanciarla, rimpiangendo di non poter fare qualche tiro di allenamento.

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