Литмир - Электронная Библиотека
A
A

Quel mattino la basilica di San Pietro era inondata di rosso, viola, nero, bianco: ottantatré cardinali, che presto si sarebbero chiusi in conclave, chinavano la testa, pregavano, facevano la genuflessione, si inginocchiavano, si alzavano e cantavano. Dietro quel gregge di possibili candidati al soglio pontificio, c’erano le centinaia di vescovi e di arcivescovi, di diaconi e di membri della Curia, di ufficiali militari e di funzionari civili della Pax, di governatori di pianeti e di alte personalità che al momento della morte del papa si erano trovati per caso su Pacem o nel raggio di un debito temporale di tre settimane, di delegati dei domenicani, gesuiti, benedettini, legionari di Cristo, marianisti, salesiani e l’unico delegato in rappresentanza dei pochi francescani rimasti. Infine, nelle ultime file, c’erano gli "stimati ospiti", delegati onorari della Pax Mercatoria, dell’Opus Dei, dell’Istituto per le opere di religione (noto anche come Banca vaticana) e delegati delle ali amministrative della prefettura, del Servizio assistenziale del Santo Padre, dell’APSS (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede), come pure della Camera apostolica del cardinale camerlengo. Inoltre, nel banchi più arretrati, c’erano onorati ospiti della Pontificia accademia delle scienze, della Commissione pontificia per la giustizia e la pace interstellare, di molte accademie pontificie come la Pontificia accademia ecclesiastica e di altre organizzazioni semiteologiche necessarie per il governo del vasto Stato della Pax. Infine c’erano le vivaci uniformi delle guardie svizzere, nonché i comandanti della Guardia palatina ricostituita da papa Giulio e, nella prima apparizione ufficiale, il comandante della finora segreta Guardia nobile, un uomo dal colorito pallido, nero di capelli, in uniforme rossa.

Kenzo Isozaki e Anna Pelli Cognani guardarono con l’occhio di chi è bene informato la sfarzosa cerimonia. Anche loro erano stati invitati alla messa, ma negli ultimi secoli era divenuta tradizione che i PFE della Pax Mercatoria onorassero con la propria assenza le più importanti cerimonie della Chiesa: vi presenziavano solo i loro delegati ufficiali presso il Vaticano. Così guardarono il cardinale Couesnongle celebrare la messa dello Spirito Santo e trascurarono il cardinale camerlengo, non a torto ritenuto un trascurabile uomo di paglia, ma dedicarono tutta l’attenzione al cardinale Lourdusamy, al cardinale Mustafa e ad altri sei intermediari del potere, nei banchi delle prime file.

La benedizione finale concluse la messa e i cardinali con diritto di voto sfilarono in processione solenne per entrare nella Cappella Sistina. Le olocamere si soffermarono a riprendere la chiusura della porta. L’ingresso al conclave fu chiuso, la porta fu sprangata col chiavistello all’interno e con un catenaccio all’esterno. Il comandante delle guardie svizzere e il prefetto della Casa Pontificia proclamarono ufficialmente la chiusura del conclave. Il commentatore vaticanista passò allora alle analisi e alle ipotesi, mentre l’olocamera continuava a inquadrare la porta sigillata.

«Basta così» disse Kenzo Isozaki. La trasmissione fu interrotta, la bolla tornò trasparente e la luce del sole inondò la stanza sotto il cielo nero.

Anna Pelli Cognani ebbe un pallido sorriso. «La votazione non dovrebbe richiedere molto tempo.»

Isozaki era tornato nella propria poltrona. Unì la punta delle dita e si picchiettò il labbro inferiore. «Anna» disse «ritiene che noi, tutti noi nella presidenza della Pax Mercatoria, abbiamo un vero potere?»

Con la sua espressione neutra Anna Pelli Cognani rivelò la propria sorpresa. «Durante lo scorso anno fiscale, Kenzo-san, la mia divisione ha prodotto un utile di trentasei miliardi di marchi.»

Isozaki tenne immobili le dita. «Signora Cognani» disse «sarebbe così gentile da togliersi la giacca e la camicetta?»

La sua protégée non batté ciglio. Nei ventotto anni standard in cui erano stati colleghi — subalterna e principale, in realtà — Isozaki non aveva fatto, detto o lasciato capire niente che si potesse interpretare come approccio sessuale. Anna Pelli Cognani esitò solo un secondo, poi aprì la giacca, se la tolse, la posò sulla spalliera della poltroncina che non occupava mai e si sbottonò la camicetta. La piegò con cura e la posò sopra la giacca.

Isozaki si alzò, girò intorno alla scrivania e si fermò a un metro dalla donna. «Anche la biancheria» disse, togliendosi la giacca e sbottonandosi la camicia di modello antiquato. Aveva torace robusto, muscoloso ma glabro.

Anna Pelli Cognani si tolse la chemise. Aveva seni piccoli ma ben formati, rosei in punta.

Kenzo Isozaki alzò la mano come per toccare la donna, si limitò a indicare, poi la spostò verso il proprio petto e toccò il crucimorfo a doppia barra che andava dallo sterno all’ombelico. «Questo» disse «è il potere.» Si girò e cominciò a rivestirsi. Dopo un attimo, Anna Pelli Cognani si strinse nelle spalle e lo imitò.

Quando si furono rivestiti tutt’e due, Isozaki tornò a sedersi alla scrivania e indicò l’altra poltroncina. Con sua sorpresa, Anna Pelli Cognani vi si accomodò.

«Ciò che vuole dire è semplice» iniziò la donna. «Per quanto successo abbiamo nel renderci indispensabili al nuovo papa, se ci sarà mai un nuovo papa, la Chiesa avrà sempre il definitivo potere della risurrezione.»

«Non proprio» precisò Isozaki, unendo di nuovo la punta delle dita, come se il precedente interludio non fosse avvenuto. «Voglio dire che il potere che controlla il crucimorfo, controlla l’universo umano.»

«La Chiesa…» iniziò Anna Pelli Cognani e si interruppe. «Certo, il crucimorfo è solo parte dell’equazione del potere. Il TecnoNucleo fornisce alla Chiesa il segreto della risurrezione coronata da successo. Ma per duecentottanta anni è stato in combutta con la Chiesa…»

«Aveva un suo obiettivo» disse piano Isozaki. «Quale, Anna?»

L’ufficio ruotò nella notte. Miriadi di stelle brillarono di colpo. Anna Pelli Cognani alzò il viso verso la Via Lattea per guadagnare un istante e riflettere. «Nessuno lo sa» rispose infine. «La legge di Ohm.»

Isozaki sorrise. «Molto bene. Nel nostro caso, seguire la linea di minore resistenza potrebbe portarci non direttamente alla Chiesa, ma direttamente al Nucleo.»

«Però il consigliere Albedo non si incontra con nessuno, tranne Sua Santità e Lourdusamy.»

«Con nessuno di cui siamo a conoscenza» la corresse Isozaki. «Ma in questo caso è il Nucleo a venire nell’universo umano.»

Anna Pelli Cognani annuì. Capiva benissimo il suggerimento implicito: le IA illegali classe Nucleo, che la Pax Mercatoria stava sviluppando, avrebbero potuto trovare la via del piano dati e seguirla fino al Nucleo. Per quasi trecento anni, il primo comandamento imposto dalla Chiesa e dalla Pax era stato: "Non costruirai una macchina pensante uguale o superiore alla mente umana". Le IA in uso nell’ambito della Pax erano più "Inanimate Apparecchiature" che "Intelligenze Artificiali" del tipo che si era evoluto distaccandosi dalla specie umana quasi un millennio prima: macchine pensanti stupide, come l’IA nell’ufficio di Isozaki o il computer nella vecchia nave di de Soya, la Raffaele. Ma nell’ultima decina d’anni, dipartimenti segreti di ricerca della Pax Mercatoria avevano ricreato le IA autonome uguali o superiori a quelle di uso comune durante l’Egemonia. I rischi e i vantaggi di quel progetto erano quasi incommensurabili: se il progetto aveva successo, il dominio assoluto del commercio e la rottura dell’antico equilibrio di potere tra la Flotta della Pax e la Pax Mercatoria; se il progetto era scoperto dalla Chiesa, la scomunica, la tortura nelle segrete del Sant’Uffizio e l’esecuzione capitale. E ora, questa prospettiva.

Anna Pelli Cognani si alzò. «Mio Dio» disse piano «sarebbe il magistrale dribbling conclusivo.»

Isozaki annuì e sorrise di nuovo. «Conosce l’origine di quel modo di dire, Anna?»

18
{"b":"121439","o":1}