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Da destra sentì qualcosa fracassarsi rumorosamente. D'istinto voltò il capo e vide la Lady Wexham sommersa da una nube di schiuma.

Più tardi si sarebbe ricordato che era stato quel momento di disattenzione a determinare il suo destino. Se non fosse rimasto a guardare la grande nave, forse ce l'avrebbero fatta. Di certo avrebbe visto il dorso picchiettato di grigio, avrebbe scorto la balena emergere e sollevare la coda dall'acqua proprio nella loro direzione.

E invece, quando vide la coda piombare sibilando su di lui, era troppo tardi. Vennero colpiti sul fianco. Normalmente un urto simile non sarebbe bastato a ribaltare il gommone, ma stavano andando troppo veloci ed erano molto inclinati nella virata. Fatalmente, l'imbarcazione fu colpita proprio nel momento di massima instabilità. Venne scagliata in alto, per un momento si librò nel nulla, poi cadde su un fianco e si capovolse.

Anawak fu scaraventato fuori.

Volava. Volteggiava nell'aria. Poi finì contro la schiuma e l'acqua verde. Un attimo dopo era sott'acqua e sprofondava nel buio, senza orientamento, senza la percezione del sopra e del sotto. Fu attraversato da un gelo paralizzante. A fatica, si riscosse, riuscì a tornare in superficie, boccheggiando, poi finì di nuovo con la testa sott'acqua. Stavolta il gelo gli entrò nei polmoni. Fu preso dal panico. Batteva disperatamente i piedi e muoveva con frenesia le braccia, ormai completamente fuori di sé. Tossendo e sputando, riuscì ancora una volta a tornare in superficie, ma dell'imbarcazione non c'era traccia. Nel suo campo visivo entrò solo la costa, che si alzava e si abbassava. Si voltò, fu sollevato da un'onda e finalmente vide le teste degli altri. Ma non di tutti… Forse di una mezza dozzina. Da una parte c'era Alicia e dall'altra Susan. In mezzo, c'erano le nere pinne dorsali delle orche. Solcavano l'acqua attraverso il gruppo dei naufraghi, poi s'immersero. Una delle teste umane sparì sott'acqua e non riemerse più.

Una donna anziana vide l'uomo andare sotto e lanciò un grido. Sbatteva incontrollabilmente le braccia, come impazzita. Nei suoi occhi c'era orrore puro. «Dov'è la barca?» urlò.

Dov'è la barca? pensò Anawak. Non sarebbero riusciti ad arrivare a riva nuotando. Se avessero raggiunto l'imbarcazione, magari avrebbero potuto salirci sopra e sperare di non essere aggrediti. Se fosse stata capovolta, rimaneva comunque la possibilità di aggrapparsi a essa. Ma la barca sembrava sparita e la donna chiedeva aiuto a voce sempre più alta.

Anawak nuotò verso di lei. La donna lo vide arrivare e gli tese le mani. «La prego», singhiozzò. «Mi aiuti.»

«Sì, sì», gridò Anawak. «Ma stia calma!»

«Sto annegando!»

«Non annegherà.» Anawak si diresse verso di lei a lunghe bracciate. «Non può annegare. La tuta la sostiene.»

Ma la donna non gli diede retta. «Mi aiuti! Mio Dio, non lasciarmi morire! Non voglio morire!»

«Non abbia paura, io…»

Improvvisamente gli occhi della donna si spalancarono e lei fu trascinata sott'acqua. Il suo urlo finì in un gorgoglio.

Qualcosa sfiorò le gambe di Anawak.

Fu preso da un terrore indicibile. Si sollevò un poco e lanciò uno sguardo all'intorno, riuscendo a individuare lo zodiac che galleggiava, capovolto. Tra il gruppo di naufraghi e l'isola della salvezza c'erano solo poche bracciate. Solo pochi metri… e tre siluri neri che stavano piombando sulle persone in acqua.

Come paralizzato, Anawak fissò le orche che attaccavano. Una voce nella sua testa diceva: Nessuna orca ha mai attaccato un uomo! Nei confronti degli esseri umani, le orche sono curiose, pacifiche, o addirittura indifferenti. Le balene non attaccano le navi. No, non lo fanno. Nulla di tutto ciò può essere vero….

Era così sconcertato che, benché avesse sentito il rumore, non capì subito che cosa fosse. Era un rombo, un ruggito che si avvicinava e diventava sempre più forte. Poi fu afferrato da un cavallone e qualcosa di rosso scivolò tra lui e le balene. Venne preso e trascinato a bordo.

Greywolf non gli prestò la minima attenzione. Guidò l'imbarcazione verso il resto del gruppo, si chinò di nuovo e afferrò le braccia tese di Alicia. Senza sforzo la sollevò dall'acqua e la sistemò su una panca. Anawak si sporse e afferrò un uomo ansimante, tirandolo su a fatica. Poi scrutò la superficie dell'acqua alla ricerca degli altri. Dov'era Susan?

Infine la vide. «Là!» urlò.

Emergeva tra due creste di onde, sorreggendo una donna semisvenuta. Le orche avevano circondato lo zodiac rovesciato e si avvicinavano da tutte le parti. Le loro lucide teste nere solcavano l'acqua. Nelle bocche appena aperte splendevano file di denti color avorio. Di lì a pochi secondi avrebbero raggiunto Susan e l'altra donna. Ma Greywolf era di nuovo al timone e manovrava la barca con sicurezza.

Anawak cercò di afferrare Susan.

«Prima la donna», gridò lei.

Aiutato da Greywolf, portò la donna al sicuro. Susan cercò d'issarsi a bordo con le proprie forze, ma invano. Dietro di lei, l'orca s'immerse. Nel mare deserto e apparentemente privo di vita era rimasta solo Susan. Non c'era nessuno oltre lei.

«Leon?»

Allungò le braccia, negli occhi il terrore. Anawak le afferrò la mano destra.

Nell'acqua verde-azzurra, qualcosa di molto grande e veloce stava riemergendo. La mandibola si spalancò, file di denti chiari sullo sfondo di un palato rosa, e si richiuse appena al disotto della superficie. Susan gridò, poi si mise a picchiare il pugno sulla bocca che la teneva stretta. «Vattene!» urlava. «Via, animale di merda!»

Anawak strinse con forza il giubbotto della donna. Susan lo guardava. Nei suoi occhi c'era un terrore mortale.

«Susan! Dammi l'altra mano.»

La teneva stretta, deciso a non cedere, ma l'orca aveva afferrato Susan alla vita e la tirava con una forza incredibile. Susan emise un grido, prima soffocato, poi acuto, e smise di colpire la bocca dell'orca. Poi fu strappata dalle mani di Anawak con una violenza inaudita. Lui vide la sua testa sparire sott'acqua, le sue braccia, le dita tese. L'orca spietata la stava trascinando sotto. Per un istante, si vide ancora scintillare la tuta, sfaccettata come in un caleidoscopio, poi essa sbiadì, si dissolse, sparì.

Anawak fissò l'acqua, sbalordito. Dal fondo salì qualcosa di luccicante. Un getto di bolle d'aria. Scoppiarono sulla superficie producendo schiuma.

Tutt'intorno l'acqua era colorata di rosso.

«No», sussurrò.

Greywolf lo prese per le spalle e lo trattenne. «Non c'è più nessuno», disse. «Andiamocene.»

Anawak era stordito. Quando l'imbarcazione si mise in moto, rombando, lui barcollò e si rimise in equilibrio. La donna che Susan aveva salvato sedeva su una delle panche laterali e gemeva, mentre Alicia le parlava con voce tremante. L'uomo che aveva tirato fuori dall'acqua fissava davanti a sé. A una certa distanza, Anawak sentì un rumore tumultuoso, girò la testa e vide la nave bianca circondata da pinne e dorsi. A quanto pareva, la Lady Wexham riusciva appena ad avanzare, piegata com'era su un fianco.

«Dobbiamo tornare indietro», gridò Anawak. «Non ce la fanno.»

Greywolf lanciò la barca a tutta velocità verso la costa. Senza voltarsi, disse: «Scordatelo».

Anawak gli si avvicinò, strappò il walkie-talkie dal supporto e chiamò la Lady Wexham. Ma lo skipper non rispose. «Dobbiamo aiutarli, Jack! Maledizione, torna indietro…»

«Non se ne parla! Con la mia barca non abbiamo la minima possibilità. Possiamo considerarci fortunati di essere ancora vivi.»

E il peggio era che aveva ragione.

«Victoria?» urlava Shoemaker al telefono. «Che diavolo stanno facendo a Victoria? Cosa vuol dire: 'hanno fatto richiesta'? A Victoria hanno una loro guardia costiera. Nel Clayoquot Sound ci sono dei passeggeri in acqua, forse sta anche affondando una nave, una skipper è morta e noi dovremmo aver pazienza?» Rimase ad ascoltare, andando avanti e indietro nel negozio. Poi si fermò di colpo. «Che vuol dire: 'non appena possibile'? Non me ne frega niente! Allora devono mandare qualcun altro… Come? Mi stia a sentire…»

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