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Verso mezzogiorno, Jasmel Ket passò da Adikor, che fu sorpreso ma contento di vederla. «Buongiorno» la salutò.

«Anche a te» rispose la ragazza mentre si chinava ad accarezzare Pabo.

«Mangi qualcosa? Carne? Succo di frutta?»

«No, grazie. Ho trascorso un po' di tempo a studiare la legge. Hai preso in considerazione la possibilità di ricusare l'accusa?»

«Ricusare l'accusa? Cioè?»

«Ricusare Daklar Bolbay quale tua accusatrice.»

Entrarono nel soggiorno, e si accomodarono. «Con quale motivazione? Non mi ha fatto niente.»

«Ha interferito nel tuo dolore per la perdita del tuo compagno…»

«Questo è vero» rifletté Adikor. «Ma non credo sia un reato.»

«No? Cosa dice il Codice delle Civiltà riguardo alle molestie arrecate alla vita altrui?»

«Dice un sacco di cose.»

«La parte a cui mi riferisco recita: 'Non sono consentite azioni legali prive di fondamento; la giustizia esplica il suo potere sugli individui solo in casi giuridicamente rilevanti.'»

«Be', mi ha accusato di omicidio. Non esiste reato più rilevante.»

«Ma non ha nessuna prova contro di te. È questo che rende la sua accusa infondata, o, almeno, è questo che dovremmo far capire al giudice.»

Adikor scosse il capo. «Non credo che riusciremo a convincere Sard con questo argomento.»

«Sì, ma per legge non può essere Sard a decidere sulla tua domanda di ricusazione. Se ne occuperebbe un altro giudice.»

«Davvero? Forse vale la pena di tentare. Però… non ho intenzione di prolungare il procedimento. Voglio solo che si risolva, che revochino al più presto questa cavolo di sorveglianza speciale per poter tornare nel laboratorio al più presto.»

«Sono d'accordo che non dovresti andare fino in fondo con la ricusazione. Però potrà darti la risposta che stai cercando.»

«Risposta? Quale risposta?»

«La ragione per cui Daklar ti sta perseguitando in questo modo.»

«E tu la sai?»

Jasmel abbassò lo sguardo. «L'ho saputa oggi, ma…»

«Ma cosa?»

«Non sta a me dirtelo. Se vuoi saperlo, dovrai chiederlo direttamente a lei.»

36

Reuben, Louise, Ponter e Mary erano seduti attorno al tavolo della cucina. A parte Louise, che aveva davanti un'insalata, gli altri mangiavano hamburger.

Sembrava che nel mondo dei Neandertal si mangiasse con i guanti. A Ponter non piaceva usare le posate, anche se con l'hamburger faceva un'eccezione. Non mangiò il pane, ma lo usò per schiacciare la carne addentando la parte che fuoriusciva dalla fetta.

«Allora, Ponter,» disse Louise, tanto per fare un po' di conversazione «vivi solo? Nel tuo mondo, voglio dire.»

Ponter scosse il capo. «No, vivevo con Adikor.»

«Adikor? Non era il collega con cui lavoravi al tuo progetto?» gli chiese Mary.

«Sì. Ma è anche il mio partner.»

«Collega, vuoi dire?» chiese Mary.

«Sì, ma è anche il mio 'partner': questa è la parola che usiamo. Viviamo insieme.»

«Ah» fece Mary. «La persona con cui dividi l'appartamento.»

«Sì.»

«Dividete i lavori domestici e le spese?»

«Sì. Anche i pasti, il letto e…»

Mary non sopportava che le battesse il cuore così forte. Conosceva tanti omosessuali ed era abituata a vederli uscire dal gabinetto, non da un varco transdimensionale.

«Sei gay!» esclamò Louise. «Troppo forte!»

«Per la verità ero più gaio quando stavo a casa» disse Ponter.

«No, no. Non gaio, cioè contento, ma gay. Omosessuale.» Bip. «Chi ha rapporti sessuali con persone dello stesso sesso: uomini che hanno rapporti con altri uomini, o donne con donne.»

Ponter appariva più confuso che mai. «Non è possibile avere rapporti sessuali con un membro dello stesso sesso. Quello sessuale è un atto di potenziale procreazione che richiede un maschio e una femmina.»

«Sì, certo, voglio dire, non il sesso inteso come rapporti sessuali» cercò di spiegarsi Louise «ma come contatto intimo, come per esempio, ehm, accarezzarsi i… i genitali.»

«Oh, certo. Io e Adikor lo facevamo.»

«Noi intendiamo questo con la parola omosessuale» intervenne Reuben. «Avere dei contatti solo con membri del tuo stesso sesso.»

«Solo?» ripeté Ponter sbigottito. «Intendi dire unicamente? No, no, io e Adikor stiamo insieme quando Due sono separati, ma quando Due diventano Uno — come lo hai chiamato, Lou? -accarezziamo i genitali delle nostre rispettive femmine… o almeno questo fin quando la mia compagna, Klast, è morta.»

«Ah» disse Mary. «Siete bisessuali.» Bip. «Avete contatti sessuali con uomini e donne.»

«Sì.»

«Sono tutti così nel tuo mondo? Bisessuali?» si informò Louise conficcando la forchetta nella lattuga.

«Più o meno.» Ponter batté le palpebre, percependo cosa intendesse Louise.«Vuoi dire che qui da voi non è così?»

«Oh, no» disse Reuben. «Be', comunque non per la maggior parte delle persone. Voglio dire, certo, ci sono delle persone bisessuali e una grande quantità di gay, cioè di omosessuali. Ma la stragrande maggioranza è eterosessuale. Il che significa che hanno dei contatti solo con membri dell'altro sesso.»

«Piuttosto noioso» disse Ponter.

Louise sghignazzò; poi, ricomponendosi, chiese: «E hai dei figli?»

«Due figlie» rispose Ponter annuendo. «Jasmel e Megameg.»

«Che nomi deliziosi» disse Louise.

Ponter si rattristò, pensando al fatto che probabilmente non le avrebbe più riviste.

Comprendendo il suo stato d'animo, Reuben cercò di portare il discorso su qualche argomento meno personale. «Senti, uhm, cos'è quel 'Due che diventa Uno' a cui accennavi prima? Di che si tratta?»

«Be', nel mio mondo i maschi e le femmine vivono la maggior parte del tempo separati, così…»

«Binford!» esclamò Mary.

«No, è vero.» ribadì Ponter.

«Non è una parolaccia» spiegò Mary. «È il nome di un uomo. Lewis Binford è un antropologo che afferma quello che hai appena detto: gli uomini e le donne della specie dei Neandertal vivevano separatamente. Ha sviluppato questa teoria basandosi sui ritrovamenti di Combe Grenal, in Francia.»

«Ha ragione» disse Ponter. «Le donne vivono nel centro dei nostri territori, i maschi nelle zone periferiche. Ma una volta al mese i maschi si recano al centro per trascorrere quattro giorni con le femmine. Questo periodo lo chiamiamo 'Due diventano Uno'.»

«Però!» disse Louise con un gran sorriso.

«Interessante» fu il commento di Mary.

«È una cosa necessaria. Noi non produciamo le vostre quantità di cibo, quindi dobbiamo mantenere la popolazione costantemente sotto controllo.»

Reuben aggrottò la fronte. «Quindi questo affare del 'Due che diventano Uno' è finalizzato al controllo delle nascite?»

Ponter annuì. «In parte. L'Alto Consiglio dei Grigi — che sarebbe il governo degli anziani — ha stabilito le date degli incontri, e normalmente Due diventano Uno nel periodo in cui le donne non sono fertili. Ma quando giunge il momento di creare una nuova generazione, si cambiano le date, e ci si unisce nel momento di maggiore fertilità delle donne.»

«Però» disse Mary. «Un intero pianeta che si basa sull'Ogino-Knauss, come piacerebbe al papa. Ma… ma come fa a funzionare? Voglio dire, non tutte le donne hanno le mestruazioni nello stesso periodo.»

Ponter sbatté le palpebre. «Ma certo.»

«Ma come… oh, aspetta. Ho capito» disse Mary con un sorriso. «Il vostro naso. È molto sensibile, vero?»

«Che vuoi dire?»

«Be', al confronto dei nostri è molto più sensibile.»

«In effetti i vostri nasi sono molto piccoli» disse Ponter. «A guardarli resto un po', come dire, sconcertato. Continuo a pensare che correte sempre il rischio di soffocare, anche se ho fatto caso che molti respirano anche con la bocca.»

«Abbiamo sempre pensato che la specie dei Neandertal si sia evoluta per adattarsi alle condizioni dell'età delle glaciazioni» disse Mary «e che quindi nasi così grossi permettessero l'umidificazione dell'aria fredda prima che entrasse nei polmoni.»

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