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Accennò un sorriso; si era convinta che non sarebbe mai più riuscita a guardare un uomo nudo: era bello scoprire che si era sbagliata.

Mary, Reuben e Louise avevano rilasciato numerose interviste telefoniche, e il dottore, con il permesso della Inco, aveva persino organizzato una conferenza stampa: avevano risposto alle domande dei giornalisti sedendo attorno al telefono col viva voce inserito, mentre telecamere dotate di grossi zoom avevano ripreso le immagini attraverso la finestra del soggiorno.

Nel frattempo, si stavano effettuando le analisi per il vaiolo, la peste bubbonica e una lunga serie di altre malattie. I campioni del sangue erano stati trasportati dall'aviazione canadese al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive di Atlanta, e ai laboratori specializzati di Winnipeg. I primi risultati arrivarono alle 11.14. Nel sangue di Ponter non erano stati rinvenuti germi patogeni, e nessuno di coloro che erano entrati in contatto con lui — compresi quelli messi in quarantena all'ospedale St. Joseph — mostrava segni di malessere. Contestualmente ai test, i microbiologi stavano effettuando anche ricerche su agenti patogeni, cellule e altri fattori sconosciuti.

«È un peccato che Ponter sia un fisico e non un medico» disse Reuben a Mary al termine della conferenza stampa.

«Perché?»

«Be', sarebbe una fortuna scoprire altri antibiotici efficaci. I batteri sviluppano nel tempo l'immunità contro i farmaci. Ai miei pazienti di solito somministro l'eritromicina, perché la penicillina non è più efficace, ma con lui ho cominciato con la penicillina, che come sappiamo è a base di muffa di pane: se i Neandertal non conoscono il pane, questa sostanza sarà loro sconosciuta, quindi potrebbe essere efficace contro ogni tipo di infezione batteriologica che può aver contratto nel suo mondo. Gli ho somministrato della eritromicina e un gruppo di altri antibiotici per combattere eventuali infezioni che potrebbe aver contratto qui. Ad ogni modo, immagino che loro abbiano sintetizzato degli antibiotici diversi dai nostri. Se ce ne potesse parlare, avremmo a disposizione un'arma in più nella guerra contro le malattie, magari qualcosa in grado di debellare i nostri batteri.»

«Interessante» rifletté Mary annuendo. «È un peccato che il varco tra i due mondi si sia richiuso così presto. Credo che potremmo scambiarci moltissime informazioni, e i farmaci sono solo la punta dell'iceberg. La maggior parte del cibo di cui ci nutriamo viene fuori da un processo di lavorazione. Forse a loro non interessa il cibo a base di grano e frumento, ma le patate e i pomodori, i cereali, gli animali domestici come polli, maiali e mucche sono tutti alimenti che abbiamo creato attraverso un allevamento selettivo, che a loro potrebbero fare comodo. Potremmo esportare queste cose in cambio del loro cibo.»

Reuben annuì. «E questo sarebbe solo l'inizio. Pensa un po' a cosa si potrebbe fare nell'ambito della ricerca dei minerali. Scommetto che hanno scoperto un mucchio di siti di minerali preziosi che noi non conosciamo, e viceversa.»

Probabilmente aveva ragione, pensò Mary. «Tutto ciò che si trova allo stato naturale e che abbia più di alcune decine di migliaia di anni dovrebbe essere comune ad entrambi i mondi, no? Un'altra Lucy, un altro tirannosauro Sue, un altro gruppo di fossili Burgess Shale, un altro diamante Hope, o per lo meno la pietra originale.» Rimase in silenzio a rifletterci su.

Verso mezzogiorno Ponter stava molto meglio. Mary e Louise lo trovarono che dormiva placidamente sotto le coperte.

«Meno male che non russa» disse Louise. «Con quel naso…»

«Per la verità, è proprio quella la ragione per cui non russa: lì dentro passa un sacco d'aria» spiegò Mary gentilmente.

Ponter si volse su un fianco.

Louise lo guardò un attimo, poi disse: «Vado a fare una doccia.»

«Quando ha finito la faccio anch'io» disse Mary. Quella mattina le era venuto il ciclo, e aveva bisogno di una doccia. Louise andò nel bagno e chiuse a chiave la porta.

Ponter si mosse nuovamente, poi si destò. «Mare» disse piano. Dormiva con la bocca chiusa, e la voce, malgrado si fosse appena svegliato, non era per nulla aspra.

«Buongiorno, Ponter. Hai dormito bene?»

Il Neandertal inarcò il lungo sopracciglio biondo — Mary non era ancora adusa a quella vista — come se reputasse assurda la domanda. Nel frattempo Louise aveva cominciato a fare la doccia. Ponter tirò su la testa e allargò le narici, ognuna larga quanto una moneta da venticinque cent, fissando gli occhi su Mary.

D'un tratto la donna capì: il Neandertal sentiva l'odore delle sue mestruazioni. A disagio, imbarazzatissima, indietreggiò. Non se la sentiva di aspettare lì il turno per la doccia.

L'espressione di Ponter era assolutamente neutrale. «Luna» disse.

Sì, pensò Mary. È proprio quel periodo del mese. Ma non aveva nessuna voglia di parlare dell'argomento, e corse giù in soggiorno.

28

Il volto saggio solcato dalle rughe del giudice Sard esprimeva qualcosa come: 'Spero per voi che sia una cosa seria.' «Va bene, ragazza» disse a Jasmel, ancora in piedi accanto a Adikor nella camera di consiglio. «Che altra spiegazione può esserci per la scomparsa di tuo padre, oltre a un atto di violenza?»

Jasmel rimase un attimo in silenzio. «Glielo spiegherei volentieri, signor giudice, ma…»

Sard diventava sempre più impaziente. «Ebbene?»

«Ma… vede, lo scienziato Huld è la persona più indicata a farlo.»

«Lo scienziato Huld! Stai forse proponendo che l'imputato si difenda da sé?» le chiese sbigottita.

«No» si affrettò a rispondere Jasmel, che si rendeva conto della stravaganza della richiesta. «No, niente del genere. Dovrebbe solo fornire qualche chiarimento di tipo tecnico sulla fisica quantistica, e…»

«Fisica quantistica!» ripeté Sard. «E quale attinenza avrebbe la fisica quantistica con il caso?»

«Potrebbe esserne addirittura la chiave, e lo scienziato Huld potrebbe fornire le spiegazioni necessarie in maniera molto più chiara…» mentre parlava vide Sard accigliarsi «…e concisa di me.»

«Non c'è nessun altro in grado di fornire tali spiegazioni?»

«No, signor giudice» disse Jasmel. «O, per essere precisi, c'è un gruppo di scienziate donne a Evsoy impegnate in ricerche di questo genere, ma…»

«Evsoy!» esclamò Sard come se Jasmel avesse evocato la faccia buia della luna. Scosse di nuovo la testa, quindi aggiunse: «Oh, e sia!» E gettando uno sguardo rapace su Adikor, intimò: «Sia breve, scienziato Huld.»

Adikor non sapeva se doveva alzarsi in piedi, ma era stanco di stare appollaiato su quel sedile e si tirò su. «Grazie, signor giudice» esordì. «Io, ehm, le sono molto grato dell'opportunità che mi ha concesso.»

«Non mi faccia pentire della mia indulgenza» tagliò corto Sard. «Procediamo.»

«Certamente. Il lavoro che Ponter Boddit e io portiamo avanti concerne il calcolo quantistico. Una delle teorie su questo tipo di calcolo prevede la possibilità di entrare in contatto con innumerevoli universi paralleli nei quali esistono identici computer quantistici. E tutti questi computer affrontano simultaneamente differenti porzioni di un complesso problema matematico. Unendo tutte le loro capacità, si ottiene il risultato in modo incalcolabilmente più veloce.»

«Indubbiamente affascinante,» disse Sard «ma tutto questo cosa ha a che fare con la presunta morte di Ponter?»

«Ritengo, Vostro Onore, che durante il nostro esperimento di calcolo quantistico potrebbe essersi aperto un… un qualche tipo di passaggio macroscopico in un altro di questi universi, e Ponter potrebbe esservi stato risucchiato, e…»

Daklar Bolbay scoppiò in un riso beffardo, subito seguita da una parte del pubblico. Per l'ennesima volta il giudice Sard scosse la testa, allibita. «Lei si aspetta che io creda che Ponter Boddit sia finito in un altro universo?»

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