«Jack è un millantatore», disse Anawak. «Non è un indiano.»
«No? Pensavo…»
«Sua madre è una mezza indiana. Tutto lì. Vuoi sapere qual è il suo vero nome? O'Bannon, Jack O'Bannon. Altro che Greywolf.»
Ci fu una pausa, mentre Anawak si avvicinava alle barche a tutta velocità. Adesso il rumore dei tamburi arrivava fino a lui.
«Jack O'Bannon», ridacchiò Susan. «È fantastico. Penso che gli dirò subito…»
«Non farai proprio nulla. Mi vedi?»
«Sì.»
«Non fare nulla. Aspetta e basta», le ordinò Anawak. Poi mise via la radio e fece un'ampia curva, che lo portò verso il mare aperto. Ormai vedeva chiaramente la scena. Il Blue Shark e la Lady Wexham si trovavano in mezzo a due gruppi di megattere molto distanziati tra loro. Qua e là si scorgevano code e nuvole di vapore. Lo scafo bianco della Lady Wexham, lungo ventidue metri, splendeva nella luce del sole. Due piccole e malridotte imbarcazioni da pesca sportiva, entrambe dipinte di rosso vivo, giravano intorno al Blue Shark; erano così vicine che sembravano pronte all'arrembaggio. Il battito del tamburo si fece più forte e si confuse con un canto monotono.
Se Greywolf si era accorto dell'avvicinamento di Anawak, non lo dava a vedere. Stava in piedi sulla sua barca, batteva un tamburo indiano e cantava. Il suo seguito — due uomini e una donna — cantava con lui e, di tanto in tanto, lanciava imprecazioni e maledizioni. Ma non era tutto: i membri del gruppetto fotografavano le persone sul Blue Shark oppure tiravano loro qualcosa di luccicante. Anawak socchiuse gli occhi. Erano pesci. No, resti di pesce. Alcuni passeggeri si rannicchiavano, altri li tiravano indietro. Quasi cedette all'impulso di andare addosso alla barca di Greywolf, per vedere come quel colosso se la sarebbe cavata in mare, ma si dominò.
Si avvicinò alla barca e gridò: «Smettila, Jack! Parliamo».
Greywolf non si voltò neppure, continuando instancabilmente a suonare il tamburo. Anawak guardò i volti nervosi e stressati dei turisti. Poi dalla radio giunse una voce: «Ciao, Leon, che piacere vederti!»
Era lo skipper della Lady Wexham, che si trovava a un centinaio di metri di distanza. Le persone sul ponte stavano appoggiate al parapetto e guardavano l'altra imbarcazione assediata. Alcuni scattavano foto.
«Tutto bene, da voi?» s'informò Anawak.
«Tutto bene. Che facciamo con quello stronzo?»
«Non lo so ancora. Magari tento un approccio pacifico.»
«Fammi sapere se devo buttarlo in mare.»
«Prenderò in considerazione la proposta.»
Le barche rosse a motore degli ambientalisti avevano intanto iniziato a urtare il Blue Shark. Ogni volta che la sua barca cozzava contro lo scafo, Greywolf vacillava, però non smetteva di suonare il tamburo. Le piume sul suo capo ondeggiavano al vento. Dietro le barche si levò una coda e poi un'altra, ma nessuno si curava delle balene. Susan Stringer guardava Greywolf con ostilità.
«Ehi, Leon, Leon!» Una passeggera del Blue Shark si mise a gesticolare verso Anawak. Era Alicia Delaware. Lui la riconobbe per via degli occhiali blu. «Chi sono quelli? Perché sono qui?»
Anawak rimase stupito. Ma quella ragazza non gli aveva detto e ripetuto che era in procinto di partire? Mah, comunque, al momento non aveva importanza. Accostò la barca a quella di Greywolf, si mise di traverso e batté le mani. «Okay, Jack. Grazie. Avete suonato bene. Ora dimmi che cosa vuoi.»
Greywolf cantò a voce ancora più alta. Un monotono alzarsi e abbassarsi di sillabe dal suono arcaico, lamentose e nel contempo aggressive.
«Jack, maledizione!»
Improvvisamente scese il silenzio. Il colosso lasciò penzolare il tamburo e si girò verso Anawak. «Posso esserle utile?»
«Di' ai tuoi di smetterla, così possiamo parlare. Parleremo di tutto, però adesso smettetela.»
I lineamenti di Greywolf s'indurirono. «Non la smetteremo», gridò.
«Cos'è questa sceneggiata? Dove vuoi arrivare?»
«Volevo spiegartelo all'acquario, ma tu eri troppo occupato per starmi a sentire.»
«Sì, non avevo tempo.»
«E ora non ho tempo io.»
I compagni di Greywolf risero ed esultarono.
Anawak cercò di contenere la rabbia. «Ti faccio una proposta, Jack. Tu la pianti con questa storia e noi ci troviamo stasera alla Davies in modo che tu possa spiegarci che cosa, secondo te, dovremmo fare.»
«Dovete sparire. Ecco cosa dovete fare.»
«Perché? Che facciamo di male?»
Nelle immediate vicinanze si levarono due isole scure, rugose e macchiate come roccia. Balene grigie. Molto vicine. Sarebbero stati splendidi soggetti fotografici, ma Greywolf aveva rovinato l'escursione.
«Andatevene», gridò Greywolf. Guardò i passeggeri del Blue Shark e alzò le braccia. «Andatevene e non disturbate la natura. Vivete in sintonia con lei, invece di osservarla in questo modo. Le vostre navi a motore appestano l'aria e l'acqua. Ferite gli animali con le vostre eliche. Li braccate per una foto. Li uccidete col rumore. Questo è il mondo delle balene. Andatevene. Non è posto per gli uomini.»
Che tirata, pensò Anawak, chiedendosi se Greywolf credesse davvero a quello che diceva. I suoi compagni lo applaudirono, entusiasti. «Jack! Posso ricordarti che lo stiamo facendo per proteggere le balene? Noi facciamo ricerca! Il whale watching ha fornito alla gente un nuovo punto di vista su questi animali. Se intralci il nostro lavoro, danneggi gli interessi della natura.»
«E tu sai quali sono gli interessi di una balena?» chiese Greywolf in tono di scherno. «Sei capace di guardare nelle loro teste, signor ricercatore?»
«Jack, lascia perdere queste stronzate indiane. Che cosa vuoi?»
Greywolf rimase per un attimo in silenzio. I suoi compagni avevano smesso di scagliare i pezzi di pesce addosso agli occupanti del Blue Shark e lo guardavano. «Vogliamo raggiungere l'opinione pubblica», rispose infine.
«Ma dove sarebbe l'opinione pubblica? Qui non la vedo», replicò Anawak, con un ampio movimento del braccio. «Vedo soltanto qualche persona su una barca. Per favore, Jack, parliamo, se vuoi, ma lascia a noi il compito di raggiungere l'opinione pubblica. Confrontiamoci. Tuttavia chi perde deve darsi per vinto.»
«Ridicolo», disse Greywolf. «Così parla l'uomo bianco.»
«Merda!» Anawak perse la pazienza. «Io sono meno 'uomo bianco' di te, Mister O'Bannon. Torna coi piedi per terra!»
Greywolf lo fissò come se avesse appena incassato un pugno. Poi sul suo volto si aprì un sorriso. Indicò la Lady Wexham. «Secondo te, perché la gente sulle vostre barche sta fotografando e filmando con tanta solerzia?»
«Riprendono te e i tuoi stupidi trucchetti.»
«Bene.» Il sorriso di Greywolf si allargò. «Molto bene.»
Di colpo, Anawak comprese. Tra i passeggeri della Lady Wexham c'erano dei giornalisti. Greywolf li aveva invitati a partecipare allo spettacolo. Maledetto bastardo!
Stava per fare un commento tagliente, quando si accorse che Greywolf fissava la Lady Wexham e la indicava col braccio teso. Allora seguì il suo sguardo e rimase senza fiato.
Proprio davanti alla nave, una megattera si era catapultata fuori dall'acqua. Per sollevare così in alto quel corpo massiccio era necessaria una spinta mostruosa. Per un momento sembrò quasi che l'animale si sostenesse esclusivamente sulla coda. Solo la punta della pinna caudale era ancora sott'acqua; il resto del corpo era dritto in aria e sovrastava il ponte della Lady Wexham. Si vedevano chiaramente i lunghi solchi sulla mascella e sulla parte inferiore del ventre. Le enormi pinne laterali erano aperte e parevano ali di un bianco vivo, con marezzature nere e bordi nodulosi. Sembrava che l'animale volesse uscire del tutto dall'acqua. Un coro di stupore generale si levò dalla Lady Wexham. Poi il corpo imponente si rovesciò lentamente su un fianco e colpì la superficie dell'acqua creando un'esplosione di spuma.