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Frank non amava particolarmente volare, specialmente con gli aerei piccoli. Mantenne il suo equilibrio pensando alla figlia, Maria, immaginando il suo bel viso di dodicenne dagli occhi grandi. Erano successe tante cose — e tante altre ne dovevano accadere. Per tutta la vita aveva cercato di rendere il mondo un posto migliore, ma mai per se stesso. Era sempre stato per lei, per i bambini, per il futuro. Che effetto avrebbe avuto il risultato di questo processo sui rapporti tra Tosok e umani? Che tipo di mondo sarebbe rimasto per Maria dopo il verdetto? Un brivido lo fece tremare, nella piccola cabina dell'aereo. Non era solo per il freddo.

Il pilota canadese mancò quasi la nave. Il mezzo da sbarco di Hask aveva ampiamente dimostrato la sua abilità di cambiare colore passando da rosso ad arancio, giallo, blu, indaco e violetto mentre si muoveva sull'Atlantico. Anche questo mezzo aveva cambiato colore, confondendosi perfettamente con le pietre coperte di licheni della tundra. Ma una volta che Hask lo ebbe indicato, la sua forma era evidente. L'aereo aveva dei pontoni; il pilota scese su un lago a circa quattrocento metri dal veicolo alieno. Trovare un giaccone adatto a Dale era stato difficile, ma ci erano riusciti. Hask indossava una tuta spaziale Tosok, presa su uno dei veicoli di atterraggio alla USC. Era verde chiaro e aderente, ma — disse lui — lo isolava bene dalla temperatura sotto zero.

Arrivarono a terra su un gommone e percorsero a piedi la breve distanza per arrivare al mezzo alieno, con il respiro che si condensava per il freddo. Tramite una radio nella sua tuta Hask comunicava con l'occupante del mezzo; quando arrivarono, il portello esterno si aprì perché entrassero.

Entrarono uno alla volta, e lei era lì.

Seltar.

La sua pelle era grigio-violetta, gli occhi rosa, arancio, ebano e blu scuro. Era leggermente più bassa e più larga di Hask.

Hask maneggiò dei controlli sulla sua tuta, che cadde come una pelle che si staccava. Corse incontro a Seltar. Sollevarono le braccia anteriori e intrecciarono le dita. Nel frattempo lui le toccò il ciuffo sulla testa con la mano posteriore, e lo stesso fece lei.

«Dio, è passato tanto tempo…» disse Hask. Realizzò che il traduttore era in funzione e lo disattivò con la mano anteriore, staccandola da Seltar. Continuarono ad abbracciarsi e a parlarsi per diversi minuti. Frank guardò Dale, leggermente imbarazzato.

Alla fine l'abbraccio finì, e Hask si girò verso i due umani. Stava ancora tenendo la mano di Seltar, ma con il braccio posteriore riaccese il dispositivo di traduzione.

«Scusateci» disse Hask. «Vi ho detto che Seltar è mia moglie?»

Frank fece un largo sorriso. «No, non ce lo hai detto.»

«Be', lo è. È la mia quadri-moglie. Abbiamo deciso che quando verrà il momento, feconderò tutti e quattro i suoi uteri.»

«Sei un diavolo» disse Dale, sorridendo.

Quando Hask mesi prima aveva parlato del Dio femmina dei Tosok, Frank pensava che avesse parlato di una progenitrice, una versione femminile del progenitore. Ma ora pensò che forse voleva dire 'quadri-madre'.

«Prego,» disse Hask «fatemi fare le presentazioni come si deve. «Seltar, questo è Dale Rice, un avvocato umano. E questo è Frank Nobilio, scienziato umano e funzionario del governo. Sono brave persone, e miei amici.»

«Come va, Seltar?» disse Frank.

La voce tradotta era identica a quella di Hask. Probabilmente Hask aveva semplicemente copiato il programma di traduzione sul computer di Seltar. «Molto bene, grazie» disse.

«Sei stata qui tutto questo tempo?» chiese Dale.

«Sì» disse lei.

«Ma perché qui? Non fa troppo freddo per te?»

«La mia tuta spaziale mi offre sufficiente protezione quando voglio uscire» disse Seltar. «Però quando esco la luce è abbastanza scura. Qui a nord il Sole non arriva molto lontano sopra l'orizzonte.»

«Sorprendente» disse Dale. «E gli altri pensano tutti che tu sia morta?»

«Sì» disse Seltar. «E le cose devono rimanere così.»

«Perché?»

«Sono la vostra unica speranza.»

«Intendi per liberare Hask?»

Il ciuffo si divise. Alzata di spalle. «Il vostro linguaggio non funziona bene con i pronomi. Io sono la vostra unica speranza.»

«Prego?»

Hask si fece avanti. «Come avrebbe detto Cletus, 'sono l'unica speranza per tutti voi'. Intende dire che è l'ultima speranza della razza umana.»

«Che cosa?» disse Frank spalancando gli occhi.

«Le cose che vi diremo devono rimanere segrete» disse Seltar. «Non potete dirle a nessuno senza il mio permesso.»

«Promettiamo di non dire niente» rispose Dale.

Hask si rivolse a Seltar. «Dice la verità.»

«Allora vai avanti» disse Seltar.

Hask si girò di nuovo verso gli umani. «Io e Seltar apparteniamo a quella che voi direste una religione diversa da quella degli altri sei Tosok, anche se forse sarebbe meglio dire una diversa scuola filosofica.» Guardò Frank, e poi Dale. «L'ibridazione che tra noi rappresenta la norma — quattro maschi nella maggior parte delle unioni — ha portato a un forte grado di interrelazione tra i Tosok. Il risultato è che tendiamo a pensare che la sopravvivenza della nostra razza sia più importante di quella di qualsiasi altro individuo. La scuola a cui apparteniamo io e Seltar abiura questo; ci siamo resi conto dei danni che può comportare. Ecco perché ci uniamo soltanto tra di noi.»

«Non capisco» disse Frank. «Sicuramente l'interrelazione porta ogni tipo di benefici. Scommetto che avete meno guerre di noi.»

«In effetti noi non abbiamo guerre» disse Hask. «Mi sono stupito quando ho saputo quanto siete propensi alla guerra voi umani. Ma riguardo alla questione dell'interrelazione, come in ogni cosa, c'è sempre una parte che ha più potere; e in questa, gli aspetti negativi del proteggere la specie a ogni costo sono maggiori dei benefici.» Fece una pausa, come se pensasse come esprimersi. «Dale, durante il processo abbiamo incontrato almeno un giurato che avrebbe detto e fatto qualsiasi cosa per essere accettato, probabilmente per assicurare un particolare esito. Ebbene, io e Seltar abbiamo fatto il possibile per essere assegnati a una delle missioni stellari.» Sbatté gli occhi anteriori. «La tragedia è che diverse missioni sono partite senza nessuno di noi nell'equipaggio.»

Dale sembrava confuso. «Di cosa stai parlando?»

«Quale credi che sia lo scopo della spedizione dei Tosok nel vostro sistema solare?» chiese Hask.

«Esplorazione, no?» disse Dale. «Vedere cosa c'era qui?»

«No. Lo scopo della missione era la sopravvivenza — la sopravvivenza della razza Tosok.»

Frank annuì. Le sue peggiori paure erano confermate. «Quindi siete venuti a invadere la Terra.»

«Invadere?» il ciuffo di Hask si mosse indietro. «No. Certo non vorremmo vivere qui. Il vostro sole è troppo luminoso e grande, la vostra aria puzza, e tutti quegli insetti fastidiosi! No, no, i Tosok sono soddisfatti di casa loro.»

«Allora cosa intendi quando dici che lo scopo della missione è la sopravvivenza?»

«Veniamo da un mondo che attualmente è in orbita intorno ad Alfa Centauri A a una distanza molto maggiore di quella tra il vostro pianeta e il Sole. Infatti orbitiamo così lontano da Centauri A che siamo al limite della stabilità orbitale — se andiamo un po' più lontano, gli effetti gravitazionali di Centauri B sarebbero significativi.»

«Quindi il vostro pianeta è a rischio» disse Frank.

«A rischio. Niente affatto.»

«Allora qual è il problema?»

«C'è una terza stella nel nostro sistema — Centauri C. Attraversa il centro di massa del sistema A-B in un percorso enormemente eccentrico. Approssimativamente ogni quattrocentomila anni terrestri passa molto vicino a noi. L'ultima volta che si è avvicinata, Centauri A era posizionata tra Centauri C e il centro di massa del sistema A-B; la prossima volta, Centauri B sarà tra C e il centro di massa. In realtà, dato che il periodo orbitale di C è un multiplo preciso di quello di A-B, c'è un'alternanza perfetta: al primo passaggio A sarà tra C e il centro di massa; a quello successivo, B sarà tra C e il centro di massa, e così via.»

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