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Infatti ho avuto modo di osservare Gawyn mentre se ne stava fermo sulla soglia a contemplare Eliwys, e non ho avuto bisogno del traduttore per decifrare la sua espressione: è evidente che è innamorato della moglie del suo signore.

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Dunworthy dormì senza interruzioni fino al mattino successivo.

— Il suo segretario voleva svegliarla, ma io non gliel'ho permesso — riferì Colin. — Ha detto di consegnarle questi — aggiunse, spingendo verso di lui un fascio di fogli spiegazzati.

— Che ore sono? — domandò Dunworthy, sollevandosi a sedere nel letto con mosse rigide.

— Le otto e mezza — rispose Colin. — Tutti i suonatori di campane e le persone trattenute qui sono nella sala comune a fare colazione. Farinata d'avena — precisò, con un verso di disgusto. — È una cosa assolutamente necrotica, ma il suo segretario dice che dobbiamo razionare le uova e la pancetta a causa della quarantena.

— Le otto e mezza di mattina? — ripeté Dunworthy, sbirciando la finestra con occhi miopi: fuori il cielo era tetro e cupo come quando si era addormentato. — Buon Dio, sarei dovuto tornare in ospedale per interrogar Badri.

— Lo so — affermò Colin. — La prozia Mary ha detto di lasciarla dormire e che comunque non poteva interrogarlo perché lo stanno sottoponendo ad alcuni esami.

— Ha telefonato? — volle sapere Dunworthy, cercando a tentoni gli occhiali sul comodino.

— Sono andato io là stamattina per l'esame del sangue. La prozia Mary mi ha incaricato di riferirle che dobbiamo presentarci soltanto una volta al giorno per il prelievo.

— E ti ha anche detto se hanno identificato il virus? — chiese Dunworthy, assestandosi gli occhiali sul naso e fissando il ragazzo.

— Niente da fare — replicò Colin, biascicando un po' le parole a causa di qualcosa che gli gonfiava la guancia. Dunworthy si domandò se avesse tenuto in bocca la gomma da masticare per tutta la notte, e se era così come mai essa non fosse diminuita di dimensioni. — La prozia le ha mandato le sue schede dei contatti — aggiunse Colin, porgendogli i documenti in questione. — E poi ha telefonato la signora che era all'Infermeria. Quella che è arrivata in bicicletta.

— Montoya?

— Sì. Voleva sapere se lei aveva idea di come mettersi in contatto con la moglie del Signor Basingame. Le ho risposto che l'avrebbe richiamata. Sa quando arriva il postino?

— Il postino? — ripeté Dunworthy, intento ad esaminare il mucchio di fogli.

— Mia madre non ha fatto in tempo a comprare i miei regali in modo che potessi portarli con me — spiegò Colin, — così ha promesso che li avrebbe mandati per posta. Crede che la quarantena causerà ritardi anche in questo?

Alcuni dei fogli che Colin gli aveva consegnato erano appiccicati fra loro, senza dubbio a causa degli esami periodici a cui il ragazzo sottoponeva la gomma da masticare, e la maggior parte di essi sembravano essere un assortimento di promemoria da parte di Finch e non le schede dei contatti: una delle ventole di riscaldamento a Salvin si era bloccata, il Servizio Sanitario Nazionale aveva diramato un ordine per tutti gli abitanti di Oxford e dintorni di evitare qualsiasi contatto con le persone infette, la Signora Basingame era andata a passare il Natale a Torquay, la carta igienica stava per finire.

— Non pensa che la quarantena la farà tardare, vero? — insistette Colin.

— Farà tardare cosa? — domandò Dunworthy.

— La posta! — esclamò Colin, in tono disgustato. — La quarantena non la ritarderà, vero? A che ora dovrebbe arrivare?

— Alle dieci — rispose Dunworthy, mettendo da un lato tutti i memoranda e aprendo una grossa busta gialla. — Sotto Natale però tarda sempre un poco, a causa dei pacchi e dei biglietti di auguri.

Neppure i fogli pinzati presenti nella busta erano la lista dei contatti. Quello era il rapporto di William Gaddson sui movimenti di Badri e di Kivrin, il tutto dattiloscritto con chiarezza e suddiviso in mattina, pomeriggio e sera di ciascuna giornata… un rapporto decisamente più ordinato di qualsiasi lavoro scolastico Gaddson avesse mai consegnato. L'influenza materna a volte poteva essere davvero salutare.

— Non vedo perché dovrebbe tardare — dissertò intanto Colin, fra sé. — Voglio dire, non è che si tratti di persone, e non può essere contagiosa. Dove la consegnano… nella sala comune?

— Cosa?

— La posta.

— In portineria — rispose Dunworthy, intento a leggere il rapporto su Badri. Il tecnico era tornato alla rete martedì pomeriggio dopo essersi recato a Balliol. Finch gli aveva parlato alle due, quando lui aveva chiesto di Dunworthy, e di nuovo un po' prima delle tre allorché Badri gli aveva consegnato il messaggio. In un momento imprecisato fra le due e le tre John Yi, uno studente del terzo anno, lo aveva visto attraversare il cortile diretto in laboratorio, apparentemente in cerca di qualcuno.

Alle tre il portiere di Brasenose aveva registrato l'arrivo di Badri, che aveva lavorato alla rete fin oltre le sette e poi era tornato al suo appartamento, dove si era vestito per andare alla festa.

Dunworthy telefonò a Latimer.

— In che momento di martedì pomeriggio si è recato alla rete? — gli chiese.

— Martedì? — ripeté Latimer, fissando Dunworthy con aria sconcertata dalla schermo, poi si guardò intorno come se avesse perso qualcosa e domandò: — Martedì era ieri?

— No, era il giorno prima della transizione — replicò Dunworthy. — So che nel pomeriggio è andato alla Biblioteca Bodleiana.

— Lei voleva sapere come si dicesse: «Aiutatemi, perché sono stata assalita di ladri» — annuì Latimer.

— Kivrin si è incontrata con lei alla biblioteca oppure a Brasenose? — insistette Dunworthy, dando per scontato che con quel «lei» Latimer avesse inteso riferirsi a Kivrin.

— Abbiamo lavorato fino a tarda sera per decidere le forme dei pronomi — rifletté Latimer, con la mano appoggiata sul mento. — Nel 1300 la perdita delle inflessioni pronominali era avanzata ma non completa.

— Kivrin è venuta alla rete per incontrarsi con lei?

— Alla rete? — ripeté Latimer, in tono dubbioso.

— Al laboratorio di Brasenose — precisò Dunworthy. secco.

— Brasenose? Il servizio della Vigilia non si tiene a Brasenose, vero?

— Il servizio della Vigilia?

— Il vicario ha detto che desiderava che io leggessi la benedizione — spiegò Latimer. — Il servizio si tiene a Brasenose?

— No. Martedì pomeriggio si è incontrato con Kivrin per lavorare alla sua pronuncia. Dove vi siete visti?

— La parola «ladri» era molto difficile da tradurre. Deriva dal termine medievale theof, ma…

Insistere era evidentemente inutile.

— Il servizio della Vigilia si tiene nella chiesa di St. Mary alle sette — disse Dunworthy, e chiuse la comunicazione.

Chiamò quindi il portiere di Brasenose, che stava ancora decorando il suo albero di Natale, e gli chiese di cercare il nome di Kivrin sul suo registro: martedì pomeriggio lei non era stata lì.

Dunworthy inserì i dati delle schede dei contatti nella sua consolle e aggiunse le informazioni presenti nel rapporto di William. Martedì Kivrin non aveva visto Badri, perché la mattina era stata in Infermeria e poi con Dunworthy, e aveva trascorso il pomeriggio con Latimer, lasciando la biblioteca quando ormai Badri doveva essere già andato alla festa. La ragazza aveva trascorso la giornata di lunedì in infermeria dalle tre in poi, ma nella giornata di lunedì c'era ancora un buco fra le dodici e l'una e mezza in cui lei poteva aver incontrato Badri.

Tornò ad esaminare i fogli dei contatti che tutti loro avevano compilato. Quello di Montoya era lungo appena poche righe, perché l'archeologa aveva elencato i suoi contatti di mercoledì ma non aveva scritto nulla riguardo alle giornate di lunedì e di martedì, né aveva fornito informazioni riguardo a Badri… Dunworthy si chiese come mai, poi ricordò che Montoya era arrivata dopo che Mary aveva dato loro le istruzioni per la compilazione dei moduli.

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