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Frank annuì. «E quindi non si può mostrare tenero; lo capisco. Ma sicuramente si rende conto che l'ambizione politica le sta impedendo di considerare questioni più grandi…»

Ajax sollevò una mano. «Abbiamo finito, dottore. Buona giornata.»

Frank sospirò. «Volevo solo dirle di pensare bene a ciò che fa, Mr. Ajax.»

«Ci ho pensato. E intendo procedere a tutta velocità contro questo assassino alieno.»

11

Il giudice Albert Dyck era alto più di due metri. Entrò in aula con dei passi degni di un Tosok e prese posto. Come la maggior parte degli umani, aveva difficoltà a staccare lo sguardo da Hask — aveva visto gli alieni in TV, ma mai dal vivo.

«Mr. Rice,» disse Dyck «per il capo d'imputazione principale, omicidio di primo grado, come si dichiara il suo cliente?»

Dale portò il suo massiccio corpo fuori dalla sedia girevole. «Non colpevole, Vostro Onore.»

«E per l'imputazione secondaria, aver usato un'arma pericolosa e letale, come si dichiara il suo cliente?»

«Non colpevole, Vostro Onore.»

«Il suo cliente ha diritto a un processo per direttissima, se lo desidera.»

«Rinunciamo a questo diritto, Vostro Onore.»

«Molto bene. Di quanto tempo ha bisogno per prepararsi?»

«Dodici settimane dovrebbero essere sufficienti, Vostro Onore.»

«Come vi sembra il quindici marzo?»

«Va bene.»

«L'Accusa?»

Il sostituto procuratore distrettuale Linda Ziegler si alzò; a quarantuno anni, aveva già alle spalle una carriera illustre, ed era uno dei massimi avvocati nell'Unità processi speciali di Monty Ajax. Era esile, con i capelli corti nero ebano tagliati in stile punk. Il naso era aquilino; il mento forte. «Sì» disse con una voce chiara e nasale. «La data va bene, Vostro Onore.»

«Vostro Onore, vorrei sollevare la questione della libertà provvisoria» disse Dale.

Ziegler si era seduta, ma si rialzò immediatamente. «Vostro Onore, l'Accusa si oppone alla libertà provvisoria. La natura particolarmente brutale del crimine…»

«Vostro Onore, il mio cliente ha la fedina penale pulita.»

«Il suo cliente non ha nessuna fedina penale,» disse Ziegler «il che non è esattamente la stessa cosa. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere un noto criminale nel suo mondo. Può darsi che quell'astronave stesse deportando dei pericolosi delinquenti… mandandoli nello spazio perché si arrangiassero.»

«Veramente, avvocato» disse la baritonale voce di Dale riempiendo l'aula, «tutto ciò non ha assolutamente un fondamento. Di certo la presunzione di innocenza si estende al background dell'accusato in assenza di prove dirette del contrario, e…»

«È abbastanza, avvocato Rice» disse il giudice Dyck. «Abbiamo capito cosa vuole dire.»

«L'Accusa comunque si oppone alla libertà provvisoria, Vostro Onore.»

«Su quali basi, avvocato Ziegler?»

«Rischio di fuga.»

«Oh, per favore!» disse Dale. «Un Tosok verrebbe riconosciuto ovunque.»

«Sicuro» disse Ziegler. «Ma ci sono molte giurisdizioni che potrebbero negare la nostra richiesta di estradizione.»

Dale allargò le sue gigantesche braccia. «Il mio cliente mi ha assicurato la sua intenzione di essere processato.»

«Vostro Onore, l'imputato ha accesso a una nave spaziale. È un evidente rischio di fuga.»

«La Corte è a conoscenza delle questioni implicate in questo caso» disse Dyck. «Siamo inclini a concedere la libertà provvisoria, in parte per dimostrare ai Tosok la natura ragionevole della giustizia americana.»

«In tal caso, Vostro Onore, l'Accusa chiede che la cifra per la cauzione sia elevata.»

«Vostro Onore, il mio cliente non ha denaro… assolutamente niente.»

«Allora come la paga?» chiese Dyck.

«Sono, be'… interessato al potenziale delle relazioni d'affari dei Tosok. Il mio compenso sarà rimandato a un altro momento. Non hanno denaro, e quindi anche una cifra simbolica per la cauzione sarebbe una significativa preoccupazione per Hask.»

«Non dubitiamo che ci siano risorse che possono essere messe a disposizione del suo cliente, Mr. Rice. La libertà provvisoria è fissata a due milioni di dollari; sarà necessaria una cauzione in contanti del dieci per cento.» Dyck diede un colpo con il martelletto.

Dale si voltò e guardò Frank Nobilio, che era seduto in aula proprio dietro al banco della difesa. Gli occhi di Frank erano spalancati; chiaramente non sapeva da dove potesse arrivare il denaro. Ma Dale mise semplicemente la mano nella tasca della sua giacca Armani, tirò fuori il libretto degli assegni, e iniziò a scrivere.

Dopo la chiamata in giudizio, Dale e Frank riportarono Hask a Valcour Hall, dove fu contento di riunirsi agli altri Tosok. Poi i due umani tornarono negli uffici dello studio Rice e Associati, al ventisettesimo piano di un alto edificio Bauhaus nel centro di L.A.

Dale si sedette dietro la sua grande scrivania; Frank si sentì sperduto in una enorme poltrona di fronte all'avvocato. Due delle pareti dell'ufficio di Dale erano coperte da librerie di quercia. Erano di ottima qualità — i piani non erano deformati neanche nel mezzo, dove sostenevano enormi volumi di statuti e principi enunciati in sentenze. Nella terza parete c'era la porta. Lì erano appesi il diploma di legge di Rice (alla Columbia), diversi attestati di premi, fotografie di Dale con personaggi illustri come Colin Powell, Jimmy Carter e Walter Cronkite. Sempre sulla stessa parete, c'erano diversi quadri. Inizialmente, le immagini sembrarono davvero molto strane a Frank — una era un gigantesco e succoso cheeseburger; un'altra non sembrava altro che un mucchio di nastri di raso. Ma quando si avvicinò per esaminarli scoprì che in realtà erano dei puzzle, ognuno fatto di migliaia di pezzi quasi identici. Su un grosso tavolo antico dall'altra parte della stanza c'era un altro puzzle da finire, con il bordo già completato.

«Dovremo ingaggiare un consulente per la giuria, naturalmente» disse Dale guardandosi le dita.

Frank aggrottò le sopracciglia. «Ah.»

«Non mi sembri entusiasta.»

«Io… no, dobbiamo fare tutto ciò che è necessario. È solo che istruire un giurato perché ci favorisca… be', mi sembra qualcosa che mina alle basi il concetto stesso di una giuria equa e imparziale.»

«Esatto.»

Frank spalancò gli occhi. «Sei d'accordo con me?»

«Certo. Hai mai letto Il buio oltre la siepe

«No. Però ho visto il film.»

Dale annuì. «Uno dei pochi adattamenti cinematografici di un romanzo venuti bene. Sia nel libro che nel film, Atticus Finch tiene un'arringa davanti alla giuria su come il sistema giudiziario non sia soltanto un ideale astratto. 'Non sono idealista nel credere fermamente nell'integrità dei tribunali e nel nostro sistema giudiziario — non è ideale per me, è una realtà che vive e funziona'. Be', sai cosa succede ne Il buio oltre la siepe: una giuria tutta di bianchi e tutta di maschi condanna un nero per un crimine che era fisicamente incapace di commettere. Ho controllato, Frank; tu sei un idealista, un Atticus Finch. Ma temo che una vita nei tribunali di questa nazione abbia tolto la pellicola rosa dalle mie lenti; io non credo nell'integrità delle corti o del sistema giudiziario. Se metti un innocente davanti alla giuria sbagliata, verrà dichiarato colpevole. Però è il sistema in cui ci troviamo, e dobbiamo offrire ad Hask il tentativo di plasmare una giuria che almeno gli dia una chance.»

«Però…»

«Puoi star certo che l'Accusa tenterà di formare la giuria in modo da favorire la loro parte. Credimi, Frank, in una causa importante non usare un consulente per la giuria equivale a una negligenza.» Dale si fermò per un attimo. «Infatti c'è una vecchia battuta che gli avvocati ripetono. In Inghilterra i processi iniziano quando la selezione della giuria è finita. Qui negli USA una volta finita la selezione della giuria, è finito anche il processo.»

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