Il cuore le batte all'impazzata. Le rimbomba nelle orecchie. Come uno stantuffo, spinge il sangue al cervello. Karen spegne i proiettori, abbassa con calma il Deepflight e riprende il suo viaggio negli abissi del bacino di Groenlandia.
Dopo un po', qualche minuto o forse pochi secondi, piange. Tutti i pensieri sgorgano. Piange come una vite tagliata. Che significa? Sapeva che l'Independence sarebbe affondata, lo sapevano tutti, ma così in fretta…
Certo, sapevamo anche quello.
Ma ignora se Leon è ancora vivo. E cosa ne è di Sigur.
Si sente spaventosamente sola.
Voglio tornare indietro!
«Voglio tornare indietro!»
Col volto rigato dalle lacrime, le labbra che tremano, comincia a dubitare della sensatezza della sua missione. Non ha incontrato gli yrr, benché il fondale sia sempre più vicino. Controlla gli strumenti. Il computer la tranquillizza. Le dice che è in viaggio da circa mezz'ora e che si trova a duemilasettecento metri di profondità.
Mezz'ora. Per quanto deve ancora resistere lì sotto?
Vuoi vedere tutto?
Cosa?
Vuoi vedere tutto, piccola particella?
Karen tira su col naso. Un rumore forte e distinto, molto terrestre in quel nero Paese delle meraviglie.
«Papà?» piagnucola.
Calma. Calmati.
Una particella non si chiede quanto durerà. Semplicemente si muore o sta ferma. Segue il ritmo della creazione, obbediente servitrice del tutto. Quella assillante domanda sulla durata è tipica degli umani, è la lotta contro la propria natura, la divisione in epoche… Agli yrr il tempo non interessa. Il tempo lo portano nel loro genoma, fin dall'inizio della vita cellulare, quando, duecento milioni di anni fa, i blocchi di roccia oceanica si attaccarono alle masse continentali che formano l'odierna America settentrionale; quando, sessantacinque milioni di anni fa, la Groenlandia cominciò ad andare alla deriva, allontanandosi dall'Europa; quando, trentacinque milioni di anni fa, si formarono le caratteristiche topografiche dell'Atlantico; quando la Spagna era ancora lontana dall'Africa; quando i fondali sottomarini sprofondarono tanto che, venti milioni di anni fa, finalmente si mise in moto lo scambio tra oceano Artico e Antartico, grazie al quale, particella, è possibile il tuo viaggio, iniziato nel bacino di Groenlandia e che ti porterà, costeggiando l'Africa, verso sud, all'Antartico.
Sei in viaggio nella corrente circumpolare, la stazione di smistamento delle correnti marine, l'eterna circolazione.
Dal freddo al freddo.
È vero, sei solo una particella, ma fai parte di un tutto che ha una portata d'acqua corrispondente a ottanta volte il Rio delle Amazzoni. Scorrete sul fondale marino, superate l'equatore e arrivate nell'Atlantico meridionale, fino all'estrema punta del Sudamerica. Fino a quel punto, il vostro corso è stato regolare e tranquillo. Ma oltre capo Horn entrate in una turbolenza tempestosa. Barcollando e sobbalzando, sarai trascinata in qualcosa che assomiglia al traffico di mezzogiorno intorno all'Arc de Triomphe, ma infinitamente più imponente. La corrente circumpolare antartica si muove da ovest a est intorno al continente bianco, un movimento di smistamento in cui entrano ed escono tutti i mari. La corrente circolare non si ferma mai, non colpisce mai la Terra. Insegue se stessa all'infinito. Ha una portata corrispondente a ottocento Rio delle Amazzoni, aspira in sé tutte le acque del mondo, le scompiglia e le miscela, annulla la loro origine e la loro identità. Immediatamente prima dell'Antartico ti prende un gelo che fa tremare. Sei trascinata in superficie da frangenti schiumosi e poi riaffondi, per diventare parte del grande carosello circumpolare.
Esso ti porta per un tratto e poi ti scarta.
Ti muovi di nuovo verso nord, a ottocento metri di profondità. Tutti i mari si nutrono della corrente circumpolare antartica. Una parte dell'acqua ritorna nell'Atlantico, un'altra va nell'oceano Indiano, la maggior parte viene spinta nel Pacifico, dove vai anche tu. Stretta al fianco occidentale del Sudamerica, scorri fino all'equatore, dove gli alisei dividono le acque e il calore tropicale ti riscalda. Risali in superficie, e sei trascinata verso ovest, in mezzo al caos dell'Indonesia: isole e isolette, correnti, mulinelli, fondali bassi e vortici… un passaggio sembra impossibile. Sei trascinata a sud, lungo le Filippine e attraverso lo stretto di Makasar, tra Borneo e Sulawesi. Potresti schiacciarti nello stretto di Lombok, ma c'è la deviazione a est di Timor, una rotta migliore, attraverso la quale raggiungi finalmente l'oceano Indiano.
Ora vai verso l'Africa.
Le calde acque basse del mare Arabico ti saturano di sale. Viaggi verso sud, lungo il Mozambico, e la tua compagnia di viaggio si chiama corrente di Agulhas. Scorri sempre più veloce, pregustando il piacere del ritorno al tuo luogo d'origine, ti getti nella grande avventura che è costata la vita a tanti marinai, superare il capo di Buona Speranza, e sei ricacciata indietro. Là si scontrano troppe correnti. La place de l'Étoile antartica col suo traffico del venerdì sera è troppo vicina. Per quanto ti sforzi, non riesci a procedere. Infine, insieme con altre particelle, ti stacchi in un vortice dalla corrente principale e finalmente ti ritrovi a galleggiare nell'Atlantico meridionale. Tu e i tuoi simili andate alla deriva verso ovest con la corrente equatoriale, girate in un gigantesco vortice lungo il Brasile e il Venezuela sino alla Florida e siete strappate l'una dall'altra.
Hai raggiunto i Caraibi, il bacino d'origine della Corrente del Golfo. Col carico del sole tropicale, cominci il tuo viaggio verso Terranova. Avanti ancora in direzione dell'Islanda, galleggi orgogliosa in superficie e lasci generosamente all'Europa il tuo calore, come se ne avessi all'infinito. Diventi impercettibilmente sempre più fredda, l'acqua più densa dell'Atlantico settentrionale ti lascia un carico di sale che diventa sempre più pesante e improvvisamente ti ritrovi sopra il bacino di Groenlandia, il punto d'inizio del tuo viaggio.
Sei stata in viaggio mille anni.
Da quando l'istmo di Panama divide l'Atlantico dal Pacifico, le particelle d'acqua fanno questa strada. Da oltre tre milioni di anni. Da allora, solo uno spostamento dei continenti avrebbe potuto variare la circolazione termoalina. Avrebbe potuto! L'uomo ha distrutto l'equilibrio del clima. E, mentre gli esperti discutono se il surriscaldamento possa portare allo scioglimento delle calotte polari e quindi bloccare la Corrente del Golfo, essa si è già fermata, perché ci hanno pensato gli yrr. Hanno fermato il viaggio delle particelle, interrompendo così il calore per l'Europa, bloccando il futuro di quella specie che si è autodefinita divina. Perché essa sa bene che cosa succederà col blocco della circolazione marina, proprio al contrario dei loro nemici, che non sanno nulla delle conseguenze delle proprie azioni, che non ricordano il futuro perché privi di memoria genetica e della consapevolezza che il senso della creazione sta nella trasformazione dell'inizio nella fine e della fine nell'inizio.
Mille anni, piccola particella. Più di dieci generazioni umane e tu hai fatto una volta il giro del mondo.
Mille di questi viaggi e il fondale marino si è completamente rinnovato un'altra volta.
Centinaia di questi rinnovamenti e i mari sono spariti, i continenti sono stati trascinati l'uno contro l'altro e intanto ne sono cresciuti di nuovi, sono nati nuovi oceani, il volto del mondo è cambiato.
Un secondo del tuo viaggio, piccola particella, e le forme di vita più semplici nascono e muoiono. Nanosecondi e le particelle elementari cambiano il loro posto. In un tempo ancora più breve, si completano le reazioni chimiche.
E, da qualche parte là in mezzo, l'uomo.
Soprattutto gli yrr.
L'oceano è diventato consapevole di se stesso.
Tu hai viaggiato per il mondo, com'era e com'è, come parte della grande circolazione che non conosce inizio né fine, ma solo variazione e ritorno. E cambia fin da quando questo pianeta è nato. Tutti gli esseri viventi formano un unico tessuto che ricopre la Terra, indivisibili nei loro legami alimentari, strettamente legati tra loro. Il più semplice si cambia con il più complesso, molte forme di vita sono scomparse per l'eternità, altre si sono sviluppate, alcune ci sono sempre state e ci saranno sempre, finché la Terra non cadrà nel sole.