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«L’hai sentito anche tu?» esclamo. All’improvviso un pugno mi serra il cuore, ma non so se l’emozione sia gioia o terribile tristezza.

«Tutti l’hanno sentito» dice Kee. «Tutti l’hanno condiviso. Tutti, cioè, tranne coloro che la torturarono.»

«Tutti gli altri su Pacem?»

«Su Pacem. Su Lusus. Su Vettore Rinascimento. Su Marte, Qom-Riyadh, Rinascimento Minore, Tau Ceti Centro. Su Fuji, Ixion, Deneb Drei, Amarezza di Sibiatu. Sul mondo di Barnard, Bosco Divino, Mare Infinitum. Su Tsingtao Hsishuang Panna, Patawpha, Groombridge Dyson D.» Si interrompe e sorride della propria litania. «Su quasi ogni pianeta, Raul. E in luoghi fra i pianeti. Sappiamo che l’Albero Stella ha sentito il Momento Condiviso, tutte le biosfere Albero Stella l’hanno sentito.»

Batto le palpebre, sorpreso. «Ci sono altri Alberi Stella?»

Kee annuisce.

«E tutti quei pianeti… hanno condiviso il momento?» domando e già intuisco la risposta.

«Sì» mormora l’ex caporale Kee. «Tutti i luoghi visitati da Aenea, spesso in tua compagnia. Tutti i pianeti dove lasciò discepoli che hanno partecipato alla comunione e rinunciato al crucimorfo. Il suo Momento Condiviso, l’ora della sua morte, era come un segnale trasmesso e ritrasmesso per tutti quei pianeti.»

Mi strofino il viso. Mi sento intontito. «Allora solo chi aveva già preso la comunione o studiato con Aenea ha condiviso quel momento?»

Kee scuote la testa. «No, loro erano i transponder, le stazione relè. Hanno estratto dal Vuoto che lega il Momento Condiviso e l’hanno ritrasmesso a tutti.»

«A tutti?» ripeto stupidamente. «Anche alle decine e centinaia di miliardi che portano la croce della Pax?»

«Che portavano la croce» mi corregge Bassin Kee. «Molti di quei fedeli hanno deciso da allora di non portare su di sé un parassita del Nucleo.»

Comincio a capire. Gli ultimi istanti di Aenea erano stati qualcosa di più di parole e tortura, sofferenza e orrore… Io avevo percepito i suoi pensieri, condiviso la sua comprensione dei motivi del Nucleo, del vero parassitismo del crucimorfo, del cinico uso della morte degli esseri umani per alimentare le loro reti neurali, della bramosia di Lourdusamy per il potere, della perplessità di Mustafa, dell’assoluta mancanza di umanità di Albedo… Se tutti avevano condiviso lo stesso istante in cui avevo urlato e lottato nel serbatoio della mia prigione sulla nave torcia diretta all’esterno del sistema, allora quello era stato un luminoso e terribile momento per la specie umana. E ogni essere umano vivente aveva udito di sicuro le ultime parole di Aenea, "Ti amo, Raul", mentre le fiamme divampavano alte.

Il sole si avvia al tramonto. Raggi di luce dorata brillano fra le macerie sul lato ovest del fiume e lanciano un labirinto di ombre sulla riva orientale. La massa fusa di Castel Sant’Angelo scorre giù verso di noi come una montagna di vetro liquefatto. "Mi ha chiesto di spargere le sue ceneri sulla Vecchia Terra" penso. "E non posso fare nemmeno questo, per lei. La deludo anche dopo morta."

Guardo Bassin Kee. «Su Pacem? Non aveva discepoli su Pacem, quando… Oh.» Immediatamente prima della nostra carica in San Pietro, Aenea aveva mandato via padre de Soya, gli aveva chiesto di andarsene insieme con i frati, di mescolarsi tra la gente della città che così bene conosceva e di evitare la Pax, qualsiasi cosa fosse accaduto. Quando padre de Soya aveva protestato, Aenea aveva detto: "Chiedo solo questo, padre. E lo chiedo con amore e con rispetto". Padre de Soya era scomparso fuori nella pioggia. Ed era stato il relè di trasmissione, aveva portato a vari miliardi di persone su Pacem l’ultima sofferenza della mia amata e la comprensione.

«Oh» dico, guardando ancora Kee. «Ma l’ultima volta che ti ho visto… tramite il Vuoto… eri tenuto prigioniero in crio-fuga laggiù in quel…» Muovo con disgusto il braccio a indicare il cumulo fuso di Castel Sant’Angelo.

Kee annuisce di nuovo. «Ero in crio-fuga, infatti. Mi tenevano in magazzino a dormire, come una grossa fetta di carne in un freezer, in una cella sotterranea, non lontano da quella dove hanno assassinato Aenea. Ma ho sentito il Momento Condiviso. Ogni essere umano vivente lo sentì… addormentato, ubriaco, moribondo o perduto nella pazzia.»

Col cuore di nuovo spezzato dalla comprensione, posso solo guardare quell’uomo. Alla fine dico: «Come sei uscito? Da laggiù». Guardiamo tutti e due le macerie del quartier generale del Sant’Uffizio.

Kee sospira. «Pochissimo tempo dopo il Momento Condiviso ci fu una rivolta. Molte persone, la maggioranza qui su Pacem, non volevano avere più niente a che fare con i crucimorfi e con la Chiesa che li aveva impiantati. Alcuni erano ancora tanto cinici da fare quel commercio con il diavolo in cambio della risurrezione fisica, ma miliardi, centinaia di miliardi, solo nella prima settimana, cercarono la comunione e la libertà dalla croce del Nucleo. I lealisti della Pax tentarono di fermarli. Ci furono scontri, sommosse, guerre civili.»

«Di nuovo, come tre secoli fa, per la Caduta dei teleporter.»

«No, non è stato terribile come allora. Non dimenticare che, una volta imparato il linguaggio dei morti e dei vivi, è doloroso far male a un altro. I lealisti della Pax non avevano questa remora, è vero, ma erano in netta minoranza dappertutto.»

Col braccio indico quel mondo di macerie. «E questa la chiami remora? Dici che non è stato terribile come allora?»

«Non è il risultato della rivolta contro il Vaticano e la Pax e il Sant’Uffizio» replica Kee, torvo. «Tutto sommato, la ribellione non comportò grandi spargimenti di sangue. I lealisti fuggirono su navi Arcangelo. Ora il loro Nuovo Vaticano si trova su un pianeta chiamato Madhya, un vero cesso di pianeta, protetto da metà della vecchia Flotta e da alcuni milioni di lealisti.»

«Chi è stato, allora?» dico, guardando ancora la devastazione che ci circonda.

«Il Nucleo. I cloni Nemes distrussero la città e poi si impadronirono di quattro navi Arcangelo. Dopo la fuga dei lealisti, ci colpirono dallo spazio. Il Nucleo era incazzato duro. Probabilmente è ancora incazzato. Non ce ne frega niente.»

Poso con cura il grafer sulla pietra e mi guardo intorno. Altri uomini e donne escono dalle rovine, si fermano a rispettosa distanza da noi, ma ci guardano con grande interesse. Indossano abiti da lavoro e da caccia, non pelli d’orso o stracci. Sono chiaramente persone che vivono in un posto aspro, in tempi difficili, ma non dei selvaggi. Un bambino biondo mi saluta con la mano, timidamente. Ricambio il saluto.

«Non ho risposto alla tua domanda» dice Kee. «Le guardie mi rilasciarono, rilasciarono tutti i prigionieri, nella confusione di quella settimana, dopo il Momento Condiviso. Un mucchio di prigionieri in questo braccio della galassia scoprì che le porte si aprivano, quella settimana. Dopo la comunione… be’, è duro imprigionare o torturare qualcuno quando finisci per condividere il suo dolore tramite il Vuoto che lega. E da allora gli Ouster sono stati impegnatissimi a far rivivere i miliardi di ebrei e di musulmani e di altri popoli rapiti dal Nucleo e a trasportarli dai pianeti labirinto ai loro mondi natali.»

Rifletto un istante su queste parole. «Padre de Soya è sopravvissuto?» domando poi.

Kee sorride più largamente. «Puoi ben dirlo! È il nostro prete nella parrocchia di Sant’Anna. Ti conduco da lui. Ormai sa che sei qui. Sono solo cinque minuti di strada.»

De Soya mi abbraccia con tanta forza da farmi dolere le costole per un’ora. Indossa una comune tonaca nera e collare bianco. Sant’Anna non è la grande chiesa parrocchiale che abbiamo visto di sfuggita nel Vaticano, ma una piccola cappella di mattoni, in una zona sgomberata dalle macerie, sulla riva est. La parrocchia comprende un centinaio di famiglie che si procurano da vivere con l’agricoltura e la caccia in quello che era stato un ampio parco da questo lato dello spazioporto. Mi presentano alla maggior parte di quelle cento famiglie, mentre mangiamo all’aperto, nel luminoso spiazzo accanto al sagrato della chiesa. Pare che tutti mi conoscano, si comportano come se mi conoscessero di persona e sembrano tutti sinceramente contenti che sia vivo e che sia tornato al mondo dei vivi.

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