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— Colin! — urlò Dunworthy, afferrando il ragazzo per un braccio mentre questi si tuffava sotto il drappeggio degli schermi e nella rete. — In nome di Dio, cosa credi di fare?

— Non penso che dovrebbe andare solo — ribatté Colin, liberandosi dalla sua stretta con una contorsione.

— Non puoi fare irruzione in questo modo oltre la rete! Non si tratta di un perimetro di quarantena. Che sarebbe successo se la rete si fosse aperta? Saresti rimasto ucciso! — infuriò Dunworthy, poi prese di nuovo Colin per un braccio e accennò a dirigersi verso la consolle. — Badri! Sospendi la transizione!

Badri non c'era. Scrutando con i suoi occhi miopi il punto in cui si era trovata la consolle, Dunworthy si accorse che adesso erano in una foresta, circondati da alberi; il terreno era coperto di neve e l'aria era pervasa da uno scintillio cristallino.

— Se andrà da solo, chi si prenderà cura di lei? — insistette Colin. — Che farà se avrà una ricaduta?

Poi il suo sguardo si spostò oltre Dunworthy e lui rimase a bocca aperta per lo stupore.

— Siamo là? — sussurrò.

Dunworthy lasciò andare il braccio del ragazzo e frugò nel proprio giustacuore alla ricerca degli occhiali.

— Badri! — gridò. — Apri la rete! Badri! — chiamò ancora, mettendosi gli occhiali e subito togliendoli di nuovo per pulirli, perché erano coperti di brina.

— Dove siamo? — domandò Colin.

Dunworthy si agganciò gli occhiali dietro gli orecchi e si guardò intorno. Gli alberi erano antichi, con il tronco coperto d'edera tinto d'argento dalla brina. E non c'era traccia di Kivrin.

Si era aspettato di trovarla lì al sito… una cosa ridicola, se si considerava che avevano già aperto la rete senza esito, ma lui aveva sperato che una volta che si fosse resa conto dell'epoca in cui era, Kivrin avrebbe cercato di tornare al sito per aspettare. Invece non c'era, né si scorgeva traccia che fosse stata lì.

La neve su cui si trovavano era uniforme e priva di impronte, abbastanza alta da coprire qualsiasi orma lei avesse lasciato al momento della transizione ma non tanto da poter celare il carro fracassato e le casse sparpagliate. E non si scorgeva traccia neppure della strada fra Oxford e Bath.

— Non so dove siamo — ammise.

— Io so che non è Oxford, perché non sta piovendo — ribatté Colin, battendo i piedi contro il terreno per scaldarsi.

Dunworthy sollevò lo sguardo verso il cielo pallido e limpido che si intravedeva fra gli alberi: se lo slittamento era lo stesso verificatosi con la transizione di Kivrin, doveva essere metà mattina.

Colin si mise a correre nella neve in direzione di una macchia di salici rossastri.

— Dove stai andando? — chiese Dunworthy.

— A cercare una strada… il sito dovrebbe essere vicino ad una strada, giusto? — replicò il ragazzo, e scomparve in mezzo al boschetto.

— Colin! — gridò Dunworthy, avviandosi per seguirlo. — Torna qui.

— Eccola! — esclamò Colin, da un punto imprecisato oltre i salici. — La strada è qui!

— Torna indietro! — ripeté Dunworthy.

Colin riapparve, tenendo aperti i salici.

— Vieni qui — ripeté Dunworthy, in tono più calmo.

— La strada risale una collina — spiegò il ragazzo, passando in mezzo ai salici per tornare nella radura. — Possiamo salire su di essa e vedere dove ci troviamo.

Era già bagnato, con la casacca marrone coperta dalla neve caduta dai salici, e aveva l'aria guardinga di chi si aspetti cattive notizie da un momento all'altro.

— Mi vuole rimandare indietro, vero?

— Devo farlo — dichiarò Dunworthy, ma mentre parlava si sentì sgomentare alla prospettiva. Badri non avrebbe riaperto la rete se non fra due ore almeno, e lui non era certo di quanto tempo sarebbe rimasta aperta, senza contare che non poteva permettersi di sprecare due ore aspettando di poter rimandare indietro Colin… e d'altro canto non poteva lasciarlo lì. — Sei una mia responsabilità.

— E lei è una mia responsabilità — ritorse il ragazzo. — La prozia Mary mi ha chiesto di prendermi cura di lei. Cosa succederebbe se avesse una ricaduta?

— Non capisci. La Morte Nera…

— È tutto a posto, davvero. Ho convinto William a farmi somministrare la streptomicina e tutto il resto dalla sua infermiera. Adesso non mi può rimandare indietro perché la rete non è aperta e fa troppo freddo per restare qui fermi ad aspettare per un'ora, mentre se andiamo subito a cercare Kivrin per allora potremmo essere già di ritorno.

Il ragazzo aveva ragione riguardo al fatto che non potevano rimanere lì: il freddo stava già penetrando attraverso il bizzarro mantello vittoriano di Dunworthy e la casacca di Colin forniva una protezione ancora minore di quella data dalla sua vecchia giacca.

— Andremo fino alla cima della collina — decise infine Dunworthy, — ma prima dobbiamo contrassegnare la radura in modo da essere in grado di ritrovarla. E poi non devi partire di corsa in quel modo… non voglio perderti di vista neppure per un momento perché non ho il tempo di andare a cercare anche te.

— Non mi perderò — garantì Colin, frugando nel proprio zaino fino a tirare fuori un rettangolo piatto. — Ho portato un localizzatore, che è già regolato in modo da ritrovare questa radura.

Tenne quindi aperti i salici per permettere a Dunworthy di passare e uscirono sulla strada, che era poco meglio di un sentiero per il bestiame ed era coperta da uno strato di neve intatta tranne che per le impronte degli scoiattoli e di un cane… o forse di un lupo. Colin rimase obbedientemente accanto a Dunworthy per metà della salita, poi non riuscì più a trattenersi e spiccò la corsa.

Dunworthy lo seguì con passo affaticato, lottando contro la morsa che già gli serrava il petto; gli alberi cessavano a metà del pendio della collina e il vento gelido cominciava a soffiare violento dove essi finivano.

— Vedo un villaggio — gli gridò Colin.

Quando lo raggiunse, Dunworthy scoprì che il vento era ancora peggiore in cima alla collina… gli attraversava completamente il mantello nonostante il rivestimento e spingeva nel cielo lunghe scie di nuvole. Lontano verso sud un pennacchio di fumo saliva dritto verso l'alto e poi piegava bruscamente verso est sotto la spinta del vento.

— Vede? — insistette Colin, indicando.

Sotto di loro si stendeva una pianura ondeggiante, rivestita da uno strato di neve di un candore tale da ferire quasi lo sguardo. Gli alberi spogli e le strade spiccavano scuri su di essa, come i segni su una mappa; la strada fra Oxford e Bath era una linea nera e diritta che divideva la pianura innevata e Oxford sembrava un disegno tracciato a matita. Da dove si trovava poteva scorgere i tetti coperti di neve e la tozza torre di St. Michael che si levava al di sopra delle mura.

— Non sembra che la Morte Nera sia già arrivata qui, vero? — commentò Colin.

E aveva ragione. Quella sembrava l'intatta e serena Oxford della leggenda ed era impossibile immaginarla devastata dalla peste, con i carri carichi di morti che venivano tirati lungo le strade strette e i college chiusi e abbandonati, e le case piene di morti e di moribondi. Era impossibile immaginare che Kivrin si trovasse lì da qualche parte, in uno dei villaggi che lui non riusciva a individuare.

— Ha visto laggiù? — chiese Colin, indicando verso sud. — Dietro quegli alberi.

Dunworthy socchiuse gli occhi, cercando di distinguere gli edifici dietro l'agglomerato di piante: poteva vedere fra i rami grigi una sagoma più scura, forse quella del campanile di una chiesa o dell'angolo di un maniero.

— C'è una strada che porta laggiù — aggiunse Colin, indicando una sottile linea grigia che cominciava da qualche parte sotto di loro.

Dunworthy esaminò la mappa che Montoya gli aveva dato, ma anche con le sue annotazioni era impossibile determinare di che villaggio si trattava perché non sapevano quanto si trovassero lontani dall'effettivo sito previsto per la transizione. Se erano direttamente a sud rispetto ad esso quel villaggio era troppo ad est per essere Skendgate, ma dove lui riteneva che esso dovesse trovarsi non c'erano alberi e non c'era assolutamente niente tranne un piatto campo innevato.

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