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Ma nonostante i timori e i rischi, sarebbe stato assurdo rinunciare a quell'occasione. Era l'unica possibilità che avevano di sorvolare la parte meridionale di Rama e di vedere più da vicino i misteri del Polo Sud. Jimmy era perfettamente consapevole di quello che si accingeva a fare, lo sapeva meglio di chiunque altro dei suoi compagni. Quello era proprio un rischio che bisognava correre. E se avesse perso… be', rientrava nelle regole del gioco. Non si può vincere sempre.

— Ascoltatemi con attenzione, Jimmy — disse Laura Ernst. — Dovete stare molto attento a non stancarvi troppo. Ricordate che al livello dell'asse, qui, l'ossigeno è ancora molto scarso. Se doveste sentirvi a corto di fiato, fermatevi e respirate a fondo per trenta secondi, ma non di più.

Jimmy assentì distrattamente. Stava preparandosi alla partenza per il volo di collaudo. Il complesso timone-sollevatore, che formava un corpo unico montato su un'intelaiatura esterna lunga cinque metri, dietro l'abitacolo rudimentale, cominciò a girare di lato, gli alettoni a flap, posti a metà ali, si muovevano alternativamente su e giù. Jimmy avviò lentamente i pedali. L'ampio trasparente ventaglio dell'elica, anch'essa costituita come le ali da un leggerissimo scheletro coperto da una pellicola iridescente, cominciò a girare. Dopo pochi secondi era invisibile. La Libellula era partita.

Si sollevò dal mozzo, puntando in avanti, avanzando lentamente lungo l'asse di Rama. Quando ebbe percorso un centinaio di metri, Jimmy smise di pedalare. Faceva uno strano effetto vedere un veicolo così inconfondibilmente aerodinamico restare sospeso, immobile nel vuoto. Certo era la prima volta che si verificava una cosa simile, salvo forse, su scala ridotta, a bordo di una delle più grandi stazioni spaziali.

— Come va? — chiese Norton.

— Risponde bene ai comandi, ma la stabilità lascia a desiderare. So perché: manca la gravità. È meglio che scenda di un chilometro.

— Un momento… non ci sarà pericolo?

Perdendo quota, Jimmy, avrebbe sacrificato il vantaggio principale di cui godeva. Finché rimaneva esattamente sull'asse, sia lui sia la Libellula erano privi di peso, e volando, avrebbe potuto tenersi agevolmente sospeso, e perfino dormire, se ne avesse avuto voglia. Ma allontanandosi dalla linea centrale intorno alla quale Rama ruotava, sarebbe ricomparso lo pseudo-peso della forza centrifuga.

Perciò, a meno che non si mantenesse sulla linea dell'asse, avrebbe continuato a perdere quota e, contemporaneamente, ad acquistare peso. E quel processo in continua accelerazione poteva condurre alla catastrofe. La forza di gravità, sulla pianura di Rama, era doppia di quella in cui avrebbe dovuto operare la Libellula. Jimmy poteva anche atterrare senza danni, ma non sarebbe mai più riuscito a sollevarsi in volo.

Il giovane, però, aveva già pensato a tutto questo, e rispose in tono fiducioso: — Riesco a farcela senza difficoltà con un decimo di g. E poi la si può manovrare più agevolmente in un'atmosfera più densa.

La Libellula volteggiò attraverso il cielo descrivendo lentamente un'ampia spirale, che seguiva grosso modo l'andamento della scala Alfa. Da certi punti, il piccolo aerociclo era quasi invisibile: sembrava che Jimmy pedalasse furiosamente seduto nel vuoto. Talvolta avanzava con uno scatto a trenta all'ora, poi smetteva di pedalare fin quasi a fermarsi, manovrava i comandi, e tornava ad acquistare velocità. E stava sempre bene attento a tenersi lontano dalla superficie ricurva di Rama.

Risultò presto evidente che la Libellula era molto più maneggevole a bassa quota, non ondeggiava più alle svolte e si era talmente stabilizzata che le ali restavano parallele alla pianura. Jimmy completò alcune ampie orbite, poi riprese a salire e finalmente si fermò pochi metri al di sopra dei suoi compagni in attesa. Solo allora si accorse, un po' troppo tardi, che non sapeva come far atterrare quel suo leggerissimo velivolo.

— Vi dobbiamo lanciare una corda? — chiese Norton un po' sul serio e un po' per scherzo.

— No, Comandante, posso cavarmela da solo. Al Polo Sud non troverò nessuno ad aiutarmi.

Rimase un po' a pensarci sopra, poi calò pian piano la Libellula verso il mozzo pedalando per brevi tratti. Fra una pedalata e l'altra l'aerociclo rallentava rapidamente perché era contrastato dalla resistenza dell'aria. Quando fu a pochi metri dal mozzo, e la bicicletta continuava ancora a muoversi, Jimmy scese di sella e galleggiò verso la corda più vicina del reticolato che circondava il mozzo, l'afferrò, e si rigirò in tempo per afferrare la Libellula con l'altra mano. La manovra, eseguita con un tempismo perfetto, strappò un sincero applauso agli astanti.

— Ho fatto un po' di confusione — si affrettò a dire Jimmy — ma adesso ho capito come devo fare. Prenderò una bomba adesiva con una ventina di metri di cavo. Così potrò fermarmi dove voglio.

— Fatemi sentire il polso, Jimmy — ordinò Laura Ernst — e soffiate in questo sacchetto. Voglio anche un campione di sangue. Avete avuto difficoltà di respirazione?

— Solo a questa altezza. Ehi, a cosa vi serve il sangue?

— Voglio misurare la quantità di zucchero per vedere quanta energia avete consumato. Vogliamo essere sicuri che abbiate abbastanza carburante per la missione. A proposito, qual è il record di durata in aerociclo?

— Due ore, venticinque minuti e sei secondi. Naturalmente sulla Luna… sulla pista di due chilometri della Cupola Olimpica.

— E pensate di resistere per sei ore?

— Facilmente, dato che posso fermarmi quando voglio. Sulla Luna farei una fatica doppia di qui.

— Va bene, Jimmy. E adesso, presto, in laboratorio. Vi darò il via appena avrò ultimato l'esame dei prelievi. Non voglio illudervi, ma sono quasi sicura che potrete farcela.

Un sorriso di soddisfazione si allargò sulla faccia di Jimmy. Mentre seguiva la dottoressa verso i compartimenti stagni, si voltò a gridare ai compagni: — Giù le mani, per favore! Ci mancherebbe che mi sfondaste le ali!

— Ci penso io — promise Norton. — Proibito a tutti di toccare la Libellula… me compreso.

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Jimmy non si rese pienamente conto della grandiosità della sua impresa fin quando non ebbe raggiunto la riva del Mare Cilindrico. Finora aveva sorvolato un territorio noto, dove, in caso d'incidente, poteva sempre atterrare e tornare alla base a piedi.

Ma adesso era diverso. Se fosse precipitato in mare, sarebbe probabilmente annegato in quelle acque avvelenate, e se anche fosse riuscito ad atterrare felicemente nella zona meridionale, sarebbe stato impossibile per le squadre di soccorso riuscire a salvarlo nel breve tempo che restava prima che la Endeavour fosse costretta a lasciare Rama.

Jimmy sapeva benissimo che gli incidenti più prevedibili erano anche quelli che si sarebbero verificati più difficilmente. La regione sconosciuta che stava sorvolando poteva riservargli chissà quante sorprese. E se avesse incontrato creature volanti ostili alla sua intrusione? Nelle sue condizioni, avrebbe potuto sostenere, al massimo, uno scontro con un piccione. Qualche beccata sarebbe stata sufficiente a distruggere l'aerodinamica della Libellula.

Ma, pensò Jimmy, chi non risica non rosica. Milioni di uomini sarebbero stati felici di potersi trovare al suo posto, perché non solo sarebbe andato in posti che l'uomo non aveva mai visitato, ma che non avrebbe mai neanche più potuto visitare. In tutta la storia dell'umanità, sarebbe stato l'unico a visitare il continente meridionale di Rama. Bastava pensare a questo per scacciare la paura che lo assaliva di tanto in tanto.

Non gli ci era voluto molto per abituarsi a stare seduto a mezz'aria circondato da ogni parte da un mondo. Poiché era sceso di un paio di chilometri al di sotto del livello dell'asse centrale, aveva acquisito la sensazione esatta del su e del giù. La pianura si stendeva sei chilometri sotto di lui, e l'arco del cielo dieci chilometri sopra. La città di Londra stava lassù vicino allo zenit, New York, invece, era esattamente a perpendicolo sotto di lui.

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