Литмир - Электронная Библиотека

«Lei non crede a un insieme di coincidenze?» chiese un diplomatico tedesco.

Peak scosse la testa. «La prima cosa che s'impara in Marina, signore, è valutare il pericolo degli squali. Sono animali pericolosi, ma non aggressivi. Non siamo di loro gusto. La maggior parte degli squali sputa subito un braccio o una gamba…»

«Consolante», mormorò Johanson.

«Eppure diverse specie sembrano aver cambiato i loro gusti per quanto riguarda la carne umana. Nel giro di poche settimane, gli attacchi degli squali sono decuplicati. Migliaia di squali azzurri, che di solito abitano i mari profondi, sono arrivati nella zona dello zoccolo continentale. Mako, squali bianchi e pesci martello arrivano in branco, come i lupi, attaccano una zona costiera e in breve tempo fanno danni enormi.»

«Danni?» chiese un deputato francese con un forte accento. «Che vuol dire? Morti?»

E cos'altro, idiota? sembrò pensare Peak. «Sì», rispose. «Attaccano anche le barche.»

«Mon Dieu! Che cosa può fare uno squalo a una barca?»

Peak sorrise, cupo. «Uno squalo bianco adulto è in grado di affondare una piccola barca a morsi oppure andandole addosso. Sono documentati anche casi di squali che hanno attaccato alcune zattere, affondandole. Se poi all'attacco partecipano più animali contemporaneamente, allora non c'è speranza di sopravvivere.»

Mostrò l'immagine di un bel polpo, la cui superficie era adornata di lucenti cerchi blu. «Hapalochlaene maculosa. Il polpo dalle macchie blu, lungo venti centimetri. Vive in Australia, in Nuova Guinea, nelle isole Salomone… È uno degli animali più velenosi della Terra. Col morso, inietta nella ferita un enzima tossico. Quasi non ci si accorge di niente, ma due ore dopo si è morti.» La serie d'immagini proseguì, mostrando una panoramica di bizzarri esseri viventi. «Pesci pietra, tracine, scorfani, vermocani, coni… Nel mare abita una gran quantità di animali velenosi. Nella maggior parte dei casi, le tossine vengono usate come difesa. Nella frequenza degli incidenti si assiste a un aumento più o meno consistente della curva. Tuttavia, per alcuni animali, la curva statistica è schizzata in alto e per questo fatto c'è una spiegazione semplice: specie che prima se ne stavano mimetizzate e nascoste hanno iniziato ad attaccarci.»

Roche si chinò verso Johanson. «È possibile che qualcosa che trasforma uno squalo trasformi pure un granchio?» lo sentì sussultare Judith Li. «Cosa ne pensa?»

Johanson si voltò verso di lui e rispose: «Ci può mettere la mano sul fuoco».

Peak informò i presenti sugli enormi gruppi di meduse, ormai diventati una vera invasione che minacciava il Sudamerica, l'Australia e l'Indonesia. Johanson ascoltava con gli occhi semichiusi. La caravella portoghese provocava uno shock anafilattico che uccideva nel giro di qualche secondo.

«Per semplicità dividiamo gli avvenimenti in tre categorie», disse Peak. «Mutamenti del comportamento, mutazioni, catastrofi ambientali. Essi sono conseguenza l'uno dell'altro. Finora abbiamo parlato di comportamenti anomali. Ma, per quanto riguarda le meduse, sembra che siano avvenute delle mutazioni. Le vespe di mare sono sempre state in grado di navigare, però adesso pare che esse siano diventate delle vere maestre… Si ha addirittura l'impressione che abbiano un'elica. L'impressione che se ne ricava è quella che le vespe di mare vogliano eliminare dalla zona ogni presenza umana. E noi non possiamo farci niente. Il turismo subacqueo è praticamente morto, ma il danno maggiore è per i pescatori.»

Comparve una nave fattoria, di quelle che preparavano i pesci per la conservazione.

«Questa è l'Anthanea. Quattordici giorni fa, l'equipaggio ha issato a bordo un carico enorme di Chironex fleckeri, cioè di vespe di mare. Per meglio dire, qualcosa che pensiamo fossero vespe di mare. È stato un errore non lasciare immediatamente in mare quanto catturato. I marinai hanno aperto la rete e, di conseguenza, sul ponte si sono scaricate tonnellate di veleno puro. Alcuni operai sono morti subito, altri dopo, quando i tentacoli — lunghi svariati metri — si sono diffusi in tutta la nave. Inoltre quel giorno pioveva e l'acqua ha portato ovunque le parti velenose delle meduse. Nessuno è in grado di dire come abbia fatto il veleno a finire nell'acqua potabile, fatto sta che nessuno sull'Anthanea è sopravvissuto. Da quel momento si è molto più prudenti e si tengono pronte delle tute protettive, ma ciò non cambia la sostanza del pericolo. In ampie partì del mondo, ormai, non si pesca più pesce, ma veleno.»

Non pescano più pesce perché non ce n'è più, rifletté Johanson. Per correttezza avresti dovuto dirlo, Peak. Anche se non è la vera causa di quello che sta succedendo.

O forse sì?

Certo che era un motivo. Uno degli infiniti motivi.

Pensò ai vermi.

Organismi mutati che improvvisamente sembravano consapevoli di quello che facevano. Possibile che nessuno capisse quello che stava succedendo? Si vedevano i sintomi di una malattìa il cui agente patogeno era sempre presente, ma non si rendeva mai palese, camuffandosi in modo magistrale. L'uomo aveva spopolato i mari, lasciando solo qualche miserabile pesce, e i banchi sopravvissuti avevano imparato a evitare le trappole mortali, mentre «soldati» armati di veleno davano il colpo di grazia a quella pratica degenerata chiamata pesca.

Il mare uccideva gli uomini.

E tu hai ucciso Tina, pensò Johanson con freddezza. Tu l'hai convinta a non lasciare Kare. Ti ha ascoltato, altrimenti non sarebbe andata a Sveggesundet.

Era colpevole?

Come poteva sapere quello che sarebbe successo? Probabilmente Tina sarebbe morta anche a Stavanger. Cosa sarebbe successo se le avesse consigliato di prendere un volo per le Hawaii o per Firenze? Si sarebbe convinto di aver salvato Tina?

Ognuno combatteva contro il proprio demone personale. Bohrmann era tormentato dall'idea che avrebbe potuto mettere in guardia il mondo molto tempo prima. Ma come? Sulla base di un'ipotesi? Di un'intuizione inquietante? Avevano lavorato a pieno ritmo per acquisire conoscenze. Non erano stati abbastanza veloci, comunque ci avevano provato. Bohrmann era colpevole?

E la Statoil? Finn Skaugen era morto. All'arrivo dell'ondata, si trovava al porto di Stavanger. Johanson stava cominciando a vedere il manager della Statoil sotto un'altra luce. Skaugen era stato un manipolatore. Gli era piaciuto incarnare la coscienza buona di un settore malvagio, ma aveva agito nel modo giusto? Anche Clifford Stone era stato vittima della catastrofe, però era davvero quel mostro senza cuore che Skaugen gli aveva dipinto?

Vermi, meduse, balene, squali…

Pesci intelligenti. Alleanze. Strategie…

Johanson pensò alla sua casa di Trondheim. L'idea di averla persa non lo angosciava troppo. La sua vera casa era altrove, sulla riva dello specchio che, nelle notti limpide, conteneva tutto l'universo. Là aveva trovato davvero se stesso e si era creato un rifugio di bellezza e di verità. La capanna era una sua creazione esclusiva, l'incarnazione della sua anima. Custodiva quell'intimità che non avrebbe potuto trovare posto in nessun altra casa.

Dopo il fine settimana con Tina non c'era più andato.

Era successo qualcosa?

Le acque dei laghi erano tranquille. Ma lui era preoccupato. Doveva andare a vedere se era successo qualcosa e farlo il prima possibile. Non importava quanto lavoro gli sarebbe caduto addosso.

Peak richiamò una nuova immagine.

Un astice… No, i resti di un astice. Sembra esploso, pensò Johanson.

«Hollywood ne farebbe un film intitolandolo Il messaggero dell'orrore», disse Peak con un sorriso torvo. «E, in questo caso, la definizione coglierebbe nel segno. Nell'Europa centrale si sta diffondendo un'epidemia causata da animali come questo. Ringraziamo il dottor Roche, che ha identificato il passeggero clandestino. Si tratta di un'alga unicellulare dal nome di Pfiesteria piscicida. Una delle circa sessanta specie di dinoflagellati tossici conosciuti. La Pfiesteria è la peggiore delle alghe killer, come abbiamo tragicamente imparato da ciò che è accaduto sulla costa orientale degli Stati Uniti, in particolare nelle acque costiere del North Carolina. In quella zona, nel 1997, la Pfiesteria uccise milioni di pesci. I loro cadaveri galleggiavano in banchi sulla superficie dell'acqua e mostravano ferite aperte, rosicchiate. Per i pescatori fu un disastro economico, ma anche sanitario. Molti soffrirono di disturbi nelle percezioni e le loro braccia e le loro gambe si coprirono di ulcere sanguinanti. Alcuni furono costretti ad abbandonare il lavoro. Gli scienziati che esaminarono la Pfiesteria accusarono danni persistenti alla salute.» Fece una breve pausa. «Nel 1990, a Howard Glasgow, un ricercatore dell'University of North Carolina che aveva individuato la Pfiesteria durante un'analisi di laboratorio, successe una cosa al limite dell'incredibile. Mentre il suo cervello lavorava a pieno regime, il suo corpo aveva preso a muoversi al rallentatore: sembrava quasi che le sue membra rifiutassero di obbedirgli. Interpretando quei sintomi come la prova che le tossine della Pfiesteria potevano diffondersi anche nell'aria, Glasgow mise gli organismi in un laboratorio sicuro, senza sapere che, all'interno di quel laboratorio, c'era una presa d'aria montata al contrario e dunque collegata direttamente col suo ufficio. Così Glasgow respirò l'aria avvelenata per sei mesi di fila, con risultati devastanti: mal di testa così forti da impedirgli di lavorare, perdita del senso dell'equilibrio, lesioni al fegato e ai reni… Se faceva una telefonata, cinque minuti dopo non se ne ricordava più. Gli capitava addirittura di dimenticare il proprio numero di telefono, il proprio nome o dove fosse casa sua. Quasi tutti pensavano che avesse un tumore al cervello o soffrisse di Alzheimer, ma Glasgow non ne voleva neppure sentir parlare. Infine decise di sottoporsi a una serie di analisi presso la Duke University e, grazie a esse, emerse la verità: da mesi il suo sistema nervoso era sottoposto a un attacco chimico. Altri ricercatori, entrati in contatto con la Pfiesteria, soffrivano di polmoniti e bronchiti croniche. E tutti — lentamente ma inesorabilmente — stavano perdendo la memoria. Tutto ciò a causa di un organismo che non si riusciva a comprendere.»

123
{"b":"119418","o":1}