Ma c'erano molte complicazioni, che si andavano moltiplicando via via che Norton esaminava il problema. Si trovava di fronte alla decisione di gran lunga più difficile e cruciale della sua carriera. Tutto l'avvenire dell'umanità poteva dipendere da quella decisione… perché se gli hermiani avevano ragione…
Una volta congedato Rodrigo, Norton accese il segnale Non disturbare. Non se ne era mai servito e si meravigliò che funzionasse. Adesso, nella sua astronave piena di vita e di attività, era completamente solo… salvo per il ritratto del capitano Cook, che lo guardava dagli abissi del tempo.
Era impossibile chiedere consiglio alla Terra. Lo avevano già avvertito che le sue trasmissioni potevano essere intercettate, forse da apparecchi installati sulla bomba stessa. Quindi la responsabilità della decisione ricadeva completamente su di lui.
Poteva decidere di non far niente, in attesa che gli hermiani gli consigliassero di andarsene. Come sarebbe stata giudicata questa decisione dagli storici del futuro? Sebbene a Norton non stesse particolarmente a cuore la gloria o l'infamia postuma, non gli garbava molto essere ricordato per sempre come complice, sia pur involontario, di un delitto cosmico che avrebbe potuto scongiurare.
Inoltre, il progetto era impeccabile. Com'era prevedibile, Rodrigo aveva esaminato e risolto tutti i particolari, previsto tutte le possibilità, anche il remoto pericolo che la bomba potesse esplodere mentre lui la stava manomettendo. Infatti, se questo si fosse verificato, la Endeavour, al riparo dietro lo schermo di Rama, non avrrebbe riportato danni. Quanto a Rodrigo, sembrava che avesse accettato la possibilità di un'apoteosi istantanea senza battere ciglio.
Ma se anche fosse riuscito a smantellare la bomba, la faccenda non sarebbe finita lì. Gli hermiani avrebbero potuto ritentare, a meno che non si trovasse il modo di impedirglielo. Ma ci sarebbero volute settimane, e prima che un altro missile potesse raggiungerlo, Rama si sarebbe trovato ben oltre il perielio, e in questo caso tutte le paure degli allarmisti si sarebbero dimostrate prive di fondamento… o il contrario.
Agire o non agire. Mai prima di allora Norton si era sentito tanto affine al principe di Danimarca. Qualsiasi decisione avesse preso, le possibilità del bene e del male sembravano in perfetto equilibrio. Si trovava di fronte alla più difficile delle decisioni, dal punto di vista morale. Se avesse sbagliato, l'avrebbero saputo subito. Ma se aveva ragione, forse non avrebbe mai avuto modo di provarlo.
Ma era inutile continuare ad arzigogolare, perché avrebbe potuto andare avanti all'infinito, soppesando il pro e il contro, senza mai arrivare a una decisione. Era venuto il momento di ascoltare la sua voce interiore.
Restituì lo sguardo calmo e fermo di Cook che sembrava osservarlo. — Sono d'accordo con voi, capitano — sussurrò. — La razza umana deve ascoltare la sua coscienza. E qualsiasi cosa dicano gli hermiani, la sopravvivenza non è tutto.
Premette un pulsante e disse lentamente: — Tenente Rodrigo, vorrei parlarvi.
Poi chiuse gli occhi, e affondò i pollici nella cintura che lo legava alla poltroncina, preparandosi a godersi qualche minuto di completo relax. Chissà quando avrebbe potuto goderne ancora.
40
Lo scooter era stato alleggerito da tutto il peso superfluo, ed era ridotto a un'intelaiatura scoperta che serviva a tenere insieme l'apparato motore, quello di guida e il sedile del pilota. Era stato tolto anche il sedile del secondo pilota, perché ogni chilo supplementare avrebbe influito negativamente sul tempo della missione.
Ma c'era anche un altro motivo, anche se secondario, per cui Rodrigo aveva insistito per essere solo. Era un lavoro talmente semplice che non occorreva l'aiuto di un'altra persona e la presenza di un secondo passeggero avrebbe prolungato il volo di parecchi minuti. Ora, lo scooter, ridotto a uno scheletro, poteva accelerare a più di un terzo di gravità e percorrere il tragitto dalla Endeavour alla bomba in quattro minuti. Ne rimanevano sei. Potevano bastare.
Rodrigo, dopo essere sbarcato dall'astronave, si voltò indietro solo una volta. Vide che, secondo quanto deciso, si era sollevata lievemente, spostandosi dall'asse centrale e veniva dolcemente sospinta attraverso il disco rotante della Faccia Nord. Quando lui avrebbe raggiunto la bomba, la Endeavour si sarebbe trovata al riparo dietro lo spessore di Rama.
Quando Rodrigo ebbe percorso tutta la superficie della Faccia Nord e oltrepassato l'orlo di Rama, vide il missile che scintillava all'abbagliante luce del Sole. Rodrigo aveva già inserito i dati per la guida automatica, e in pochi secondi lo scooter ruotò sui suoi giroscopi e raggiunse la velocità massima. Sulle prime, Rodrigo si sentì opprimere dalla sensazione di peso, ma ci si adattò subito. Dopo tutto, all'interno di Rama, aveva sopportato una forza di gravità doppia, e sulla Terra, dov'era nato, l'attrazione gravitazionale era tre volte superiore.
L'enorme curva del cilindro lungo cinquanta chilometri si stava allontanando lentamente sotto di lui mentre lo scooter si avvicinava alla bomba. Tuttavia era impossibile calcolare le dimensioni di Rama perché era completamente liscio, e così uniforme che si riusciva appena a notare il suo moto rotatorio.
A cento secondi dal decollo si trovò a metà strada. La bomba era ancora troppo lontana per poterne distinguere i particolari, ma la sua lucentezza era aumentata sullo sfondo del cielo. Faceva uno strano effetto non vedere le stelle, nemmeno la luminosa Terra o l'accecante Venere. I filtri scuri che proteggevano gli occhi di Rodrigo dal bagliore mortale impedivano di vedere i corpi meno luminosi. Nessuno aveva volato così vicino al Sole come lui, in missione extraveicolare. Per fortuna era un periodo di attività solare ridotta.
A due minuti e dieci secondi, si accese il segnale di fine-spinta, il motore si spense e lo scooter compì una rotazione di 180°. Adesso stava rallentando, pur continuando a procedere a grandissima velocità. La bomba distava cinquanta chilometri. L'avrebbe raggiunta in due minuti. Aveva raggiunto una punta massima di millecinquecento chilometri orari, il che, per uno scooter spaziale, era pura follìa, e certo aveva battuto un altro record, oltre quello della vicinanza al Sole.
La bomba ingrandiva. Adesso Rodrigo riusciva a vedere l'antenna parabolica girata verso l'invisibile Mercurio. Lungo il raggio emesso dall'antenna, l'immagine dello scooter che si avvicinava era stata inviata da almeno tre minuti, alla velocità della luce. Ancora due minuti e poi sarebbe arrivata su Mercurio.
Cosa avrebbero fatto gli hermiani vedendola? Ovviamente sarebbero rimasti costernati. Si sarebbero subito resi conto che la bomba era stata raggiunta alcuni minuti prima che loro ne venissero informati. Forse, l'addetto all'osservazione avrebbe avvertito i suoi superiori, e così sarebbe passato altro tempo. Ma anche nella peggiore delle ipotesi, considerando che l'incaricato di turno avesse la facoltà di premere il pulsante per far esplodere immediatamente la bomba, il segnale sarebbe arrivato non prima di cinque minuti.
Sebbene Rodrigo non fosse disposto a scommetterci (i Cosmocristiani non scommettevano e non praticavano giochi d'azzardo), era però sicuro che non ci sarebbe stata una reazione istantanea. Gli hermiani ci avrebbero pensato due volte prima di distruggere un ricognitore proveniente dalla Endeavour, anche se sospettavano i motivi del suo viaggio. Prima, avrebbero tentato in qualche modo di mettersi in contatto… e così sarebbe passato qualche altro minuto.
Ma c'era una ulteriore ragione valida, per supporre che non avrebbero fatto esplodere subito la bomba. Perché sprecare tanti megaton per un piccolo scooter? Esplodendo a cinquanta chilometri dal bersaglio prefisso non gli avrebbe arrecato il minimo danno. Dovevano muoverla, avvicinarla di più, prima… Oh, aveva tutto il tempo che gli occorreva, e anche di più. Ma doveva continuare a comportarsi come se l'impulso che avrebbe dato il via alla detonazione stesse arrivando nel minor tempo possibile, cioè cinque minuti.