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Interpretando l'espressione della donna, Peak sollevò le sopracciglia. «Aveva forse creduto di finire coi marinai?» disse, accennando un sorriso. «La Marina sa come comportarsi coi propri ospiti. Questa è la zona degli ammiragli.»

«La zona degli ammiragli?»

«È il nostro Hotel Excelsior. Sono gli alloggi per gli ammiragli e per il loro stato maggiore quando vengono a bordo. Attualmente l'equipaggio non è al completo, così abbiamo tutto lo spazio del mondo. La parte femminile della spedizione è sistemata negli alloggi per gli ammiragli; la parte maschile in quelli degli ufficiali. Posso?» Le passò davanti e aprì un'altra porta. «Bagno personale e WC.»

«Sono impressionata.»

I soldati portarono dentro il bagaglio.

«Sotto il televisore c'è un minibar», spiegò Peak. «Analcolici. Le basta una mezz'ora per sistemarsi prima della prossima riunione?»

«Eccome.»

Samantha attese finché Peak non ebbe chiuso la porta alle proprie spalle, poi si mise freneticamente alla ricerca di un portacenere. Lo trovò in una credenza, armeggiò per sfilarsi la tuta e frugò nella giacca sportiva alla ricerca delle sigarette. Tornò a sentirsi un vero essere umano soltanto dopo aver preso una sigaretta dal pacchetto schiacciato, averla accesa e aver inalato il fumo.

Si accomodò sul bordo del letto.

In realtà era una cosa triste. Due pacchetti al giorno erano una cosa maledettamente triste, come pure non riuscire a smettere. Ci aveva provato due volte. E non ce l'aveva fatta.

Forse non voleva farcela.

Dopo la seconda sigaretta, andò sotto la doccia. Quindi s'infilò jeans, scarpe da ginnastica e felpa, fumò un'altra sigaretta e guardò in tutti i cassetti e negli armadi. Quando qualcuno bussò alla porta, aveva studiato così a fondo la cabina che avrebbe potuto farne un inventario completo. Le piaceva essere informata.

Alla porta non c'era Peak, ma Leon Anawak.

«L'avevo detto che ci saremmo rivisti», esordì lui con un sorriso.

Samantha rise. «E io avevo detto che avrebbe ritrovato le sue balene. È bello rivederla, Leon. È lei la persona che devo ringraziare per essere stata convocata qui, giusto?»

«Chi gliel'ha detto?»

«Judith Li.»

«Credo che sarebbe qui anche senza il mio intervento. Però senza dubbio ho contribuito un po'. Deve sapere che l'ho sognata.»

«Santo cielo!»

«Non si preoccupi. Mi è apparsa come uno spirito buono. Com'è stato il volo?»

«Rumoroso. Sono l'ultima, vero?»

«Noi siamo saliti a bordo a Norfolk.»

«Sì, lo so. Ma non potevo venir via prima da Arecibo. Non ci crederà, ma c'è una gran quantità di lavoro da svolgere anche per non far funzionare un progetto. Per ora il SETI è stato accantonato. Al momento non ci sono soldi per esplorare l'universo alla ricerca di omini verdi.»

«Forse troveremo più omini verdi di quanti vorremmo», replicò Anawak. «Venga, Peak arriverà tra un minuto. Le mostreremo le possibilità dell'Independence. Poi toccherà a lei. Sono tutti molto eccitati. Le hanno già dato anche un soprannome.»

«Un soprannome? E quale sarebbe?»

«Miss Alien.»

«Oh santo cielo! Per un bel pezzo mi hanno chiamata Miss Foster, dopo che Jodie Foster ha interpretato la mia parte nel film.» Samantha scosse la testa. «Ma sì, perché no? Spero di essermi portata le foto da autografare… Andiamo, Leon.»

Peak li guidò nel mondo del livello 2. Avevano iniziato la visita dalla parte anteriore della nave e ora si stavano spostando verso il centro. A prua, Samantha aveva ammirato la grande palestra piena di tapis roulant e di macchine. Era praticamente deserta.

«Di solito qui c'è un grande movimento», spiegò Peak. «L'Independence può ospitare tremila persone. Adesso a bordo non siamo neppure in duecento.»

Percorsero l'ala residenziale destinata agli ufficiali più giovani. C'erano cabine per quattro o sei persone con comode cuccette, spazio sufficiente per i bagagli, tavoli ribaltabili e sedie.

«Accogliente», commentò Samantha.

Peak scrollò le spalle. «Questione di punti di vista. Quando c'è vero movimento non si riesce a chiudere occhio. Pochi metri sopra la sua testa decollano e atterrano elicotteri e jet. I problemi maggiori, ovviamente, li abbiamo coi novellini.»

«E quando ci si abitua al rumore?»

«Mai. Però ci si abitua a non fare un sonno continuo. Sono stato spesso sulle portaerei, talvolta anche per mesi. Dopo un po', diventa assolutamente normale essere costantemente in stato di allerta. In compenso si perde l'abitudine a dormire nel silenzio. La prima notte a casa è un inferno. Si aspetta il rombo delle turbine, il tonfo dei velivoli e dei cavi di ancoraggio, i passi di corsa nei corridoi, i continui annunci… e invece si sente solo il ticchettio della sveglia.»

Giunsero infine al centro della nave. Di fianco alla mensa gigantesca, c'era una paratia, con chiusura a combinazione, che si apriva su una grande sala oscurata. Era la prima zona che Samantha vedeva animata. Davanti alle console illuminate da lampadine, erano seduti uomini e donne che fissavano gli schermi allineati lungo le pareti.

«Al livello 2 si trovano le sale di comando e di manovra», spiegò Peak. «Prima era tutto nella struttura dell'isola, ma là si correvano dei rischi. I mirini dei sistemi missilistici nemici puntano su strutture più calde e più grandi delle navi. Una di esse è ovviamente l'isola. Con un paio di colpi sarebbe come se vi staccassero la testa dalle spalle, così abbiamo portato gran parte delle sale di comando sottocoperta.»

«E che fate esattamente qui?»

«Questa sala è il CIC…»

«Ah, sì. Il Combat Information Center.»

Per un attimo, nel magro viso d'ebano, gli occhi lampeggiarono. Samantha Crowe sorrise e decise di tenere la bocca chiusa.

«Il CIC è il sistema nervoso centrale dei nostri sensori», disse Peak. «Tutti i dati arrivano in questa sala, quelli provenienti dalla nave e dai satelliti, ovviamente in tempo reale. Le difese della nave e quelle aeree, il rilevamento dei problemi, le comunicazioni… In caso di combattimento qui succede il pandemonio. Vede quei posti vuoti laggiù, dottoressa Crowe? Credo che ci passerà molto tempo.»

«Mi chiami Samantha. O più semplicemente Sam.»

«Da lì si vede e si ascolta sott'acqua», proseguì Peak, imperturbabile. «Sorveglianza dei sottomarini, rete di sonar SOSUS, Surtass LFA e molto altro. Rileviamo qualunque cosa si avvicini all'Independence.» Indicò un gigantesco monitor sotto il soffitto. Vi si poteva vedere un patchwork di diagrammi e di carte. «Il quadro completo. Raccoglie tutti i dati che arrivano alla nave e ne redige una panoramica. La stessa cosa, anche se rimpicciolita, la vede il comandante sul ponte.»

Peak li condusse nella stanza attigua. Era quasi completamente in penombra, illuminata solo da grandi schermi, monitor e display. Al CIC era collegato l'LFOC, il Landing Force Operation Center. «Funziona come centrale d'intervento per le truppe di terra. Ogni unità di combattimento dispone di una propria console. In caso di emergenza, i rilevamenti satellitari e gli aerei spia mostrano la posizione del nemico.» Era impossibile non sentire l'orgoglio nella voce di Peak. «Dall'LFOC possiamo spostare fulmineamente le truppe e sviluppare strategie. Il computer centrale collega in ogni momento il comandante con le unità in loco.»

Samantha vide su alcuni schermi il ponte di volo e, d'istinto, le venne da porre una domanda. E, benché sapesse che Peak avrebbe reagito aspramente, la fece comunque. «A che ci serve tutto questo, maggiore? Il nostro nemico è negli abissi marini.»

«Esatto.» Peak la guardò, irritato. «È appunto da qui che possiamo dirigere un'operazione sottomarina. Dov'è il problema?»

«La prego di scusarmi. Sono stata troppo a lungo nello spazio.»

Anawak sorrise. Finora aveva evitato ogni commento e si era limitato a seguirli. A Samantha piaceva averlo vicino. Peak mostrò loro altre sale di controllo. Adiacente al CIC si trovava il JIC, il Joint Intelligence Center. «Qui vengono decifrati e interpretati i dati di tutti i servizi d'informazione», commentò Peak. «All'Independence non si avvicina nulla che non sia esaminato con estrema attenzione e, se non piace ai ragazzi che sono qui, viene immediatamente colpito.»

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