Shawwanossoway scosse la testa. «La temperatura dell'osservatorio e di tutto il complesso minerario è tenuta costantemente sotto controllo; non ci sono state variazioni. In particolare, nella caverna si è mantenuta sui valori normali: 105 gradi Fahrenheit, cioè 41 gradi Celsius. Piuttosto calda, ma ben lontana dal punto di ebollizione. Inoltre bisogna tenere presente che la miniera si trova a duemila metri sotto la superficie terrestre, e che quindi la pressione atmosferica è di circa 1.300 millibar, cioè più alta di circa il trenta per cento rispetto a quella del livello del mare, e che con l'aumentare della pressione, aumenta anche il punto di ebollizione.»
«E se fosse avvenuto il contrario?» ipotizzò Bonnie Jean. «Se l'acqua pesante si fosse ghiacciata?»
«Be', si sarebbe espansa, esattamente come l'acqua normale» disse Naylor aggrottando la fronte. «Sì, questo avrebbe potuto determinare la rottura della sfera. Ma l'acqua pesante congela a 3,82 gradi Celsius. Non poteva fare così freddo laggiù.»
A quel punto intervenne Louise Benoít: «E se nella sfera fosse entrato qualcos'altro oltre a quell'uomo? Quanta altra materia avrebbe potuto contenere la sfera prima di cedere?»
Naylor rifletté un attimo prima di rispondere: «Non lo so con precisione; non abbiamo mai fatto calcoli del genere. Sappiamo sempre con esattezza la quantità di acqua pesante fornitaci dalla società per l'energia elettrica.» Si fermò un attimo, poi riprese: «Forse… Non so, probabilmente il dieci per cento. Diciamo un centinaio di metri cubi.»
«E quanto sarebbe?» chiese Louise guardandosi intorno. «Questa stanza sarà lunga un sei metri, no?»
«Venti piedi?» disse Naylor. «Sì, direi di sì.»
«Ed è alta dieci piedi, cioè tre metri» continuò Louise. «Quindi si tratterebbe di una quantità di materia con lo stesso volume di questa stanza.»
«Grosso modo.»
«Ma è assurdo, Louise» disse Bonnie Jean. «Lì sotto è stato trovato solo un uomo.»
La ragazza annuì, convenendo con la direttrice, ma poi inarcò le sopracciglia arcuate. «E se fosse stata l'aria? Se nella sfera si fossero riversati cento metri cubi di aria?»
Naylor annuì. «Ci avevo pensato. Forse da qualche parte c'è stata una perdita di gas che è penetrato nella sfera, anche se non ho idea di come possa essere accaduto. I campioni di acqua che abbiamo analizzato contenevano gas, ma…»
«Ma cosa?» incalzò Louise.
«Be', si tratta di azoto, ossigeno e un po' di CO2, oltre a della polvere di roccia e di polline. In altre parole, la semplice aria che si trova nelle miniere.»
«Quindi non è possibile che si sia infiltrata dall'osservatorio.»
«Proprio così, madam» disse Naylor. «Lì l'aria viene filtrata, e non contiene tracce di polvere rocciosa o di altre sostanze inquinanti.»
«Ma le uniche zone della miniera comunicanti con la camera di rilevamento si trovano nell'osservatorio» fece notare Louise.
Entrambi i tecnici annuirono.
«Va bene, va bene» tagliò corto Bonnie Jean, poggiando le mani sul tavolo. «Quali elementi abbiamo? All'interno della sfera si è verificato un aumento volumetrico di materia, diciamo un dieci per cento, che potrebbe essere stato causato da un'infiltrazione di almeno un centinaio di metri cubi di aria; anche se, a meno che non fosse stata pompata a grande pressione, l'aria sarebbe stata compressa dal peso dell'acqua, no? E comunque sia non sappiamo da dove potrebbe essere venuta fuori — certamente non dalle sale dell'osservatorio — né come potrebbe essere entrata nella sfera. Fin qui ci siamo?»
«Grosso modo le cose stanno così, madam» disse Shawwanossoway.
«E quell'uomo… nemmeno lui sappiamo come sia entrato?» chiese Bonnie Jean.
«No» rispose Louise. «Il portello di accesso tra la sfera contenente l'acqua pesante e la vasca esterna con l'acqua normale era sigillato anche dopo la rottura della sfera.»
«Va bene,» disse Bonnie Jean «sappiamo almeno come questo — questo Neandertal, come lo chiamano — abbia fatto ad entrare nella miniera?»
Shawwanossoway era l'unico dei presenti a lavorare per la Inco. Allargò le braccia sconsolato e riferì quello che sapeva: «Il personale addetto alla sicurezza della miniera ha controllato i nastri delle telecamere situate davanti ai portelli di accesso per le quarantotto ore precedenti l'incidente. Caprini — il responsabile della sicurezza — giura che quando riuscirà a scoprire chi ha fatto entrare quel tipo, provocando tutto questo pasticcio, cadranno delle teste, e ancor peggio se la passerà chi ha tentato di occultare le prove.»
«E se nessuno stesse mentendo?» rilanciò Louise.
«Non è possibile, signorina Benoit» rispose educatamente Shawwanossoway. «Nessuno potrebbe entrare nell'osservatorio senza essere filmato dalle telecamere.»
«Nessuno proveniente dagli ascensori» obiettò Louise. «Ma se fosse entrato da un'altra parte?»
«Ritiene forse possibile che abbia scalato i due chilometri delle condotte di aerazione?» reagì Shawwanossoway accigliandosi. «Se anche fosse riuscito in una simile impresa — che richiederebbe nervi più che d'acciaio — le telecamere della sicurezza l'avrebbero comunque ripreso.»
«È proprio questo che voglio dire» puntualizzò Louise. «È ovvio che non è entrato nella miniera in questo modo. Come ha notato la professoressa Mah, sembra che si tratti di un esemplare della specie dei Neandertal, con una specie di impianto ad alta tecnologia innestato nel polso; l'ho visto con i miei occhi.»
«E allora?» disse Bonnie Jean spazientita.
«Insomma!» scattò Louise. «State tutti pensando quello che penso io. Quel tipo non ha preso gli ascensori, né è sceso dalle condotte di aerazione. Si è materializzato nella sfera: lui e una certa quantità d'aria.»
Naylor cominciò a fischiettare le prime note della sigla di Star Trek, e tutti scoppiarono a ridere.
«Ma andiamo, Louise» fu il commento di Bonnie Jean. «D'accordo che questa è una situazione che sembra mancare di un senso logico e che si presta a seducenti ipotesi strampalate, ma cerchiamo di rimanere con i piedi per terra.»
Anche Shawwanossoway cominciò a fischiettare un tema musicale, quello di Ai confini della realtà.
«Basta!» scattò Bonnie Jean.
15
Mary Vaughan era l'unica passeggera del Learjet della Inco in volo da Toronto a Sudbury; all'imbarco aveva notato che l'aeroplano, con le fiancate color verde erba, sulla prua recava la scritta 'Il nichel birbante'.
Mary trascorse il breve viaggio a revisionare gli appunti che aveva nel computer portatile; erano trascorsi anni dalla pubblicazione su Science del suo studio sul DNA della specie dei Neandertal. Mentre leggeva, mulinava tra le dita la collanina d'oro con la piccola croce che portava sempre al collo.
Nel 1994 era diventata famosa rinvenendo materiale genetico di un orso vissuto trentamila anni fa, trovato congelato nei ghiacci dello Yukon. E due anni dopo, quando la Rheinisches Amt für Bodendenkmalpflege - l'agenzia archeologica del Rhineland — aveva deciso che era arrivato il momento di provare a estrarre del DNA dal fossile più celebre, quello dell'uomo di Neandertal, si erano rivolti a lei. Mary non aveva accettato subito. Non essendo congelato, il reperto era deidratato, e — ma su questo le opinioni erano divergenti — poteva avere anche centomila anni, più di tre volte l'età dell'orso. Ma la sfida era estremamente affascinante. Nel giugno del 1996 era volata a Bonn, al Rheinisches Landesmuseum, dove il fossile era conservato.
La parte più conosciuta — la calotta cranica con le orbite ampie sormontate da prominenti rilievi sopraorbitari — era esposta al pubblico, mentre il resto delle ossa erano conservate in un mobiletto di acciaio, all'interno di un caveau sotterraneo. L'aveva accompagnata un paleoantropologo, un certo Hans. Avevano indossato incerate e mascherine, perché bisognava prendere tutte le precauzioni del caso per evitare di adulterare le ossa e il DNA. Cosa che era accaduta dopo il primo ritrovamento, ma dopo centocinquanta anni il DNA di chi aveva rinvenuto lo scheletro, privo di protezione, doveva essersi ormai completamente degradato.