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Il Comandante Norton non aveva mai perso un uomo, e non aveva intenzione di perderne uno adesso. Ancora prima della partenza di Jimmy per il Polo Sud aveva pensato al sistema per salvarlo in caso d'incidente. Ci aveva pensato, sì, ma senza trovare una soluzione. Come si poteva dare la scalata a un dirupo di cinquecento metri, anche con una forza di gravità ridotta? Sarebbe stato facile disponendo di equipaggiamento adatto e con personale allenato. Ma non c'erano cannoni-pitone a bordo della Endeavour e nemmeno un alpinista provetto sarebbe riuscito a salire su quella parete liscia, verticale e di metallo.

Le aveva pensate tutte: scarpe e guanti muniti di ventose, palloni aerostatici… ma aveva dovuto scartarle o per mancanza di mezzi adatti, o perché inattuabili. Inoltre, il tempo stringeva e bisognava trovare un sistema non solo sicuro, ma anche rapido.

Mentre Jimmy avanzava in mezzo alla fantastica scacchiera di Rama, una metà buona dei geni, o presunti tali, della Terra si scervellava per trovare il modo di salvarlo. Al Comando della Flotta Spaziale vennero esaminate tutte le proposte, di cui una su mille fu inoltrata a Norton. La proposta del dottor Perera arrivò in duplice copia, per via normale e per Planetcom. Per escogitarla, gli ci erano voluti cinque minuti di meditazione e un millisecondo di calcoli all'elaboratore.

Dapprima Norton credette che si trattasse di uno scherzo, e per di più di pessimo gusto, ma poi visto il nome del mittente e i calcoli acclusi, ci ripensò. — Cosa ne pensate? — chiese a Karl Mercer porgendogli il messaggio.

— Accidenti! — esclamò Karl dopo averlo letto. — Ma ha ragione, naturalmente.

— Davvero?

— Aveva pur ragione quando ha previsto il temporale, no? Chissà perché non ci abbiamo pensato anche noi. Che idiota sono stato!

— Non siete il solo. E adesso, quando lo diciamo a Jimmy?

— All'ultimo momento. Direi che è meglio. Almeno, se fossi al suo posto, io preferirei non saperlo prima. Per ora limitatevi a dirgli che gli andiamo incontro.

Sebbene potesse vedere tutta la distesa del Mare Cilindrico e sapesse approssimativamente da quale direzione sarebbe arrivata la Resolution, Jimmy riuscì a localizzarla solo dopo che la zattera ebbe doppiato New York. A guardarla, gli pareva incredibile che potesse portare sei uomini e tutto l'armamentario per salvarlo.

Quando fu a un chilometro, riconobbe il Comandante Norton e cominciò a salutare agitando la mano. Poco dopo, Norton lo scorse e agitò la mano in risposta.

— Felici di rivedervi in forma, Jimmy — trasmise. — Vi avevo promesso che non vi avremmo abbandonato. Mi credete ora?

Non completamente, pensò Jimmy, che, almeno fino a quel preciso istante, aveva avuto il dubbio che si trattasse di una pietosa messinscena per tenergli su il morale. Ma era assurdo pensare che il Comandante avesse attraversato il mare solo per venire a dirgli qualche parola di conforto. Doveva aver escogitato qualcosa.

— Vi credo — rispose. — Ma vi crederò maggiormente quando sarò nella barca insieme a voi. E adesso ditemi, cosa devo fare per arrivarci?

La Resolution rallentò a un centinaio di metri dalla base dello strapiombo. Per quanto Jimmy poteva vedere, non c'erano aggeggi strani a bordo, sebbene non sapesse nemmeno lui cosa si fosse aspettato.

— Mi spiace, Jimmy, ma non vi abbiamo detto niente finora per non preoccuparvi troppo.

Che modo di parlare… cosa diavolo voleva dire? La Resolution si fermò a cinquanta metri, mezzo chilometro più in basso di lui.

— Non vi succederà niente e vi salveremo, Jimmy — riprese il Comandante (e lui lo vedeva, laggiù, piccolissimo, mentre parlava nel microfono). — Però dovete avere i nervi saldi. Bisogna che saltiate giù.

— Un salto di cinquecento metri?

— Sì, però a un mezzo g.

— Grazie tante! Avete mai provato a buttarvi da un'altezza di duecentocinquanta metri, sulla Terra?

— Tacete, o annullo la vostra prossima licenza. Avreste dovuto arrivarci da solo. È solo una questione di velocità terminale. In questa atmosfesra, anche cadendo da duecentocinquanta metri, non arrivereste a superare i novanta all'ora. Ammetto che è una velocità un pochino alta per farlo a cuore tranquillo, ma abbiamo escogitato il sistema per ridurla un po'. Ecco cosa dovete fare. Ascoltatemi bene.

— Sono tutt'orecchi — rispose Jimmy. Non interruppe più il Comandante. Alla fine dovette convenire che la proposta era sensata, e talmente semplice che c'era voluto un genio per trovarla… e probabilmente qualcuno che era sicuro di non dovere attuare di persona la sua scoperta.

Jimmy non si era mai tuffato da grandi altezze, né aveva fatto esercitazioni col paracadute ad apertura ritardata, il che gli sarebbe servito almeno come preparazione psicologica. Si può dire a qualcuno che può tranquillamente valicare un abisso sopra un'asse, e fargli vedere tutti i calcoli inerenti e poi aspettarsi un rifiuto? Jimmy capiva adesso perché il Comandante era stato tanto evasivo circa i preparativi del suo salvataggio. Non aveva voluto lasciargli il tempo di rimuginarci sopra, di preoccuparsi, di spaventarsi fino a rifiutarsi di tentare.

— Non per farvi fretta — disse Norton, — ma prima vi decidete meglio è.

Jimmy guardò il suo prezioso souvenir, il fiore di Rama. Lo avviluppò con cura nel fazzoletto sporco, che annodò, e poi lanciò l'involto nell'abisso. Lo vide scendere volteggiando con rassicurante lentezza (ma quanto tempo ci metteva, però!) e diventare piccolo, sempre più piccolo finché non riuscì più a vederlo. Ma la Resolution si mosse, e lui capì che lo avevano raccolto.

— Bellissimo! — esclamò poco dopo il Comandante entusiasta. — Sono sicuro che gli daranno il vostro nome. E adesso… su, vi stiamo aspettando.

Jimmy si tolse la camicia (con quel clima tropicale, sotto non aveva altro) e la distese, pensoso. Durante la lunga marcia aveva pensato più volte di sbarazzarsene, e adesso invece gli avrebbe forse salvato la vita.

Si voltò a guardare per l'ultima volta il continente che aveva esplorato da solo, e i lontani, minacciosi aculei del Big e dei Little Horns. Poi, afferrando strettamente la camicia con la destra, prese la rincorsa e si buttò.

Aveva venti secondi per godere di quel volo placido, ma non perse tempo. La Resolution ingrandiva a vista d'occhio sotto di lui. Tenendo ben stretta la camicia, tese le braccia in alto, perché l'aria spostata dal suo passaggio la riempisse e ne uscisse successivamente come se fosse passata attraverso un tubo. Come paracadute, la camicia valeva poco. I pochi chilometri all'ora che riusciva a sottrarre alla velocità di caduta servivano a qualcosa, ma non erano determinanti. Però adempiva a un compito più utile: manteneva il suo corpo verticale, aiutandolo a cadere nel mare dritto come una freccia.

Jimmy continuava ad avere l'impressione di essere fermo, ma vedeva il mare salire verso di lui. Adesso non aveva più paura, ma solo un po' di risentimento nei riguardi del Comandante per averlo tenuto all'oscuro fino all'ultimo. Era davvero convinto che lui avrebbe esitato a fare il salto se avesse avuto più tempo per pensarci sopra?

All'ultimo momento, lasciò andare la camicia, inspirò a fondo, e si tappò bocca e naso con le mani. Come gli avevano detto, s'irrigidì e tenne i piedi strettamente uniti. Così, sarebbe entrato nell'acqua offrendo la minima resistenza.

Sentì qualcosa schiaffeggiargli forte i piedi mentre un milione di piccole mani lo graffiavano tutto. Un fortissimo rombo lo assordò, sentì la pressione aumentare, e sebbene tenesse gli occhi chiusi, si accorse che l'oscurità aumentava mentre colava a picco negli abissi del Mare Cilindrico.

Senza perdere un attimo si mise a nuotare a tutta forza per risalire verso la luce che andava scomparendo. Non poteva aprire gli occhi che per brevissimi istanti, perché appena lo faceva l'acqua velenosa bruciava come acido.

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