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«Voglio dire che qui, sulla Terra, una persona è innocente finché non viene provata la sua colpevolezza.» Già mentre pronunciava quelle parole si era resa conto che non era ovunque così; ma decise di non correggere quanto aveva detto.

«Mi sembra di capire che voi non avete gli archivi degli alibi, vero?»

«Già. Be', in certi luoghi ci sono delle telecamere di sicurezza, ma non dappertutto, e quasi mai in casa.»

«Allora come fate ad accertare la colpevolezza di un imputato? Se non esiste una registrazione di ciò che è accaduto, come potete esser sicuri di aver preso il vero colpevole?»

«Era questo che intendevo quando parlavo di casi irrisolti. Se non abbiamo la certezza della colpevolezza — cosa che si verifica spesso — l'imputato viene scarcerato.»

«Non mi sembra un sistema migliore del nostro» disse Ponter lentamente.

«Ma in questo modo salvaguardiamo la nostra vita privata. Nessuno ci tiene sotto controllo.»

«Ma questo accade anche nel mio mondo, a meno che non si tratti di un… non conosco la parola. Qualcuno a cui piace essere guardato.»

«Un esibizionista?» suggerì Mary inarcando le sopracciglia.

«Sì. Il loro contributo è cercare cose interessanti da mostrare alla gente attraverso i loro Companion. Hanno degli impianti molto potenti, che trasmettono con una risoluzione più alta e a maggiori distanze.»

«Ma si potrebbe violare la privacy delle trasmissioni di chiunque, non solo quella di un esibizionista.»

«E perché mai?» chiese Ponter.

«Be', uhm, non so. Forse solo perché è possibile farlo.»

«Io sono libero di bere la mia urina, ma non l'ho mai fatto.»

«Qui da noi l'idea di un simile controllo sarebbe reputata una minaccia per la sicurezza, soprattutto per le informazioni gestite per via informatica. Ci sono degli specialisti che si occupano esclusivamente della sicurezza delle informazioni.»

«Non mi sembra un gran contributo alla società.»

«Forse no» convenne Mary. «E senti, cosa succede se l'imputato si rifiuta di far visionare il suo… come si chiama? Il suo archivio degli alibi?»

«Perché dovrebbe rifiutarsi?»

«Mah, non so. Così, per principio.»

Ponter la guardò perplesso.

«Per esempio, perché nel momento in cui è stato commesso un crimine stava facendo qualcosa di imbarazzante.» Bip. «Imbarazzante. Qualcosa di cui provi vergogna.» Bip.

«Potresti fare un esempio?» propose Ponter.

Mary storse le labbra, pensierosa. «Allora, uhm, va bene, diciamo che… diciamo che stavo avendo un rapporto sessuale con l'uomo di qualcun'altra; questo fatto è un alibi, ma io non voglio che gli altri vengano a conoscenza di quello che stavo facendo.»

«Perché no?»

«Be', perché noi crediamo che l'adulterio» bip «sia una cosa sbagliata.»

«Sbagliata?» disse Ponter, poiché evidentemente Hak aveva indovinato il significato della parola. «Come può esserlo, a meno che non comporti una dichiarazione di falsa paternità? A chi reca danno?»

«Be', uhm, non so. Voglio dire che noi, ehm, consideriamo l'adulterio un peccato.» Un bip.

Per lo meno, questa volta se lo aspettava. In una società senza religione, dove non c'è divieto per i comportamenti che in effetti non danneggiano nessuno — uso di droghe, masturbazione, adulterio, visione di video pornografici — era normale che non esistesse tutto quel fanatismo sulla privacy. In fondo, la gente insisteva tanto su quella questione in gran parte proprio perché faceva delle cose che desiderava tenere nascoste. Ma in una società aperta, permissiva, in cui la criminalità è circostanziata e colpisce solo singoli individui, probabilmente l'intera questione della privacy aveva ben poco senso. Infatti, Ponter non aveva mostrato nessuna vergogna a mostrarsi nudo — di nuovo, un tabù religioso — e nessun bisogno di rimanere solo quando espletava i suoi bisogni corporali.

Mary scosse la testa. Ripensava a tutte le volte che aveva provato imbarazzo o vergogna, tutte le volte che si era sentita tranquilla all'idea che nessuno potesse vedere quello che stava facendo: era tutto dovuto ai precetti imposti dalla chiesa? La vergogna per aver lasciato Colm; la vergogna che le impediva di chiedere il divorzio; la vergogna di accettare la sua sessualità ora che non aveva uomini; la vergogna che provava dopo ogni peccato… Sembrava proprio che quella vergogna a Ponter fosse sconosciuta. Fare le cose che gli procuravano piacere non lo imbarazzava affatto. L'unica pregiudiziale era non fare del male a nessuno.

«Mi chiedo se il vostro sistema potrebbe funzionare» disse Mary dubbiosa.

«Funziona» replicò Ponter. «E tieni conto che per i reati più gravi — quelli che hanno a che fare con la violenza ai danni di altre persone — il controllo è incrociato: si può visionare sia l'archivio degli alibi della vittima che quello dell'imputato. Di solito è la vittima che esibisce il suo archivio come prova, e nella maggior parte dei casi questo basta.»

Mary era a un tempo affascinata e disgustata. Eppure…

Se quella notte a York…

Se ci fossero state delle immagini, le avrebbe mostrate a qualcuno?

Certamente, si disse convinta. Sì, le avrebbe mostrate. Non aveva fatto nulla di male, nulla di cui vergognarsi. Lei era la vittima innocente, come diceva anche la documentazione che le aveva dato Keisha. Era proprio così.

Ma se anche fosse esistita quell'ipotetica registrazione, sarebbe stata utile per catturare il mostro? Non gli aveva visto il volto perché coperto da un passamontagna, anche se quella notte un'infinità di volti avevano popolato i suoi incubi. Chi avrebbe accusato? Di quale archivio degli alibi la corte avrebbe disposto la visione? Nemmeno lei avrebbe saputo da dove cominciare; non aveva la più pallida idea di chi sospettare.

Sentì una contrazione allo stomaco. Forse il vero problema era proprio quello, che la società di Ponter non aveva: la sovrappopolazione, l'assoluta anonimità, la presenza di così tanti… uomini troppo aggressivi e violenti. Per tutto quel che concerneva l'identità sessuale, i colleghi della sua generazione si erano formati con un'attenzione particolare all'uso di un linguaggio neutro. Ma era indubitabile che la stragrande maggioranza dei reati violenti erano opera di maschi.

Tuttavia, era altrettanto vero che in tutta la sua vita aveva conosciuto uomini onesti e cortesi: suo padre, i due fratelli, tanti colleghi che l'avevano sostenuta, Padre Caldicott e il suo predecessore Padre Belfontaine, tanti buoni amici, qualche amante.

Qual era la percentuale di uomini che rappresentava un problema? Quanti di loro erano violenti, iracondi, incapaci di controllare le emozioni e resistere agli impulsi aggressivi? Erano così tanti che non sarebbe stato possibile… — 'rimuovere' era la parola usata da Ponter, una parola colta e ottimista — i geni difettosi?

Ma il numero non contava, erano comunque troppi. Anche una sola bestia di quel tipo sarebbe stata troppo, e…

Ed eccola lì, che si ritrovava a pensare proprio come la gente di Ponter. Prima o poi, si sarebbe davvero dovuto cominciare a ripulire il pool genico dell'umanità, una bella ripulita terapeutica.

Sì, si sarebbe dovuto cominciare.

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