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La Maga non badava alle linee bianche tracciate sul terreno, e passava da un riquadro all’altro come più le faceva comodo. I suoi accompagnatori titanidi e i pochi altri osservatori rispettavano invece le corsie, e Chris li imitò. Uno dei due Cantata si assicurava che la Maga non trascurasse nessun gruppo, e segnava sul suo registro i riquadri già visitati; una volta chiamò indietro la Maga, perché aveva svoltato dalla parte sbagliata.

La Maga conosceva personalmente molti dei titanidi. Spesso si fermava a cantare con loro, ne baciava alcuni, ne abbracciava altri. Passava lentamente tra i gruppi: prima leggeva la targhetta, e poi esaminava attentamente i titanidi dall’alto al basso, ma senza mai mostrare alcuna particolare espressione. A volte si fermava e pareva perdersi in qualche riflessione, poi scambiava qualche parola con uno degli assistenti, gli mormorava qualcosa, e proseguiva. A volte rivolgeva qualche domanda a uno dei candidati.

Sempre proseguendo in questa maniera, passò in rassegna tutti i gruppi, e poi riprese dall’inizio. Chris cominciò ad annoiarsi, e decise di recarsi da Valiha e dai suoi compagni per salutarli e per augurare loro buona fortuna.

— Dove eri finito? — sibilò Valiha.

— Non penso di potervi essere di molto aiuto — disse Chris. Notò che l’elegante uovo dei titanidi era posato in cima a una bottiglia di tequila, ai piedi di Valiha. Indicò l’uovo. — Posso portarti fortuna come quella bottiglia.

— Ti prego, Chris, fammi almeno il favore. Me l’avevi promesso. — Pareva che stesse per piangere, e lui pensò, sentendosi a disagio, che in effetti le aveva promesso qualcosa di simile. Guardò da un’altra parte, poi tornò a guardare Valiha e annuì.

— Non devi fare niente — disse lei. — Basta che tu stia accanto alla riga. Non puoi entrare nel riquadro durante la rivista… sssh! Silenzio, tutti; sta arrivando!

Chris si voltò, e vide che la Maga era quasi dietro di lui. Stava giudicando la fila di fronte a quella di Valiha, ma questa volta faceva in fretta; passò a pochi metri da Chris. Dopo avere fatto ancora qualche passo, la Maga si fermò, inclinò leggermente la testa e fissò Chris, aggrottando la fronte. Lui si sentiva a disagio, ma non osava distogliere lo sguardo. Alla fine, la Maga sollevò leggermente un angolo delle labbra.

— Vedo che sei ritornato tra noi — disse. — Ci siamo già visti per pochi istanti, circa un decariv fa. Io sono Cirocco. Dammi del "tu", e chiamami Rocky. — Non gli porse la mano, ma continuò a esaminarlo. Chris, al momento in cui aveva riacquistato la memoria, indossava un paio di calzoncini corti, e ora si sentì nudo. Poi la Maga guardò Valiha, la fissò senza battere ciglio con quello sguardo che aveva tanto turbato Chris. Infine studiò anche il potenziale Trio Mixolidio Doppio Bemolle.

— Tu sei Valiha — disse Cirocco. La titanide le rivolse uno strambo inchino. — Conoscevo bene la tua retromadre. — Fece un giro tutt’attorno a Valiha, accarezzandole i fianchi levigati. Rivolse un cenno d’assenso a Hichiriki e Cembalo, si chinò a tastare il garretto posteriore destro di Valiha, sollevò la mano e le accarezzò la guancia. Poi si inginocchiò e le massaggiò con entrambe le mani una delle gambe anteriori; infine si girò verso Chris e gli parlò.

— Hai trovato un’ottima compagnia — disse. — Valiha è un Assolo Eolio. Mi pare sia l’unico che ho concesso a questa particolare combinazione Madrigale-Samba. Tempo due o trecento chiloriv, forse i suoi discendenti potranno formare un Accordo tutto loro. Comunque, la combinazione da lei proposta è molto ben studiata. Servirà a consolidare le caratteristiche, molto più di quell’azzardato Duetto Locrilidio che ha proposto allo scorso Festival. Ma ha solo… ecco, diciamo cinque anni terrestri, e i giovani vogliono fare tutto da soli, vero, Valiha?

Quando la Maga si alzò, le guance gialle della titanide erano più rosse. Distolse lo sguardo e arrossì ancora di più quando Cirocco, ridendo, le diede una pacca sul dorso.

— Questa volta mi aspettavo di vederti cantare un Assolo Eolio — scherzò Cirocco. Guardò Chris, che aveva continuato a storcere il naso fin dall’inizio della scena. A parere suo, assomigliava un po’ troppo a una mostra di cavalli. Da un momento all’altro, si aspettava che Cirocco le sollevasse il labbro e le guardasse i denti.

— "Cantare un Assolo Eolio" è una frase titanide, per dire che una persona è vanitosa — spiegò Cirocco. — In realtà, una femmina titanide può clonare se stessa, e fare da sola la parte dei quattro genitori della figlia, usando un’auto-inseminazione frontale e una posteriore. Ma è raro che io permetta loro di farlo. — Appoggiò le mani sul fianco di Valiha, poi alzò di nuovo il braccio e le toccò il petto con il dorso della mano. — Bambina, questo seno è pronto ad affrontare una così grande responsabilità?

— Sì, Capitano.

— Hai scelto bene gli ante-genitori, Valiha. La tua retromadre ne sarebbe stata lieta. — Si girò, e raccolse l’uovo dal suo piedistallo di vetro. Tutti fecero silenzio quando la Maga lo sollevò e lo guardò in controluce, per infine portarselo alle labbra. Baciò leggermente l’uovo, poi aprì le labbra e se lo infilò in bocca, con molta attenzione. Quando la estrasse, la sfera aveva già cambiato colore: in pochi secondi, divenne trasparente come cristallo. Ora Valiha si mosse, allargando le zampe posteriori, sollevando in alto la coda, e piegando il torso in avanti. I capelli le scivolarono sulla faccia mentre aspettava. Chris ricordò improvvisamente una scena che aveva visto: due titanidi impegnati in un rapporto sessuale di tipo "equino", con gli organi posteriori… cosa che facevano spesso e con grande lena durante il Festival. Quella assunta da Valiha era la posizione femminile, pronta a essere montata da un titanide che si assumeva il ruolo maschile. La Maga si mise alle terga di Valiha, che tremava tutta per l’aspettativa.

Chris distolse lo sguardo, rabbrividendo. Aveva visto il braccio entrare fino al gomito e oltre. Quando Cirocco lo tirò fuori, in mano non aveva più l’uovo.

— Ti disturba? — La Maga aveva con sé un asciugamano; se ne servì per asciugarsi il braccio e poi lo gettò a uno dei suoi attendenti. — Gli allevatori lo fanno tutti i momenti.

— Certo, ma questi sono… sono persone come noi. Mi sembra una cosa poco decorosa. Forse non dovrei dirlo.

Cirocco alzò le spalle. — Di’ quello che ti pare. Loro lo fanno così. Pensano che le nostre usanze matrimoniali siano molto noiose, e non è detto che abbiano torto. — Lo fissò con aria interrogativa. — Perché, tu e Valiha tirate il boccino?

— Non capisco cosa intendi dire. — E, mentre lo diceva, aveva la sgradevole sensazione di capirlo benissimo, forse.

— Lascia perdere. Comunque, pare che ti sia amica.

— Pare di sì. Confesso di non ricordarlo. — Guardò in direzione del margine del cratere, e vide che i tre titanidi oltrepassavano in quel momento il bordo, galoppando di gran carriera a consumare il Trio.

— Dev’essere brutto. Capisco perché sei venuto qui. Comunque, tu dovresti essere presente alla festa. Se fosse stata meno emozionata, ti avrebbe portato lei. — Cantò qualcosa a uno dei titanidi, il quale gli porse la mano nel modo a lui ormai noto.

— Ti presento Arpa, dell’Accordo della Cantata. Non parla inglese, ma ti condurrà alla festa dei tuoi amici e ti riporterà qui tra qualche riv. Non ubriaco, spero. Vieni a trovarmi nella mia tenda. Dobbiamo parlare di varie cose.

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