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— Sta bene, Signor Dunworthy? — chiese Colin, avanzando di un passo.

— Dal momento che non sembra avere rispetto per l'autorità della Sezione Medievale, ho supposto che avrebbe potuto tentare di fare irruzione e di aprire la rete — spiegò Gilchrist. — Ho tolto la corrente per impedire che una cosa del genere potesse succedere, e a quando pare ho fatto bene.

Dunworthy aveva sentito parlare di persone che venivano annientate dalle cattive notizie. Quando Badri gli aveva detto che Kivrin si trovava nel 1348 non era riuscito ad assimilare appieno il significato della cosa, ma questa notizia parve abbattersi su di lui come un colpo fisico, tanto da togliergli il respiro.

— Ha spento la rete — disse. — Ha perso i dati.

— Perso i dati? — ripeté Gilchrist. — Stupidaggini. Di certo ci sarà un backup o qualcosa del genere, e quando riattiveremo la corrente…

— Questo significa che non sappiamo dove sia Kivrin? — domandò Colin.

— Sì — rispose Dunworthy, e mentre cadeva pensò che si sarebbe abbattuto sulla consolle come Badri, ma non lo fece e si accasciò quasi con delicatezza, come un uomo che fosse stato gettato a terra dal vento, abbandonandosi come un amante fra le braccia protese di Gilchrist.

— Lo sapevo — sentì dire a Colin. — Questo è successo perché non ha avuto la sua inoculazione. La prozia Mary mi ucciderà.

26

— Questo è impossibile — disse Kivrin, — non può essere il 1348.

Però tutto aveva senso… la morte del cappellano di Lady Imeyne e la mancanza di servitori e il fatto che Eliwys non volesse mandare Gawyn a Oxford per scoprire chi lei fosse.

— Là c'è molta malattia — aveva detto Lady Yvolde, e la Morte Nera aveva colpito Oxford a Natale del 1348.

— Cosa è successo? — esclamò, con voce che saliva di tono e minacciava di sfuggire al controllo. — Cosa è successo? Dovevo andare nel 1320. Nel 1320! Il Signor Dunworthy mi aveva detto che non sarei dovuta venire, che alla Sezione Medievale non sapevano quello che facevano, ma non possono avermi mandata nell'anno sbagliato! — S'interruppe, poi ordinò: — Dovete uscire di qui! Questa è la Morte Nera!

La guardarono tutti senza capire, tanto che lei pensò che il traduttore fosse scivolato di nuovo nell'inglese moderno.

— È la Morte Nera — ripeté. — Il male azzurro.

— No — sussurrò Eliwys, in tono molto sommesso.

— Lady Eliwys, devi portare Lady Imeyne e Padre Roche giù nella sala.

— Non può essere — protestò lei, ma prese Lady Imeyne per un braccio e la condusse fuori, mentre la vecchia continuava a serrare il suo impiastro come se fosse stato un reliquiario. Maisry si precipitò dietro di loro con le mani ancora serrate sugli orecchi.

— Devi andare anche tu — disse Kivrin a Roche. — Resterò io con il segretario.

Il malato mormorò qualcosa d'indistinto e Roche si girò a guardarlo, accennando ad avvicinarsi quando lui lottò per alzarsi.

— No! — esclamò Kivrin afferrando il prete per la manica. — Non ti devi avvicinare — aggiunse, interponendosi fra lui e il letto. — La malattia del segretario è contagiosa — spiegò, cercando di forzare il traduttore a rendere il senso delle sue parole. — Infetta la gente. Viene diffusa dalle mosche e da… — Esitò, cercando il modo di descrivere il contagio da fluidi. — Dagli umori e dalle esalazioni dei malati. È una malattia letale, che uccide quasi tutti coloro che vi si avvicinano.

Osservò quindi con ansia il prete, chiedendosi se aveva capito almeno qualcosa di quello che gli aveva detto, se poteva capirlo, visto che nel 1300 non esisteva la minima cognizione in fatto di germi e non si sapeva come si diffondessero le malattie. La gente del tempo aveva creduto che la Morte Nera fosse una punizione divina e che venisse diffusa da nebbie velenose che fluttuavano sulle campagne, dagli sguardi dei morti e dalla magia.

— Padre — chiamò il segretario, e Roche cercò di oltrepassare Kivrin, che però gli sbarrò il passo.

— Non possiamo lasciarlo morire — protestò Roche.

Altri lo hanno fatto, però, pensò Kivrin. Sono fuggiti abbandonando i malati. C'è stato chi ha abbandonato i suoi stessi figli e ci sono stati dottori che si sono rifiutati di andare a curare i malati e preti che sono fuggiti.

Chinandosi, raccolse una delle strisce di stoffa che Lady Imeyne aveva lacerato per il suo impiastro.

— Devi coprirti il naso e la bocca con questa — disse, porgendogliela.

Lui abbassò lo sguardo sulla striscia di stoffa, poi la piegò in modo da formare un quadrato compatto che si accostò alla faccia.

— Legala così — suggerì Kivrin, e si chinò a raccogliere un'altra striscia di stoffa, piegandola diagonalmente e legandosela intorno al naso e alla bocca come la maschera di un bandito.

Roche obbedì, annaspando con il nodo, poi fissò Kivrin che si trasse di lato, permettendogli di avvicinarsi al segretario e di posargli una mano sul petto.

— Non… — cominciò Kivrin, e quando lui sollevò lo sguardo concluse: — Non toccarlo più di quanto sia necessario.

Trattenne il fiato mentre il prete esaminava il malato, timorosa che il segretario avesse un'altra crisi violenta e lo afferrasse, ma lui non si mosse per nulla. Intanto dal bubbone sotto il bracco stava iniziando a filtrare lentamente un misto di sangue e di pus verdastro.

— Non lo toccare — avvertì Kivrin, trattenendo Roche per un braccio. — Deve averlo rotto mentre lottavamo con lui.

Asciugò quindi il sangue e il pus con uno degli stracci di Imeyne e ne usò un altro per fasciare la ferita, stringendo il nodo intorno alla spalla. Il segretario non sussultò né gridò, e quando abbassò lo sguardo su di lui Kivrin vide che era immobile con lo sguardo fisso dinnanzi a sé.

— È morto? — chiese.

— No — replicò Roche, posandogli di nuovo la mano sul petto… e Kivrin si accorse che il torace dell'uomo si alzava e si abbassava, sia pure debolmente. — Devo andare a prendere i sacramenti — aggiunse il prete, e attraverso la maschera le sue parole suonarono distorte quasi quanto quelle del segretario.

No, pensò Kivrin, in preda al panico. Non andare. Che farò se muore? O se dovesse alzarsi di nuovo?

— Non temere, tornerò — promise Roche, raddrizzandosi.

Uscì in fretta, senza chiudere la porta, e Kivrin si accostò al battente per sprangarlo. Da sotto le giunse un rumore di voci… quelle di Eliwys e di Roche… e pensò che avrebbe dovuto dire al prete di non parlare con nessuno.

— Voglio stare con Kivrin! — strillò Agnes, cominciando a piangere, e Rosemund le rispose con rabbia, gridando al di sopra del suo pianto.

— Lo dirò a Kivrin — ritorse Agnes, indignata, e subito Kivrin si affrettò a spingere il battente e a sprangarlo.

Agnes non doveva venire lassù, e neppure Rosemund o chiunque altro. Non dovevano essere esposti al contagio perché non esisteva nessuna cura per la Morte Nera. Il solo modo per proteggerli era impedire che la prendessero. Freneticamente, cercò di ricordare tutto quello che sapeva sulla peste. L'aveva studiata nella sezione relativa al quattordicesimo secolo e la Dottoressa Ahrens gliene aveva parlato quando l'aveva vaccinata.

C'erano due distinti tipi di peste, anzi tre… perché uno entrava direttamente nel sangue e uccideva la vittima entro poche ore. La peste bubbonica era diffusa dai ratti e dalle mosche, ed era il tipo che generava i bubboni, mentre l'altro tipo era la peste polmonare, che non si manifestava con i bubboni. I malati tossivano e vomitavano sangue, e quel genere di peste era diffuso mediante i fluidi corporei ed era spaventosamente contagioso. Il segretario aveva però la peste bubbonica, che era meno contagiosa: la semplice vicinanza al paziente non era sufficiente per prenderla… la mosca doveva spostarsi da una persona all'altra.

Davanti agli occhi le si parò l'immagine improvvisa del segretario che si abbatteva su Rosemund, trascinandola a terra. Che succederà se l'ha contagiata? si chiese. Non è possibile, non può essere stata contagiata, non ci sono cure.

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