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Imeyne non è parsa sorpresa e neppure particolarmente preoccupata da quella notizia. È evidente che pensa che quei tre siano qui per portarle il suo nuovo cappellano e sta facendo di tutto per compiacerli, insistendo perché il banchetto di Natale venga portato in tavola immediatamente e perché all'inviato del vescovo sia riservato l'alto seggio. I tre sembrano più interessati a bere che a mangiare. Imeyne ha portato loro le coppe di vino personalmente e le hanno già vuotate, chiedendone ancora. Il segretario ha afferrato Maisry per la gonna quando lei gli ha portato la brocca e l'ha tirata verso di sé, infilandole la mano nella camicia. Naturalmente, lei ha pensato soltanto a proteggersi gli orecchi.

L'unica cosa positiva dell'arrivo dei tre è che aumentano spaventosamente la confusione generale. Ho avuto soltanto un momento per parlare con Gawyn, ma domani riuscirò di certo a farlo ancora senza che nessuno se ne accorga… soprattutto adesso che l'attenzione di Imeyne è concentrata sull'inviato, che ha appena strappato la brocca dalle mani di Maisry per versarsi il vino da solo… e otterrò che mi mostri dov'è il sito. Ho ancora tempo in abbondanza, quasi una settimana.

21

Il ventotto morirono altre due persone, entrambe casi primari che erano andati a quella festa a Headington, e Latimer ebbe un colpo apoplettico.

— Ha sviluppato una miocardite che ha provocato un tromboembolismo — riferì Mary a Dunworthy, con una telefonata. — Attualmente non reagisce a nessuno stimolo.

Oltre la metà delle persone alloggiate a Balliol aveva intanto contratto l'influenza e nell'Infermeria c'era posto soltanto per i casi più gravi, per cui Dunworthy, Finch e uno degli ospiti forzati che William aveva scoperto aver fatto un anno di addestramento da infermiere provvidero a controllare la temperatura dei malati e a distribuire succo d'arancia ventiquattr'ore su ventiquattro. Dunworthy si occupò anche di rassettare i letti e di somministrare i medicinali.

E continuò a preoccuparsi. Quando aveva riferito a Mary che Badri persisteva a ripetere che qualcosa non era esatto e a parlare di topi, lei aveva accantonato la cosa.

— È colpa della febbre, James — aveva risposto. — Non ha collegamento con la realtà. Ho un paziente che insiste a parlare degli elefanti della regina.

Lui però non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che Kivrin potesse essere finita nel 1348.

— Che anno è? — aveva domandato Badri, quella prima notte, e poi aveva aggiunto: — Non può essere giusto.

Dopo la discussione con Gilchrist, Dunworthy aveva telefonato di nuovo ad Andrews e gli aveva detto che non poteva accedere alla rete di Brasenose.

— Non importa — aveva replicato Andrews. — Le coordinate locazionali non sono critiche quanto quelle temporali. Mi procurerò un L/L relativo agli scavi da Jesus. Ho già parlato con loro riguardo all'eseguire dei controlli di parametri e hanno detto che non ci sono problemi.

Il video era di nuovo guasto ma Andrews era parso nervoso, come se avesse temuto che Dunworthy potesse affrontare di nuovo l'argomento della sua venuta ad Oxford.

— Ho effettuato qualche ricerca sullo slittamento — aveva aggiunto. — Non ci sono limiti teorici, ma in pratica lo slittamento minimo è sempre maggiore di zero anche in aree non abitate e lo slittamento massimo non è mai stato superiore ai cinque anni, e in tutti quei casi si è trattato di transizioni senza esseri umani. Lo slittamento massimo che si sia verificato in una transizione con esseri umani si è avuto nel corso di una transizione remota nel diciassettesimo secolo… duecentoventisei giorni.

— Non c'è altro di cui si potrebbe trattare? — aveva chiesto Dunworthy. — Niente altro che potrebbe essere andato storto, a parte lo slittamento?

— Nulla, se le coordinate sono esatte — aveva ribattuto Andrews, e aveva promesso di fornirgli un rapporto non appena avesse effettuato i controlli dei parametri.

Uno slittamento di cinque anni significava il 1325, una data in cui la peste non era ancora iniziata neppure in Cina, e Badri aveva comunque detto a Gilchrist che lo slittamento era stato minimo. E non si poteva trattare delle coordinate, perché Badri le aveva controllate prima di ammalarsi. La paura continuava però a tormentarlo e lui impiegò i pochi momenti liberi a sua disposizione attaccato al telefono per contattare altri tecnici nel tentativo di trovare qualcuno che fosse disposto a venire a leggere la verifica dei dati una volta che la sequenza fosse arrivata e Gilchrist avesse riaperto il laboratorio. La sequenza avrebbe dovuto essere arrivata già da un giorno, ma quando gli aveva telefonato Mary la stava ancora aspettando.

Nel tardo pomeriggio lei lo richiamò.

— Puoi organizzare una corsia? — gli chiese. Il video era tornato in funzione, e gli permise di vedere che il set IPS di Mary dava l'impressione che lei ci avesse dormito dentro, mentre la maschera le pendeva dal collo legata da una sola estremità.

— L'ho già fatto, ed è piena delle persone alloggiate qui — replicò lui. — Fino a questo pomeriggio qui abbiamo avuto trentadue casi.

— Non hai lo spazio per impiantarne un'altra? Per ora non ne ho ancora bisogno — spiegò Mary, con voce stanca, — ma se continuiamo così ne avrò presto. Qui siamo arrivati quasi al massimo della nostra capienza e parecchi membri del personale si sono ammalati oppure rifiutano di venire a lavorare.

— E la sequenza non è ancora arrivata? — chiese lui.

— No. Il CMI ha appena chiamato. La prima volta hanno ottenuto risultati errati e hanno dovuto eseguire di nuovo la procedura. In ogni caso la sequenza dovrebbe essere qui domani. Adesso pensano che sia un virus uruguaiano — aggiunse, con un pallido sorriso. — Badri non ha avuto contatti con nessun Uruguaiano, vero? Quando potranno essere pronti quei letti?

— Stasera — promise Dunworthy.

Finch però lo informò che avevano quasi esaurito i letti pieghevoli e lui dovette quindi andare all'SSN e discutere per ottenerne una dozzina, così era ormai mattina quando finalmente riuscirono ad approntare la corsia in due sale di studio dell'ala Fellows.

Mentre aiutava a montare le brande e a preparare i letti, Finch avvertì che avevano quasi finito le lenzuola pulite, la carta igienica e le maschere per la faccia.

— Non ne abbiamo a sufficienza per le persone alloggiate qui — dichiarò, rimboccando un lenzuolo, — e tanto meno per tutti questi pazienti. E non abbiamo bende.

— Questa non è una guerra — gli fece notare Dunworthy, — e dubito che ci saranno dei feriti. Ha scoperto se qualcuno degli altri college ha un tecnico qui ad Oxford?

— Ho telefonato a tutti, signore, ma mi hanno risposto negativamente — replicò Finch, reggendo un cuscino fra il mento e il petto. — Ho affisso degli avvisi in cui si richiede che tutti economizzino la carta ignienica ma non serve a nulla. Gli Americani, in particolare, sono dei veri sciuponi, anche se mi dispiace per loro — concluse, infilando il cuscino in una federa. — La scorsa notte Helen si è ammalata, e lei sa che non hanno sostituti.

— Helen?

— La Signora Piantini, il tenore. Ha 39.7 di febbre, e questo significa che gli Americani non potranno eseguire la loro Sorpresa di Chicago.

Il che probabilmente è una benedizione, pensò Dunworthy.

— Chieda loro se continueranno a sorvegliare il mio telefono anche se non si stanno più esercitando — replicò. — Aspetto parecchie chiamate importanti. Andrews ha richiamato?

— No, signore, non ancora, e il video è di nuovo inattivo — rispose Finch, sprimacciando il cuscino. — È un vero peccato per la loro esibizione. Naturalmente possono sempre suonare Stedmans, ma è un brano conosciuto. È triste che non ci siano soluzioni alternative.

— Si è procurato una lista dei tecnici?

— Sì, signore — annuì Finch, alle prese con una branda recalcitrante, poi accennò con la testa e aggiunse: — È là, vicino alla lavagna.

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