Литмир - Электронная Библиотека
A
A

13

Altri due casi, entrambi studenti, furono ricoverati mentre Mary interrogava Colin per sapere come avesse fatto a superare il perimetro della quarantena.

— È stato facile — replicò il ragazzo, in tono indignato, — perché stanno impedendo alla gente di uscire e non di entrare.

E avrebbe fornito altri particolari, ma in quel momento entrò l'addetta all'accettazione e Mary chiese a Dunworthy di accompagnarla per vedere se riusciva a identificare i ricoverati.

— Tu resta qui — aggiunse, rivolta a Colin. — Hai già provocato abbastanza problemi per una sola notte.

Dunworthy non riconobbe nessuno dei due nuovi casi ma questo non ebbe importanza perché i due erano coscienti e lucidi e stavano già fornendo al paramedico di turno il loro nome e i contatti che avevano avuto quando lui e Mary arrivarono. Dunworthy diede un'occhiata a ciascuno dei due e scosse il capo.

— Potevano essere in mezzo alla folla sull'High Street, ma non saprei dirlo con certezza — affermò.

— Non importa — lo rassicurò Mary. — Se vuoi puoi andare a casa.

— Pensavo di dover aspettare per l'esame del sangue.

— Oh, ma non è previsto fino alle… — cominciò Mary, poi guardò l'orologio ed esclamò: — Oh, Signore, sono le sei passate.

— Andrò a dare un'occhiata a Badri, e dopo mi troverai nella sala di attesa — decise lui.

Badri stava dormendo e l'infermiera sconsigliò di svegliarlo.

— No, certamente — assentì Dunworthy, e tornò nella sala di attesa, dove Colin era seduto per terra a gambe incrociate nel centro della stanza, intento a frugare nella sua borsa.

— Dov'è la prozia Mary? — chiese. — È un po' seccata per il mio arrivo, vero?

— Ti credeva al sicuro a Londra — spiegò Dunworthy. — Tua madre le ha detto che il tuo treno era stato fermato a Barton.

— Lo hanno fermato e hanno avvertito tutti di scendere e di prendere un altro treno che tornava a Londra.

— E tu hai perso la coincidenza?

— No. Ho sentito quella gente parlare della quarantena e di come qui ci fosse una terribile malattia che avrebbe ucciso tutti… e non volevo dovermi sorbire Eric e perdere tutto il divertimento — concluse, smettendo di frugare nella borsa per poi estrarne e rimettere dentro parecchi oggetti… videogiochi, un visore da tasca e un paio di pattini sporchi e consumati. La sua parentela con Mary era più che evidente.

— Eric? — chiese Dunworthy.

— Il convivente di mia madre — spiegò il ragazzo, tirando fuori una grossa gomma da masticare rossa che si ficcò in bocca dopo aver tolto qualche pezzetto di carta. La gomma creò un gonfiore multiplo all'interno della sua guancia. — Eric è decisamente la persona più necrotica del mondo — continuò Colin, mentre masticava. — Ha questo appartamento nel Kent, e là non c'è assolutamente niente da fare.

— E così sei sceso dal treno a Barton. Poi cos'hai fatto? Sei venuto ad Oxford a piedi?.

Colin si tolse di bocca la gomma… che non era più rossa ma a chiazze fra il blu e il verde… e l'esaminò con aria critica da tutti i lati prima di riprendere a masticarla.

— Certo che no. Oxford è lontano da Barton. Ho preso un taxi.

— Naturalmente — commentò Dunworthy.

— Ho detto al conducente che dovevo fare un rapporto sulla quarantena per il giornale della mia scuola e che volevo ottenere un'immagine video dello sbarramento. Avevo il mio video con me, capisci, e la cosa è parsa logica ~ spiegò, tirando fuori il video tascabile prima di riporlo nella borsa e di ricominciare con gli scavi al suo interno.

— E lui ti ha creduto?

— Suppongo di sì. Mi ha chiesto a quale scuola andavo ed io gli ho risposto con disinvoltura che avrebbe dovuto capirlo da solo. Così lui ha fatto il nome di St. Edwards ed io ho assentito. Deve avermi creduto, visto che mi ha portato al perimetro della quarantena, giusto?

Ed io che ero preoccupato di cosa avrebbe fatto Kivrin se non avesse incontrato nessun viandante cortese, pensò Dunworthy.

— E poi cos'hai fatto, hai raccontato la stessa storia alla polizia? — chiese.

Colin tirò fuori una maglia di lana verde piegata in un fagotto e la posò sulla borsa aperta.

— No. Quando ci ho pensato sopra ho visto che era una storia che non funzionava. Voglio dire… dopo tutto a che servono le immagini? Non è che si tratti di un incendio, giusto? Così mi sono avvicinato ad una guardia come se volessi chiedere qualcosa riguardo alla quarantena e all'ultimo momento mi sono buttato di lato e mi sono infilato sotto la barriera.

— La guardia ti ha inseguito?

— Certamente, ma soltanto per poche strade. Stanno cercando di impedire alla gente di uscire, non di entrare. Ho camminato per un po' fino a quando ho trovato una cabina del telefono.

Era logico supporre che avesse diluviato per tutto il tempo, ma Colin non ne aveva fatto parola e fra gli oggetti emersi dalla sua borsa non figurava un ombrello pieghevole.

— La parte più difficile è stata rintracciare la prozia Mary — spiegò ancora il ragazzo, sdraiandosi con la testa sulla borsa. — Sono andato al suo appartamento ma lei non c'era. Ho supposto allora che forse mi stesse ancora aspettando alla stazione della metropolitana, ma l'ho trovata chiusa. — Colin si risollevò, assestò meglio il maglione e tornò a sdraiarsi. — A quel punto ho pensato che siccome è un dottore doveva essere all'Infermeria.

Si alzò ancora una volta, colpì la sacca fino a darle una forma diversa e si sdraiò di nuovo chiudendo gli occhi, mentre Dunworthy si appoggiava all'indietro sulla scomoda sedia della sala d'aspetto, invidiando i giovani. Probabilmente Colin stava già dormendo, per nulla spaventato o turbato dalle sue avventure: aveva camminato per tutta Oxford, o forse aveva preso un taxi o aveva tirato fuori una bicicletta pieghevole dalla sua borsa, completamente solo sotto la gelida pioggia invernale, e non era minimamente scosso dalla sua avventura.

Kivrin aveva ragione. Se il villaggio non fosse risultato essere dove loro supponevano avrebbe camminato fino a trovarlo, oppure avrebbe preso un taxi o si sarebbe sdraiata da qualche parte con la testa posata sul mantello ripiegato e sarebbe sprofondata nel sonno indomabile dei giovani.

— La scorsa notte sono stati tutti e due ad una festa ad Headington — annunciò Mary, entrando, poi abbassò la voce quando vide che Colin dormiva.

— Anche Badri ci è andato — sussurrò di rimando Dunworthy.

— Lo so. Una dei due ha ballato con lui. Sono stati là dalle nove alle due, il che pone il contagio in una fascia fra le venticinque e le trenta ore fa, abbondantemente entro il periodo di incubazione di quarantotto ore… se è stato Badri a infettarli.

— Non credi che sia stato lui?

— Io ritengo più probabile che tutti e tre siano stati contagiati dalla stessa persona, probabilmente da qualcuno che Badri ha visto all'inizio della serata e gli altri più tardi.

— Un portatore sano?

— Di solito — replicò Mary, scuotendo il capo, — la gente non è portatrice di un myxovirus senza ammalarsi a sua volta, però è possibile che la persona in questione abbia contratto il male in forma lieve o ne abbia ignorato i sintomi.

Dunworthy pensò a Badri che crollava sulla consolle e si chiese come fosse possibile ignorare sintomi del genere.

— E se questa persona si trovava nel Sud Carolina quattro giorni fa… — aggiunse Mary.

— Hai effettuato il collegamento con il virus americano.

— E tu puoi smetterla di preoccuparti per Kivrin. Lei non è andata alla festa ad Headington — affermò Mary, — anche se naturalmente è probabile che il collegamento sia più remoto di parecchi anelli.

Si accigliò, e Dunworthy pensò che si trattava di parecchi anelli che non si erano presentati in ospedale e non avevano neppure chiamato un dottore. Parecchi anelli che avevano tutti ignorato i sintomi.

A quanto pareva Mary stava seguendo la sua stessa linea di pensiero.

60
{"b":"119448","o":1}