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Hask e Frank erano tornati con Dale nel suo ufficio al ventisettesimo piano. Appena arrivarono, Hask chiese di usare il bagno. Come gli umani, i Tosok eliminavano gli escrementi sia solidi che liquidi, e con qualche difficoltà riuscivano a utilizzare i bagni terrestri.
Una volta che Hask ebbe lasciato la stanza, Frank si sporse in avanti sulla sua solita poltrona scomoda. «Il dibattimento di Ziegler è stato piuttosto devastante» disse. «Cosa dice la nostra giuria ombra?»
Dale assestò il corpo massiccio nella poltrona di pelle e consultò un rapporto che Mary-Margaret gli aveva lasciato sulla scrivania. «Fino a questo momento votano per la condanna di Hask all'unanimità» disse con un sospiro.
Frank si incupì. «Senti, so che hai detto che non dovremmo chiamare Hask a deporre, ma sicuramente a questo punto la vera giuria si aspetterà di sentirlo.»
«Può darsi» disse Dale. «Ma Pringle dirà che l'imputato non è obbligato a deporre; il carico è tutto sull'Accusa. Però…»
«Sì?»
«Be', questo non è proprio un caso normale. Sai bene cosa dice il capo d'accusa: 'ha volontariamente, illecitamente e con premeditata malvagità assassinato Cletus Robert Calhoun, un essere umano'. Negli altri casi mi è sempre sembrato buffo che specificassero 'un essere umano', ma stavolta è il punto chiave. La vittima è umana, e l'imputato non lo è — e la giuria potrebbe pensare che l'Accusa abbia meno responsabilità.» Agitò il rapporto davanti a Frank. «Questo comunque è quanto sembra dire la nostra giuria ombra: se il verdetto è sbagliato, be', non sarà come se un essere umano venisse mandato a marcire in galera. Se riusciamo a far deporre Hask e a convincere la giuria che lui è come una persona, vero e sensibile come chiunque altro, allora potrebbero decidere come noi ci auguriamo. Il punto, però, è fare in modo che Hask gli piaccia.»
«Non sarà facile» disse Frank scuotendo la testa. La luce del tardo pomeriggio stava dipingendo la stanza di toni color seppia. «Voglio dire, non possiamo convincere i giurati con il sorriso di Hask, o qualcosa di simile — fisicamente non può neanche sorridere e, francamente, quelle placche arrugginite mi danno i brividi. E poi un imputato innocente non dovrebbe mostrare orrore quando vengono mostrate le foto della scena del delitto? Speravo che il tabù dei Tosok sulle questioni fisiologiche interne avrebbe funzionato in nostro favore, ma Hask non ha fatto altro che muovere quel ciuffo in vari modi. La giuria non capirà mai cosa significa.»
«Non sottovalutare la giuria» disse Dale. «Sono molto più intelligenti di quanto potresti pensare. Ti faccio un esempio: una volta ho seguito una causa per danni personali; normalmente non ne faccio, ma era per un amico. Sostenevamo che il motivo per cui la persona era stata ferita era che la cintura di sicurezza della sua macchina fosse difettosa. Bene, ogni volta che menzionavo la cosa durante il processo, mi toglievo gli occhiali.» Fece il gesto. «Vedi? Dopo che l'ebbi fatto qualche decina di volte, la giuria era condizionata. Poi, ogni volta che l'avvocato della casa automobilistica tentava di evidenziale delle possibili cause alternative per l'incidente, mi toglievo semplicemente gli occhiali. Non ho mai detto una parola, e non c'è nulla sulla trascrizione. Mi toglievo solo gli occhiali, e la giuria si ricordava della cintura difettosa. Abbiamo vinto quasi tre milioni quella volta.»
«Wow.»
«Se la giuria impara che 'via gli occhiali' significa 'cintura di sicurezza difettosa', può capire anche che 'ciuffo che si muove da una parte all'altra' significa risata Tosok, oppure che 'ciuffo piatto' significa repulsione. Non preoccuparti, figliolo. Io credo che la nostra giuria conosca Hask e gli altri Tosok molto meglio di quanto pensi.»
«Allora dovremmo far deporre Hask.»
«Forse… però mi preoccupa. Nove su dieci, è un disastro e…»
La porta dell'ufficio di Dale si aprì, e Hask entrò. «Voglio testimoniare» disse subito, abbassandosi sull'unica sedia per Tosok.
Dale e Frank si guardarono. «Io consiglio di non farlo» disse Dale.
Hask rimase un istante in silenzio. «Sono io a dover decidere.»
«Certo, certo» disse Dale. «Ma tu non hai mai visto prima un processo penale; io invece ne ho visti centinaia. È quasi sempre un errore quando l'imputato depone.»
«Perché? Che possibilità ci sono che mi dichiarino innocente se non depongo?»
«Nessuno sa mai cosa pensa una giuria.»
«Questo non è vero. La vostra giuria ombra ha già votato per la mia condanna, no?»
«No, non lo ha fatto.»
«Stai mentendo.»
Dale annuì. «Va bene, va bene. Ma anche se lo ha fatto, andare a deporre è quasi sempre la mossa sbagliata. Si fa solo quando non si ha altra scelta.»
«Proprio come adesso» disse Hask. Come sempre, la sua voce naturale aumentava di volume mentre parlava, rendendo impossibile capire se fosse una domanda o un'affermazione.
Dale sospirò ancora. «Suppongo di sì. Ma sai che Linda Ziegler farà il controinterrogatorio?»
«Lo capisco.»
«E vuoi farlo comunque?»
«Sì.»
«Va bene» disse Dale, rassegnandosi. «Ma ti faremo deporre prima noi.»
«Perché prima?»
«Perché se Linda Ziegler ti sviscera — perdonami la metafora — dovremo passare il resto del nostro dibattimento a porre rimedio alla cosa.» Dale si grattò il mento. «Dobbiamo parlare della tua testimonianza… decidere che cosa dirai.»
«Dirò la verità, naturalmente. La verità, tutta la verità e nient'altro che la verità.»
Dale inarcò le sopracciglia. «Davvero?»
«Non puoi dirlo, vero?» disse Hask.
«Dire che sei innocente? Naturalmente ci credo, Hask, ma…»
«No, dire se sto dicendo la verità»
«Cosa? No. Lo stai facendo?»
Hask si azzitti.
La mattina dopo davanti al Tribunale Penale c'era una folla di reporter più grande del solito. Decine di loro lanciavano domande a Dale e Frank mentre entravano, ma Dale non disse niente. Dentro l'aula l'eccitazione era palpabile.
Il giudice Pringle si accomodò, salutò i giurati e gli avvocati, e poi guardò Dale. «La Difesa può iniziare il suo dibattimento» disse.
Dale si alzò e andò al leggio. Aspettò un attimo perché crescesse l'attesa e poi, con la sua voce alla Darth Vader, tuonò: «La Difesa chiama a deporre Hask.»
L'aula risuonò di eccitazione. I reporter si sporsero in avanti sulle loro sedie.
«Solo un istante» disse il giudice Pringle. «Hask, lei sa che costituzionalmente ha diritto a non testimoniare? Che nessuno può costringerla a farlo, se non vuole?»
Hask si era già alzato dalla sua sedia speciale al tavolo della difesa. «Capisco, Vostro Onore.»
«E nessuno l'ha costretta a testimoniare?»
«Nessuno. Infatti…» S'interruppe.
Dale mantenne il viso inespressivo, ma si sentì sollevato. Almeno aveva insegnato qualcosa ad Hask. Aveva chiuso la bocca prima di dire 'Infatti, il mio avvocato mi ha consigliato di non farlo'. Grazie a Dio.
«Va bene» disse Pringle. «Mr. Ortiz, prego, faccia giurare il teste.» Hask si avvicinò al banco dei testimoni. Nel frattempo un impiegato sostituì la sedia.
«Poggi la sua mano frontale sulla Bibbia, per favore.» Hask lo fece. «Lei giura o dichiara solennemente» disse l'impiegato «che la testimonianza che renderà nel processo che ora si svolge di fronte a questa corte sarà la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità, con l'aiuto di Dio?»
«Lo giuro» disse Hask.
«Grazie. Si sieda e dichiari il suo nome, sillabandolo per il verbale.»
«Hask, che credo sia H-A-S-K.»
«Avvocato Rice,» disse il giudice Pringle «può procedere.»
«Grazie, Vostro Onore» disse Dale, avvicinandosi lentamente al leggio. «Mr. Hask, qual è la sua funzione a bordo dell'astronave Tosok?»
«Ero Primo.»
«'Primo'… significa 'primo ufficiale'?»