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«Ora fate attenzione», disse Alicia. «Tofino ha milleduecento abitanti ed è formata di fatto da tre strade. Eppure è impossibile che si sappia sempre tutto di tutti. Giusto?»

«E allora?»

«Qualsiasi località è troppo grande perché si possa sapere tutto di tutti. A maggior ragione un intero pianeta.»

«Verità evidente. La mente dell'uomo è un secchio che trabocca in fretta.»

«Un governo non può bloccare le notizie, ma può sminuirne la portata. Ti preoccupi perché l'informazione è scarsa. In realtà le informazioni ci sono, ma la maggior parte circola solo nel Paese in cui si sono svolti i fatti e quel poco che arriva all'esterno è sempre presentato come notizia secondaria. Verosimilmente, tutto quello che ho trovato su Internet era apparso sui giornali e nelle televisioni locali. Noi semplicemente non l'abbiamo saputo.»

Shoemaker socchiuse le palpebre. «È davvero così?» disse, incerto.

«Come sempre, abbiamo bisogno di maggiori informazioni», affermò Anawak. Smosse bruscamente le uova strapazzate e le fece uscire dal piatto. «Cioè, alcune le abbiamo. Le altre le ha Judith Li. Sono certo che ne sa ben più di noi.»

«Allora chiedi a lei», propose Shoemaker.

Anawak sollevò le sopracciglia. «A Judith Li?»

«Perché no? Se vuoi sapere, chiedi. Al massimo riceverai un no e qualcosa detto tra i denti, ma non staresti peggio di come stai ora.»

Anawak rimuginò in silenzio. Non avrebbe ottenuto la minima informazione. Non le otteneva neppure Ford, che pure continuava a tempestare di domande Judith Li. D'altra parte, l'idea di Shoemaker non era così stupida. Si potevano anche fare domande senza che l'interlocutore se ne rendesse conto.

Forse era proprio arrivato il momento di prendersi le risposte.

Più tardi, quando Shoemaker se ne fu andato, Alicia mise sul tavolo, davanti ad Anawak, una copia del Vancouver Sun. «Volevo aspettare che Tom se ne andasse», disse.

Anawak gettò un'occhiata alla prima pagina. Era il numero del giorno precedente. «L'ho letto.»

«Tutto?»

«No, solo l'essenziale.»

Alicia sorrise. Negli ultimi giorni, Anawak non aveva dimostrato né cortesia né riguardi nei suoi confronti — per non parlare del suo costante cattivo umore -, eppure lei era stata davvero gentile. Dalla loro conversazione nella stazione, non aveva più toccato l'argomento delle sue origini. «Allora leggi quello che non è essenziale.»

Anawak sfogliò il giornale e comprese immediatamente quello che Alicia intendeva. Era un breve articolo: poche righe corredate dalla fotografia di una famiglia felice, padre, madre e un bambino, che guardava con riconoscenza un uomo molto alto. Il padre stringeva la mano all'uomo e tutti sorridevano all'obiettivo.

«Incredibile.»

«Puoi pensare quello che vuoi», disse Alicia. I suoi occhi scintillavano. Quel giorno i suoi occhiali avevano lenti gialle e la montatura era decorata da croci di Strass. «Ma non sembra un gran bastardo.»

Il piccolo Bill Sheckley (cinque anni), che lo scorso 11 aprile è stato salvato per ultimo dalla nave da diporto Lady Wexham che stava affondando, può tornare a sorridere. Oggi i suoi genitori sono andati a prenderlo all'ospedale di Victoria, dov'era rimasto per qualche tempo in osservazione. Durante il salvataggio, Bill ha sofferto d'ipotermia e, come conseguenza, ha contratto la polmonite. Ora l'ha superata e, con essa, ha superato pure lo shock. Oggi i genitori ringraziano soprattutto Jack «Greywolf» O'Bannon, un ambientalista di Vancouver Island, che ha guidato l'azione di salvataggio e si è occupato in maniera commovente della convalescenza del piccolo Bill. L'«eroe di Tofino», così viene chiamato da allora O'Bannon, ha trovato posto non soltanto nel cuore del bambino.

Anawak chiuse il giornale e lo buttò sul tavolo. «Shoemaker sarebbe uscito dai gangheri», disse.

Per un po' non parlarono. Anawak guardava le nuvole che si spostavano lentamente e cercava di attizzare la sua rabbia contro Greywolf, ma stavolta non ci riusciva. La rabbia si rivolgeva contro chi ostacolava il lavoro suo e di Ford, contro quell'arrogante soldatessa e, per motivi inesplicabili, contro se stesso.

Soprattutto contro se stesso.

«Che cosa vi ha fatto Greywolf?» chiese infine Alicia.

«Lo hai visto tu stessa.»

«I pesci lanciati ai turisti? Va bene, ha esagerato. Si potrebbe anche considerarla una sorta di richiesta.»

«Greywolf è solo un piantagrane.» Anawak si passò una mano sugli occhi. Sebbene fosse mattina, si sentiva stanco e privo di forze.

«Non fraintendermi», disse cautamente Alicia. «Ma quell'uomo mi ha tirato fuori dall'acqua e se penso a quello che sarebbe stato di me… Due giorni fa sono andata a cercarlo. A casa non c'era. Si trovava a Ucluelet, in una birreria. Allora mi sono avvicinata e … Ma sì, l'ho ringraziato.»

«E allora?» chiese Anawak in tono distratto. «Che cos'ha detto?»

«Non se lo aspettava.»

Anawak la guardò.

«Era davvero sorpreso», continuò Alicia. «E contento. Poi ha voluto sapere come stavi.»

«Come sto io

«Sai cosa penso?» Alicia incrociò le braccia e le appoggiò sul piano del tavolo. «Sono convinta che abbia pochi amici.»

«Forse si dovrebbe chiedere perché.»

«Gli vai a genio.»

«E cosa dovrei fare? Sciogliermi in lacrime e santificarlo?»

«Raccontami qualcosa di lui.»

Mio Dio, perché? pensò Anawak. Perché adesso dovrei mettermi a parlare proprio di Greywolf? Non possiamo parlare di cose più piacevoli? Qualcosa di davvero piacevole e divertente, per esempio… Rifletté. Non gli venne in mente nulla. «Una volta eravamo amici», mormorò.

Si aspettava di vedere Alicia balzare in piedi con un grido di trionfo — «Ah, ecco, avevo ragione!» -, invece lei si limitò ad annuire. «Si chiama Jack O'Bannon e arriva da Port Townsend, nello Stato di Washington. Suo padre era irlandese e ha sposato una mezza indiana, una suquamish, credo. Comunque sia, negli Stati Uniti Jack ha fatto tutti i lavori immaginabili: buttafuori, camionista, grafico pubblicitario e guardia del corpo. Infine è stato sommozzatore nei SEALS. Lì ha trovato la sua vocazione: addestratore di delfini. Lo faceva bene, ma poi gli hanno riscontrato dei difetti cardiaci. Niente di grave, solo che nei SEALS sono dei duri. Benché avesse una bacheca piena di decorazioni, Jack capì che con la Marina era finita.»

«Come in Canada?»

«Jack ha sempre avuto un debole per il Canada. All'inizio aveva cercato di entrare nell'industria cinematografica, a Vancouver. Pensava che la sua statura e la sua faccia gli avrebbero permesso di diventare attore, ma era totalmente privo di talento. A dire la verità, nella sua vita non è riuscito a combinare niente perché gli saltano subito i nervi e ogni volta picchia qualcuno sino a farlo finire in ospedale.»

«Oh!» fece Alicia.

Anawak digrignò i denti. «Mi dispiace se ho rovinato il tuo idolo. Non è che ci tenessi particolarmente.»

«Va bene. E dopo?»

«Dopo?» Anawak si versò un bicchiere di succo d'arancia. «È finito in galera. Non ha mai truffato o imbrogliato nessuno: è stato il suo temperamento irrequieto a farlo finire dentro. Quand'è uscito, naturalmente è stata ancora più dura. Nel frattempo aveva letto vari libri sulla difesa della natura e sulle balene, e aveva deciso che bisognava fare subito qualcosa. E perché no? Così andò da Davie, che aveva conosciuto durante un viaggio a Ucluelet, e gli chiese se aveva bisogno di uno skipper. Davie gli disse che l'avrebbe assunto, a patto che non creasse problemi. Jack sa essere molto affascinante, quando vuole.»

Alicia annuì. «Ma non è riuscito a essere sempre affascinante.»

«Per un po' di tempo sì. Di colpo si è registrato un imponente afflusso di clienti, specialmente donne. Tutto andava per il meglio. Fino al giorno in cui lui ha dato un ceffone a una.»

«A una cliente?»

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