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«I nostri ricercatori sono arrivati alle stesse conclusioni» disse Ponter.

«Nel frattempo il clima si è riscaldato un bel po'» continuò la genetista «e forse avete conservato quella caratteristica la cui funzione secondaria è avere un olfatto più sviluppato.»

«Credi? Cioè, sento il vostro odore, e quello dei cibi presenti in questa cucina, e dei fiori in giardino, e la cosa acre che Reuben e Lou hanno bruciato giù nel seminterrato, ma…»

«Ponter» lo interruppe Reuben «noi non siamo in grado di sentire il tuo odore.»

«Davvero?»

«Sì. Oh, se ficcassi il naso sotto la tua ascella sentirei qualcosa. Ma di solito gli esseri umani non sentono l'odore l'uno dell'altro.»

«E come fate a individuare qualcuno al buio?»

«Con la voce» rispose Mary.

«Davvero strano» disse Ponter.

«E tu puoi fare molto di più che percepire la presenza di qualcuno, vero?» gli chiese Mary. «Quella volta che mi hai…» Deglutì non riuscendo a finire la frase, ma dopo tutto Louise era una donna e Reuben un medico. «Con l'olfatto hai capito che avevo il ciclo, vero?»

«Sì.»

Mary annuì. «Anche le donne della nostra specie, se vivono a lungo insieme, possono sincronizzare i loro cicli mestruali, pur avendo il senso dell'olfatto scadente. Credo proprio che sia possibile che nelle vostre città le donne abbiano il ciclo tutte nello stesso periodo.»

«Non ho mai pensato che potesse essere diverso» disse Ponter. «Anzi, mi sono meravigliato che tu avevi il ciclo e Louise no.»

Louise aggrottò la fronte ma non disse niente.

«Qualcuno gradisce qualcos'altro? Ponter, un'altra coca cola?»

«Sì, grazie.»

Reuben si alzò a prenderla.

«Lo sai che quella roba contiene caffeina? Dà assuefazione.»

«Non preoccuparti,» disse Ponter «ne bevo solo sette o otto lattine al giorno.»

Louise scoppiò a ridere, e si rituffò nella sua insalata.

Mary prese un altro boccone di hamburger, sgranocchiando gli anelli di cipolla. «Aspetta un momento» disse d'un tratto, inghiottendo il boccone. «Questo significa che per le vostre donne l'ovulazione non è visibile?»

«Be', in effetti non lo è» confermò Ponter.

«Sì, ma… be', vedi, io tenevo un corso al dipartimento di Studi femminili in biologia dei rapporti sessuali. Abbiamo teorizzato che l'ovulazione invisibile fosse la strategia delle femmine per proteggersi dai maschi e tenerli lontani. Vedi, se non sai quando una femmina è fertile, devi sempre fare attenzione, per non correre il rischio di essere tradito.»

Hak emise un bip.

«Tradito» ripeté Mary. «Succede quando un uomo si ritrova a investire le sue energie per allevare dei figli biologicamente non suoi. Ma con l'ovulazione invisibile…»

Ponter scoppiò a ridere. Il petto poderoso e la bocca profonda produssero una profonda risata fragorosa.

Mary e Louise lo guardarono, sbalordite. «Che c'è di così divertente?» gli chiese Reuben porgendogli la lattina di coca cola.

Il Neandertal alzò la mano, sforzandosi di smettere, invano. Gli occhi incavati si riempirono di lacrime e la carnagione solitamente pallida si colorò di rosso.

Mary, sempre seduta, pose le mani sui fianchi, ma subito si rese conto del linguaggio del corpo che stava impiegando: con le mani sui fianchi si dà l'impressione di aumentare la propria corporatura, per intimidire chi si ha di fronte. Ma Ponter era talmente più robusto e muscoloso di qualsiasi donna — se per questo anche di qualsiasi uomo — che quell'atteggiamento era ridicolo. «Allora?» si limitò a dire.

«Chiedo scusa» disse Ponter riassumendo il controllo e asciugandosi le lacrime con i grossi pollici. «E che alle volte avete proprio delle idee balzane.» Scoccò un sorriso e aggiunse: «Quando parlate di ovulazione invisibile intendete il fatto che alle femmine in calore non crescono i genitali, vero?»

Mary annuì. «Questo succede agli scimpanzé, ai babbuini, ai gorilla e alla maggior parte dei primati.»

«Ma per gli umani la causa di questo tipo di ovulazione è un'altra» disse Ponter. «La crescita dei genitali scomparve nel momento in cui perse la sua funzione di emissione di segnali, quando il clima si fece più freddo e gli umani cominciarono a vestirsi per ripararsi. Quella sorta di esibizione visiva, basata sull'irrorazione del sangue di determinati tessuti, comporta un grande dispendio di energie; è inutile conservare quella caratteristica una volta che copriamo il corpo. Comunque, per la mia specie, l'ovulazione è percepibile con l'olfatto.»

«Sei in grado di sentire anche l'odore dell'ovulazione?» gli chiese Reuben.

«Sì, gli agenti chimici che la determinano.»

«I feromoni» suggerì il medico.

Mary annuì lentamente. «E così,» disse tanto a Reuben quanto a se stessa «i maschi possono allontanarsi per settimane senza preoccuparsi che le loro femmine rimangano incinte di qualcun altro.»

«Esatto» confermò Ponter. «Ma non è solo questo.»

«Ah!» fece Mary.

«Noi crediamo che la ragione per la quale i nostri progenitori maschi — credo che anche voi usiate questa metafora — abbiano 'preso la strada della montagna,' sia stata, be', la sgradevolezza delle femmine durante gli Ultimi Cinque.»

«Gli Ultimi Cinque?» si stupì Louise.

«Gli ultimi cinque giorni del mese; il periodo che precede il ciclo mestruale.»

«Oh» disse Reuben. «Sindrome premestruale.»

«Sì» confermò Ponter. «Ma naturalmente questa non è la vera ragione.» Scrollò appena le spalle e aggiunse: «Mia figlia Jasmel sta studiando la storia della prima pre-generazione. È stata lei a spiegarmelo. I maschi erano in continua competizione violenta per conquistarsi le femmine. Ma, come ha detto Mare, dal punto di vista dell'evoluzione della specie l'unico momento importante è quel periodo del mese in cui sono più feconde. Dal momento che i cicli mestruali di tutte le femmine erano sincronizzati, i maschi trovarono più conveniente vivere lontano da loro per la maggior parte del mese, per poi tornare tutti insieme quando era il momento di riprodursi. Quindi la separazione tra i sessi non è stata causata dalla sgradevolezza femminile, ma dalla violenza dei maschi.»

Mary annuì. Erano passati degli anni da quando aveva tenuto quel corso sui rapporti sessuali come forma di potere, ed era arrivata alle stese conclusioni: gli uomini causano i problemi e incolpano le donne. Probabilmente non avrebbe mai incontrato alcuna donna del mondo di Ponter, ciò nondimeno sentì una forte affinità con le sue sorelle Neandertal.

37

«Buongiorno, Daklar» salutò Jasmel rientrando a casa. Sebbene vivessero insieme, dal giorno del dooslarm basadlarm avevano scambiato solo poche parole.

«Buongiorno» rispose Bolbay piuttosto freddamente. «Se tu…» allargò le narici, stupita: «Oh, ma non sei sola.»

Adikor entrò e la salutò: «Buongiorno.»

«Un'altra pugnalata alle spalle?» disse fissando Jasmel.

«Nessuna pugnalata» rispose la ragazza. «Sono preoccupata, per te e per mio padre.»

«Cosa vuoi da me?» domandò Daklar a Adikor, le palpebre socchiuse.

«La verità. Semplicemente la verità.»

«Su cosa?»

«Su di te. Perché mi stai perseguitando in questo modo?»

«Non sono io l'imputato» si giustificò Bolbay.

«Non ancora. Ma le cose potrebbero cambiare.»

«Che vuoi dire?»

«Ti saranno notificati alcuni atti a mio nome» le comunicò Adikor.

«Perché?»

«Perché stai interferendo nella mia vita in modo illegittimo.»

«Ma è ridicolo.»

Adikor scrollò le spalle. «Vediamo cosa ne penserà il giudice.»

«È un palese tentativo di procrastinare il processo che porterà alla tua sterilizzazione.»

«Se lo è — se si tratta di un tentativo così palese e privo di fondamento — il giudice lo respingerà… ma avrò comunque la possibilità di contestare il tuo modo di agire.»

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