La giornalista aggrottò la fronte.
«Non siamo qui per rimproverarci a vicenda», dichiarò Judith Li con forza, prima che Karen potesse ribattere. «Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Così c'è scritto nella Bibbia, e spesso la Bibbia ha ragione. Siamo qui per impedire che capiti di peggio. D'accordo?»
«Alleluia», mormorò Karen Weaver.
Judith rimase per un po' in silenzio, poi sorrise. Dopo il bastone, era il momento della carota. «Siamo tutti sconvolti», disse. «Ha tutta la mia comprensione, Miss Weaver. Maggiore Peak, prosegua pure, la prego.»
L'incertezza di Peak stava aumentando. I soldati non esprimevano critiche e dubbi in quel modo. Lui non aveva nulla contro le critiche e i dubbi, però odiava essere messo alla berlina e non poter rimettere a posto la situazione con un ordine. Improvvisamente provò un odio sordo verso la giornalista. E si chiese come avrebbe fatto a cavarsela con quella massa di scienziati.
«Quella che avete visto era la fuoriuscita di una gran quantità di metano», riprese. «E, per quanto sia addolorato per la morte dei marinai, è mio dovere sottolineare che il gas fuoriuscito ci crea problemi ben maggiori. In seguito allo smottamento, si è liberata nell'atmosfera una quantità di metano milioni di volte maggiore di quella che ha affondato la Juno. Abbiamo inoltre elaborato scenari in caso si verifichino fuoriuscite di metano analoghe in tutto il mondo. Il risultato sembra una condanna a morte. L'atmosfera collasserà.»
Tacque per un momento. Peak era un duro, ma quello che stava per comunicare faceva paura anche a lui. Pronunciò le parole con lentezza. «Devo portarvi a conoscenza del fatto che i vermi sono stati avvistati sia nell'Atlantico sia nel Pacifico. Per la precisione, la specie è stata avvistata sulle scarpate continentali dell'America settentrionale e meridionale, del Canada occidentale e del Giappone.»
Silenzio di piombo.
«Questa era la cattiva notizia.»
Qualcuno tossì. Fu come una piccola esplosione.
«La notizia buona è che l'infestazione non raggiunge neppure lontanamente le dimensioni di quella in Norvegia. Gli organismi occupano solo aree limitate. In definitiva, con quella concentrazione non sono in grado di procurare danni seri. Però noi dobbiamo impedire in qualsiasi modo che la loro presenza si rafforzi. A quanto pare, anche al largo della Norvegia, negli anni scorsi, erano stati riconosciuti piccoli insediamenti nella zona in cui la Statoil stava sperimentando un nuovo tipo di stazione.»
«Il nostro governo non può confermare», disse un diplomatico norvegese seduto nelle ultime file.
«Lo so», replicò Peak in tono ironico. «Ma praticamente tutte le persone coinvolte nel progetto sono morte. Le nostre fonti si limitano al dottor Johanson e al gruppo di ricerca di Kiel. Bene, abbiamo ottenuto una sorta di proroga. Dobbiamo utilizzarla per fare subito qualcosa contro quelle maledette bestioline.»
Sobbalzò. Maledette bestioline… Un'espressione troppo emotiva. Non andava bene. Un commentatore sportivo avrebbe detto che era crollato negli ultimi metri.
«Eccome, se sono maledette quelle bestiole, perdio!» tuonò una voce dal fondo. A parlare era stato un uomo dall'aspetto singolare, che era anche balzato in piedi. Svettava come una roccia, alto e massiccio. Indossava una tuta arancione e un berretto da baseball, dal quale spuntavano folti riccioli neri. Un paio di enormi occhiali colorati si reggeva a fatica su un naso troppo piccolo, ma talmente appuntito che balzava agli occhi, a dispetto della bocca grande come un forno. Quando apriva la bocca e spingeva in basso il mento colossale, somigliava a uno dei vecchietti brontoloni del Muppet Show. Sul suo cartellino c'era scritto: DOTTOR STANLEY FROST, VULCANOLOGO. «Ho visto in anteprima la documentazione», disse, in un tono da predicatore. «E non mi piace per niente. Ci stiamo concentrando sulle scarpate continentali delle zone densamente popolate…»
«Sì, perché ciò corrisponde all'esempio norvegese. Prima pochi animali, poi da un giorno all'altro un'orda.»
«Non dobbiamo concentrarci solo su quello.»
«Vuole che ripeta quello che è successo nell'Europa settentrionale?»
«Maggiore Peak! Ho forse detto che non dobbiamo badare alla scarpata continentale? Non ho sostenuto niente del genere! Ho parlato dell'esclusiva concentrazione su di essa, una cosa che — Dio me ne è testimone — è una stupidaggine colossale. È lampante. Il diavolo percorre altre strade.»
Peak si grattò la testa. «Potrebbe chiarire la sua affermazione, dottor Frost?»
Il vulcanologo inspirò profondamente. «No», rispose.
«Come? Ho capito bene?»
«Dobbiamo forse seminare il panico? No, vero? Allora prima devo fare chiarezza. Pensi alle mie parole.» Si guardò intorno, sicuro di sé, col mento gigantesco proteso in avanti, poi si sedette.
Fantastico, pensò Peak. Prima la giornalista idiota e adesso quest'altro pazzo.
Vanderbilt avanzò pesantemente verso il podio. Judith Li lo seguì, socchiudendo le palpebre, e poi notò che il vice direttore della CIA stava inforcando un paio di occhiali ridicoli e la cosa la riempì di un misto di fastidio e ripugnanza.
«'Maledette bestioline' è la definizione giusta, Sal», esordì Vanderbilt in tono giulivo. Quindi si guardò intorno, raggiante, come se dovesse comunicare la buona novella. «Ma noi daremo loro fuoco finché non gli bruceremo il culo. Ve lo prometto. Okay, veniamo alle nostre supposizioni. Non è molto. Il nostro carissimo petrolio, da cui siamo tutti così dipendenti e che tutti vorremmo scolarci, è andato a farsi fottere. Espresso in parametri economici, ciò significa che possiamo dire addio a una parte consistente della produzione mondiale. Per i cammellieri dell'OPEC è una gran botta. La navigazione internazionale si scontra con sempre nuovi scherzi della natura, e si blocca, come ha appena dimostrato esaurientemente Peak. E così il terrore mostra i suoi effetti. Sì, insomma, detto fra noi: gli attacchi di squali e balene sono storielle per bambini, onestamente, enormi sciocchezze. È seccante se un'intera famiglia americana non torna più a casa dopo essere uscita a pescare, ma all'umanità non importa un fico secco. Non è bello, anzi è una vera porcheria, se, in uno dei Paesi in via di sviluppo, un piccolo pescatore, che con la sua sardina quotidiana deve sfamare diciassette figli e tre mogli, è costretto a rimanere sulla spiaggia a fissare il mare con sguardo vuoto perché, uscendo a pescare, rischia di essere mangiato. Proviamo tutti un sincero dispiacere, ma non possiamo fare assolutamente nulla. L'umanità ha altri problemi. Sono i Paesi ricchi a essere stati colpiti. I pesci cattivi non si fanno più catturare, anzi spediscono nelle reti della robaccia velenosa, oppure fanno ribaltare i pescherecci. Benché si tratti di casi isolati, ormai quei casi sono maledettamente troppi. E questo è un male per i Paesi in via di sviluppo, perché non riceveranno più niente da noi.» Vanderbilt ammiccò furbescamente al di sopra del bordo degli occhiali. «Sapete, signori, se uno vuole distruggere il mondo, ne potrebbe far fuori due terzi semplicemente tenendo impegnati i Paesi più ricchi, pressandoli a tal punto da impedire loro di risolvere i problemi. Il Terzo Mondo conta sul fatto che i grandi gli tendano la mano. Di tanto in tanto si fa sentire la giusta ira dell'America, poi si concorda coi boss della droga un piccolo cambiamento di regime e lo si collega agli aiuti economici. Tutto fila liscio. Forse suona ridicolo che le balene saltino sulle barche, perché la fortuna o la crisi della nostra economia non dipende da canoe e fasci di giunchi. Però lo standard di vita occidentale non è propriamente rappresentativo. Pensateci stasera, mentre vi servite al buffet freddo. Per il Terzo Mondo le anomalie sono la fine! El Niño è la fine! Se facciamo il bilancio delle cose stravaganti che la natura ci ha offerto negli ultimi mesi, fenomeni come quelli del passato ci sembrano cari, vecchi amici. Ci si potrebbe addirittura augurare che vengano un'altra volta a farci visita ma, egregi signori, adesso abbiamo altri ospiti, che diamine! In alcune zone dell'Europa vige lo stato d'emergenza. Cosa vuol dire? Che, col calare delle tenebre, nessuno può più andare in strada perché si corre il rischio di sparire? Vorrei spiegarvi che cosa significa. Significa che l'Europa non è in grado di controllare la catastrofe umanitaria. Che le opere assistenziali, la Croce Rossa, i supporti tecnici, l'UNESCO non arrivano più con le tende e i viveri. Che, nella dorata Europa, gli uomini muoiono di fame e per le infezioni. Che sono scoppiate epidemie. Delle epidemie in Europa! Come se non bastassero la Pfiesteria e i suoi compagni, in Norvegia infuria il colera! I rifornimenti di medicinali per i feriti non possono essere più garantiti e le ferite degli onesti europei spettatori di quiz del sabato sera brulicano di piccoli vermi e sono coperte di mosche che, a loro volta, provvedono a diffondere ulteriormente le malattie. Vi sentite già male? Be', questo non è niente. Lo tsunami è senza dubbio una brutta faccenda. Ma rammentate che, oltre alla distruzione, quando uno tsunami arriva tutto esplode. Nessuno riesce a cavarsela nella lotta contro il fuoco. Le fasce costiere sono state prima inondate e poi bruciate. Ah, già, poi è successa anche un'altra cosa: il risucchio della massa d'acqua che stava rientrando in mare ha interrotto il ciclo di raffreddamento di alcune centrali, stupidamente costruite nei pressi della costa. Abbiamo avuto un 'massimo incidente ipotizzabile' in Norvegia e uno in Inghilterra. Vi basta? Posso continuare col tracollo delle forniture energetiche. Signore e signori, per quanto mi possa dispiacere, vi devo dire di non contare sull'aiuto dell'Europa. E neppure su quello del Terzo Mondo. L'Europa trasmette soltanto il monoscopio. L'Europa è nella merda!»