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— Valiha è ancora con il suo gruppo — disse Chris. — Non sapevo di doverla portare qui.

— Stai correndo un po’ troppo, Rocky — protestò Gaby. — Perché non cominciamo dall’inizio?

— Scusate — disse Cirocco. — Hai ragione. Robin, non ci siamo ancora presentati. Chris, noi ci siamo già visti, ma tu non te ne ricordi. Il fatto è che Gea ha detto a Gaby che stavate scendendo qui.

— "Stavamo scendendo"? — strillò Robin. — Mi ha buttato giù.

— Lo so, lo so — disse Cirocco, cercando di calmarla. — Credimi, odio questa sua abitudine. Ho protestato in tutti i modi possibili, ma non è servito a niente. Non dimenticare, sono io a lavorare per lei, e non viceversa. — Con un’espressione indecifrabile sulla faccia, girò la testa verso Gaby, sostenne il suo sguardo per un momento; poi riprese la sua opera di convinzione.

— Comunque, sapevamo che stavate arrivando, e sapevamo che probabilmente sareste riusciti entrambi a farcela. Strano, ma quasi tutti i pellegrini ci riescono. L’unico modo di morire nel Grande Salto è quello di lasciarsi prendere dal panico. Ci sono alcune persone…

— Si può morire affogati — disse Robin, aggrottando la fronte.

— Cosa vuoi che ti dica? — rispose Cirocco. — Chiaramente, è pericoloso, ed è anche uno scherzo orribile. Ma cosa devo fare, chiedere scusa di una cosa che non è colpa mia? — Fissò Robin, che non rispose, ma che, alla fine, scosse la testa in segno di diniego.

— Come stavo dicendo, ci sono alcune persone che non si lasciano avvicinare dagli angeli che cercano di aiutarle e, d’altronde, anche gli angeli non possono fare più di tanto. Perciò, lo scopo di Gea… e premetto che mi limito a riferirvi quello che Gea ha detto a me, e che non dico queste cose per difenderla… è di insegnare loro a reagire nel modo giusto in un momento critico. Se vi lasciate prendere dal panico, non sarete mai degli eroi. O, almeno, così ragiona lei.

Chris aveva un’espressione sempre più perplessa.

— Se pensate che tutto questo discorso significhi qualcosa per me, — disse — allora temo di essermi perso la parte più importante.

— Il Grande Salto — spiegò Gaby. — Probabilmente, è un bene che tu non ricordi niente. Gea getta giù dal mozzo i pellegrini, servendosi di un ascensore truccato, dopo avere parlato con loro. Precipitano lungo tutto il raggio, fino alla periferia.

— Non ricordi proprio niente? — chiese Cirocco. Non si sentì più scorrere l’acqua della doccia, e un titanide le porse un asciugamano.

— Niente. Dal momento in cui ho lasciato Gea, e fino a non molto tempo fa, la mia memoria è una tabula rasa.

— Potrebbe essere comprensibile, anche senza il tuo disturbo — disse Cirocco. — Ma ho parlato con uno degli angeli. Guardò Robin. — Era un nostro vecchio amico: "Ciccio" Fred.

Gaby rise. — È ancora sulla breccia, quello? — Si accorse che Robin la guardava con occhi fiammeggianti, e cercò di smettere di ridere, ma non ci riuscì.

— È ancora sulla breccia, cercando di mettere il sale sulla coda alle umane di passaggio. Mi ha detto di avere recentemente trovato due veri gatti rabbiosi. Una alla fine si è decisa a collaborare, e lui l’ha lasciata nell’Ofione. L’altro, invece, era tutto pazzo. Non è riuscito ad avvicinarsi, ma l’ha tenuto d’occhio e lo ha seguito, pensando che, una volta giunto vicino alla terra, gli sarebbe entrato un po’ di sale in zucca. Immaginatevi il suo stupore quando l’uomo è finito a piena schiena sul dorso di un aerostato.

— Chi era? — fece Gaby. E aggiunse: — L’aerostato, intendo.

— Fred dice che era Corazzata.

Gaby parve sorpresa. — Dev’essere successo quando se n’è andato via, dopo avermi aiutato a sturare Aglaia.

— Lo credo anch’io. — Cirocco smise di asciugarsi per fissare attentamente Chris, che si affrettò a distogliere lo sguardo. Uscì dalla doccia e si infilò la vestaglia che le porgeva uno dei titanidi. Si legò la cintura e si mise a sedere sul pavimento, a gambe incrociate, davanti ai tre umani e al titanide. I suoi attendenti si inginocchiarono dietro di lei e incominciarono i pettinarle i capelli bagnati.

— Pensavo alla fortuna — disse. — Gea mi ha parlato dei tuoi disturbi, naturalmente, e ha parlato anche di fortuna. Francamente, io stento a credere che si possa avere una fortuna così sfacciata. È contrario a tutto ciò che ho studiato, anche se, lo confesso, si tratta di conoscenze ormai vecchie di settantacinque anni.

— La considerano una cosa relativamente assodata — disse Chris. — A quel che so, molti ritengono che i poteri psi non permettano di fare grandi cose. Ci sono delle equazioni che descrivono il fenomeno, ma non dico di capirle. La teoria del libero arbitrio delle particelle, gli strati sovrapposti di realtà… Ho letto degli articoli che ne parlavano.

— Qui non arrivano molti giornali. — Cirocco si fissò le mani, aggrottando la fronte. — La teoria dei poteri psi non mi piace. Anzi, non mi è mai piaciuta.

— A Einstein non piaceva la meccanica quantistica — disse Gaby.

— Hai ragione — disse Cirocco, con un sospiro. — Ma rimango sempre sorpresa, quando confronto tra loro le previsioni e i risultati. Ai miei tempi si pensava che sarebbe bastato qualche anno per capire dalla A alla Z il codice genetico. Poi avremmo potuto eliminare tutte le malattie, sia infettive che ereditarie. E nessuno pensava che presto avremmo risolto i problemi psicologici, mentre invece è successo esattamente il contrario. Hanno incontrato un paio di difficoltà impreviste, mentre invece si sono fatte grandi scoperte in aree dove nessuno se le aspettava. Chi poteva prevederlo? Comunque, si parlava della fortuna.

— Non so di cosa si tratta — spiegò Chris — ma a volte pare davvero che io abbia fortuna.

— Non mi piace pensare a tutte le varie implicazioni, se è stata veramente la fortuna a farti finire sulla schiena di Corazzata — disse Cirocco. — Certo, dipende dal punto a cui ci si vuole fermare nel far risalire all’indietro il ragionamento, ma si potrebbe dire che un albero titanico si è staccato ed è andato a infilarsi nella pompa di Aglaia appositamente perché tu potessi finire sulla groppa del suo aerostato. E mi rifiuto di credere che l’universo sia così deterministico!

Gaby sbuffò. — Anch’io, ma credo nella fortuna. Via, Rocky. Perché ti dispiace tanto, se c’è un misterioso super-burattinaio che tira qualcuno dei tuoi fili? Ormai dovresti esserci abituata.

Cirocco rivolse a Gaby un’occhiata omicida, ma per un attimo le comparve negli occhi uno sguardo atterrito.

— Va bene — disse Gaby, in tono conciliante, alzando le mani. — Scusa. Non riusciremo mai a metterci d’accordo su queste cose, vero?

Cirocco si rasserenò quasi subito, e annuì impercettibilmente con la testa. Rifletté ancora per un attimo, poi si guardò attorno.

— Dimenticavo i doveri di una padrona di casa — disse. — Cornamusa, chiedi agli ospiti cosa bevono, e porta un paio di quei vassoi, in modo che tutti possano servirsi.

Gaby accolse con piacere l’interruzione. Non aveva alcuna intenzione di litigare con Cirocco. Si alzò e aiutò Cornamusa a portare il cibo, presentò Salterio a Robin e Chris, e Cirocco a Robin. Fecero educati commenti sul cibo e sulle bevande, battute e complimenti. Li fece ridere tutti parlando del suo primo incontro con una minestra dei titanidi che aveva come principale ingrediente vermi vivi marinati in salamoia. Dopo un quarto d’ora, dopo avere trangugiato qualcosa di alcolico, tutti parevano molto meno bellicosi.

— Come dicevo — riprese infine Cirocco — eravamo informati del vostro arrivo. Non so che progetti abbiate, ma penso che se aveste voluto ritornare a casa, ormai sareste già ritornati. Vero? Chris?

— Non so. A dire il vero, non ho ancora avuto il tempo di fare progetti. Mi sembra che siano passate solo poche ore dal momento in cui Gea mi ha spiegato le sue intenzioni.

— Gettandoti nella massima confusione, suppongo.

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