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ЛитМир: бестселлеры месяца
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Gli scettici tedeschi, acquartierati a Nuremberg, hanno oggi dichiarato che non esiste nessuna buona ragione per credere che Ponter Boddit provenga da un universo parallelo. 'Questa sarebbe l'ultima ratio' ha dichiarato il Direttore esecutivo Karl von Schlegel 'e dovrebbe essere accettata solo nel caso in cui fosse esclusa ogni altra possibile spiegazione…'

Oggi la polizia ha fermato tre uomini che cercavano di forzare i cordoni predisposti attorno all'abitazione del dottor Reuben Montego, a Lively, una cittadina situata a 14 chilometri a sud ovest di Sudbury, dove l'uomo di Neandertal è tenuto in isolamento…

Tra i tanti modi di passare il tempo, Louise e Reuben avevano scelto il più antico. Fino ad allora Mary non aveva considerato Reuben sotto quell'aspetto, ma a ben vedere era davvero un bell'uomo. Non andava certo pazza per gli uomini senza capelli, ma Reuben aveva dei bei lineamenti, un fisico asciutto e piacevolmente muscoloso, uno sguardo intelligente e un sorriso luminoso, senza contare quell'accento affascinante. E non era tutto. Aveva scoperto che parlava un ottimo francese, il che voleva dire che poteva conversare nella lingua madre di Louise. E per di più, almeno a giudicare dalla sua abitazione, doveva avere anche un bel po' di soldi, cosa ben poco sorprendente, essendo un medico.

Che rivelazione, avrebbe detto sua sorella. Naturalmente, Mary non era così ingenua da non sapere che con ogni probabilità, una volta terminata la quarantena, quella relazione sarebbe finita. Comunque, la cosa non la metteva certo a suo agio, e non perché fosse una moralista. O perlomeno, a lei piaceva pensare di non esserlo, malgrado l'educazione cattolica che aveva ricevuto. Piuttosto, temeva che Ponter potesse farsi un'idea sbagliata della sessualità nel mondo in cui era piombato, e che potesse pensare di doversi accoppiare con Mary. E in quel momento, l'attenzione di un uomo era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

Ad ogni modo, la relazione tra Louise e Reuben le permetteva di passare un sacco di tempo da sola con Ponter. Il dottore e la giovane ricercatrice trascorrevano gran parte del tempo nel seminterrato a guardare i film della vasta collezione di Reuben, mentre lei e Ponter rimanevano a conversare nel soggiorno. E dato che i due amanti adesso dormivano insieme nel letto matrimoniale, avevano confinato Ponter sul divano dello studio, lasciandole a disposizione tutto il soggiorno.

Mary andava saltuariamente a messa. L'ultima domenica non lo aveva fatto, anche se avrebbe potuto, dato che l'isolamento era stato disposto solamente la sera, e adesso se ne rammaricava. Per fortuna poteva seguirla in TV. Il canale Vision trasmetteva quotidianamente un servizio religioso da una chiesa cattolica di Toronto. Oltre al televisore al piano interrato, dove Reuben e Louise guardavano i film, c'era un altro apparecchio nello studio al piano superiore.

Quella mattina, Mary salì per seguire la messa. Il prete indossava un opulento abito talare verde. Aveva i capelli grigi, le sopracciglia nere e un viso che le ricordava Gene Hackman un po' più magro.

«…la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» pronunciò il sacerdote, un certo Monsignor DeVries, come indicava la sovrimpressione sullo schermo.

Seduta sul divano dove Ponter avrebbe dormito quella notte, Mary si fece il segno della croce. «Gesù è venuto tra noi per lavare i nostri peccati» annunciò DeVries. «Il Signore abbia pietà di noi.»

Mary si unì alla preghiera: «Il Signore abbia pietà di noi.»

«Egli è venuto tra noi per chiamare a sé i peccatori» disse DeVries. «Cristo abbia pietà di noi.»

«Cristo abbia pietà di noi» ripeté Mary insieme a tutti gli altri.

«Egli supplica misericordia per noi seduto alla destra del Padre. Il Signore abbia pietà di noi.»

«Il Signore abbia pietà di noi.»

«Dio Onnipotente abbia misericordia di noi» continuò l'officiante «perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.»

«Amen» risposero i fedeli.

La lettura, pronunciata da una donna nera dai capelli molto corti, che indossava una veste color porpora, era tratta dal Libro del profeta Geremia. Sullo sfondo c'era una stupenda vetrata colorata con incisa l'immagine di Gesù e dei dodici apostoli, con la Vergine Maria che guardava dall'alto. Mary non sapeva spiegarsi il bisogno che provava di assistere alla messa. Dopo tutto, non era lei a dover essere perdonata per aver peccato…

Adesso un giovane cantava accompagnato dal suono dell'organo: «Salvami, o Signore, con il tuo amore eterno…»

Lei non aveva fatto niente di male. Era la vittima.

La celebrazione eucaristica continuò, con il Monsignore che lesse un passo del Vangelo di Luca: «'Ti dico che questi miei due figli siederanno nel Tuo Regno, uno alla Tua destra e uno alla Tua sinistra…'»

Naturalmente Mary conosceva il brano che il sacerdote stava recitando, quello della donna che supplicava Cristo sulla via di Gerusalemme, ne conosceva il contesto. E le parole continuarono a ronzarle per la testa: due figli, uno alla Tua destra e uno alla Tua sinistra…

Poteva essere andata così? Due tipi di umanità così diverse potevano vivere in pace l'uno accanto all'altro? Caino era un agricoltore; coltivava grano. Abele era un carnivoro, che allevava pecore per ucciderle. Ma Caino aveva ucciso Abele…

Il sacerdote stava versando il vino. «Benedetto il Signore di tutte le creature, dalla Tua bontà abbiamo ricevuto questo vino. Frutto della vite e del lavoro dell'uomo, si trasforma in una bevanda spirituale…

«Preghiamo, fratelli e sorelle…

«Dio Onnipotente, noi Ti lodiamo attraverso Tuo Figlio Gesù Cristo, che viene a noi nel Tuo nome…

«Padre nostro, ci siamo allontanati da Te, ma attraverso Tuo Figlio ci hai ricondotti a Te…

«Noi Ti chiediamo di santificare questi doni con l'effusione del Tuo spirito…

«Prendete e mangiatene tutti. Questo è il Mio Corpo offerto in sacrificio per voi…

«Prendete e bevetene tutti. Questo è il Mio sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati…»

Mary desiderò ardentemente di essere lì, insieme all'assemblea dei fedeli, a prendere la comunione. Quando la cerimonia finì, si fece di nuovo il segno della croce e si alzò.

Solo allora si accorse di Ponter Boddit, che in piedi sulla porta la stava fissando in silenzio, con la bocca senza mento spalancata.

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«Cos'era quello?» chiese Ponter.

«Da quanto tempo sei lì?» chiese a sua volta Mary.

«Da un po'.»

«Perché stavi lì senza parlare?»

«Non volevo disturbarti. Sembravi… molto presa da quello che stava accadendo sullo schermo.»

Be', pensò Mary, in effetti era lei a essere in difetto: gli aveva usurpato la stanza e il divano dove dormiva. Ponter entrò nella stanza e le si sedette accanto, e lei guizzò verso il bordo, a ridosso del bracciolo.

«E allora? Cos'era quella cosa?»

«Un servizio religioso trasmesso da una chiesa» rispose scrollando impercettibilmente le spalle.

Il Companion emise un bip.

«Chiesa. Una, uhm, una sala di culto.»

Un altro bip.

«Religione. Adorazione di Dio.»

A quel punto Hak parlò con la sua voce: «Sono spiacente, Mare. Non conosco nessuna di queste parole.»

«Dio» ripeté Mary. «L'essere che ha creato l'universo.»

Ponter rimase un attimo immobile, e appena sentita la traduzione di Hak sgranò gli occhi dorati. Parlò nella sua lingua, e Hak tradusse con la voce maschile: «L'universo non ha nessun creatore. Esiste da sempre.»

Mary inarcò le sopracciglia. Immaginò che Louise — se mai fosse riemersa dal seminterrato — si sarebbe divertita a spiegargli la teoria del big bang. Da parte sua, invece, si limitò a dire: «Noi crediamo che sia così.»

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