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— Lui ti piace?

A questo punto Rosemund ha piantato l'ago nel lino tenuto teso dall'intelaiatura di legno.

— Mio padre non permetterebbe mai che mi accadesse qualcosa di male — ha dichiarato, tirando il lungo filo attraverso il tessuto.

Non ha aggiunto altro e tutto quello che sono riuscita a cavar fuori ad Agnes è stato che Sir Bloet è gentile e le ha portato un penny d'argento… senza dubbio parte dei doni del fidanzamento.

Agnes era troppo preoccupata per il suo ginocchio per dirmi altro. Ha continuato a lamentarsi che le faceva male per metà del tragitto fino a casa, poi ha zoppicato in maniera esagerata quando è scesa dalla groppa del roano. Sul momento ho creduto che volesse soltanto ottenere la mia attenzione, ma quando ho controllato ho scoperto che la crosta è venuta via del tutto e che l'area circostante è rossa e gonfia.

Ho lavato la ferita, l'ho fasciata con il panno più pulito che sono riuscita a trovare (temo che possa essersi trattato di una delle cuffie di Imeyne, visto che l'ho scovato nella cassapanca ai piedi del letto) e ho detto ad Agnes di restare seduta tranquilla accanto al fuoco a giocare con il suo cavaliere di legno. Nonostante questo sono però preoccupata. Se la ferita dovesse infettarsi si tratterebbe di una cosa seria, perché nel 1300 non esistono gli antimicrobici.

Anche Eliwys è preoccupata. È chiaro che si aspettava di veder tornare Gawyn stanotte, ed è rimasta per tutto il giorno vicino ai paravento per tenere d'occhio la porta. Non sono ancora riuscita a capire quali siano i suoi sentimenti nei confronti di Gawyn… a volte, come oggi, credo che lei lo ami e abbia paura di quello che ciò può significare per entrambi, dato che a quest'epoca l'adulterio era un peccato mortale agli occhi della chiesa e poteva avere spesso conseguenze pericolose, ma il più delle volte tendo a pensare che l'amour di Gawyn non sia minimamente ricambiato e che Eliwys sia talmente preoccupata per suo marito che per lei Gawyn non esiste neppure.

Le dame pure e irraggiungibili erano l'ideale dei romanzi cortesi, ma è chiaro che neppure Gawyn sa se lei lo ami o meno. Il mio salvataggio nel bosco e la storia del combattimento con i rinnegati sono stati soltanto tentativi di fare impressione su di lei (e sarebbero risultati di certo più impressionanti se ci fossero stati davvero dei rinnegati armati di spada, di mazza o di ascia da guerra). È evidente che sarebbe pronto a fare qualsiasi cosa per conquistarla, e anche Lady Imeyne lo sa… il che credo costituisca il motivo per cui lui è stato mandato a Courcy.

18

Al loro rientro a Balliol appresero che altri due fra gli ospiti forzati del college avevano contratto il virus. Dunworthy mandò Colin a dormire e aiutò Finch a mettere a letto i malati, provvedendo poi a telefonare all'Infermeria.

— Le nostre ambulanze sono tutte in giro replicò l'addetta all'accettazione. — Ne manderemo una appena possibile.

Non appena possibile risultò essere mezzanotte, quindi Dunworthy non arrivò a letto prima dell'una.

Colin stava dormendo sulla branda che Finch aveva provveduto a installare per lui, con il libro sul medioevo posato accanto alla testa. Dunworthy avrebbe voluto spostarlo ma alla fine preferì non farlo per non correre il rischio di svegliare il ragazzo, e andò a letto.

Kivrin non poteva essere in mezzo all'epidemia di peste… Badri aveva detto che c'erano state quattro ore appena di slittamento e la peste non aveva colpito l'Inghilterra prima del 1348, mentre Kivrin era stata mandata nel 1320.

Dunworthy si girò su un fianco e chiuse con determinazione gli occhi. Kivrin non poteva essere in mezzo alla peste. Badri era in preda al delirio e aveva detto ogni sorta di cose, aveva parlato di coperchi e di porcellane rotte, oltre che di topi, e nessuna delle sue affermazioni aveva senso. Era la febbre a farlo parlare, come quando aveva detto a Dunworthy di ritrarsi o aveva immaginato di consegnare un messaggio inesistente. Nulla di tutto questo aveva un significato.

— Sono stati i topi — aveva detto Badri. La gente di quell'epoca non aveva saputo che a diffondere la peste erano topi e mosche, non aveva avuto idea di cosa fosse a provocarla e aveva accusato chiunque… gli Ebrei e le streghe e i pazzi… aveva assassinato gli scemi dei villaggi e impiccato vecchie inoffensive, e bruciato gli stranieri sul rogo.

Alzatosi dal letto passò in salotto senza far rumore e aggirò in punta di piedi il letto di Colin, sfilando L'Era della Cavalleria da sotto la sua testa. Il ragazzo si mosse ma non si svegliò.

Sedutosi sul divano sotto la finestra, Dunworthy cercò i riferimenti alla Morte Mera. L'epidemia era cominciata in Cina nel 1333 e si era spostata verso ovest a bordo delle navi dirette a Messina, in Sicilia, e di là era arrivata fino a Pisa, diffondendosi in tutta l'Italia e la Francia… ottantamila morti a Siena, centomila a Firenze, trecentomila a Roma… prima di attraversare la Manica. La peste era arrivata in Inghilterra nel 1348, «un po' prima della Festa di San Giovanni Battista», e cioè intorno al ventiquattro giugno.

Questo significava uno slittamento di ventotto anni. Badri si era preoccupato di un possibile slittamento eccessivo, ma aveva parlato in termini di settimane, e non di anni.

Dunworthy si protese oltre la branda di Colin per prendere dalla libreria il libro di Fitzwiller, Panepidemie.

— Cosa sta facendo? — chiese Colin, con voce assonnata.

— Sto leggendo qualcosa sulla Morte Nera — sussurrò Dunworthy, — Rimettiti a dormire.

— Non la chiamavano così — borbottò Colin, con l'onnipresente gomma da masticare in bocca, poi si girò sul fianco, avvolgendosi nelle coperte, e aggiunse: — La chiamavano il male azzurro.

Dunworthy tornò a letto portandosi dietro i due libri. Il volume di Fitzwiller poneva come data dell'arrivo dell'epidemia in Inghilterra il Giorno di San Pietro, il ventinove giugno del 1348. La peste era poi arrivata ad Oxford a dicembre e aveva raggiunto Londra nell'ottobre del 1349, spostandosi quindi a nord e riattraversando la Manica per dilagare nel Paesi Bassi e in Norvegia. Si era diffusa dovunque tranne che in Boemia e in Polonia, che avevano istituito una quarantena, e… stranamente… in alcune parti della Scozia.

Dove era arrivata, essa si era riversata sui centri abitati come l'Angelo della Morte, devastando interi villaggi senza lasciare vivo nessuno che somministrasse l'estrema unzione o seppellisse i corpi che marcivano. In un monastero, i monaci erano morti tutti tranne uno.

Quell'unico superstite, John Clyn, aveva lasciato una documentazione scritta dell'esperienza vissuta.

«E affinché le cose che devono essere ricordate non periscano con il tempo e svaniscano dalla memoria di coloro che verranno dopo di noi,» aveva scritto, «io, vedendo così tanti mali e il mondo intero posto nella stretta del maligno, essendo io stesso quasi da contare fra i morti, in attesa della fine ho esposto in forma scritta tutte queste cose di cui sono stato testimone.»

Quel monaco aveva scritto ogni cosa, rivelandosi un vero storico, e poi a quanto pareva era morto lui stesso in assoluta solitudine, perché sul manoscritto la sua calligrafia s'interrompeva e più in basso, con un'altra scrittura, qualcuno aveva aggiunto: «A questo punto, pare, l'autore è morto».

Bussarono alla porta. Era Finch, con indosso un accappatoio da bagno e con l'aria assonnata e distrutta.

— Si tratta di un'altra delle persone alloggiate qui, signore — disse. Dunworthy si portò un dito alle labbra e uscì sul pianerottolo con lui.

— Ha telefonato all'Infermeria?

— Sì, signore, ma hanno detto che passeranno parecchie ore prima che possano mandare un'ambulanza. Hanno consigliato di isolare la malata e di somministrarle dimantidina e succo d'arancia.

— Di cui suppongo siamo quasi a corto — commentò Dunworthy, in tono irritato.

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