Gaby non conosceva quel gruppo, ma sapeva che praticava l’incesto. L’uomo che avevano raccolto si chiamava Nonno, e quello era il suo solo nome. Gli altri si chiamavano Madre-2 e Figlio-3, e così via. C’era una Bisnonna, ma nessun uomo della sua generazione. Man mano che nascevano i figli, ciascuno cambiava nome e passava alla categoria superiore.
Secondo Robin, quella comunità era molto strana. Chris sentì che lo diceva a Gaby.
— Certo — rispose Gaby. — Ma su Gea ci sono molti altri gruppi, altrettanto strambi. E ricorda che anche la vostra Congrega doveva avere un aspetto bizzarro, all’inizio. Anzi, agli occhi degli abitanti della Terra, lo ha ancora. Le vostre Madri sono andate nel Sargasso; oggi i gruppi dissenzienti vengono qui, se sono sufficientemente piccoli per ottenere il permesso di Gea.
Le stranezze del gruppo non si limitavano ai costumi. C’erano anche degli individui particolari. Chris vide i primi ibridi tra umano e titanide. Una donna, che per tutto il resto pareva normale, aveva le lunghe orecchie dei titanidi e una coda senza peli che le giungeva fino alle ginocchia. C’erano anche due titanidi con gambe e piedi umani. Quando li vide, Chris, che si era ormai abituato alla forma delle gambe dei titanidi, li scambiò per malformazioni.
Ne parlò con Cirocco, ma le sue conoscenze di genetica erano insufficienti, e non riuscì a capire la spiegazione. Anzi, ebbe l’impressione che la Maga ne sapesse meno di quanto faceva credere. In realtà, Gea non aveva mai permesso ad alcun umano di studiare i geni dei titanidi, e nessuno degli ibridi aveva mai lasciato Gea. Il motivo per cui due razze così dissimili potevano dare degli incroci rimaneva un mistero.
Inglesina era una bassa isoletta, lunga otto chilometri e larga tre, nella parte orientale di Crio, vicino a Febe, il Mare del Crepuscolo. Nella sua parte centrale c’era un perfetto anello di alberi, ben curati, che aveva il diametro di due chilometri. All’esterno del cerchio sorgevano le tende dei partecipanti.
Si poteva raggiungere l’isola mediante sei ponti di legno, che per l’occasione erano decorati di nastri e vessilli. A nord e a sud c’erano dei moli con ormeggiate le zattere dei titanidi. Accanto a essi, spiagge per le imbarcazioni più piccole. Il fiume era pieno di barche. I titanidi di Crio passavano molto più tempo sul fiume che non i loro cugini di Iperione. Una buona metà dei convenuti giunse con le barche, l’altra metà giunse per via di terra.
Il Festival doveva durare le tradizionali due ettoriv: nove giorni terrestri. Valiha piantò la tenda di Chris accanto alla grande tenda bianca preparata per la Maga, e accanto a essa furono piantate anche quelle di Robin e di Gaby. Chris si recò subito a osservare i preparativi.
L’ospitalità dei titanidi di Crio non aveva niente da invidiare a quella dei cugini di Iperione, ma Chris non riuscì a divertirsi. Temeva di imbattersi in Siilihi. Aveva l’impressione che la storia del suo tentativo di aggressione nei suoi riguardi fosse trapelata in giro, che tutti lo conoscessero e che si tenessero in disparte, per timore che l’incidente si ripetesse. Nessuno ne accennò con lui; tutti furono estremamente gentili. Era frutto della sua immaginazione, e nient’altro, pensò Chris, ma questo non riuscì a consolarlo. Si tenne in disparte anche lui, e cercò di non farsi notare.
Robin passava molte notti nella tenda con lui, anche se Chris aveva riavuto una tenda propria. Chris non sapeva dire perché continuava a dormire con lei. Gli piaceva la compagnia, ma a volte sorgevano delle difficoltà. Robin non si era più spogliata davanti a lui, dopo la sua scoperta sulle rive del Nox. Questo dava fastidio a Chris, perché tutti quegli sforzi indicavano che lei non era disponibile. A volte, gli veniva la tentazione di dirle che se ne andava. Ma poi si diceva che forse Robin voleva dimostrargli di non avere paura di lui, di essergli amica, e Chris rimaneva, anche se non dormiva sonni tranquilli.
La quinta notte fu la peggiore. Non riuscì a prendere sonno. Si mise le mani dietro la testa e guardò le macchie di luce sulla tenda. Domani, si disse, me ne vado. Ci sono dei limiti.
— Cosa c’è?
Chris la guardò, sorpreso che fosse sveglia.
— Non riesco a dormire.
— Per quale motivo?
Lui allargò le braccia, cercò le parole, e infine si disse che non era il caso di usare mezzi termini.
— Sono eccitato. Si passa un mucchio di tempo senza fare l’amore, si è circondati tutto il giorno da belle donne… la cosa si accumula, a lungo andare.
— Ho anch’io lo stesso genere di problemi — disse lei.
Chris aprì la bocca per suggerire un rimedio, ma poi la richiuse. Che spreco, pensò; una soluzione così elegante e simmetrica…
— Dicevi che siamo uguali — continuò Robin. — Avevo già l’impressione che fosse questa la cosa che ti dava fastidio. — Lui rispose con un brontolio, e Robin aprì il sacco a pelo e si mise a sedere. Allungò un braccio e gli toccò le labbra con un dito. — Mi fai vedere come si fa?
Lui la fissò. Era ancora incredulo, ma cominciò a desiderarla con un’intensità che non aveva più provato da quando era ragazzino.
— Perché? Perché ti piaccio o per curiosità?
— Sono curiosa — confessò Robin. — Sul fatto che tu mi piaccia, non saprei. Cirocco dice che quello che noi consideriamo "stupro" è come quello che consideriamo "amore". Dice che anche la donna può provare piacere. Io ho le mie riserve. — Sollevò un sopracciglio. Poche settimane prima, Chris non se ne sarebbe accorto a causa dei tatuaggi complicati, ma ora aveva imparato a conoscerla. La prese tra le braccia.
Robin rimase assai sorpresa nel vedere che non si limitava a penetrare in lei. Quando capì che potevano fare l’amore come se fossero state due donne, non mostrò esitazioni. Anzi, fece varie cose per le quali Trini avrebbe certamente preteso un supplemento. Non aveva alcuna ritrosia. Diceva a Chris che cosa voleva e quando lo voleva, parlando come se Chris non lo avesse mai fatto. E, in un certo senso, aveva ragione. Anche se era stato con molte donne, Chris non ne aveva mai incontrata una che conoscesse così bene le proprie esigenze e che fosse così sicura di sé nel comunicarle.
Robin imparò presto. Dapprima era piena di domande e di osservazioni, voleva sapere cosa provava Chris quando lei faceva questo e quello, e scopriva con sorpresa come si presentavano le cose al tatto. Nessuna delle sorprese pareva spiacevole, comunque, e quando Chris pensò che fosse giunto il momento di passare ad attività più impegnative, anche Robin pareva ansiosa di prendervi parte.
Robin ritornò al suo scetticismo dopo la penetrazione. Ammise di non avere sentito dolore, e che poteva anche essere una sensazione piacevole, ma osservò che le pareva una pratica contro natura perché non riusciva a soddisfare le sue esigenze. Lui cercò di assicurarle che sarebbe andato tutto bene, e poi si accorse con raccapriccio che non era in grado di mantenere la promessa, perché ormai era troppo tardi per fermarsi.
Ebbe ancora il tempo di augurarsi che Robin fosse disposta ad attendere il tempo necessario per un secondo tentativo, ma in quell’istante si sentì afferrare rudemente per le spalle, da dietro, e venne staccato da Robin.
— Lasciala, idiota! — Era Cirocco. Chris non riuscì a capire altro, perché tutto accadde troppo in fretta. Finì a terra, proprio nel momento dell’orgasmo, e non capì se dovesse sentirsi imbarazzato, ferito, o offeso. Un istante più tardi, però, si rimise in piedi e colpì Cirocco con un pugno. La colpì sul mento, e Cirocco, finendo a terra, parve sorpresa quanto lui. Ma il trionfo di Chris durò un solo istante. Mentre Cirocco si afflosciava, e lui sentiva male alla mano, arrivò di corsa Gaby, che gli piombò addosso come se fosse caduta dal cielo. Dopo un attimo, Chris si trovò con la schiena a terra, e con Gaby che, inginocchiata sul suo petto, stava per colpirlo con un pugno.