Davie alzò lo sguardo e fece un cenno ad Anawak. «Che ne pensi della proposta di Tom?» chiese sottovoce. «Possiamo davvero aiutarli o è un suicidio?»
Anawak si mordicchiò il labbro inferiore. «Che cosa dicono i piloti?»
«La Lady è piegata su un lato e sta imbarcando acqua.»
«Mio Dio.»
«Pare che la guardia costiera possa mandare da Victoria un grande elicottero per il recupero. Ma dubito che arriverà in tempo. Sono già maledettamente impegnati e continuano ad arrivare notizie di altri disastri.»
Anawak rifletté. Il pensiero di tornare nell'inferno da cui era appena sfuggito lo terrorizzava. Ma si sarebbe rimproverato per tutta la vita se non avesse fatto il possibile per salvare la gente a bordo della Lady Wexham. «Greywolf vuole andare», replicò.
«Jack e Tom nella stessa barca? Santo cielo! Pensavo volessimo risolvere i problemi, non crearne altri.»
«Greywolf potrebbe risolverne alcuni. Sì, è un fanatico, ma potremmo aver bisogno di lui. È forte e coraggioso.»
Davie annuì, cupo. «Tienili d'occhio, hai capito?»
«Certo.»
«E se capite che non c'è nulla da fare, tornate indietro. Non voglio che qualcuno si metta a giocare all'eroe.»
«Va bene.»
Anawak raggiunse Shoemaker, attese che finisse la telefonata, e poi gli comunicò la decisione di Davie.
«Prendiamo con noi quell'indiano della domenica?» chiese Shoemaker, sdegnato. «Sei impazzito?»
«A dire la verità, credo che sia lui a prenderci con sé.»
«Con la nostra barca!»
«Tu e Davie siete i capi, però io so cosa ci aspetta. Posso valutare meglio quello che ci serve. E so che saremo più che contenti di avere Greywolf con noi.»
Il Devilfish aveva le stesse dimensioni e lo stesso motore del Blue Shark, quindi era veloce e maneggevole. Anawak sperava che, in tal modo, sarebbero potuti sfuggire alle orche, anche se gli enormi mammiferi marini avevano dalla loro parte il fattore sorpresa. Nessuno poteva dire dove e quando sarebbero comparsi.
Mentre lo zodiac rombava sulla laguna, Anawak continuava a chiedersi il perché di quelle aggressioni. Si era sempre ritenuto un esperto di animali, ma era sbalordito e incapace di trovare una spiegazione che fosse almeno in parte sensata. L'unica cosa certa era la somiglianza con quello che era successo alla Barrier Queen. Le balene avevano cercato di capovolgere la nave. Dovevano avere qualche infezione, pensò. Una sorta di rabbia. Era l'unica spiegazione: dovevano essere ammalate.
Ma una malattia può contagiare contemporaneamente tutte le specie? Gli sembrava di ricordare che all'attacco avessero partecipato megattere, orche e anche balene grigie. Più ci pensava, più si convinceva che, ad affondare il suo zodiac, era stata una balena grigia, non una megattera.
Forse gli animali erano impazziti a causa delle sostanze chimiche? La concentrazione di PCB nell'acqua marina e negli alimenti avvelenati aveva completamente sconvolto il loro istinto? Le orche si avvelenavano con salmoni contaminati e con altre creature piene di tossine. Le megattere e le balene grigie, invece, mangiavano plancton. Il loro metabolismo funzionava diversamente da quello dei carnivori.
La malattia non era una spiegazione.
Osservò la lucente superficie dell'acqua. Quante volte era uscito in quella zona pregustando la gioia dell'incontro coi cetacei? Ogni volta era stato consapevole dei potenziali pericoli, ma non aveva mai avuto paura. Al largo, sull'oceano, poteva calare improvvisamente la nebbia. Il vento poteva girare di colpo e sollevare onde subdole, com'era successo nel 1998, proprio nel Clayoquot Sound, quando uno skipper e un turista avevano perso la vita in quel modo. E naturalmente le balene, benché fossero pacifiche, rimanevano sempre esseri imprevedibili, di dimensioni strabilianti e con una forza enorme. Ogni whale watcher esperto lo sapeva.
Ma non aveva senso temere la natura.
Un essere umano poteva essere aggredito — anche in casa propria — da altri uomini oppure venire investito da un'auto. In casi simili, c'erano poche possibilità di uscirne illesi. Evitare una balena infuriata, invece, era possìbile: bastava non entrare nel suo spazio vitale. Se lo si faceva, allora il pericolo diventava concreto e bisognava accettarlo. Se si decideva di affrontare una tempesta oppure un animale selvaggio, allora non si riteneva che quelle cose fossero terrificanti. La paura cedeva il posto al rispetto e Anawak aveva sempre avuto un grande rispetto.
Ora, per la prima volta, aveva paura.
Alcuni idrovolanti stavano sorvolando il Devilfish. Anawak era nella cabina di guida con Shoemaker, che aveva voluto guidare, benché Greywolf avesse sostenuto di saperlo fare molto meglio. Greywolf era a prua e scrutava l'acqua alla ricerca di segnali sospetti. Alla loro sinistra si levavano le propaggini ricoperte di foreste di alcune isolette. Numerosi leoni marini se ne stavano pigramente sdraiati sulle pietre, come se nulla potesse scuotere la loro placidità. Lo zodiac li oltrepassò rombando e senza diminuire la velocità; raggiunse il mare aperto. Infinito, monocromo, intimo e sconosciuto nel contempo.
Oltre la laguna, le onde erano più alte e lo zodiac le superava, sbattendoci contro. Nell'ultima mezz'ora il mare era diventato più mosso. All'orizzonte si ammassavano le nubi. Non sembravano nuvole di tempesta, ma senza dubbio le condizioni stavano peggiorando velocemente, come accadeva spesso da quelle parti. Anawak cercava la Lady Wexham e, in un primo momento, temette che fosse affondata. A una certa distanza, vide una nave da crociera ferma, una delle tante che in quella stagione facevano rotta verso l'Alaska passando al largo del Canada occidentale.
«Che ci fanno lì?» urlò Shoemaker.
«Probabilmente hanno captato la richiesta d'aiuto.» Anawak guardò col binocolo. «MS Artik. Da Seattle. La conosco. Negli ultimi anni è passata diverse volte.»
«Leon, laggiù!»
Piccole e sghembe, appena visibili dietro le creste delle onde, apparvero improvvisamente le sovrastrutture della Lady Wexham. La maggior parte della nave era sommersa. I passeggeri si erano riuniti sul ponte e sulla piattaforma d'avvistamento a poppa. Schiuma e acqua vaporizzata annebbiavano la visuale. Molte orche nuotavano intorno al relitto. Sembrava quasi che stessero aspettando che la Lady Wexham affondasse per scagliarsi sui suoi occupanti.
«Santo cielo», gemette Shoemaker, inorridito. «Non posso crederci.»
Greywolf si voltò e gli fece cenno di rallentare. Shoemaker obbedì. Un dorso grigio e terribile si levò dall'acqua immediatamente davanti a loro, seguito da altri due. Le balene rimasero per qualche secondo in superficie, fecero uscire uno sfiato vaporoso a forma di V e s'immersero senza mostrare le pinne caudali.
Anawak sospettava che si stessero avvicinando sott'acqua. Poteva letteralmente fiutare la minaccia dell'attacco.
«Via!» urlò Greywolf.
Shoemaker diede gas. Il Devilfish si sollevò quasi in verticale e partì a tutta velocità. Dietro di loro, le tre balene balzarono fuori dall'acqua e ripiombarono giù senza fare danni. Lo zodiac si lanciò verso la Lady Wexham che stava affondando. In coperta e sul ponte, i passeggeri si misero a gesticolare freneticamente. Anawak vide con sollievo che tra i sopravvissuti c'era anche lo skipper. Le nere pinne dorsali si spostarono dalla loro traiettoria e s'immersero.
«Tra poco le avremo addosso», disse Anawak.
«Le orche?» Shoemaker lo guardava con gli occhi spalancati. Per la prima volta sembrava aver compreso appieno ciò che stava succedendo. «Cosa vogliono fare? Rovesciare lo zodiac?»
«Potrebbero farlo senza problemi, ma distruggere le imbarcazioni tocca alle balene più grandi. Sembra quasi che gli animali abbiano sviluppato una divisione dei compiti. Le megattere e le balene grigie affondano le navi, mentre le orche sistemano i passeggeri.»