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Il traduttore elabora ciò che la gente dice lasciando intatta la sintassi e anche alcune parole, e all'inizio io ho cercato di formulare le mie frasi nello stesso modo, ma comporle mentalmente prima di pronunciarle è deleterio… il traduttore impiega un tempo interminabile a fornire la traduzione ed io balbetto per pronunciarla nel modo giusto. Quindi mi limito a parlare inglese moderno sperando che quello che mi esce di bocca sia abbastanza vicino ad essere esatto e che il traduttore fion stia massacrando forme idiomatiche e inflessioni. Soltanto il cielo sa che impressione do nel parlare… probabilmente quella di essere una spia francese.

La lingua non è la sola cosa che non combacia. Il mio vestito è del tutto sbagliato, la tessitura è di qualità troppo elevata e l'azzurro è troppo vivace, ricavato o meno che sia con il guado, perché qui non ho visto traccia di colori che non siano sbiaditi. Sono troppo alta, i miei denti sono in condizioni troppo buone e perfino le mie mani non vanno bene, nonostante le mie fatiche nel fango degli scavi: non solo avrebbero dovuto essere più sporche ma avrei dovuto avere anche i geloni. Tutti, perfino i bambini, hanno le mani screpolate e sanguinanti e del resto dopo tutto siamo in dicembre.

Ed è il quindici di dicembre, come ho dedotto sentendo parte di una discussione fra Lady Imeyne e Lady Eliwys in merito alla sostituzione del cappellano.

— Abbiamo tutto il tempo di mandarlo a chiamare — ha detto Imeyne. — Mancano ancora dieci giorni alla messa di Cristo.

Riferisca quindi al Signor Gilchrist che ho accertato almeno la mia posizione temporale. Non so però ancora quanto sono lontana dal sito della transizione. Ho cercato di ricordare cosa è successo quando Gawyn mi ha portata qui, ma le immagini di quella notte sono confuse senza speranza e parte di quello che ricordo è inesistente, come il cavallo bianco che aveva campanellini ai finimenti e le campane che suonavano le carole natalizie come il carillon della Torre Carfax.

Se qui è il quindici di dicembre, questo significa che da voi è la Vigilia di Natale e che lei darà il suo party natalizio e poi andrà alla chiesa di St. Mary per la messa. Mi è difficile rendermi conto che lei si trova a settecento anni di distanza e continuo a pensare che se scendessi dal letto (cosa che non posso fare perché mi gira troppo la testa… credo che la febbre sia salita di nuovo) e aprissi la porta al di là di essa non troverei una sala medievale ma il laboratorio di Brasenose e voi tutti che mi aspettate, Badri e la Dottoressa Ahrens e lei, Signor Dunworthy, che si pulisce gli occhiali e ripete che mi aveva avvertita. Vorrei che foste davvero qui.

12

Lady Imeyne non aveva creduto alla storia dell'amnesia di Kivrin, come lei apprese da una successiva conversazione con Agnes quando la bambina le portò il suo cane, che risultò essere un minuscolo cucciolo nero con le zampe troppo grandi.

— Questo è il mio cane, Lady Kivrin — disse Agnes protendendo l'animale verso di lei tenendolo stretto intorno al ventre. — Se vuoi puoi accarezzarlo. Ricordi come si fa?

— Sì — rispose Kivrin, togliendo il cucciolo dalla stretta eccessiva di Agnes e accarezzando il suo pelo morbido. — Non dovresti essere impegnata a cucire? — chiese poi.

— La nonna è andata a rimproverare il castaldo e Maisry è nella stalla — spiegò Agnes, riprendendo il cane e girandolo fra le mani per dargli un bacio. — Così io sono venuta a parlare con te. La nonna è molto arrabbiata, perché al nostro arrivo abbiamo trovato il castaldo e la sua famiglia che vivevano nella sala — continuò, dando un altro bacio al cucciolo. — La nonna dice che è sua moglie che lo induce al peccato.

La nonna. Agnes non aveva detto nulla che somigliasse a «nonna», perché quella parola non era esistita fino al diciottesimo secolo, ma adesso il traduttore stava effettuando enormi e sconcertanti balzi interpretativi, anche se lasciava intatto l'errore di pronuncia del nome Katherine da parte di Agnes e ogni tanto offriva ancora dei vuoti in punti in cui il significato avrebbe dovuto risultare ovvio dal contesto della frase. Kivrin si augurò che il suo subconscio sapesse quello che stava facendo.

— Sei una daltriss, Lady Kivrin? — domandò Agnes.

— Cosa? — fece Kivrin. Evidentemente il suo subconscio non sapeva cosa stava facendo.

— Una daltriss — insistette Agnes, mentre il cucciolo cercava disperatamente di liberarsi dalla sua stretta. — La nonna dice che lo sei, dice che una moglie che sta fuggendo per raggiungere il suo amante ha validi motivi per non ricordare nulla.

Un'adultera. Se non altro, era meglio che essere considerata una spia francese… o forse Lady Imeyne pensava che lei fosse entrambe le cose.

— La nonna sostiene che una dama non dovrebbe viaggiare nei boschi d'inverno — aggiunse Agnes, baciando per la terza volta il cucciolo.

Kivrin pensò che Lady Imeyne aveva ragione, e anche il Signor Dunworthy… e lei ancora non era riuscita a sapere dove si trovasse il sito della transizione, anche se quella mattina aveva chiesto a Lady Eliwys di poter parlare con Gawyn, quando lei era venuta a lavarle la ferita alla tempia.

— È andato a cercare gli uomini malvagi che ti hanno derubato — aveva risposto Eliwys, spalmandole sulla tempia un unguento che puzzava d'aglio e bruciava terribilmente. — Non ricordi nulla sul loro conto?

Kivrin aveva scosso il capo, augurandosi che la sua finta amnesia non provocasse l'impiccagione di qualche contadino innocente. Non poteva certo dire 'No, l'uomo non era questo', dopo aver affermato di non ricordare nulla.

Forse non avrebbe dovuto sostenere di avere un'amnesia completa, considerato che le probabilità che quella gente conoscesse i de Beauvrier erano minime e che la sua mancanza di spiegazioni aveva manifestamente reso Imeyne sospettosa nei suoi confronti.

— Nei boschi ci sono i lupi — affermò Agnes, tentando di mettere al cucciolo la propria cuffietta. — Gawyn ne ha ucciso uno con la sua ascia.

— Agnes, Gawyn ti ha detto dove mi ha trovata? — chiese Kivrin.

— Sì. A Blackie piace indossare la mia cuffia — replicò la bambina, legando i lacci in un nodo soffocante.

— Da come si comporta non si direbbe — le fece notare Kivrin. — Dove mi ha trovata Gawyn?

— Nei boschi — rispose Agnes. Intanto il cucciolo si era contorto fino a liberarsi della cuffia e finendo quasi per cadere dal letto. La bambina lo sistemò nel centro delle coltri e lo sollevò per le zampe davanti, esclamando: — Blackie sa ballare!

— Avanti, lasciamelo tenere un po' — suggerì Kivrin, per salvare la povera bestia, e la prese fra le braccia. — In che punto dei boschi Gawyn mi ha trovata?

Agnes si sollevò in punta di piedi per cercare di vedere il cucciolo.

— Blackie dorme — sussurrò.

In effetti l'animale si era addormentato, spossato per le attenzioni elargitegli, e Kivrin lo posò accanto a sé sulle coltri di pelliccia.

— Il posto dove mi ha trovata è lontano da qui? — insistette.

— Sì — rispose Agnes, e dal suo tono Kivrin comprese che non ne aveva la minima idea.

Era inutile insistere, perché era evidente che Agnes non sapeva nulla e che lei avrebbe dovuto parlare con Gawyn.

— Gawyn è tornato? — domandò.

— Sì — confermò Agnes, accarezzando il cucciolo addormentato. — Vuoi parlare con lui?

— Sì — annuì Kivrin.

— Sei una daltriss?

Era difficile seguire i balzi di ragionamento che Agnes faceva nel corso di una conversazione.

— No — replicò Kivrin, ma poi rammentò che si supponeva che non ricordasse nulla e aggiunse: — Non ricordo nulla di chi sono.

— La nonna dice che soltanto una daltriss chiederebbe così sfacciatamente di parlare con Gawyn — spiegò Agnes, senza smettere di accarezzare il cucciolo.

In quel momento la porta si aprì ed entrò Rosemund.

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