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Anawak uscì dall'acqua. «Sì.» Andò verso di lei. «Cos'hai fatto nel frattempo?»

«Non molto, a essere sincera. Credo che tutti noi abbiamo bisogno di rimettere ordine nei nostri pensieri.»

«Possiamo rimetterli in ordine insieme», disse Leon sottovoce.

Karen incontrò il suo sguardo e pensò a quanto volentieri l'avrebbe preso tra le braccia. Dimenticare tutta questa storia spaventosa e fare solo quello che era necessario…

Ma quella storia incombeva su tutti loro. E là c'era Greywolf, che aveva perso Alicia.

Fece un sorriso fugace.

Livello 3

Senza dire una parola, Johanson seguì Peak, che zoppicava. Scesero, attraversarono una parte dell'ospedale e s'incamminarono lungo un corridoio. Dopo una diramazione, si trovarono davanti a una porta chiusa.

«Che settore è questo?» chiese Johanson, mentre le dita di Peak scivolavano su una tastiera. Un segnale elettronico risuonò nelle sue orecchie. La porta si aprì. Il corridoio proseguiva dalla parte opposta.

«Sopra di noi c'è il CIC», spiegò Peak.

Johanson cercò di orientarsi, ma era difficile valutare le dimensioni della nave. Se sopra di loro c'era il CIC, verosimilmente il laboratorio segreto era sotto i loro piedi.

Raggiunsero una seconda porta. Stavolta Peak si dovette sottoporre a uno scanner della retina prima di poter entrare. Johanson adocchiò una sala che assomigliava al CIC, avvolta da ronzii elettronici. Le voci e i rumori erano attutiti. C'era almeno una dozzina di persone intente al lavoro. Vide su numerosi monitor le immagini dei satelliti e delle telecamere sottomarine, alcune sezioni delle rampe, l'interno del ponte in cui si trovavano Buchanan e Anderson, il ponte di volo e il ponte dell'hangar. Vide Samantha e Shankar seduti nel CIC, Karen Weaver con Anawak e Greywolf nel ponte a pozzo e Sue nel laboratorio. Altri schermi mostravano l'interno delle cabine. Anche la sua. A giudicare dall'angolazione, la telecamera doveva trovarsi proprio sopra la porta. Doveva essere stata una gran bella ripresa, quella del suo monologo al centro della stanza.

Judith Li e Vanderbilt erano seduti a un grande tavolo illuminato. Judith si alzò.

«Salve, Jude», esordì Johanson cordialmente. «Carino, questo posto.»

«Sigur…» disse lei, rispondendo al sorriso. «Credo che ci dobbiamo scusare con lei.»

«Ma non parliamone neppure.» Johanson si guardava intorno, stupito. «Sono impressionato. Sembra che esista un duplicato di tutte le cose importanti.»

«Se le interessa, posso mostrarle i progetti.»

«Mi basterebbe una spiegazione.»

«E l'avrà.» Judith parve imbarazzata. «Prima, però, vorrei dirle quanto mi dispiace che lei abbia scoperto tutto in questo modo. Rubin non avrebbe dovuto spingersi a tanto.»

«Dimentichiamoci quello che ha fatto. Vorrei sapere che cosa fa ora. Per l'appunto: cosa fa in questo laboratorio?»

«Sta producendo un veleno», rispose Vanderbilt.

«Un…» Johanson deglutì. «Un veleno?»

«Mio Dio, Sigur.» Judith si torse le mani. «Non possiamo affidarci a una soluzione pacifica con gli yrr. So quanto deve suonare orribile per lei: un tradimento della fiducia, un gioco sporco, ma… Non volevamo indirizzare lei e gli altri nella direzione sbagliata. Per arrivare a scoprire qualcosa sugli yrr, era assolutamente necessario farvi lavorare a una soluzione pacifica e tutti voi avete fatto un lavoro magnifico. Ma non sareste arrivati a tanto se il compito fosse stato quello di sviluppare delle armi.»

«Ma di che diavolo sta parlando? Che razza di armi?»

«Pace e guerra sono antitetiche. Chi lavora alla pace non può pensare alla guerra. Mick studia le alternative. Sulla base delle vostre conoscenze.»

«Studia un veleno per annientare gli yrr?»

«Se ci fossimo fidati di lei, che cosa sarebbe successo?» disse Vanderbilt.

«Un momento!» Johanson sollevò le mani. «Il nostro compito era stabilire un contatto. Spiegare a quelli laggiù che dovevano smetterla. Non annientarli.»

«Che sognatore», sbuffò Vanderbilt, sprezzante.

«Ma ce la possiamo fare, Jack! Maledizione, noi…» Johanson scosse la testa, allibito, incapace di comprendere.

«Come pensa di farcela?»

«Nel giro di pochi giorni abbiamo imparato tantissimo. Ci sarà una strada.»

«E se non c'è?»

«Perché non ci avete informati? Perché non avete parlato apertamente? Miriamo tutti allo stesso scopo!»

«Sigur…» Judith lo guardò con espressione grave. «Quello che stiamo facendo qui non è esattamente in linea con l'incarico ricevuto dalle Nazioni Unite. Lo so che dobbiamo prendere contatto, ed è quello che cerchiamo di fare. D'altra parte, nessuno sarà dispiaciuto se elimineremo questo nemico. Non crede anche lei che debbano essere esplorate entrambe le strade?»

Johanson la fissò. «Sì, lo credo anche io. Ma perché tutto questo circo?»

«Perché il comando generale non si fida di lei», disse Judith Li. «Perché temono che lei e gli altri vi opporreste scoprendo che i vostri sforzi per ottenere contatti pacifici preparano il terreno a un'offensiva militare. Credono, appunto, che gli scienziati si comportino come nei film di fantascienza, che vogliano proteggere e studiare le specie sconosciute invece di distruggerle, anche se sono malvagie e pericolose…»

«Film? Si riferisce forse ai film i cui i militari sparano su qualunque cosa non riescano a capire?»

«Dicendo questo, conferma che abbiamo ragione», borbottò Vanderbilt, massaggiandosi la pancia.

«Cerchi di capire, Sigur…»

«Avete inscenato questo trucco perché pensavate che ci saremmo comportati come i personaggi di un film hollywoodiano?»

«No.» Judith Li scosse energicamente la testa. «Certo che no. Si trattava semplicemente d'indirizzare la vostra attenzione esclusivamente sul contatto e sulla ricerca.»

Con un ampio gesto, Johanson indicò i monitor nella sala. «Ed è per questo che curiosate ovunque?»

«Quello che ha fatto Rubin è stato un errore», insistette Judith Li. «Non ne aveva il diritto. Questa sorveglianza serve unicamente alla vostra sicurezza. Noi abbiamo lavorato in segreto a una soluzione militare per non rendere insicuri lei e gli altri e non distrarvi dal vostro vero compito.»

«E in cosa consisterebbe questo… compito?» Johanson si portò vicinissimo a Judith e la guardò dritta negli occhi. «Ottenere la pace, oppure trattarci come dei gonzi che vi mettono a disposizione tutte le conoscenze necessarie a preparare un'offensiva militare pianificata già da tempo?»

«Dobbiamo pensare a entrambe le cose.»

«A che punto è Mick con la sua variante militare?»

«Ha qualche idea che potrebbe funzionare, ma ancora niente di concreto.» La donna respirò profondamente e lo guardò dritto negli occhi, risoluta. «La prego, nell'interesse della sicurezza, di non dire nulla agli altri, almeno per il momento. Ci dia il tempo di fare quello che dobbiamo, in modo che il lavoro su cui si fondano le speranze di miliardi di persone non venga interrotto. Molto presto, lavoreremo insieme a tutte le varianti. Ora che avete portato a termine il lavoro incredibile di dare un volto al nemico, non abbiamo più nessun motivo di tenere segreto questo aspetto della missione. E se lavoreremo insieme a un'arma, sarà nella speranza di non essere costretti…»

«Posso dirle una cosa, Jude?» sibilò Johanson. Le andò così vicino che i loro volti quasi si sfiorarono. «Non credo a una sola parola di quello che mi ha detto. Non appena avrete le vostre maledette armi le userete. Non potete neppure immaginare la responsabilità che vi assumete. Quelli sono organismi unicellulari, Jude! Miliardi e miliardi di organismi unicellulari! Esistono dall'inizio del mondo. Non abbiamo la minima idea del ruolo che giochino nell'ecosistema. Non sappiamo che cosa succederà agli oceani se li avveleniamo. Non sappiamo che cosa succederà a noi. Ma soprattutto, non saremo in grado di fermare quello che loro hanno messo in movimento! Ma le capisce queste cose oppure no? Come pensa di rimettere in movimento la Corrente del Golfo senza gli yrr? Che cosa pensa di fare contro i vermi senza gli yrr?»

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