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— C'è il Signor Dunworthy che è venuto a trovarti — disse ancora Mary. In quel momento il suo cercapersone si mise a suonare.

— Signor Dunworthy? — chiamò il tecnico, con voce rauca, cercando di sollevarsi a sedere.

Mary lo spinse con gentilezza contro il cuscino.

— Il Signor Dunworthy ha alcune domande da farti — avvertì, battendogli un colpetto leggero sul torace come aveva già fatto al laboratorio di Brasenose, poi si raddrizzò e controllò ancora gli schermi a parete. — Resta immobile; adesso devo andare, ma il Signor Dunworthy resterà con te. Riposa e cerca di rispondere alle sue domande.

E se ne andò.

— Signor Dunworthy? — chiamò ancora Badri, come se stesse cercando di dare un senso a quelle due parole.

— Sì — confermò lui, sedendosi sullo sgabello. — Come ti senti?

— Quando prevedete che sia di ritorno? — domandò Badri, con voce debole e affaticata, poi cercò di nuovo di sedersi e Dunworthy dovette trattenerlo.

— Devo trovarlo — disse il tecnico. — C'è qualcosa che non va.

8

La stavano bruciando sul rogo. Poteva avvertire le fiamme, e questo voleva dire che l'avevano già legata al palo, anche se non riusciva a rammentarlo. Ricordava però quando avevano acceso il fuoco: era caduta dal cavallo bianco e il tagliagole l'aveva raccolta e trasportata fino ad esso.

— Dobbiamo tornare al sito — gli aveva detto lei.

L'uomo si era proteso in avanti e questo le aveva permesso di distinguere il suo volto crudele alla luce tremolante del fuoco.

— Il Signor Dunworthy aprirà la rete non appena si renderà conto che c'è qualcosa che non va — aveva insistito lei… ma non avrebbe dovuto dirlo, perché l'uomo l'aveva creduta una strega e l'aveva portata qui perché la bruciassero.

— Non sono una strega — disse, e immediatamente una mano fresca apparve dal nulla e si venne a posare sulla sua fronte.

— Shh — mormorò una voce.

— Io non sono una strega — insistette lei, cercando di parlare lentamente in modo da farsi capire.

Il tagliagole non aveva compreso le sue parole e non le aveva prestato attenzione quando aveva cercato di dirgli che non dovevano lasciare il sito della transizione. Invece l'aveva caricata sul suo cavallo bianco e l'aveva portata via dalla radura, attraversando la macchia di betulle e addentrandosi nell'area più fitta della foresta.

Lei aveva tentato di memorizzare la direzione in cui stavano andando in modo da poter poi ritrovare la strada, ma la lanterna ondeggiante dell'uomo aveva rischiarato soltanto pochi centimetri di terreno ai loro piedi e la sua luce le aveva fatto dolere gli occhi. Aveva provato a chiuderli, ma quello era stato un errore perché il passo irregolare del cavallo le aveva procurato subito le vertigini e lei era caduta a terra.

— Non sono una strega — ripeté. — Sono una studiosa di storia.

— Hawey fond enyowuh thissla dey? — chiese la voce di donna, che pareva giungere da molto lontano. Doveva essersi accostata per gettare un'altra fascina di legna sul rogo per poi ritrarsi subito dal calore delle fiamme.

— Enwodes fillenum gleydund sore destrayste — replicò una voce maschile, che sembrava quella del Signor Dunworthy. — Ayeen mynarmehs hoor alle op hider ybar.

— Sweltes shay dumorte blauen? — replicò la donna.

— Signor Dunworthy — chiamò Kivrin, protendendo le braccia. — Sono finita fra i tagliagole!

Ma non riuscì a vederlo in mezzo al fumo che la soffocava.

— Shh — ripeté la donna, e Kivrin comprese che era passato del tempo e che lei aveva dormito, per quanto sembrasse impossibile.

Si chiese quanto tempo ci volesse per morire bruciati. Il fuoco era così caldo che ormai avrebbe dovuto essere ridotta in cenere, ma quando sollevò la mano essa parve intatta, anche se piccole fiammelle rosse lambivano i contorni delle dita. La luce delle fiamme le faceva dolere gli occhi, quindi li richiuse.

Spero di non cadere di nuovo da cavallo, pensò. Si era tenuta aggrappata al collo dell'animale con entrambe le braccia anche se il suo passo irregolare le faceva dolere la testa ancora di più, ma era caduta comunque nonostante i suoi sforzi e nonostante il fatto che il Signor Dunworthy avesse insistito per farle imparare a cavalcare e le avesse fatto prendere lezioni di equitazione in un maneggio nelle vicinanze di Woodstock. Il Signor Dunworthy le aveva detto che sarebbe successo proprio questo, l'aveva avvertita che l'avrebbero bruciata sul rogo.

La donna le accostò una coppa alle labbra e lei pensò che doveva essere l'aceto che veniva dato ai martiri. Invece si trattava di un liquido caldo e amaro, e quando la donna le sorresse la testa piegandola in avanti perché potesse bere Kivrin si rese conto per la prima volta di essere sdraiata.

Dovrò dire al Signor Dunworthy che la gente veniva bruciata sul rogo stando sdraiata, pensò in modo vago e cercò di portarsi le mani alle labbra in posizione di preghiera in modo da attivare il registratore, ma il peso delle fiamme le trascinò di nuovo in basso.

Sono malata, rifletté poi, e comprese che il liquido caldo doveva essere stato una pozione medicinale di qualche tipo che aveva provocato un leggero abbassamento della febbre. Inoltre non era stesa per terra ma a letto in una stanza buia, e la donna che le aveva dato da bere e le aveva parlato era seduta al suo capezzale. Poteva sentire il suo respiro, ma quando cercò di girare la testa per guardarla lo sforzo le causò una nuova ondata di dolore. La donna doveva essere addormentata, perché il suo respiro era tanto forte da poter essere quasi considerato un russare. Ascoltare quel suono le acuiva l'emicrania.

Devo essere al villaggio, si disse. L'uomo con i capelli rossi deve avermi portata qui.

Quando era caduta da cavallo il tagliagole l'aveva aiutata a rimontare, ma allorché l'aveva guardato in faccia aveva scoperto che non aveva per nulla l'aspetto di un bandito; invece era un giovane con i capelli rossi e un'espressione gentile, che si era inginocchiato accanto a lei là dove era seduta con le spalle appoggiate alla ruota del carro.

— Chi sei? — le aveva chiesto.

E Kivrin lo aveva compreso perfettamente.

— Canstawd ranken derwyn? — disse la donna, e le piegò ancora la testa in modo che potesse bere dell'altro liquido amaro.

Kivrin riuscì a stento a inghiottire perché adesso il fuoco era nella sua gola e poteva avvertire le piccole fiamme arancione, anche se il liquido avrebbe dovuto spegnerle. Si domandò se l'uomo l'avesse portata in una terra straniera, come la Spagna o la Grecia, dove la gente parlava una lingua che non era stata inserita nel traduttore.

Era riuscita a capire alla perfezione le parole dell'uomo dai capelli rossi.

— Chi sei? — le aveva chiesto, e Kivrin aveva pensato che l'altro uomo dovesse essere uno schiavo che lui aveva portato con sé dalle Crociate e che parlava turco o arabo… il che spiegava perché non aveva capito le sue parole.

— Sono una studiosa di storia — aveva detto, ma quando aveva sollevato lo sguardo sul suo volto gentile si era trovata invece davanti quello crudele del tagliagole.

Si era allora guardata selvaggiamente intorno alla ricerca dell'uomo dai capelli rossi, ma lui non c'era più. Il tagliagole aveva raccolto un po' di rami e li aveva disposti su alcune pietre per accendere il fuoco.

— Signor Dunworthy! — aveva urlato Kivrin, e subito l'uomo con i capelli rossi era tornato a inginocchiarsi al suo fianco. — Non avrei dovuto lasciare il sito della transizione — aveva continuato lei, senza distogliere lo sguardo dalla sua faccia per evitare che si trasformasse di nuovo nel bandito. — Deve essere andato storto qualcosa con la verifica dei dati. Mi dovete riportare là.

L'uomo si era slacciato il mantello che aveva sulle spalle e se lo era tolto per poi stenderlo su di lei, e Kivrin era stata certa che avesse compreso.

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